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Autore Discussione: ALBERTO MATTIOLI - Quarto potere in clausura...  (Letto 2725 volte)
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« inserito:: Gennaio 19, 2008, 11:07:06 pm »

19/1/2008 (8:Fico - PERSONAGGIO

Quarto potere in clausura
 
Nei monasteri di tutto il mondo arriva Internet per permettere alle suore di chattare tra di loro
 
ALBERTO MATTIOLI
INVIATO A SANREMO


Di tipico, degli innumerevoli premi giornalistici che fioriscono in Italia molto più dei limoni, ha solo il nome: «Penna d’oro». Per tutto il resto, si tratta del premio più curioso che si possa immaginare. E non per i premiati, ma per il premiatore. Perché non legge i giornali, o almeno non tutti, e non parteciperà alla cerimonia, dato che da 49 anni non esce dal suo monastero.

Infatti: la «Penna d’oro» di Sanremo viene attribuito dalle suore dell’Ordine della Visitazione. Non è un caso. L’ordine venne fondato su ispirazione di San Francesco di Sales, vescovo, dottore della Chiesa, lontanissimo antenato del conte di Cavour e, dal 1923, anche patrono dei giornalisti. Le sue sono suore di clausura, quindi la superiora del monastero di Sanremo, Luciana Gasperini, non ne uscirà per distribuire le penne d’oro ai premiati che ha scelto insieme ad Alberto Maria Careggio, «vescovo e giornalista» (si firma così) e Maria Teresa Verda Scajola, critica d’arte ma anche moglie del politico di Forza Italia, un po’ in disparte a Roma ma tuttora potentissimo, si dice, da queste parti. Ma, da brava suora high-tech delle ultime generazioni, madre Luciana ha registrato un videomessaggio che verrà proiettato al Casinò davanti ai tre vincitori. Cioè il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che proprio giornalista non è, ma uomo di comunicazione senz’altro sì (oltre che neodiplomato in pianoforte al Conservatorio, come ricorda nel curriculum), e poi Giuseppe De Carli, storico vaticanista della tivù di Stato e Antonio Devia, altra firma della Rai ligure.

Da dietro alla sua grata, sormontata da una frase di San Francesco (che qui è solo quello di Sales), «L’amore di Dio è infinito per l’anima che si riposa in lui», madre Luciana si stupisce del mio stupore: «C’è una giuria. Discutiamo, ci confrontiamo e scegliamo chi, secondo noi, interpreta nel modo giusto la professione, perché dire la verità è un servizio alla Verità». Certo la rassegna-stampa del convento è un po’ ridotta: «Leggiamo L’Osservatore romano e Avvenire». E la televisione? «Serve soprattutto per vedere le cassette, ma se c’è il Papa guardiamo anche le dirette». E confessa una predilezione per i tosti editoriali del direttore di Avvenire, Dino Boffo: «E poi, è veneto, anzi trevigiano come me». Impossibile scuotere l’impassibile madre: «Rimpianti? Nessuno. Non ho scelto a caso, ho percorso varie strade, ho perfino pensato di sposarmi. Ma vede, da dietro a questa grata posso arrivare a tutti, in tutto il mondo. Siamo sette, preghiamo e lavoriamo, che è poi un altro modo di pregare». Anche per i geni della Sapienza che hanno impedito al Papa di parlarci? «Soprattutto per loro».

D’altronde, il monastero non evoca scenari medievali: è moderno, lindo, un po’ asettico. E i ritratti delle nobili badesse del passato si vedono solo sul pieghevole illustrativo. Forse è meglio così: dalla faccia, la superiora dal 1709 al 1713, Luiggia (sic) Maria Teresa Grimaldi, di quelli di Monaco, doveva essere una tremenda, una che Stéphanie l’avrebbe sistemata in quattro e quattr’otto.

Oggi, dopo la messa celebrata da monsignor Careggio al monastero, la cerimonia si sposterà al Casinò con un concerto e la conferenza (titolo: «Verità e libertà») dell’assistente generale dell’Ordine della Visitazione. È un padre spagnolo simpaticissimo, si chiama Valentino Viguera, gira per il mondo a visitare le Visitandine e lamenta che siamo ancora pochi, rispetto a quelli americani, i conventi europei muniti di Internet per permettere alle buone madri di chattare fra loro. Ma pensa che il futuro della clausura sia roseo (di certo, a occhio e croce, più di quello del giornalismo): «Le ragazze oggi sono libere, hanno provato tutto, sperimentato tutto, fatto tutto. Per questo cresce il fascino della clausura. Infatti ci sono più vocazioni per la vita contemplativa che per quella attiva. In Portogallo le Visitandine sono apparse in tivù e da allora sono tempestate di messaggi e di richieste». Ma lei cos’ha pensato quando ha scoperto che uno dei «suoi» monasteri distribuiva penne d’oro ai giornalisti? «Che è un’ottima idea. Anzi, bisognerebbe esportarla anche all’estero».

Insomma, non fosse per le suore, questo benedetto premio sarebbe uguale a tutti gli altri. C’è l’albo d’onore dei premiati passati (Marcello Sorgi, Joaquin Navarro Vals, Ettore Bernabei, Monica Maggioni), ci sono, indispensabili, sponsor e collaboratori (la Fondazione Carige, il Casinò, la Dupont, che regala le penne d’oro vere a quelle metaforiche), la cena di gala dopo la cerimonia, la madrina titolata, Maria Gabriella di Savoia, l’ospite d’onore titolista, l’editorialista di Repubblica Giovanni Valentini. Tutti insieme appassionatamente. Tranne suor Luciana nella sua cella. «Ma io sarò lì spiritualmente». E anche in video, madre. «Ah, sì, anche in video...»

da lastampa.it
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