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Autore Discussione: Natalia Ėstemirova giornalista e attivista dell'associazione russa per i diritti  (Letto 955 volte)
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« inserito:: Luglio 16, 2023, 10:39:03 am »

Massimiliano Bondanini

Davide Cavaliere
 
Quattordici anni fa, il 15 luglio 2009, Natalia Ėstemirova, giornalista e attivista dell'associazione russa per i diritti umani Memorial, venne rapita e uccisa in Cecenia, il suo corpo tumefatto e crivellato di proiettili venne gettato in un bosco dell'Inguscezia come un rifiuto.
Nelle settimane precedenti la sua morte, come già per gli omicidi di Antonio Russo (2000) e Anna Politkovskaja (2006), Natalia Ėstemirova stava indagando su diversi casi di torture ed esecuzioni extragiudiziali commesse dai "Kadyrovtsy", le forze di Ramzan Kadyrov, il dittatore della Cecenia nominato personalmente da Vladimir Putin. La giornalista era già stata convocata da Kadyrov e minacciata di morte, ma si rifiutò sempre d'interrompere le indagini."Niet tcheloveka, niet problemy", si dice in russo, "nessun uomo, nessun problema". Dai tempi di Lenin, in Russia, i problemi si risolvono così: attraverso l'omicidio.
Dire che le indagini sulla morte della Ėstemirova siano state una farsa è un eufemismo. Gli investigatori russi individuarono come "sospettato" un certo Alkhazour Bachaev, un combattente islamista che avrebbe ucciso Natalia per vendicare un inesistente articolo anti-islamico e per mettere in cattiva luce (come se ce ne fosse stato bisogno) Kadyrov e le autorità cecene filo-russe.
La prova dell'omicidio? La pistola usata per il crimine venne trovata in un nascondiglio, insieme a una falsa tessera della polizia con la foto di Bachaev. Quest'ultimo passò a miglior vita quasi subito, ucciso durante un'operazione speciale, nel novembre 2009; non potè, dunque, commentare le accuse degli inquirenti. Questi, intanto, si rifiutarono pervicacemente d'indagare sui casi oggetto del lavoro della Ėstemirova poco prima della sua morte.
A oltre dieci anni dalla morte di Natalia, nulla è cambiato in Cecenia. Gli eccessi, la corruzione e la repressione islamista, compresi campi di concentramento per omosessuali, si sono intensificati o peggiorati. Solo gli attivisti di Memorial, nonostante processi, minacce e botte, continuano a indagare e pubblicizzare i crimini commessi dai "Kadyrovtsy" e dai loro padrini al Cremlino. Kadyrov, con lo stile gangsteristico che lo distingue, non ha esitato a minacciarli, e a farlo persino in diretta televisiva, definendoli "nemici del popolo, nemici della legge e nemici del governo".
Ad annichilire definitivamente Memorial ci hanno pensato, due anni fa, i tribunali al servizio di Putin. Il 28 dicembre 2021, infatti, la Corte Suprema della Federazione Russa ha decretato la chiusura della suddetta associazione con la scusa di aver infranto la "legge sugli agenti stranieri" del 2012, ma anche per aver "interpretato scorrettamente la storia sovietica e creato una falsa immagine dell'URSS raffigurandola come Stato terrorista e aver criticato gli organi del potere".
Dall'inizio dell'aggressione russa dell'Ucraina, i pestaggi e le violenze a danno degli attivisti per i diritti umani e dei giornalisti indipendenti sono aumentati. Nell'aprile dello scorso anno, il Nobel per la Pace russo Dmitry Muratov, direttore della Novaya Gazeta, che ha sospeso le pubblicazioni a causa della censura, venne assalito da un gruppo di sconosciuti del gruppo «Union of Z Paratroopers», a bordo del treno Mosca-Samara, che gli tirarono addosso vernice rossa e acetone.
Nella notte tra il 3 e il 4 luglio di quest'anno, la giornalista Elena Milashina, erede professionale di Natalia Ėstemirova, è stata brutalmente aggredita da un gruppo di uomini dal volto coperto, che l'hanno picchiata, fratturandole le dita di una mano e alcune vertebre, non prima di averla rasata e colorata con della vernice verde. Alcuni giorni dopo, l'avvocato russo Elena Ponomareva è stata aggredita e cosparsa di vernice. La donna è stata cosparsa di tintura antisettica verde a una fermata dell'autobus a Mosca, riportando ustioni chimiche di secondo grado agli occhi.
La vernice e le bastonate, si potrebbe dire con l'amara ironia dei dissidenti, sono senza dubbio preferibili alle pallottole che hanno ucciso Anna Politkovskaja, Nastija Baburova, Stanislav Markelov e, ovviamente, Natalia Ėstemirova; così come martelli che hanno spezzato l'esistenza di Igor Domnikov o alle sostanze che hanno avvelenato Juri Shchenkochikhin, tutti oppositori del regime di Putin, ma la dicono lunga sul clima di repressione e violenza presente in Russia.

da Fb del 16 luglio 2023
« Ultima modifica: Luglio 16, 2023, 10:40:37 am da Admin » Registrato

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