21 novembre 2023
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newsletter.politica@rcs.it L’ondata di emozione e sdegno che sta attraversando il Paese dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin non poteva non coinvolgere anche la politica. La premier Meloni ha deciso di accelerare su due fronti: la scuola da un lato e il Parlamento dall’altro. Il piano del governo sull’ «educare alle relazioni» sarà presentato domani dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. C’è attesa per capire i contenuti del provvedimento, su cui già si intravedono i distinguo. Il vicepremier Matteo Salvini, leghista come il ministro Valditara, ha dato voce ai perplessi: «La scuola non può arrivare ovunque. Sono la mamma e il papà che devono capire se hanno in casa qualcuno che può diventare un problema». Al contrario la sinistra teme che il programma governativo per le scuole superiori – incontri di gruppo su base volontaria - sia insufficiente rispetto alla vastità del problema. In Senato intanto rush finale per il ddl anti violenza: l’obiettivo è approvare le nuove norme entro il 25 novembre, giornata contro la violenza di genere indetta dall’Onu e che, prevedibilmente, sarà caratterizzata in Italia da diverse manifestazioni di piazza. Anche sulla «filosofia» delle misure è in corso un confronto tra i partiti. La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha fatto un appello alle opposizioni per votare subito e insieme il provvedimento. La leader del Pd Elly Schlein ha risposto chiedendo che nel testo siano inserite anche misure di prevenzione – «educazione all’affettività e al rispetto delle differenze» nelle scuole. «La repressione da sola non basta» ha concluso. (di Massimo Rebotti)
Antisemitismo, un pregiudizio a sinistra
di Antonio Polito
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di Cesare Zapperi
Sono tre le città capoluogo di provincia (Bergamo, Pavia e Cremona) al voto in Lombardia nel 2024. E tre sono i partiti di centrodestra che aspirano a schierare un loro rappresentante come candidato sindaco. Ma il tentativo di incastrare le caselle non riesce. Sulla carta, lo schema sembrava filare: Pavia alla Lega (con il sindaco uscente Fabrizio Fracassi), Bergamo a Fratelli d'Italia (con il segretario provinciale Andrea Tremaglia, deputato da un anno, nipote dell'ex ministro Mirko e figlio dell'ex assessore regionale Marzio, che ha calato ufficialmente il nome di Andrea Pezzotta, principe del foro, rampollo di una famiglia di tradizione democristiana, uno zio sindaco della città negli anni Settanta e il padre presidente degli Ospedali Riuniti) e Cremona ancora al partito di Giorgia Meloni (i papabili sono diversi).
Ma c'è stato un intoppo, e non di poco conto, perché la coordinatrice regionale di FdI Daniela Santanché si è messa di traverso e ha dichiarato pubblicamente: «A Pavia il candidato sindaco lo decidiamo noi». Un'uscita che ha irritato gli alleati leghisti, fermi al mantra enunciato ripetutamente da Matteo Salvini: «Squadra che vince non si cambia». Che a Pavia significa conferma di Fracassi, seppur nei giorni scorsi sia stato impallinato dalla sua stessa maggioranza.
Si è così creata una situazione di stallo che sta provocando forti malumori a Bergamo, dove il centrodestra vorrebbe rompere gli indugi per mettere in campo il candidato che sfiderà l'ex deputata pd Elena Carnevali, già designata dal centrosinistra (senza il Terzo polo, per ora) come possibile erede di Giorgio Gori. La partita è tra FdI e Lega, ma Forza Italia è pronta ad approfittarne qualora i meloniani puntassero su Pavia (i leghisti non paiono interessati a Bergamo). Se sfumerà l'opzione Pezzotta, gli azzurri sono pronti a mettere sul tavolo in alternativa tre nomi: Alessandra Gallone (già deputata), Gianfranco Ceci (ex assessore) e Carlo Saffioti (ex consigliere regionale). E la scelta, lungi dall'essere risolutiva, sarebbe un altro bel rompicapo. C'è chi ha proposto le primarie, ma dai vertici del partito è arrivato uno stop, forse anche perché un preferito, tra i tre che hanno dato la loro disponibilità a correre, c'è ed è Saffioti.
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