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Autore Discussione: Il 31 ottobre del 1517, vigilia della solennità di Ognissanti, i parrocchiani...  (Letto 560 volte)
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« inserito:: Novembre 04, 2023, 06:32:17 pm »

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Anselmo Pagani 

Il 31 ottobre del 1517, vigilia della solennità di Ognissanti, i parrocchiani della cittadina sassone di Wittenberg, svegliandosi, trovarono affisse alla porta della chiesa del loro castello novantacinque tesi scritte in latino e firmate dal parroco, il monaco agostiniano Martin Lutero, insegnante presso la locale università.

Diversamente dalle normali proposizioni accademiche esse si distinguevano perché redatte in un impeto d'ira, caratterizzate com'erano da audacia e sfrontatezza.
Vi si trattavano, in sintesi, tre argomenti principali: la destinazione del denaro raccolto con la vendita delle indulgenze; la negazione del potere papale sul Purgatorio e la preoccupazione per la sorte delle anime dei peccatori.
La molla scatenante di tanta furia consisteva nella concessione papale, ottenuta dall’elettore di Sassonia Federico il Savio per la chiesa del Castello di Wittenberg, di dispensare in occasione di quella festività un'indulgenza plenaria sotto forma di remissione dei peccati a tutti i pellegrini che l'avessero visitata, confessandosi e comunicandosi.
Lo stesso Federico, uomo di fede genuina e semplice, aveva nel tempo raccolto un'eccezionale serie di reliquie, costategli denaro ed energie a non finire, per fare di Wittenberg la "piccola Roma" della Germania, fiducioso che, per i meriti dei santi, quanti ancora santi non erano potessero lucrare sconti per arrivare in Paradiso.
Così, visitando contriti la “sua” chiesa in quel giorno particolare, dopo il pagamento di un tributo variabile in funzione del numero dei peccati e dei peccatori da aiutare (vivi o defunti che fossero) si potevano scorciare di parecchio le pene del Purgatorio.

Di fronte a quello che per lui era uno scandaloso mercimonio Lutero, che nei suoi sermoni non aveva mai lesinato critiche contro questa pratica, in quella circostanza non si trattenne dal farlo in un modo tanto clamoroso, anche perché al commercio delle indulgenze locali si era aggiunto anche quello per l'erigenda Basilica di San Pietro, a Roma, opera titanica che divorava fondi alla stregua di un pozzo senza fondo.
L'allora papa Leone X, in aggiunta ai denari necessari per la costruzione di San Pietro, fra balli, cacce, banchetti e feste d'ogni tipo aveva dissipato da solo le risorse di tre pontificati: il suo, quello del suo predecessore e quello del successore.

Il metodo più spiccio per raccogliere fondi, oltre alla messa all'asta dei cappelli cardinalizi, fu dunque individuato nella vendita di cariche e indulgenze.
Come collettore di quattrini, per la Germania fu scelto il principe vescovo Alberto di Brandeburgo, il quale a sua volta diede incarico al domenicano Johann Tetzel di battere a tappeto borghi e città proclamando l'eccezionale indulgenza al motto di: "appena il soldo in cassa ribalta / l'anima via dal purgatorio salta".

Ecco allora che Lutero ebbe gioco facile, puntando sul forte nazionalismo tedesco, a convincere i suoi connazionali a non inviare più risorse alla "nuova Babilonia" e tanto meno a quel papa della famiglia Medici che, già "ricco come Creso", se proprio avesse voluto, la nuova Basilica vaticana avrebbe potuto pagarla di tasca propria.
Quanto alla pene del Purgatorio poi, essendo determinate da Dio, non avrebbero mai potuto essere ridotte o commutate da nessun uomo, nemmeno dal papa.

Infine, le indulgenze erano un artifizio diabolico, perché convincevano i semplici e gli umili che le acquistavano di "essere al sicuro", così potendo abbassare la guardia nei confronti del demonio, quando invece non era vero nulla.
L'onda d'urto di quelle tesi fu immensa e travalicò di gran lunga persino le aspettative di Lutero, causando un terremoto religioso, culturale e politico.
Accusando i papi di incarnare l'Anticristo, Lutero in qualche modo costrinse loro e la Chiesa Cattolica a reagire, pur coi tempi che le sono consoni, finalmente scrollandosi di dosso la mondanità che la stava distruggendo e ponendo le basi per la Riforma tridentina, senza la quale sarebbe probabilmente scomparsa.

(Testo di Anselmo Pagani)

Da FB 2 novembre 2023
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