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Autore Discussione: Mastella, "Mi dimetto per senso dello Stato" (ehmm).  (Letto 7379 volte)
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« inserito:: Gennaio 16, 2008, 01:55:03 pm »

CRONACA

Dopo l'arresto della moglie per tentata concussione mossa a sorpresa del ministro: "Fra l'amore della mia famiglia e il potere scelgo il primo"

Mastella, annuncio in Parlamento "Mi dimetto per senso dello Stato"


ROMA - "Mi dimetto, getto la spugna", così con tono commosso e attaccando il giudice che ha arrestato la moglie, definita "un ostaggio", il ministro Mastella ha concluso il discorso alla Camera dove parlava dopo l'arresto della moglie Sandra Lonardo per tentata concussione.

L'ormai ex ministro si è presentato alla camera alle 10,45. "Avrei fatto un discorso diverso, avrei parlato di riforma della giustizia - ha detto - notizie annunciate dalla stampa, e perfino da un editoriale. Un discorso certamente diverso da quello che avrei fatto. Vi parlo con il dolore nel cuore di chi sa e di chi è stato colpito negli affetti più profondi".

"C'è stata - ha denunciato Mastella - una caccia all'uomo, una persecuzione umana nei miei confronti. Tutta la mia famiglia è stata intercettata, tutto il mio partito è stato seguito dalla procura di Potenza, un tiro al bersaglio, mia moglie è in ostaggio".

"Mi dimetto - ha concluso Mastella - perché tra l'amore della mia famiglia e il potere scelgo il primo".

(16 gennaio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 17, 2008, 04:26:31 pm »

I verbali: lobby Udeur, nomine Asl e ricatti: «Sparare a zero su Bassolino»

Massimo Solani


«Un tessuto fatto di trame fitte, di connivenze e complicità così forti tanto che molti enti regionali e molti enti locali campani hanno conformato le proprie scelte non già improntando ogni valutazione al perseguimento degli interessi pubblici, bensì asservendo il bene della cosa pubblica agli interessi di un gruppo ristretto di persone (coordinate dal Camilleri) che facendosi forte del potere politico amministrato dall'Udeur orienta di fatto ogni scelta ed ogni decisione di enti locali in cui sia presente uno schieramento politico di tale partito». È questo l'affresco che il gip di Santa Maria Capua Vetere fa nelle 391 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare che ha di fatto decapitato l'Udeur campana e azzoppato la giunta regionale guidata dal presidente Bassolino. Mesi di inchieste che, secondo i magistrati, hanno alzato il velo su un intreccio di interessi, connivenze e clientelismi al vertice del quale stavano i vertici regionali del partito del Campanile, con in testa il ministro Mastella, sua moglie Sandra Lonardo, presidente del consiglio regionale campano, e il con suocero Carlo Camilleri, «promotore e organizzatore» di tutte le strategie della consorteria politico affaristica. Una associazione a delinquere in grado di intervenire in ogni aspetto della vita pubblica, un ventre molle da prima repubblica capace di condizionare nomine, gestire appalti pilotati e insinuarsi tanto nei concorsi pubblici quanto nella giustizia amministrativa. «I concorsi pubblici gestiti dagli indagati non venivano vinti dai candidati più bravi e meritevoli bensì esclusivamente dai candidati sponsorizzati dal Camilleri e dal suo partito - scrive il gip Chiaromonte - I primari ospedalieri non venivano nominati dai direttori generali della Asl sulla base delle loro capacità professionali, bensì sulla base delle indicazioni fornite» dagli esponenti dell'Udeur. E le raccomandazioni coprono ogni angolo della vita pubblica campana: dalla nomina di 11 direttori dei parchi a quella di 5 collaboratori amministrativi, a tempo indeterminato, dell'Arpac. Fino ad arrivare ad una misera raccomandazione per l'accesso ad un corso di specializzazione in ginecologia all'Università di Foggia o alle pressioni per farsi annullare una multa per eccesso di velocità. Un potere di indirizzo e scelta che si spingeva finanche alle Comunità Montane.
Voglio l'assessorato o blocco i fondi
Ma non c'erano soltanto le assunzioni: secondo gli inquirenti infatti, «le gare d'appalto per il conferimento di incarichi di progettazione non venivano affidate ai professionisti che garantissero economicità, qualità ed efficienza», «ma sulla base del fatto che il partito politico si sarebbe attivato, con i suoi esponenti regionali, per far pervenire all'ente locale che li ha illegittimamente nominati finanziamenti pubblici che altrimenti le amministrazioni non avrebbero potuto avere». Come nel caso del Comune di Cerreto Sannita, dove Mastella reclama per il proprio partito il posto di assessore ai lavori pubblici per ottenere il quale, scrive il gip, «decideva di iniziare una strategia di pressione» sul sindaco fornendo «precise direttive al Camilleri, e al consigliere e capogruppo regionale in quota Udeur Ferdinando Errico, affinché operassero fattivamente il "congelamento" dei finanziamenti regionali destinati alla realizzazione del Piano di insediamento produttivo».

 

Il «contributo» all'associazione a delinquere
Spiega il gip Chiaromonte a proposito del Guardasigilli: «In qualità di segretario nazionale del partito politico Udeur, senza aver preso parte all'associazione, esercitando un potere di controllo sull'attività degli enti pubblici e locali ricadenti nel territorio della Campania e, comunque, su quelli in cui figurava la presenza di esponenti politici del suo partito, offriva un contributo concreto, specifico, consapevole e volontario alle finalità dell'associazione». E ancora: indicava «le persone a cui rivolgersi "a suo nome" per ottenere la facilitazione della realizzazione di tali illeciti nonché nel fornire il proprio nulla osta all'inizio dell'azione criminosa dell'associazione e nel prefigurare agli associati le strategie comuni da adottare per consolidare sul territorio il potere dell'Udeur». In più, secondo gli inquirenti, il ministro «consentiva all'associazione di rafforzarsi e di conservare il suo potere di intervento sulle pubbliche amministrazioni».

 

«Sullo Iacp vi faccio il mazzo quadrato»
Alleati infedeli, alleati disposti a ricattare e minacciare pur di mantenere inalterato il proprio potere clientelare sul territorio. Questo, secondo i magistrati, erano gli uomini dell'Udeur campano nei confronti di Bassolino. A partire da Mastella, scendendo giù per la Lonardo, fino ad arrivare agli assessori Luigi Nocera (ambiente) e Andrea Abbamonte (Risorse umane). I quali, secondo gli inquirenti, «costringevano Bassolino Antonio a dare loro una utilità consistita nell'assicurare loro la nomina a Commissario dell'area di sviluppo industriale (Asi) di Benevento di una persona liberamente designata da Mastella». Un «risarcimento» secondo l'Udeur per la mancata nomina di un uomo proprio alla presidenza dello Iacp di Benevento, finito in quota Ds. «Hai visto che è successo il casino con Clemente per il fatto dello Iacp! - spiega in una telefonata intercettata il 30 novembre 2006 l'assessore Luigi Nocera - Mi ha chiamato: "Ti faccio il mazzo quadrato!". Non ti fa neanche parlare e dice "voi a me non mi dite niente". Ma io... guarda, domattina mi dimetto perché quello pensa che lo pigliamo per il culo». Anche il consuocero Carlo Camilleri cerca di calmare Mastella, ma lui non vuole saperne: «Ho fatto un'altra mezz'ora con Clemente - spiega al telefono Camilleri il primo dicembre 2006 - noi dobbiamo metterci in macchina e andare da Bassolino. Lui dice: "non me ne fotte proprio. Di certo non l'azienda dei trasporti di Benevento perché vi sputo in faccia a tutti quanti. Deve essere una cosa di dignità regionale... non è possibile che vi siete fatti girare in questo modo"». Per questo, scrive la procura di Santa Maria Capua Vetere, «il Mastella decideva di iniziare una strategia di pressione politica e amministrativa sul governatore della Campania, sia fornendo precise direttive al Camilleri, suo consuocero, sia e agli assessori regionali in quota Udeur affinché dessero attuazione concreta alla suddetta strategia (consistita nella loro assenza alle riunioni formali di giunta e nel mancato apporto ai provvedimenti di interesse del governatore) tale da far ritenere imminente il venire meno della maggioranza politica regionale, sia attraverso una campagna di stampa nella quale il Mastella strumentalmente attaccava il governatore in relazione alla gestione dei rifiuti. Così da far indurre quest'ultimo a far designare nella carica di commissario dell'Asi di Benevento una persona di diretta ed esclusiva indicazione del Mastella». Magari attraverso lo scioglimento del consiglio d'amministrazione dell'Asi stessa e la nomina di un commissario. E fin quando la nomina non sarà gradita al segretario nazionale, la consegna per tutti gli uomini dell'Udeur è quella di «sparare a zero» su Bassolino. «Questo (il ministro, ndr) si è incazzato con me - spiega Camilleri intercettato - e poi dice che domani comincerà a sparare contro a Bassolino. Vediamo come possiamo fare».

 

E Lady Mastella non voleva primario il fratello di un uomo
Emblematico il caso di Luigi Annunziata, direttore dell'Azienda Ospedaliera Sant'Anna e Sebastiano di Caserta, inizialmente supportato dall'Udeur ma poi finito nelle mire dell'associazione per non aver acconsentito ad alcune nomine di primari graditi al partito. Una strategia di delegittimazione, scrivono i magistrati, messa in atto attraverso interpellanze pretestuose «strumentalmente dirette alla verifica dell'idoneità al ruolo» nonché «una generale condizione di isolamento politico dell'Annunziata, attestata dalla espressione della Lonardo secondo cui l'Annunziata era da considerarsi per lei e per il marito "un uomo morto"». Una strategia perseguita anche attraverso la stampa diretta «in modo non equivoco a costringere Annunziata (nominato inizialmente in quota Udeur, ndr) a conferire loro una utilità consistita nel determinarlo a dirigere le sue funzioni in favore degli appartenenti al partito». Da cui si era svincolato dopo un appoggio iniziale, scrivono i magistrati, in quanto aveva deciso «di non recepire le loro indicazioni tanto da: operare nominare alcune nomine di primari ospedalieri non gradite alla Lonardo al Mastella, fra cui quella di tale Sergio Izzo, fratello di Mino Izzo, parlamentare di Forza Italia; non designare i primari dei reparti di cardiologia e di neurochirurgia secondo le indicazioni della Lonardo; non designare come primario ospedaliero un medico neurologo segnalatogli dal Ferraro (consigliere regionale Udeur ndr) in quanto medico di fiducia di suo padre; non designare come capo ufficio tecnico dell'azienda ospedaliera tale ing. Napoletano segnalatogli dal Ferraro; non designare come componente del nucleo di valutazione dell'azienda ospedaliera tale Fabio Sgueglia, persona a lui segnalata dal Ferraro». «Eventi - concludono i magistrati - non verificatisi a causa della fermezza opposta dall'Annunziata». Il tutto nonostante le pressioni fatte dal presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo, «la Nutella» secondo il nomignolo che le è affibbiato in alcune intercettazioni, che attraverso l'intercessione di alcuni uomini vicini al partito provò a parlare con l'Annunziata delle nomine da fare all'azienda ospedaliera. «Senti... - spiega al telefono il direttore - l'ospedale già sta male e sai bene che le persone che stanno intorno a Clemente sono tutti peggio di me. Io ero il peggiore, e figurati un poco il resto appresso che sono! Digli, da parte mia non c'è nessuna disponibilità (...). Io non incontro nessuno perché non tengo nessuno da incontrare. Perché prima fanno le cose...e non mi deve dire che essa presidente del consiglio che mi va pittando torno torno a tutte le cene dicendo che io sono malamente... ». Un concetto espresso al telefono anche il 19 aprile 2007: «Vedi che questa non è una questione che si può ricomporre - spiega Annunziata - Loro tengono l'esigenza del neurochirurgo e del cardiologo. Tu hai capito un poco? Questa (Lonardo ndr) dopo che mi ha fatto l'interrogazione dall'assessore, dopo che mi sta cagando il cazzo... parla male di me... va trovando il neurochirurgo e il cardiologo? Il neurochirurgo.... De Falco di Pozzuoli. Chi è? Uno sconosciuto che tiene 56 anni».

 

Aggiustare le sentenze del Tar
Ugo De Maio è presidente della III sezione del tribunale amministrativo della Campania da ieri colpito da misura di interdizione. A lui, secondo la ricostruzione dei magistrati, Mastella e soci facevano riferimento per «aggiustare» procedimenti in cui erano coinvolti personaggi legati all'Udeur o anche per avere notizie in anteprima sulle camere di consiglio. «Desta obbiettiva preoccupazione - scrivono - che un alto magistrato della giustizia amministrativa non solo si mostri particolarmente disponibile nei confronti del postulante Lucariello (ex segretario generale del Tar Campania e uomo di fiducia Udeur), ma si affretti ed affanni anche a fargli sapere che "nonostante tutti gli sforzi fatti" non è stato possibile accontentare chi di dovere».


Pubblicato il: 17.01.08
Modificato il: 17.01.08 alle ore 8.34   
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« Risposta #2 inserito:: Gennaio 17, 2008, 04:27:36 pm »

CRONACA

Dall'attentato sullo yacht Di Della Valle a Lipari una catena di guai

Nel palazzo dov'è la sede Mastella ha acquistato appartamenti per i suoi cari

Corni, mozzarelle e voti così Clemente creò il partito formato-famiglia

La moglie litigò con lady De Mita. Bravissima cuoca, è poi sbarcata di colpo in politica

di FILIPPO CECCARELLI


CHISSA' gli storici del domani dinanzi alla figura di Clemente Mastella e alla sua fantastica creatura, quella specie di mostro mitologico a nome Udeur, prototipo di compiuta regressione del potere, un "partito" che nasce personale per poi trasformarsi in coniugio, famiglia e tribù, con tutte le meraviglie e le sciagure del caso. Chissà gli storici, perché già due volte, nelle università di Torino e Siena, gli antropologi della politica si sono trovati a vagliare tesi su Mastella, lui soddisfatto spettatore in ateneo, presentate da studenti che sistematicamente risultavano accesi seguaci dell'Udeur.

E tuttavia la mastellologia, che pure è una scienza contagiosa, non ha avuto il tempo di esercitarsi su un presagio dell'imminente sciagura. Un piccolo episodio occorso questa estate al ministro e alla signora Sandra e ad altri loro gioiosi ed abbronzati amici, ospiti nel porto di Lipari su una storica barca, il "Marlin" di Kennedy, ora di Diego Della Valle; e insomma, senza farla troppo lunga: una notte un tipo di là, per sue complicate ragioni, aveva tagliato gli ormeggi, e mentre tutti dormivano il "Marlin" aveva quasi preso il largo. Ebbene: quella barca alla deriva, con l'equipaggio in sonno, era un segno che nessun clementologo avrebbe dovuto trascurare.

Mastella oltretutto è molto superstizioso e una volta si è presentato a un vertice con un vistoso corno. Ad altri vertici del centrosinistra, c'è anche da dire, recava mozzarelle per tutti. E' generoso e gli è sempre piaciuto di fare il padrone di casa, essendosi nella sua concezione l'oikia, la casa, pienamente sostituita alla polis. Padrone a casa sua è diventato abbastanza giovane, ma a fatica, dopo tanti sforzi gregari nella Dc, complessi di Edipo sub specie demitiana e frustrazioni di mancato rinnovamento, il "Midas interruptus", come si disse a suo tempo. Comunque - per gli storici del futuro - l'Udeur nasce da un costola dell'Udr, precisamente quella che Cossiga definì "l'ala concretista" che fin da allora, cioè, badava al sodo, ai posti, al potere.

Sul finire del secolo Mastella ha aggiunto un paio di vocali alla sigla e poi ha anche fatto comporre un inno, anzi due. Nel primo il coretto faceva riferimento alla "mia stella", con il che l'ascoltatore distratto capiva "Mastella". Il secondo è una marcetta molto ye-ye. L'Udeur possiede una sede in un bel palazzo all'Argentina nel quale la famiglia del fondatore ha comprato qualche appartemento. E anche del quotidiano Il Campanile, come si è saputo, si occupa uno dei figli. Il capo dei probi viri è il consuocero, quello che oggi è nei guai. La vita interna dell'Udeur è segnata da un continuo va e vieni di personaggi - lo psicologo Meluzzi, il missino Misserville, l'andreottianissimo Cirino Pomicino, il giornalista Nuccio Fava - che ne hanno fatto una sorta di legione straniera. Tra gli alleati, sempre temporanei, si va da Martinazzoli a Sgarbi. Tra i possibili testimonial, Afef, Mara Venier ed Emanuele di Savoia.

A un certo punto il tesoriere del partito, onorevole Tancredi Cimmino, grande esperto di canzoni napoletane, è sparito perché si era scocciato di firmare tutto sempre e solo lui. Ora sta con Di Pietro. A livello beneventano figure leggendarie dell'Udeur sono le due gemelle Angrisani, naturalmente soprannominate "le Kessler di Mastella". Se l'Udeur non fosse già ben insediata nel Sannio, dove l'identità etnica è assai forte, si potrebbe azzardare che si tratta di una tipica formazione politica del Centro o del Sud America. Alla grandiosa festa di matrimonio di uno dei figli, presente mezzo governo Prodi, i 600 ospiti furono omaggiati di un ventaglio, ed uno degli ospiti, Carlo Rossella, ebbe a commentare: "Geniale, proprio come in Messico".

Qualche anno fa, alla tradizionale sagra di Telese, con un pennarello in mano sul palco, il caudillo Mastella ha personalmente cambiato il simbolo del partito. Due tratti e via. I suoi adepti gli vogliono molto bene. Nel 2002, dopo che in un momento di debolezza sembrava essere confluito nella Margherita, l'Udeur si ritrovò senza finanziamento pubblico e per ottenere quello che gli spettava il suo padre-padrone annunciò anche lo sciopero della fame: "Mi mancherà la mozzarella e il pane cafone". La signora Sandra, che ante-marcia litigò con la signora De Mita, era bravissima in cucina, poi a organizzare spettacoli in piazza e quindi è arrivata alla presidenza del Consiglio della Campania.

Con le buone e con le cattive, d'altra parte, Mastella ha chiesto un ministero importante, e Prodi gliel'ha dato. Col senno di poi, converrà riconoscere che la Giustizia non era fra i più indicati. La notte del giuramento a Ceppaloni, natio borgo selvaggio di cui è stato sindaco a più riprese e per il quale ha previsto la costruzione di un anfiteatro, hanno fatto i fuochi d'artificio. Qualche tempo dopo ha celebrato i suoi 30 anni in politica con una torta grande come un tavolo da ping pong. Per quanto riguarda automobili e scorte rientra tutto nel novero dell'immaginabile. Al Gran Premio di Monza, come si è visto, con l'aereo militare. Sull'attività svolta da Mastella in qualità di Guardasigilli la questione è più complessa, e anche più seria.

Eppure, in questo tempo di apparenze e stranezze, varrà giusto la pena di notare che più di tanti l'uomo ha fronteggiato i diabolici inganni delle ricchezze e del potere con calore e simpatia, non di rado affidandosi a una personale spontaneità e sincerità che in questo giorno triste, per lui, appaiono teneramente autolesioniste. Come quando, a Porto Cervo, è riuscito a far partecipare a un'esposizione canina il bassotto dei suoi ospiti di barca, animale che dopo la "raccomandazione" è stato premiato come il cane "più impertinente".

Al comando e alla bella figura Mastella ha aggiunto il demone, sempre più indispensabile, dello spettacolo. Così ha cantato davanti ai carcerati, ha ballato in tv, si è perfino tirato una torta in faccia davanti a Pippo Franco. E praticamente tutto ha raccontato di sé, per la grazia dei conduttori di talk-show, l'impudicizia funzionale alla visibilità e l'entusiasmo del suo pubblico: le diete, i capelli tinti, la dissenteria quando Azouz, libero per indulto, fu accusato della strage di Erba.

E' arrivato vergine al matrimonio, ha mandato fiori a Laura Antonelli, ha stretto la mano a Lele Mora sotto inchiesta al "Bolognese", ha incontrato il Papa prima di tutti, ha invitato a pranzo cento abitanti del Veneto che di cognome fanno Mastella. Era un modo anche quello per dimostrare che c'era. "Un grande uomo di teatro" l'ha definito acrobaticamente Prodi.

E il dramma non è quando cala il sipario, ma quando lo spettacolo viene interrotto.

(17 gennaio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #3 inserito:: Gennaio 17, 2008, 11:11:56 pm »

CRONACA

Conferenza stampa dell'ex ministro Guardasigilli in un hotel di Benevento

"Non volevo attaccare la magistratura e ho sempre lavorato per il dialogo"

Mastella: "Mi dimetto ma vado avanti"

Udeur: appoggio esterno al governo

Il numero 1 del Campanile si commuove quando parla della moglie "una bella ragazza e non la moglie di Provenzano".

Poi chiede il "rispetto" del procuratore

 
BENEVENTO - Conferma delle dimissioni da ministro Guardasigilli "in nome della mia dignità, della mia libertà di potermi difendere al meglio nel processo e perchè non sono uno della casta". Grande "rispetto" per la magistratura. Appoggio esterno al governo Prodi. Ma soprattutto la difesa a spada tratta della moglie, di se stesso ("In trent'anni di vita politica non ho mai dato o preso tangenti") e del suo partito, l'Udeur che "non accetterò mai venga fatto ostaggio di processi corretti dalla magistratura" per motivi ideologici.

Parla, scherza, puntualizza, replica ai giornalisti e a quello che hanno scritto, si commuove, almeno tre volte, quando parla di Sandra, sua moglie, "una splendida ragazza e non la moglie di Bernardo Provenzano". E' un Clemente Mastella combattivo e in apparenza anche sereno quello che intorno alle tredici prende posto nella sala più grande dell'hotel President di Benevento per tenere la "sua" conferenza stampa e fare una promessa: "Non lascio la politica, tranquilli. Continuerò a farla, a modo mio, la politica è morte e resurrezione continua". E quella di queste ore, dice, "è già una Pasqua". Intorno a lui, posti in piedi e a sedere, tutto l'Udeur del Sannio, culla del Campanile e casa ospitale in questi anni di feste, dibattiti, eventi, incontri, punto di equilibrio della maggioranza di governo.

"Ho grande rispetto per la magistratura". L'ex ministro Guardasigilli, che ha confermato le dimissioni dal ministero di via Arenula, replica prima di tutto a chi stamani sui giornali e già ieri lo ha attaccato per le parole durissime dette contro la magistratura ("un ordine che disinvoltamente ha il potere di decidere i tuoi destini"; "ho paura, per la prima volta in vita mia"). Mastella, dice di avere "grande rispetto per la maggior parte della magistratura, quella seria" ma non certo di quei "gip che prima arrestano, e poi dichiarano la propria incompetenza territoriale". Io, ha continuato, "voglio anzi la riconciliazione tra la politica e la magistratura. Ma qualcuno non vuole che ci sia il calumet della pace tra politica e magistratura. Ma se c'è un gruppo di magistrati che fa assalti, io dico no".

L'inchiesta. "Non ho mai dato e nè preso soldi in trent'anni di vita politica" rivendica Mastella. E adesso arriva questa inchiesta in cui l'ex ministro è sospettato di aver concusso il presidente della Regione Antonio Bassolino. Contro lui e la moglie le intercettazioni. "Sicuramente - dice - ho un linguaggio colorito e sono abbastanza spontaneo, forse anche eccentrico come modi fare". Quindi espressioni come quella che dice la moglie Sandra "quel tal politico è un uomo morto", appartiene, spiega il numero 1 dell'Udeur, "ai modi di dire". Insomma, Mastella sembra voler dire che l'inchiesta non dimostra alcunchè. "Ma se per queste cose di cui mi accusano arriva una sentenza di proscioglimento, chi mi ripagherà politicamente?".

Appoggio esterno al governo Prodi. L'Udeur darà al governo l'appoggio esterno "ma saremo molto esigenti. Controlleremo sul piano dei valori, sui Dico, su come conciliare redditi e produttività, sulla politica estera". La vita del Mastella politico quindi continua "perchè non sono il capo di un'organizzazione politica mafiosa, non ho assolutamente nulla di cui vergognarmi e per cui dovrei dimettermi da politico mentre lascia chi non ha speranza".

Il buon governo dell'Udeur. Continua anche la vita politica dell'Udeur, nonostante i 23 coinvolti nell'inchiesta: "Non accetterò che il mio partito sia fatto ostaggio politico, non accetto processi ideologici nè per me nè per il mio partito". Poi si rivolge idealmente al procuratore di S.Maria Capua a Vetere a cui dice: "Noi non siamo i capi di una affiliazione mafiosa, siamo i capi di un partito politico che esige il rispetto anche del procuratore di Santa Maria Capua a Vetere".

(17 gennaio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #4 inserito:: Gennaio 17, 2008, 11:16:57 pm »

CRONACA

I verbali: da una multa che non voleva pagare, il consuocero del ministro porta i magistrati alla scoperta di un "sistema" di potere

"Per una poltrona negata ai suoi Mastella disse: ti faccio il mazzo..."

Un uomo Ds allo Iacp: "Clemente sta incazzato come un cane

Ma l'eletto si mette a disposizioni: "Se lui e la signora hanno bisogno, chiamino"

di CARLO BONINI e DARIO DEL PORTO


NAPOLI - In principio, fu una banalissima multa. 380 euro per un'infrazione di velocità pizzicata dall'autovelox della Municipale in quel di Alvignano. Furono l'arroganza di chi aveva commesso l'infrazione al volante della sua "Mini" e non intendeva pagare, la sua "macroscopica disponibilità a colloquiare al telefono". In principio, insomma, fu Carlo Camilleri, 58 anni, presidente dell'Autorità di Bacino del Sele. Ma, soprattutto, consuocero di Clemente Mastella, segretario nazionale dell'Udeur e ministro di Giustizia. Camilleri parla. Parla.

Si presenta - o almeno così viene rappresentato e percepito - come plenipotenziario locale del guardasigilli. E porta ovunque. I carabinieri ascoltano. Il vertice di un intero partito e la famiglia che ne è al vertice e lo controlla finiscono nel registro degli indagati.

IL "SISTEMA"
Scrive il gip: "Senza tema di smentite, può essere sostenuto che risultasse strutturato un vero e proprio "sistema" illecito, che lascia fortemente basiti per i metodi sfacciatamente irregolari con cui veniva esercitato. Con modalità evidentemente funzionali all'acquisizione e mantenimento di posizioni di potere e/o assegnazione di lavori pubblici e, più in generale, di profitti economici (...) Basti pensare - ad esempio - all'indagato Camilleri, che ha dimostrato di non avere remora a utilizzare il "sistema" (di cui peraltro è risultato uno dei principali artefici) sia per rispettare contingenti esigenze personali (l'annullamento di una contravvenzione), sia per fare assegnare a sé e ai suoi sodali incarichi pubblici per decine se non centinaia di migliaia di euro. (...) Con le dovute approssimazioni, sembra di poter distinguere: reati commessi all'evidente e diretto scopo di ottenere le aggiudicazioni di appalti pubblici; reati commessi per far "occupare" posti nevralgici presso enti e istituzioni da persone gradite; reati commessi per condizionare le decisioni della giustizia amministrativa. (...) Un complesso di reati compiuti soprattutto grazie alla sapiente conduzione di almeno due personaggi: Carlo Camilleri e Vincenzo Lucariello (ex segretario generale del Tar Campania ndr.)".

"CLEMENTE STA INCAZZATO COME UN CANE"
Il "Sistema" - argomenta il gip - poggia su solide basi politiche. Si fa "strumento" dell'Udeur. L'uno e l'altro diventano "un'associazione per delinquere". Si legge: "Gli indagati talvolta prestavano direttamente la propria attività pubblica, tal altra vi entravano grazie ad un più vasto sistema clientelare poggiante anche sulla forza derivante al sodalizio dal solido legame con i vertici del partito politico Udeur, ed in particolare del suo segretario nazionale, senatore Clemente Mastella".

Il ministro di giustizia - scrive il gip - "in qualità di segretario nazionale dell'Udeur non partecipa all'associazione a delinquere" in modo diretto. Concorre "esternamente". Perché "esercitando un potere di controllo sulle attività degli Enti pubblici e locali della Campania offre un contributo concreto, specifico, consapevole e volontario alle finalità dell'associazione". Perché "consapevole delle iniziative" del consuocero (Camilleri), gli indica le persone "a cui rivolgersi "a suo nome"" per ottenere ciò di cui c'è bisogno. Perché "fornisce il proprio nullaosta all'inizio dell'associazione criminosa" e "prefigura agli associati le strategie da adottare".
L'episodio "chiave" è di fine novembre 2006. E' l'asserita "concussione politica" di Antonio Bassolino, governatore della Campania.

E' accaduto che alla presidenza dello Iacp (Istituto Autonomo Case Popolari) di Benevento sia stato nominato dalla giunta tale Umberto Del Basso De Caro, esponente locale dei Ds e non un uomo in quota Udeur, come sembra prevedessero gli accordi. Il tipo dei Ds si "mette a disposizione". Il 30 novembre parla al telefono con il consuocero di Mastella. Dice: "Io non sono contro Mastella, né contro la Signora (la moglie). Voglio dire, quando hanno bisogno non devono chiamare... mi fanno chiamare. Non è che Mastella deve chiamare me. Ci mancherebbe altro. Mi fa chiamare e mi dice: "Guarda, io desidero questa cosa". E io, figurati, mi metto a disposizione. D'altra parte, lo vedranno. Non contano le enunciazioni di regime. Contano i fatti. E penso di essere molto più efficiente dei suoi iscritti".

Ma non serve. Il ministro è fuori di sé. L'assessore regionale all'ambiente dell'Udeur Luigi Nocera ne parla al telefono con Camilleri. Dice: "Clemente mi ha chiamato per il casino dello Iacp. Mi ha detto: ""ti faccio il mazzo quadrato". Sai, non ti fa neanche parlare.. Dice: "Voi non mi dite niente". Ma io, guarda, domattina mi dimetto, perché quello pensa che lo pigliamo per il culo". Anche Andrea Abbamonte, assessore Udeur alle risorse umane, ha sentito il ministro. Dice a Camilleri: "Clemente sta incazzato come un cane. Mi ha mandato a fare in culo a me e a Nocera. Lui dice: "Non è possibile che io tengo due assessori con i quali mi sento in continuazione e che su una cosa così importante non so niente"".

"QUELLO E' UN UOMO MORTO"
La storia ha un esito "politico". Mastella impone ai suoi assessori di far presente a Bassolino che cadrà la giunta se, lo sgarbo non verrà riparato. Il primo dicembre 2006 dice Nocera a Camilleri: "Ho fatto un'altra mezzora con Clemente. Lui ha detto: "Non me ne fotte proprio... Di certo non voglio l'azienda dei trasporti di Benevento, perché vi sputo in faccia a tutti quanti. Deve essere una cosa di dignità regionale". Osserva il gip, che così sarà. All'Udeur tocca il commissario dell'Area di Sviluppo Industriale di Benevento. La giunta non cade.

Il 6 marzo 2007, al telefono è Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania e, soprattutto, moglie del ministro della Giustizia. Parla con il solito Carlo Camilleri, rimproverandolo per aver incontrato insieme all'assessore regionale Andrea Abbamonte, il direttore generale dell'Azienda ospedaliera Sant'Anna e Sebastiano di Caserta, Luigi Annunziata. Un tipo che, nonostante sia stato nominato dall'Udeur, fa di testa sua. Non ne vuole sapere di piazzare i primari di cardiologia e neurochirurgia indicati dal partito. Peggio, gli preferisce un professionista in quota Forza Italia. L'assessore Abbamonte ne ha già parlato con Clemente. Racconta: "Il ministro mi continua a dire: "Io non capisco se Gigi Annunziata è dei nostri o di un altro. Ha dato l'incarico di ginecologia al fratello di uno di Forza Italia. Ma non teniamo un altro ginecologo?"". Tocca dunque a Sandra irrobustire il concetto: "Allora, per quanto mi riguarda lui è un uomo morto. E lo è anche per mio marito. Quindi per cortesia tenetevene alla larga. Dal punto di vista professionale incontri chi vuoi, ci mancherebbe. Ma dal punto di vista politico le cose passano attraverso di noi perché essere presi per i fondelli da questa gente se lo possono scordare". Per il gip, questa è una "tentata concussione" che "merita" gli arresti domiciliari. Anche perché la moglie del ministro, un uomo da nominare primario di neurologia lo avrebbe avuto: un professionista indicato dal consigliere regionale Nicola Ferraro "in quanto medico di fiducia di suo padre".

Osserva ancora il gip: Annunziata (che in una conversazione con una terza persona si riferisce alla Lonardo come "La nutella") sarebbe stato messo in una "condizione di generale isolamento", confermata dall'espressione "è un uomo morto", e "colpito da una interpellanza in consiglio e da una denigrazione della sua figura professionale compiuta da Ferraro sulla stampa". Solo in un secondo momento - si legge ancora nell'ordinanza - la moglie di Mastella avrebbe poi prospettato "soluzioni alla complessa situazione di isolamento politico di Annunziata che essa stessa ha contribuito a creare e fomentare, purché lui venga incontro per la nomina di due primari".

LUCARIELLO UOMO DI FIDUCIA
Appalti, nomine e, come si diceva, molto altro. Nella prima fase dell'inchiesta condotta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere rimangono coinvolti alcuni alti magistrati amministrativi e il procuratore di Foggia, Vincenzo Russo. Per uno solo di questi, il presidente di sezione del Tar della Campania Ugo De Maio, viene accolta dal gip la richiesta di sospensione dall'incarico per un'ipotesi di rivelazione del segreto d'ufficio. Per gli altri, il presidente del Consiglio di Stato Paolo Salvatore e i presidenti di sezione del Tar Campania Carlo D'Alessandro e Francesco Guerriero, viene rigettata per carenza di indizi. Restano le circostanze accertate dall'istruttoria. I quattro finiscono nei guai per i rapporti con Vincenzo Lucariello (da ieri in carcere). Un tipo che - come ricordato - a settantadue anni, viene definito "uomo di fiducia dell'Udeur", capace di assicurare "ripetuti e costanti interventi presso le autorità giudiziarie amministrative" per interessi ritenuti "riconducibili direttamente o indirettamente agli esponenti dell'Udeur". Una sorta di magico passepartout - almeno per come viene descritto - ai buoni uffici della magistratura amministrativa e ordinaria. E questo grazie ad una "impressionante capacità di indebita interlocuzione con le più alte sfere della giustizia amministrativa".

(17 gennaio 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #5 inserito:: Gennaio 18, 2008, 02:58:19 pm »

E l'appalto da un milione di euro finì al consuocero di Mastella

Massimo Solani


Nomine e affari. Manuale Cencelli e conti correnti. È così che gli uomini di punta dell'Udeur, con a capo Mastella, gestivano il potere in Campania. Un occhio ai posti di potere da occupare, lottizzare e utilizzare come pass par tout per un clientelismo da piccola provincia dell'impero, e un occhio agli affari personali, alle migliaia di euro da mettere in tasca attraverso appalti pilotati e imprese di comodo.
Una struttura i cui tentacoli arrivavano ovunque, guidati e coordinati da quel Carlo Camilleri, consuocero dell'ex Guardasigilli, che la procura di Santa Maria Capua Vetere disegna come un deus ex machina del potere territoriale del partito del Campanile. Camilleri che, molto probabilmente, sarà sentito oggi in carcere assieme agli tre detenuti (Lucariello, Scocca e Pianese) per i primi interrogatori di garanzia.

Mastella: «Ma che cazzo è successo con quella Asl?»
E basta ripercorrere la vicenda di Luigi Annunziata, direttore generale dell'azienda ospedaliera Sant'Anna e S. Sebastiano di Caserta, per capire come funzionavano certe dinamiche ai vertici dell'Udeur.

Nominato su indicazione del partito di Mastella, infatti, ad un tratto Annunziata finisce nel mirino degli uomini del Campanile perché non ritenuto più fedele. «Per me e mio marito è un uomo morto», dice al telefono il presidente del Consiglio regionale e moglie del ministro Sandra Lonardo.

Isolato politicamente, attaccato in Regione e calunniato. Il tutto per non aver nominato uomini vicini all'Udeur. «Lui (il ministro Mastella ndr) - ringhia al telefono Camilleri parlando con l'assessore Abbamonte - continua a dire: "io non capisco se Gigi è nostro o di un altro". Dice "qualunque cosa chiediamo non ce la fa e viceversa, mò dice che ha dato l'incarico di primario a ginecologia al fratello di Mino Izzo. Ma ti pare, il fratello di uno di Forza Italia che è di Benevento, che sta contro di me! Ma non teniamo un altro ginecologo a cui dare questo incarico? L'abbiamo fatto direttore generale dell'Asl ma è possibile... che cazzo è successo?"».

Nota il gip Chiaromonte: «Risulta scontato che la designazione di un dg imponga a carico di quest'ultimo una sorta di vincolo di mandato». Nell'Udeur l'irritazione contro Annunziata è altissima, e si cerca di farlo cadere in ogni modo. «Io ho una mission - dice al telefono l'assessore regionale alle Risorse Umane Abbamonte - devo fottere a quello».

Ci si prova con interrogazioni in consiglio regionale, persino con campagne calunniatorie. Ma Annunziata resiste. E sentito in procura accusa il consigliere regionale dell'Udeur Nicola Ferraro: «Dopo la nomina di Izzo mi disse in modo sibillino di ricordarmi che ero stato nominato grazie ai suoi voti. (...) In particolare agli inizi della mia gestione il Ferraro introdusse il tema della gara per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri. Mi chiese notizie in anticipazione, dicendo che qualsiasi cosa facevo dovevo rivolgermi a lui, anche prima di redigere il capitolato. Non solo non gliele diedi, ma quando mi sono accorto qualche tempo dopo che su venti ditte invitate solo 4 hanno risposto, mi è sorto il dubbio sulla regolarità della gara e l'ho annullata».

«L'ostilità del Ferraro - prosegue Annunziata - è legata alla mia posizione di ostacolo ai suoi interessi nel senso che spesso mi chiedeva cose a cui non ho mai accondisceso. Per esempio mi chiedeva di trasferire personale medico da una sede all'altra, o ancora mi chiedeva, dandomi un appunto, per un concorso in nefrologia per il quale segnalava due persone. (...) Non ha mai mandato nessuno a minacciarmi ma è chiaro, per deduzione, che se il Ferraro vuol farmi pressione non le fa con un Vescovo ma con qualche malavitoso amico suo».

L'Udeur capisce che non c'è modo di liberarsi di Annunziata e cerca allora di ricomporre la frattura. Si muove anche la Lonardo, che cerca di fissare un incontro con il dg: «Non può evidentemente dirsi come e se vi sia stato l'incontro - scrive il gip - e quale esito abbia avuto; è certo comunque che rappresenti l'ennesimo tentativo di portare alla ragione l'Annunziata e di evitare quindi un effetto certo comunque non favorevole all'Udeur, ossia la perdita di un posto di direttore generale Asl in quota al partito».

E sul fiume Sele due Bacini sono meglio di uno...
Amicizie, collusioni, e rapporti tutt'altro che chiari, secondo la procura di Santa Maria Capua Vetere, rappresentavano per i vertici dell'Udeur merce preziosa non appena si prospettava la possibilità di fare affari, accaparrandosi appalti anche in maniera fraudolenta.

Nelle 391 pagine sono molti gli esempi, e quasi tutti riconducibili all'azione di Camilleri. Un fiume di soldi pubblici che finiscono nelle casse di aziende compiacenti, con il tramite degli uomini giusti messi ai posti giusti. Prendiamo la gara di appalto per il «Progetto piano stralcio per la tutela della costa» indetta nel dicembre 2006 dall'autorità di Bacino Destra Sele («per ragioni francamente non immaginabili esistono ben due autorità, distinte a seconda della sponda interessata», scrive il gip nell'ordinanza). Lavori per complessivi 1.200.000 euro - finanziati con fondi Ue - che finiscono assegnati ad un gruppo di professionisti che fanno parte dell'azienda romana «Vams Ingegneria», «ritenuta di fatto partecipata dal Camilleri medesimo», scrivono i magistrati.

Lui che è presidente dell'autorità di Bacino Sinistra Sele e che, nei fatti, mette insieme gli esperti da inserire nel raggruppamento fittizio chiedendo alle varie autorità locali riconducibili al partito di indicare un nome di proprio gradimento. Lottizzazione politica allo stato puro. «Penso che per lunedì, martedì, di chiudere tutta quanta la composizione. A meno del consulente geotecnico e un paio di nomi di ingegneri, così. Poi il resto fate voi». E riguardo ad uno dei professionisti: «Questo - ammette Camilleri - me lo ha messo il segretario». E ancora: «Io ho parlato con l'assessore. Lui voleva due valutazioni... capisci a me! Allora per l'idraulica marittima lui dice che ha molta fiducia di Noli, perché lavora con la protezione civile . E per la parte geologica Mimmo Guida. Il resto poi vedete voi, con il capofila che abbiamo indicato. Lui delle altre cose non se ne fotte proprio».

Non contento, il consuocero di Mastella si occupa anche della composizione della commissione giudicatrice, facendo inserire uno dei suoi factotum, Domenico Pianese (anche lui in carcere da mercoledì). «Evidente l'utilità del suo inserimento - si legge nell'ordinanza - finalizzata alla preordinata pianificazione delle condotte da attuare». È lui che tiene aggiornato Camilleri del numero delle offerte («Nove, non sono poche», spiega al telefono) ed è sempre lui a prendere indicazioni sul da farsi. «Praticamente sono stati cinque gli ammessi - dice Pianese parlando con Camilleri - e qui sono due più forti degli altri». «Chi sono?», gli chiede il consuocero di Mastella. «Wollinford e Vams», spiega l'ingegnere e docente universitario. «Va bene, e noi su questo qua andiamo. Sul secondo», indica Camilleri. Detto fatto. «Certo appare obbiettivamente piuttosto singolare - notano i magistrati - che in pratica la Vams, poi aggiudicataria della gara, sembra essere stata l'unica interessata di cui è stata valutata l'offerta economica. È parso di comprendere, infatti, che a seguito di una serie di esclusioni preliminari si sia al fine giunti a riammettere la sola Vams»


Pubblicato il: 18.01.08
Modificato il: 18.01.08 alle ore 9.00   
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« Risposta #6 inserito:: Gennaio 18, 2008, 05:07:56 pm »

E il leader DEL Campanile torna all'attacco: «IL PD MI HA LASCIATO SOLO»

Caso Mastella, l'Udeur minaccia l'Unione: «Mozione pro Clemente o sarà crisi»

Fabris: «Tutta la maggioranza condivida la sua relazione».

Di Pietro: «Prodi dica con chi sta il governo»


ROMA - Il caso Mastella continua ad infiammare il dibattito politico. La tensione sale all'interno della stessa maggioranza che deve fare i conti, in primo luogo, con l'ultimatum lanciato dal capogruppo dell'Udeur alla Camera, Mauro Fabris. «Se la maggioranza lunedì non vota una mozione di totale condivisione di quanto ha detto il ministro in Aula, una formula del tipo "ascoltata la relazione del governo, si approva...", allora non c’è più una maggioranza non solo dal punto di vista numerico, ma politico, e i nostri voti non si contano più» spiega Fabris a proposito della relazione sullo stato della giustizia che Mastella ha depositato alle Camera mercoledì, giorno in cui ha annunciato le dimissioni.

«IMPOSSIBILE» - Tra l'esponente dell'Udeur e il ministro Antonio Di Pietro è polemica aperta: «Di Pietro - spiega Fabris - non ha finito la campagna elettorale, anzi la sta continuando. Avete sentito cosa ha detto ieri Donadi. Vedremo lunedì». E la replica proprio del capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera Massimo Donadi, non si è fatta attendere. «Impossibile votare a favore delle parole pronunciate mercoledì dall'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella in Aula». E lo stesso Di Pietro poco dopo rincara: «Questo governo - si chiede l'ex pm - crede anch'egli che ci sia un complotto giudiziario ogni volta che in Italia si indaga su un politico? Crede che la magistratura sia un'emergenza democratica per il Paese? Risolva questo problema il presidente del Consiglio e poi si capirà questo governo con chi deve stare».

ATTACCO AL PG - Mastella, dal canto suo, non resta alla finestra. «Mi hanno lasciato solo in aula. Il governo non c'era e io mi chiedo: ma, anche umanamente, me lo merito?» spiega l'ex ministro confidando ai giornalisti l'amarezza per il comportamento di alcuni alleati in questa vicenda. Salva il premier Romano Prodi che, aggiunge, «si è sempre comportato benissimo» ed è invece contro Antonio Di Pietro «che non ha mostrato alcun rispetto» e sul Pd che si appuntano le critiche del leader dell'Udeur: «Davvero, ci sono proprio tanti cuor di leone nel Partito democratico -ironizza- solo Vannino Chiti è venuto in aula con me la mattina delle dimissioni, gli altri avevano tutti da fare e queste sono cose che ti segnano». Quanto all'inchiesta «io e Sandra abbiamo subito un atto di cattiveria giuridica. Se mi avessero mandato un avviso di garanzia, io non sarei stato tenuto a dimettermi. Invece mi hanno indagato perché vogliono mmazzarmi politicamente, volevano - incalza Mastella - che togliessi il disturbo dal Ministero della Giustizia».

INTERROGATORIO LONARDO - Sono iniziati intanto i i primi interrogatori delle persone coinvolte nell’inchiesta dei pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Sandra Lonardo, moglie di Mastella e presidente del consiglio regionale della Campania, comparirà sabato davanti al gip di Santa Maria Capua Vetere, Francesco Chiaromonte, per l'interrogatorio di garanzia. Si tratta di un atto conseguentealla misura degli arresti domiciliari che le sono stati imposti nell'ambito dell'inchiesta nella quale è coinvolto anche il marito, nei confronti del quale non sono però stati adottati provvedimenti cautelativi. A seguito dell'azione giudiziaria contro di lui e contro la consorte (e nella quale sono coinvolti altri 23 personaggi tutti più o meno direttamente collegati con l'Udeur), Mastella aveva deciso mercoledì di rassegnare le proprie dimissioni dal governo, confermandole poi 24 ore dopo nel corso di una lunga conferenza stampa in cui il Guardasigilli (ormai dimissionario) ha spiegato di non volere trattamenti di favore.


18 gennaio 2008

da corriere.it

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« Risposta #7 inserito:: Gennaio 19, 2008, 11:17:48 pm »

Visto in tv

Così il bastonatore finì bastonato


Il moralizzatore ha trovato pane per i suoi denti. Alessandro Sortino si è presentato a Ceppaloni, davanti alla villa dei Mastella, con le classiche arance che si portano ai detenuti: spiritosaggine un po' facile e neanche troppo elegante. Ma sui suoi passi ha trovato Elio, il figlio minore del leader dell'Udeur. Che ha difeso i suoi genitori, difendendo se stesso: «Io non sono il figlio di un boss: sono un ingegnere con un contratto da metalmeccanico inquadrato al settimo livello in Finmeccanica. Guadagno 1.800 euro al mese».

La iena Sortino ha insistito, con la prosopopea tipica delle iene: più che una belva sembrava però una gatta, quella che va al lardo e ci lascia... Ormai le iene credono di essere i vendicatori della società, gli aggiustatori dei torti e degli storti.

C'è un fondo duro di moralismo e di ineliminabile vocazione pedagogica nel loro modo di far tv che spesso spaventa: svergognano gli imbroglioni, mettono alla berlina i politici, usano con disinvoltura la telecamera nascosta come un marchio d'infamia. Ma l'ingegner Elio non si è perso d'animo e alla iena che lo incalzava ha risposto per le rime: «Io guadagno 1.800 euro al mese. Tu invece? Avrai un contratto milionario? E so anche cosa fa tuo padre, lavora all'Authority per le comunicazioni. Vuoi dirmi che questo non c'entra niente col tuo lavoro?».

Il fatto che Sebastiano Sortino sia da un paio d'anni membro dell'Autorità delle comunicazioni non c'entra nulla con la carriera del figlio, anche se prima di quell'incarico ne ha ricoperto un altro di pari prestigio: direttore generale della Federazione italiana editori giornali. Quello che c'entra invece è che questi legami familiari sono spesso usati dai giustizialisti catodici per sputtanare qualcuno. Si può essere simpatici ma anche prevaricatori, si può essere furbi e passare per benefattori.

Si può entrare per bastonare e uscire bastonati.

Aldo Grasso
19 gennaio 2008

da corriere.it

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« Risposta #8 inserito:: Gennaio 20, 2008, 04:36:25 pm »

20/1/2008 (10:31) - BUFERA GIUDIZIARIA

Mastella: "Mia moglie è stata arrestata perchè davo fastidio"
 
Lo sfogo dell'ex Guardasigilli: «Maffei è solo un farabutto»


Ero un ministro scomodo e mia moglie è stata arrestata per occupare il ministero di Via Arenula. Quello che è accaduto me lo ha confermato». È l’accusa che l’ex Guardasigilli Clemente Mastella lancia davanti alle telecamere di Sky Tg24 , nella quale torna anche ad attaccare il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Mariano Maffei, affermando che «siamo in presenza di un farabutto che di diritto non sa nulla».

«Ho rappresentato il ministro scomodo che vuole la pace fra magistratura e politica -spiega il leader dell’Udeur- che desidera la normalità nel nostro Paese ma che non cede rispetto alle violenze di questo tipo. Complotto è una parola grossa? Ma i fatti sono grossi. Neppure Caselli negli anni più bui della vicenda del nostro Paese si arrischiò a definire associazione a delinquere un partito. Mia moglie -aggiunge Mastella- è stata arrestata per occupare il ministero, davo fastidio. Oggi tutte le cose accadute documentano e raccontano che quello che immaginavo è vero, purtroppo è drammaticamente vero».

«È una forma di persecuzione, si tratta di iniziative messe in atto per procurare terrore, però non farò battaglie contro i magistrati ma contro chi non crede nel diritto. La richiesta d’arresto per mia moglie -dice fra l’amareggiato e l’ironico Mastella- non la conosceva nessuno, neanche io che ero il ministro della Giustizia ma Travaglio sì e addirittura lo ha scritto in un libro e non sul giornale».

da lastampa.it
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« Risposta #9 inserito:: Gennaio 20, 2008, 11:26:49 pm »

2008-01-20 17:14

Mastella: "Mancano scuse Prodi e D'Alema"

di Nicoletta Tamberlich


CITTA' DEL VATICANO - In piazza come cattolico, solidale con Benedetto XVI, con un forte rammarico, quello di non poter avere accanto sua moglie Sandra che si trova agli arresti domiciliari ("mi sento agli arresti come lei"). Clemente Mastella, che ha risposto all'appello di Ruini e si è unito ai fedeli in piazza san Pietro, prima dell'inizio dell'Angelus si è concesso ai cronisti senza dimenticare di invocare un decreto legge per "evitare che ciò che è successo alla sua famiglia possa accadere ancora ad altri cittadini". Il presidente dell'Udeur, camminando sottobraccio al giornalista Carlo Rossella, è stato più volte applaudito dalla folla in piazza San Pietro. In tanti sono andati ad abbracciarlo e baciarlo per esprimergli la loro solidarietà.

AL PAPA SONO MANCATE SCUSE UFFICIALI DI PRODI E D'ALEMA - L'ex guardasigilli non ha esitato ha dare a Prodi e D'Alema una piccola lezione di cerimoniale su come avrebbe dovuto comportarsi il governo dopo la mancata partecipazione del pontefice alla Sapienza: "A mio parere la prima cosa che doveva fare il governo era che il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri chiedessero di essere ricevuti dal cardinal Bertone per dire 'vi chiediamo scusa per quello che e' successò". "Se fosse arrivato Sarkozy in Italia per fare una conferenza e fosse stato costretto a disertarla avrebbero dovuto chiedere scusa. Al di là del dato che riguarda le mie convinzioni personali - ha detto -, sarebbe stato un gesto dovuto da parte di uno Stato laico". Un palliativo per la vicenda è rappresentato, in questo senso, dalla lettera del Capo dello Stato: "L'intervento di Napolitano è surrogatorio, ma molto importante. Napolitano è una persona di grande sensibilità e il suo gesto merita rispetto".

MI SENTO AGLI ARRESTI COME MIA MOGLIE - Mastella, parlando della sua vicenda giudiziaria, ha puntualizzato più volte: "Io mi sento agli arresti assieme a mia moglie: siccome non potevano arrestare me, hanno arrestato lei" ha detto, condannando "un atto improprio e di un giudice non competente, datato quattro mesi fa, ma che, inspiegabilmente, è diventato pubblico in prossimità del discorso del ministro della Giustizia al Parlamento". "Non chiedo esenzioni fiscali o legali - ha aggiunto il leader dell'Udeur - di nessun genere. Spero che il prezzo che stiamo pagando possa servire a riportare serenità al Paese, anche se non capisco come mai l'unica famiglia italiana intercettata sia la mia".

IO E SANDRA CONVINTI DI FEDE CATTOLICA - Il mio unico conforto, ha detto, è nella fede e in quell'uomo vestito di bianco. Io e mia moglie comunque "non siamo dei martiri - ha esordito l'ex guardasigilli -, siamo però assolutamente convinti, della nostra fede cattolica. Voglio ricordare che siamo stati l'ultima coppia ricevuta da Giovanni Paolo II per i nostri trent'anni di matrimonio e abbiamo ancora la fede di allora".

MANI LIBERE? QUALCUNA INCATENATA - Mastella si è rifiutato di commentare l'attualità politica seguita alle sue dimissioni, ma a chi gli ha domandato se si senta, come capo dell'Udeur, "con le mani libere" rispetto all'esecutivo Prodi, ha risposto con una battuta: "Sulle mani libere direi proprio di no, visto che ne abbiamo qualcuna incatenata...".

UN DECRETO LEGGE - E' quello che l'ex ministro ha sollecitato per evitare che ciò che è successo alla famiglia Mastella possa accadere ancora ad altri cittadini. Ex ministro o, come lui si definisce ad un sostenitore che lo incontra a piazza San Pietro, "ex, ma non x". "Ho fede nella magistratura, in quella giusta", ha detto Mastella, quando verifica l'esistenza di fatti che hanno riscontro e che legittimano delle misure. Mastella non crede invece a "quei magistrati che si dichiarano incompetenti e poi ti arrestano. Se è così bisogna fare un decreto legge per evitarlo, perché questo può capitare a qualunque cittadino, imprenditore o operaio che sia".

VOLEVANO TOGLIERMI DA VITA POLITICA, NON CI SONO RIUSCITI - Un aspetto dimostrato dalle tante manifestazioni di solidarietà nei suoi confronti e in quelli di sua moglie, "il grande affetto da parte della gente comune". Ma il presidente dell'Udeur ha tenuto a precisare anche un altro aspetto di non poco conto: "Non mi interessa - ha detto - il sistema di potere del Pd e se, come ho letto dai giornali, hanno intenzione di correre da soli, lo facessero pure".

NO A RITORNO MANETTE COME NEL '92 - ''Io non voglio il ritorno delle manette come per Tangentopoli. Questa vicenda è molto diversa: qui non ci sono tangenti, non c'é un sistema di corruzione. Non voglio un clima da Terrore nel mio Paese". Mastella non ha dimenticato di ringraziare "per il suo apprezzabile intervento" il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, e anche la signora De Mita:" Se non porteranno mia moglie direttamente in galera, sicuramente fra le prime cose che farà sarà di andare a trovarla per ringraziarla della sua solidarieta".   

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