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Autore Discussione: Davide Madeddu. Soru: «Non piace che facciamo raccolta differenziata al 30%... »  (Letto 2589 volte)
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« inserito:: Gennaio 15, 2008, 04:58:52 pm »

Renato Soru: «Non piace che facciamo raccolta differenziata al 30%... »

Davide Madeddu


Dopo la guerriglia urbana davanti a casa sua e l’arresto di due persone accusate di essere potenziali attentatori Renato Soru, presidente della Sardegna non si tira indietro.

Qual è il suo stato d'animo dopo quanto è successo?

«Non che voglia minimizzare quello che è successo, ma dimenticarmene sì. Vorrei pensare a domani, alla politica. In tanti mi manifestano l'interesse e il consenso alle scelte fatte in queste ore e, in generale le scelte della Regione per l'ambiente, la stessa sostenibilità che cerchiamo di applicare con le scelte di governo».

Perchè l’assalto sotto casa sua?

«Io ora auspico che tutti saremo capaci di mettere immediatamente da parte gli episodi di intolleranza e persino di violenza, recuperando ragione, responsabilità e normali modalità di confronto politico. È successo un fatto grave, certo: una manifestazione violenta davanti alla casa privata del responsabile di un'istituzione. La politica non era mai scesa a questo. Il momento della discussione e anche il luogo è un altro. Ma Cagliari è una città civile, Vogliamo tutti quanti e anch'io tornare a godere del privilegio di girare a piedi per le sue strade».

Emergenza rifiuti e polemiche, cosa non ha funzionato?

«Innanzitutto le dico cosa funziona in Sardegna, e perché ci siamo potuti permettere di rispondere all'appello del governo per la solidarietà con una regione in difficoltà. In Sardegna la raccolta differenziata in tre anni è passata dal 3 al 30%, e la nostra Regione che era ultima ora è la prima fra le regioni meridionali, poco sotto la media nazionale. Nel 2008 abbiamo l'obiettivo del 40%, diventando una delle regioni italiane più virtuose in assoluto. Oggi non facciamo smaltimento nelle discariche di prodotti non separati, e cresce un'industria del recupero in grado di dare lavoro. Oggi aiutiamo le famiglie campane, non la camorra. E mentre mandiamo fuori dalla Sardegna 470 mila tonnellate di rifiuti tossici e nocivi, cominciamo smaltire le gomme con un'impresa che recupera il cordino d'acciaio e trasforma i pneumatici in scaglie, che mischiate al bitume danno la materia prima per fabbricare tappeti antisdrucciolo. Non è immondizia, è valore, è lavoro».

Ma la tensione resta alta...

«Preferisco parlare del sostegno che arriva all'azione della giunta regionale e direi alla Sardegna intera, che non viene confusa con una manifestazione violenta ma viene associata all'immagine di una Regione e di un popolo solidale».

Cosa si poteva fare e non è stato fatto?

«Stiamo parlando di un'emergenza, e quel che non poteva essere fatto è consultare tutti, la giunta regionale, il consiglio, i sindaci dei comuni sede di impianto e magari anche quelli dove i rifiuti devono solo transitare, come è il caso di Cagliari. Io mi sono assunto le mie responsabilità. I cittadini hanno la possibilità di votarmi se mi ricandido, di non votarmi se ritengono che ho operato male, e se ho fatto malissimo posso essere sfiduciato dal consiglio regionale».

Si ricandida?

«Sì, ho detto che mi riproporrò alle primarie. Stiamo facendo un lavoro importante in Sardegna: abbiamo proposto un modello di sviluppo che stiamo continuando a portare avanti che dice che in un mondo in cui i mercati ormai si sono globalizzati, le frontiere si sono aperte, i livelli di competizione sono aumentati, l'unico modo possibile per mantenere il livello di benessere già raggiunto e possibilmente aumentarlo è quello di appropriarci di un livello maggiore di conoscenza e saperi diffusi, perché è solo da questo che si possono creare migliori e nuovi posti di lavoro».

Pubblicato il: 15.01.08
Modificato il: 15.01.08 alle ore 13.51   
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