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« inserito:: Giugno 11, 2023, 06:38:32 pm »

Tullio Ferrante: «La sfida dell’autonomia non deve spaventare il Meridione I divari? Figli del centralismo»
di Angelo Agrippa

Parla il sottosegretario di Salvini alle Infrastrutture e ai Trasporti in predicato di essere incoronato coordinatore di Forza Italia nel Sud
Tullio Ferrante: «La sfida dell’autonomia non deve spaventare il Meridione I divari? Figli del centralismo»

Sua mamma e la mamma di Marta Fascina erano compagne di scuola. Ed anche l’attuale fidanzata di Silvio Berlusconi ha frequentato lo stesso liceo di Portici di Tullio Ferrante, 34 anni, avvocato a Roma, di San Giorgio a Cremano, deputato, sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti — da ieri incarico rinforzato con la nuova delega ministeriale alle attività delle Autorità di bacino distrettuale — ed ora in predicato di essere incoronato coordinatore di Forza Italia nel Mezzogiorno.

Ferrante, il Pnrr, finora, si è rivelato utile soprattutto perché ha concesso opportunità di sgravi fiscali ai privati, tra Ecobonus-Sismabonus (8,7 miliardi) e crediti di imposta Transizione 4.0 (6,7 miliardi). Ma il Mezzogiorno ne ha beneficiato quasi nulla: i 6,7 miliardi dei fondi di Transizione 4.0 – secondo il Rapporto della Corte dei conti -sono andati soprattutto alle imprese del Nord(65% circa), mentre il Sud è fermo poco sopra il 20%. Insomma, altro che 40 per cento al Mezzogiorno per ridurre i divari: non teme che il Sud resti a bocca asciutta?

«Il Governo sta lavorando per creare le condizioni per cui anche il Sud possa utilizzare quanto previsto nel Piano. È stato deciso di investire non meno del 40% delle risorse territorializzabili del Pnrr (pari a circa 82 miliardi) nel Mezzogiorno. Ma lo sviluppo del Sud, all’interno del Pnrr, non è affidato a singoli interventi, ma perseguito quale obiettivo trasversale dell’intero impianto del Piano. Occorre superare la debolezza strutturale del sistema produttivo del Sud».

Tullio Ferrante: «La sfida dell’autonomia non deve spaventare il Meridione I divari? Figli del centralismo»

Come?

«Il Piano, in complementarità con la programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 e al programma React-EU, mette a disposizione del Sud una capacità di spesa e di investimento straordinaria per puntare, in coerenza con le linee guida di Next Generation EU, al riequilibrio territoriale. Ma al netto di ciò, ricordo che il Governo per il Sud e le sue imprese ha previsto anche la proroga per il 2023 del credito di imposta per l’acquisto di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno, il rifinanziamento dei contratti di sviluppo, le ulteriori risorse stanziate per l’Ipcei - importanti progetti di comune interesse europeo - e l’incremento del fondo di garanzia per le Pmi. Inoltre, la Legge di Bilancio 2023 ha previsto un esonero contributivo parziale di cui beneficiano le imprese che assumono al Sud».

Il Pnrr finanzia la Napoli-Bari e i grandi progetti di mobilità da tempo sospesi. Ma il blocco dei Fondi Sviluppo e Coesione rischia di non far arrivare le dovute risorse ai Comuni per rifare, ad esempio, le strade urbane.

«La programmazione del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) per il ciclo 2021-27 si pone quale essenziale leva di mobilitazione per il rilancio degli investimenti e di attuazione di improcrastinabili riforme. La destinazione di tali risorse in una percentuale dell’80 per cento in favore delle Regioni del Mezzogiorno, insieme a quelle di cui al Pnrr, al Fondo complementare ed ai Fondi strutturali della Ue, ripropone l’obiettivo principale di un rafforzamento strutturale del Mezzogiorno per colmare l’atavico divario con le aree più sviluppate del Paese. Sono in corso serrati approfondimenti per ottimizzare le sinergie tra le misure delle politiche di Coesione programmazione 2014-2020, 2021-2027 e quelle di cui al Pnrr. I Comuni, dal canto loro, sono chiamati a definire le priorità nell’ambito della rimodulazione degli interventi, oggetto di valutazione da parte del Governo, prevedendo azioni complementari in un’ottica di sistema sempre più sinergico».

Ha ragione l’economista Gianfranco Viesti che al Fatto quotidiano ha dichiarato che «il problema è serissimo perché mentre si crea tanta domanda con gli investimenti del Pnrr, non si rafforza la produzione: si realizzano ponti, eolico, bus elettrici, ma importando dall’estero o dalle Regioni più produttive»?

«Il Governo sta lavorando per far sì che l’Italia persegua gli obiettivi di maggiore competitività delle imprese creando le condizioni per un’indipendenza non solo nella catena produttiva, stimolando investimenti nelle aree meno sviluppate, ma anche favorendo una maggiore infrastrutturazione e implementando azioni e progetti volti all’interconnessione. Così raggiungeremo l’obiettivo di porre l’Italia al centro delle politiche europee di sviluppo con la creazione di posti di lavoro in un’ottica di maggiore coesione ed inclusione come richiesto dalle direttive europee».

Perché, in particolare nel Mezzogiorno, si continua ad incontrare difficoltà nella spesa dei fondi europei, senza che si riesca a porre mai riparo?

«Avverto sicuramente una incapacità atavica e strutturale, da parte di molte realtà meridionali, nello spendere i fondi erogati. Le cause sono molteplici: certamente la farraginosità della burocrazia e su questo rilevo che il nuovo Codice appalti adottato dal Governo assesti un duro colpo all’oppressione burocratica contro cui da anni si batte il presidente Silvio Berlusconi. Ma spesso emerge anche l’inadeguatezza di una classe dirigente locale interessata il più delle volte a coltivare il proprio orticello di consenso, con scarsa progettazione, inesistente visione di futuro e di sviluppo della propria terra».

Passiamo al dibattuto tema dell’autonomia differenziata: il suo Governo vuole realizzare la riforma Calderoli. Ma come si fa ad affermare che saranno finalmente ridotti i divari tra nord e sud ad invarianza di spesa?

«La sfida dell’autonomia non deve spaventare noi cittadini del Sud. I divari territoriali sono frutto non dell’autonomia (che ancora non c’è) ma del centralismo su cui è imperniato il nostro sistema. Fermo restando che sarà necessario individuare e quantificare i livelli essenziali delle prestazioni omogenei in tutto il territorio nazionale, ritengo che autonomia differenziata significhi puntare sul merito e sulle responsabilità. Diamo maggiori competenze alle Regioni che lo richiedono con la consapevolezza che ciò significhi anche maggiori certezze. Significa che finirà il principio per cui “e’ sempre colpa dello Stato padrone”: l’eventuale malagestione sarà imputabile alla classe dirigente locale. I cittadini, dunque, avranno ben chiari meriti e demeriti dei propri amministratori locali, premiandoli o sanzionandoli poi col voto democratico».

Il ministro dei Trasporti, Salvini, ieri parlando in provincia di Como ha dichiarato: “l’autonomia delle Regioni significa che da quest’anno i soldi della navigazione laghi, frutto del lavoro sul lago di Garda, Maggiore e di Como, rimarranno qua per essere investiti. Insomma, la questione dei residui fiscali non è del tutto risolta e se ciò che si produce in termini di ricchezza in un territorio rimane lì, per il Sud non c’è speranza?

«Il Sud ha speranza se avrà amministratori capaci di spendere i fondi nazionali ed europei, che abbiano il coraggio e l’ardore di non dipendere dall’assistenzialismo romano, che abbandonino metodi clientelari nella gestione del potere, che abbiano una visione di futuro, di progresso a partire dal sì alle grandi opere, di rilancio. Che capiscano che il Sud riparte se fa affidamento sulle proprie ricchezze naturali, artistiche, enogastronomiche e quindi valorizzandole».

Sottosegretario, lei viene indicato come il prossimo coordinatore di Forza Italia per il Mezzogiorno. Come sarà il nuovo partito al Sud e su cosa punterete?

«Leggo in questi giorni fantasiosi rumors giornalistici. La verità è che il partito è fortemente impegnato in un’opera di rilancio e di riorganizzazione anche territoriale e che fa del giusto mix tra esperienza politica, civismo e protagonismo giovanile il suo mantra. Questa è la nostra missione».

La Campania resta una regione chiave per Forza Italia. Rivendicherete la candidatura del centrodestra alla presidenza della Regione?

«Forza Italia, stando ai dati delle ultime elezioni amministrative, è il primo partito del centrodestra. In alcune realtà, penso a Scafati nel Salernitano, patria del presidente De Luca, ci avviciniamo al 20%. Sicuramente abbiamo donne, uomini, titoli, proposte e piena legittimità per rivendicare la guida della Regione Campania, sempre naturalmente in sinergia con i nostri alleati di governo».


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