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questa è una lettera che sto diffondendo fra i miei amici
17/1/2008 - lettera un po' lunga
Cari amici,
ieri, secondo me, è stato un giorno particolarmente brutto.
Alla Camera è stato segnato il punto più basso del dibattito politico di
questi anni.
Senza conoscere una virgola delle carte, la Camera, con poche eccezioni, ha
immediatamente gridato al complotto, con toni (fra cui si è distinto Casini,
di nuovo con la bava alla bocca) e dichiarazioni che avevano un solo
significato: "non si possono indagare i politici"; la cosa è continuata in
serata col miserando spettacolo offerto da vari politici nella trasmissione,
mai abbastanza deprecata, porta a porta, (specializzata in processi
popolari, da Cogne in avanti, come ai soviet); ancora una volta i politici
intendono difendersi "dal" processo e non "nel" processo.
Di passaggio, ricordo che in questa fase esistono controlli preliminari (il
GIP convalida la richiesta della Procura, c'è il tribunale del riesame) e
poi ci sono tre gradi di giudizio, che spesso, specie per imputati ricchi e
potenti (che si possono pagare ottimi avvocati, esperti nelle contorsioni
della procedura), portano alla prescrizione.
La conclusione che ho tratto dai comportamenti ostentati dai politici (fatta
salva l'ovvia e doverosa solidarietà umana ad un collega che attraversa un
passaggio difficile della propria vita) è che costoro non hanno la minima
idea di cosa significhi la tripartizione dei poteri, cardine e baluardo
della nostra civiltà, né abbiano mai sentito parlare dell'art. 104 della
Costituzione "la magistratura costituisce un ordine autonomo ed indipendente
da ogni altro potere".
Per fortuna stamattina ho visto l'editoriale della Stampa, che vi invito a
leggere, il cui titolo è eloquente "Gli applausi affrettati della casta" e
si conclude con questa frase "dove si trova sul serio l'antipolitica, nel
Paese o nel Palazzo?"
Nel merito, avendo ascoltato radio e televisione e letto i giornali, mi
pare, conoscendo come vanno le cose, che le imputazioni siano quanto meno
verosimili, mentre ho forti riserve che configurino ipotesi di reato così
gravi, ma i processi ci sono proprio per questo; un po' paradossalmente mi è
venuto da pensare che, se passasse questa interpretazione, bisognerebbe
costruire d'urgenza nuove carceri.
Noto di sfuggita che, se complotto ci fosse, l'interpretazione potrebbe
essere la seguente: questa vicenda ha forti probabilità di causare la caduta
del Governo e, quindi, nuove elezioni: "cui prodest"?
Secondo avvenimento triste: il referendum si farà; non mi facevo grandi
illusioni, specie dopo il pesante ricatto fatto da Guzzetta alla Corte
Costituzionale sulle colonne del Corriere della Sera (citato nella mia del
23/12/2007 - "il fantasma del partito d'azione sul Partito Democratico), ma
si acccresce la tristezza e la voglia di battermi contro questo referendum;
i motivi sono vari:
- ripropone la legge Acerbo del 1924, col premio di maggioranza dato alla
lista con la maggioranza relativa e sappiamo che la legge Acerbo era una
legge fascista che aprì la strada alla dittatura; inoltre è verosimile che
il premio di maggioranza lo prenda Forza Italia (e allora ci sarà da
tremare: un altro 3 gennaio?, anche perché si renderà più facile modificare
la Costituzione), il che fa anche riflettere sull'adeguatezza
dell'attuale dirigenza del Partito Democratico (che ha incontrato
Berlusconi, fidandosene e poi essendo subito smentita, che ha proposto il
modello presidenziale francese apparentemente ignara che implica una
modifica alla Costituzione che ha scarse probabilità di passare);
- apre la strada alla sottomissione del legislativo all'esecutivo, proprio
nel momento in cui c'è già la voglia di sottomettere il giudiziario (vedi
sopra), con il che la tripartizione dei poteri sarebbe cancellata e
Montesquieu rinnegato: egli scrisse infatti: "Tutto sarebbe perduto, se
l'istesso uomo, o il medesimo corpo de' principali, o de' nobili, o del
popolo, esercitassero queste tre potestà: quella di far leggi, quella di
eseguire le pubbliche risoluzioni, e quella di giudicare i delitti, o le
vertenze de' privati." Dello Spirito Delle Leggi (Libro XI);
- la voglia di sottomissione del legislativo all'esecutivo si tradurrà
inevitabilmente in un attacco all'art. 67 della Costituzione "Ogni membro
del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza
vincolo di mandato"; già ci sono prodromi in tal senso, senza pensare che
una norma del genere, cioè il vincolo di mandato (che non mi pare esista in
alcun paese) renderebbe inutile l'essere parlamentare, sicché basterebbe
dare a ciascun capo di partito tanti bigliettini quanti sono i seggi e che
facciano loro (dieci persone al massimo, il che farebbe risparmiare dei bei
soldi); il tutto senza contare che l'art. 67 deriva direttamente dallo
Statuto Albertino che all'art. 41 diceva "i deputati rappresentano la
Nazione in generale e non le sole provincie in cui furono eletti. Nessun
mandato imperativo può loro darsi dagli elettori"; tenete presente che nel
1848, col suffragio maschile e censitario, è verosimile che i deputati
conoscessero personalmente una buona parte dei loro elettori;
- i soloni che predicano per la governabilità dovrebbero poi spiegare come
mai la madre di tutte le Costituzioni, cioè la Costituzione americana che
funziona da 220 anni, attraverso il meccanismo dei tempi delle elezioni
rende possibile che ogni due anni ci possa essere una maggioranza alle
Camere (o in una di esse) contraria al Presidente (come è adesso); siccome i
Padri Fondatori erano intellettualmente di alta levatura, questo fatto fa
pensare che ritenessero auspicabile che legislativo ed esecutivo fossero di
segno differente( e poi c'è la Corte Suprema); quello che ci vuole è un
emendamento alla Costituzione che introduca la "sfiducia costruttiva".
Terzo avvenimento triste: la vicenda dell'inaugurazione della Sapienza su
cui condivido, da credente, le parole pronunciate oggi da Mussi, ma mi ha
fatto anche riflettere la lettera di Giovanni Bachelet pubblicata sulla
Stampa di oggi che dice " non ho firmato la lettera (dei docenti contro
l'intervento del Papa) perché non ero d'accordo col contenuto, col tono e
con lo stile; perplessità sul formato previsto per l'incontro e possibili
varianti ispirate alla prudenza le ho espresse privatamente al Rettore e ai
miei amici preti, ma non sono state prese in considerazione." Ma quello
che mi ha rattristato ancora di più è stata la certificazione, per bocca del
Cardinale Ruini, che la Chiesa oggi si sente un partito politico: non
altrimenti si può intepretare la chiamata a Piazza San Pietro che mi colpito
in senso fortemente negativo, per tono e contenuto, quando l'ho sentita ieri
alla televisione e che ho visto tradotta nel titolo della Stampa di oggi
"Ruini chiama all'adunata: domenica tutti a San Pietro".
Scusate la lunghezza, ma l'avevo premesso.
Un caro saluto.
Piero Stagno