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Autore Discussione: SARDEGNA / UN MODELLO ALLA PROVA Super Soru Shock  (Letto 3671 volte)
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« inserito:: Giugno 25, 2007, 07:06:28 pm »

Attualità

SARDEGNA / UN MODELLO ALLA PROVA

Super Soru Shock
di Enrico Arosio


Taglia i costi della politica. Azzera enti inutili. Si batte per l'ambiente e per modernizzare l'isola. Ma la risposta è: sei autoritario. Anche tra i suoi alleat 
Fuori gli sciacalli del cemento! L'ha scritto un anonimo cagliaritano sul brutto muraglione che cinge il parco di Villa Devoto neanche fosse un deposito di munizioni dell'esercito. Un altro simbolo della separatezza della politica. Villa Devoto non ha motivo di essere inaccessibile. È, o meglio era, la sede di rappresentanza della Regione. Una palazzina gialla circondata da un bel giardino di lecci e oleandri, pitosfori e ibiscus, lentischi e ginepri. Era, e non è, perché Renato Soru, il calvinista, il burattinaio, il monarca, a seconda delle letture, ha deciso: di sede ne basta una, quella dove si lavora, e Villa Devoto diventerà una scuola materna per i figli dei dipendenti della Regione. Apriti cielo: così non va, come si permette. Freme la nomenklatura. Non perdonano a un esponente della Casta di indebolire la Casta.

E sulle cose grandi? Il 14 giugno il governo Prodi annuncia che si terrà alla Maddalena il G8 del 2009. Le reazioni a caldo sono un festival: favorevoli i maddalenini, che intravvedono una pioggia di opportunità, inorridito il comunista Oliviero Diliberto, in confusione Forza Italia: benissimo per il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, un'apocalisse per il coordinatore regionale Piergiorgio Massidda, che dichiara a 'L'espresso': "Porterà disordine e vandalismi in tutta la costa del nord-est. Li ho visti in azione a Genova, i teppisti anti G8. Ovunque il vertice sarebbe meglio che alla Maddalena: su un incrociatore, a Pantelleria, ovunque".

A ogni novità, ecco "lo zampino di Soru". Anche sul G8, dove si presume avranno contato qualcosa il premier, i ministri della Difesa e degli Esteri. Dopo tre anni il ceto politico sardo non è uscito dallo shock del dottor Soru, del suo stile autocratico, chi dice giacobino e chi populista, della sua cura da cavallo per modernizzare l'isola. Perché la Sardegna, da tanti amata per le sue bellezze, i colori, la natura incantevole, la gente generosa e fiera, tanto può irritare per le sue incrostazioni nella sfera pubblica: clientelismo, sinecure, pigrizie, inefficienze. E per una società frenata da una diffusa invidia sociale, condita a permalosità e presunzione, che augura il fallimento a chiunque possa avvantaggiarsi su altri anche se il soggetto passivo non ne avrà alcun danno. Su un terreno culturale siffatto il dottor Soru appare come un alieno. Ancor più ai clienti di mamma Regione, al sottogoverno, a chi campa di mano pubblica (85 i consiglieri regionali, otto le Province), di commesse, appalti, favori, che ai tanti cittadini senza potere.

Dopo il cattivo risultato dell'Unione alle amministrative, cresce il mugugno anti-governatore. Ribolle il partito del mattone e del turismo 'prendi i soldi e scappa'. La maggioranza è inquieta: consiglieri Udeur e Sdi hanno promosso un referendum sulla legge statutaria che è un atto di ostilità ad personam. Eppure Soru appare carico, ostenta sicurezza. Eccolo sulla terrazza del Bastione San Remy, giacca blu, camicia chiusa senza cravatta, abbronzato, di buon umore. Ordina caffè e "acqua minerale a temperatura ambiente".

Quante tensioni, presidente. "Tensioni, dice? Riflettono la separazione crescente tra due mondi: quello dei partiti, della politica, e quello dei cittadini. Finora abbiamo pensato a risanare, a rimettere in ordine. È naturale che una vasta parte di sistema pubblico toccato dalle riforme esprima malcontento. Molti cittadini comuni, invece, capiscono che si fa sul serio, che c'è un'idea di Sardegna, del suo futuro economico, un obiettivo generale, non una somma di piccoli interessi. In tre anni abbiamo ridotto i costi della politica, molti sprechi e inefficienze. Ho trovato dirigenti pubblici con stipendi da 3-400 mila euro l'anno. Ho chiuso 24 comunità montane, e quindi 290 posti di assessore, circa 500 consiglieri, non so se mi spiego...".

Soru, in effetti, ha sforbiciato. Molti enti inefficienti sciolti, nell'agricoltura, nel turismo, nell'edilizia, nell'assistenza alle imprese. Oltre 60 soggetti che gestivano le risorse idriche accorpati in un'unica società, la Abbanoa Spa (che fatica a decollare, ma dal 1994, quando fu emanata, la legge 36 era inapplicata). Commissariata l'azienda regionale dei trasporti. Smantellato il sistema pletorico della formazione professionale (costava alla Regione 300 milioni di euro l'anno), che più che altro sottraeva ragazzi all'obbligo scolastico. Ora si sta discutendo la cancellazione, tout court, dei consorzi industriali. "In un regione senza industrie abbiamo il 25 per cento dei consorzi esistenti in Italia", dice Soru: "Ma che consorzio industriale ci dev'essere a Pratobello, basta la zona industriale del Comune di Nuoro, no? E per le zone più grandi ci penseranno le Province". Tagli ai rami secchi. E tanti contratti della Regione rinegoziati, per sorveglianza, energia, telecomunicazioni. Più sobrietà nel cerimoniale, meno pranzi e regali. "I dirigenti regionali erano 200, oggi sono 150, presto saranno 130", annuncia. Non è poco. Ma forse meno di quanto sembra. A Roma la Corte dei conti rileva, a proposito della Sardegna, un meno 8,2 per cento di spese per le risorse umane nel 2005 sul 2003; ma un aumento delle uscite e degli incarichi fiduciari per la Presidenza e alcuni assessorati-chiave: Programmazione e bilancio, Enti locali e urbanistica, Igiene e sanità, Lavoro.

Resta alta la tensione sul Piano paesaggistico regionale, approvato nel settembre 2006, e sulla tassazione delle seconde case e dei natanti, sottoposta a rilievi di legittimità. Sono a favore i molti sardi che non campano di turismo, i giovani, gli intellettuali, gli ambientalisti, i turisti illuminati. Contrarissimi i costruttori, i proprietari di aree costiere, gli speculatori, i gestori dei porti turistici. Ma anche la famiglia Berlusconi che non potrà sviluppare il gigantesco piano di Costa Turchese, 525 mila metri cubi a sud di Olbia, o Sergio Zuncheddu, che si vede bocciato l'insediamento turistico di Cala Giunco a Villasimius, e forse anche per questo fa la lotta continua a Soru con il suo giornale, 'L'Unione Sarda'. Soru sorride: "Non saranno trecento costruttori a fermarmi", dice. Ma molti si dicono danneggiati. Per esempio i costruttori Cualbu, che hanno edificato il più bell'albergo di Cagliari, il T Hotel. Ai Cualbu la Regione blocca il piano di sviluppo di Tuvixeddu, una vasta area a ovest del centro acquistata 18 anni fa, al cui interno si trova una necropoli punica. Il figlio, Giuseppe Cualbu, laureato in ingegneria all'Imperial College di Londra, dovrebbe essere un tipo da Soru generation. Invece no: "Con la Regione siamo in causa. Volevamo realizzare un quartiere integrato che collegasse due parti di città. Negli anni abbiamo ceduto al Comune oltre 20 ettari di parco sui 48 dell'area, ci siamo impegnati in opere di urbanizzazione, siamo rispettosi della necropoli, abbiamo speso già 50 milioni di euro. Tutto bloccato". Giudizio duro, sul Piano paesaggistico regionale: "Condividiamo la protezione dell'ambiente. Ma così com'è il Ppr è un'opportunità persa. Punitivo, giuridicamente attaccabile, lede i diritti acquisiti di chi lavora". I Cualbu negano di essere speculatori: possibile che con Soru non si parlino? Roberto Colaninno, per il piano di sviluppo del resort di Is Molas, ha goduto di un trattamento più amichevole. Troppa discrezionalità nel Ppr, osserva qualcuno.

Soru accentratore, poco partecipativo. È il suo tenace Dna di imprenditore? Lui risponde secco: "Io sono un politico. E mi sto impegnando con forza per il Partito democratico. Forse anche per questo mi si contesta". È tra i 45 promotori nazionali. È sempre più vicino a Enrico Letta. Nella prospettiva del Pd il 16 giugno ha sciolto il suo movimento Progetto Sardegna. Tra i suoi stessi alleati, sia gli ex comunisti sia gli ex democristiani, l'attrito è cresciuto. Perché? "Il Ppr muove da preoccupazioni giuste", spiega un alleato critico di Soru, Graziano Milia dei Ds, docente di storia medievale, ex sindaco di Quartu, presidente della Provincia di Cagliari: "Ma bisognava fare un ragionamento partecipato, poi scrivere le norme. Invece è arrivato prima lo strumento urbanistico, poi il ragionamento. A Soru chiedo più capacità di compromesso. Lui pensa: più nemici ho, più ho successo. Ma in politica non basta la pars destruens, i sardi chiedono risultati. Soru ha avuto successi notevoli: il confronto con Roma per le entrate fiscali, le servitù militari, la lotta agli sprechi, l'aumento dei collegamenti con l'isola. Però", aggiunge, "non è bene governare a strappi, attaccando ora il consiglio ora la Prefettura, e gli industriali, i sindacati, le università. Serve moderazione".

Rincara la dose da destra il forzista Massidda: "La conduzione di Soru è monarchica. Non accetta critiche. Gli assessori più in gamba se ne sono andati. È oltraggioso verso il consiglio e la sua stessa maggioranza. Sulla sanità fa confusione con un assessore che conosce poco l'isola. Soru", conclude, "è più amato a Roma che in Sardegna. Siamo pronti a sfidarlo".

Lui non si scompone. Ricorda la battuta della campagna elettorale ("Olbia non può avere un aeroporto svizzero e un ospedale africano") e infatti lavora per portarci il San Raffaele di Milano. Prevede nuovi ospedali a Cagliari, a Sassari. Sempre più cablature a banda larga. La riduzione della spesa farmaceutica. L'aumento delle residenze studentesche. Il cannonau alla conquista di Harrod's. Il programma 'Master and back', percorso di alta formazione per gli studenti isolani con voucher per le università straniere (ma è così avanzato che le domande sono inferiori all'offerta). Il futuro museo nuragico e di arte contemporanea progettato da Zaha Hadid...

All'aeroporto di Cagliari ci saluta la pubblicità di Tiscali, la sua ex azienda. Sembra il suo programma politico: "Libertà. Velocità. Semplicità". Fin troppo, forse, per la bella, antica, faticosa Sardegna.

ha collaborato Mauro Lissia
 
56 milioni di euro e di sospetti
 
C'è un ostacolo sul cammino politico del decisionista Renato Soru: una gara d'appalto da 56 milioni di euro per la pubblicità istituzionale che la Regione sarda nel 2006 ha assegnato all'agenzia Saatchi & Saatchi con una serie di passaggi giudicati sospetti. La commissione regionale d'inchiesta costituita per far luce sul caso ha chiesto che la gara venga annullata e le dimissioni immediate del direttore generale Fluvio Dettori, uomo di fiducia del governatore. Ma è soprattutto il fascicolo aperto a dicembre scorso dalla Procura della Repubblica a disturbare il sonno del presidente: il pm Mario Marchetti indaga contro ignoti per abuso d'ufficio, l'ipotesi è che qualcuno abbia pilotato la gara a favore dell'agenzia gradita a Soru per la lunga collaborazione

con Tiscali, la sua azienda. Ipotesi ancorata

a qualche fatto: una strana successione

di votazioni, verbali confusi e un servizio giornalistico che già due mesi prima del bando anticipava l'esito della gara,

compreso lo slogan e le linee strategiche della campagna. Non solo: un dossier diffuso dal leader sardo di Forza Italia Mauro Pili dimostrerebbe che Saatchi & Saatchi, mentre la commissione si preparava a lavorare all'esame delle sei proposte in gara, si dichiarava pronta a subappaltare

la campagna di comunicazione al consorzio Sardinia Media Factory. E chi sono titolari

e soci delle aziende che ne fanno parte?

Tutti collaboratori e amici personali di Renato Soru. La Procura sta per concludere l'indagine, ma la dirigente responsabile del procedimento, Michela Melis, una decisione l'ha già presa: niente firma sul contratto. Per ora i 56 milioni restano nelle casse della Regione. Mauro Lissia

da espressonline.it
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