LA-U dell'OLIVO
Novembre 23, 2024, 03:48:28 am *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: ALDA MERINI Fame d'amore e poi mettermi in manicomio e lì trovai la felicità ...  (Letto 1569 volte)
Admin
Administrator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 30.929



Mostra profilo WWW
« inserito:: Dicembre 09, 2023, 02:58:12 pm »

Peo Panizzolo

Fame d'amore
«Da bambina volevo morire ed escogitavo tutti i sistemi per lasciare questa misera terra. Mandavo giù tutti gli intrugli possibili, giravo nuda quando c'era la neve, mi innamoravo per fare della letteratura. Mia madre diventava matta, cercando di capire da dove venissero tutti i febbroni che le portavo a casa, impazziva dal terrore.
A sei anni volevo un figlio e pregavo Dio di rendermi madre. Ero una bambina così precoce che a dieci anni avevo finito di vivere. Mia madre mi portò dappertutto, persino dal frate di Ratanatt, e mi raccontava che ero stata normale fino a che una zingara non mi aveva toccato i capelli: da allora ero diventata matta e mia madre ce l'aveva con gli zingari.

Ero una bambina bellissima ma estremamente magra e patita, e ho mangiato non so quante uova sbattute unite al famigerato olio di fegato di merluzzo, che era terribile. Feci anche iniezioni a base di fosforo. Dopo quintali di fosforo, finalmente diventai un pochino intelligente. Ma poi esplosi. Fu un boato di carne, diventai grande e grossa come un muratore, una sorte di calciatore in riserva, un maschio malamente sposato alla poesia.
Non avevo idea di cosa fossero gli attributi maschili, ma capivo che il maschio mi nascondeva qualcosa. La sessualità mi era assolutamente sconosciuta: non si sapeva da che parte venissero i figli, e quando volevi rimanere incinta mangiavi enormi minestre di cavolo.

Scoppiò la guerra e nessuno mangiava più. Diventammo tutti magri come acciughe, e lì ci sorprese il deperimento da fame per cui diventammo tanti Conte Ugolino: io volevo mangiarmi mio padre, ma intervenne Manganelli e mi spiegò che ero vittima di un complesso edipico. Allora smisi di ingozzarmi di padre e attaccai mia madre, che mi difese con le unghie e coi denti. Ero così famelica che mio padre mi mandò in un riformatorio per darmi un leggero equilibrio.

Insomma, il mio unico reato è stata la fame, e le commesse non riuscivano a farmi entrare negli abiti delle modelle, perché strabordavo da tutte le parti.
Riuscii a tornare in forma quando conobbi l'amore. Invocavo l'amore come cura dimagrante: difatti ancora adesso se mi innamoro non mangio più. Ma in questi casi oggi interviene il Comune col sostentamento degli anziani, e ti manda a domicilio il pranzo.
Avrei voluto ritirarmi in un eremo, perché lì non si mangiava, ma i frati mi buttarono fuori. Poi volevo tagliarmi la testa, perché la testa è la parte più pesante del corpo.
A un certo punto tutti i miei parenti furono concordi nel mettermi in manicomio e lì trovai la felicità, perché non mangiai più».

Da FB Alda Merini
Registrato

Admin
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!