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Autore Discussione: È il duplice volto della violenza, unito a quello dei sentimenti malati, ...  (Letto 1553 volte)
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« inserito:: Novembre 27, 2023, 07:26:13 pm »

IL TEMPO DEL DISAMORE

Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto.
Vera Slepoj, psicologa, scrittrice e editorialista, parla della storia di Giulia e Filippo. Buona lettura!

Quello di Barcis è un piccolo lago in mezzo alle montagne e per arrivarci la strada costeggia rupi, montagne solitarie, paesaggi piuttosto isolati, ed è difficile immaginarsi un corpo, quello di Giulia. che abbiamo conosciuto in questi giorni, con l’ansia che almeno questa vicenda non fosse come le altre, che potesse avere un finale diverso, e invece il corpo è lì, abbandonato o buttato, adagiato o sospeso al giudizio che possiamo darne.
È il duplice volto della violenza, unito a quello dei sentimenti malati, quelli che chiamiamo amori tossici. A Giulia, pur con tutte le attenuanti, il dolore per il lutto recente della madre, il traguardo della laurea, il desiderio di lottare, guarire, uscire, rigenerarsi, risorgere, tutto questo non è bastato.  L’epilogo è stato lo stesso, quello che dell’amore ancora la mente collettiva non riesce a distinguere, ad avere quegli strumenti per intercettare il male, il pericolo che sta dentro la spirale dell’amore che sconfina spesso e velocemente nell’ossessione, nell’egoismo di chi pensa che siccome si ama si ha diritto sull’«altro».
Giulia, anima bella, non vede il pericolo, non lo sente e così è per tutte le vittime di questo tipo di violenza. Credono che bastino le parole, l’accompagnamento alla separazione. Giulia, anima generosa, guardava avanti e pensava bastasse la sua solidarietà per gestire una situazione imprevista, e spesso questo meccanismo fa precipitare l’amore nel baratro, quello dell’altro, preso dall’ossessione, da quel pensiero che fa vedere l’altro come l’unica soluzione della propria vita.
L’amore purtroppo si può raccontare, forse anche educare, ma non è proprio così, non è uno strumento che si può imparare a usare, è il sentimento più controverso, meraviglioso e terribile allo stesso tempo. Dovremmo capire che siamo nel tempo del disamore, esattamente il suo contrario. Amare è l’esperienza comportamentale più importante che ci fa transitare nel mondo dell’altro, che fa attraversare il proprio egotismo, è il sentimento più importante per imparare il limite di noi stessi. L’amore è la libertà nel bene dell’altro. Si ama a prescindere dall’epilogo, dalla sua destinazione, chi ama dovrebbe essere felice che l’altro esiste, ma non si esiste perché l’altro ti ama.
L’amore non può essere una risposta ai nostri desideri, alle nostre utopie, ai nostri bisogni, non può essere la soluzione di ciò che non hai e forse di chi non sei. L’amore, ricordiamoci, non è dipendenza, è autonomia, è incontro con la verità della vita. E su questi temi il mondo virtuale - internet e dintorni - purtroppo non ha nessuna influenza. L’amore non è passione e le farfalline famose che dovrebbero comparire sono una strada infantile, trasposizione di ciò che in realtà è l’emozione. L’amore passionale, in realtà, spesso è fuorviante perché ti toglie il sonno, il ragionamento, ma alla fine si trasforma in un legame malato che vuol dire appunto non esisto.
Giulia adesso è morta, accanto ad un lago triste, come quel sentimento di un ragazzo, Filippo. Ma ha dato a Giulia troppe responsabilità perché chi fallisce deve imparare a capire che l’amore non è una vittoria o una sconfitta, è un evento che ha molto a che fare con tutta la nostra storia, la nostra crescita, dove il rispetto per l’altro non è solo una faccenda sentimentale. Infine, ci sono quelle terribili macchie di sangue, il simbolo più eclatante della violenza, c’è sempre il meccanismo della vendetta in quelle persone che rinunciano alla realtà ed entrano nell’ossessione e costruiscono nella responsabilità dell’altro non solo la violenza ma l’eliminazione di colui che ritengono responsabile del proprio stato mentale.

E poi il grande discorso sull’affettività, quella relazione che si impara dall’infanzia ed è la costruzione della possibilità di avere la capacità di amare correttamente e riguarda il ruolo dei genitori, di tutti i genitori: è necessario comprendere che i propri comportamenti determinano l’evoluzione negli amori tossici o nell’anaffettività. I bambini vanno amati, non adorati, vanno accompagnati, educati al sentimento; andare bene a scuola non ci salva dal tumulto dei sentimenti inesatti che spesso si trasformano nell’evoluzione più tremenda, quella di lottare per lottare per la propria vita e di perderla nel tentativo di aiutare il nostro peggiore nemico: l’«ex».

Se volete scriverci la mail è: web@corriereveneto.it

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