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Autore Discussione: La gelosia verso il partner è un’emozione complessa che si manifesta quando ...  (Letto 1223 volte)
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« inserito:: Giugno 11, 2023, 06:21:24 pm »

Frasi tipiche del partner geloso

Ana Maria Sepe | 30 Maggio | Vita di Coppia
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AUTHOR DETAILS

Ana Maria Sepe
Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
sepeannamaria@gmail.com


La gelosia verso il partner è un’emozione complessa che si manifesta quando una persona prova timore, preoccupazione o ansia riguardo alla possibilità che il proprio partner possa essere coinvolto o interessato emotivamente o romanticamente a qualcun altro. Quando siamo assaliti dalla gelosia, proviamo anche tanta angoscia e un gran malessere: essere gelosi di qualcuno che amiamo è naturale, ma questo è vero fino ad un certo punto; se la gelosia diventa eccessiva, fino a diventare quasi un’ossessione, le cose cambiano
La gelosia verso il partner può manifestarsi in modi diversi, a seconda dell’individuo e delle dinamiche della relazione
Alcune persone potrebbero diventare più controllanti, cercando di monitorare le azioni o le comunicazioni del partner. Altre possono manifestare segnali di insicurezza, come l’ansia costante o la richiesta di conferme e rassicurazioni costanti da parte del partner.
È importante notare che la gelosia non è necessariamente un indicatore di amore o cura per il partner, ma può essere un riflesso di insicurezze personali, mancanza di fiducia o esperienze passate negative. La gelosia eccessiva può mettere a dura prova una relazione, causando tensioni, litigi e una sensazione di mancanza di libertà o autonomia per entrambi i partner. Tuttavia, è importante sottolineare che una certa dose di gelosia può essere considerata normale e può anche contribuire a mantenere una relazione monogama e impegnata. La chiave sta nel trovare un equilibrio sano tra la fiducia reciproca, la comunicazione aperta e l’autonomia individuale.

Perché si è troppo gelosi del partner?
Le origini della gelosia nei confronti del partner possono essere attribuite a una combinazione di fattori evolutivi, sociali e psicologici. Spesso dietro alla gelosia c’è la paura di essere abbandonati, una paura questa che sembra venire da molto lontano, ovvero dal rapporto intrattenuto con le nostre figure di accudimento, da cui non ci siamo sentiti amati. La “Teoria dell’attaccamento” spiega bene questa dinamica, poiché afferma come la nostra insicurezza spesso dipenda dal rapporto che abbiamo avuto con i nostri genitori quando eravamo bambini. Ecco alcuni aspetti da considerare.

Bisogni di sicurezza e protezione
La gelosia può derivare dalla necessità umana di sentirsi sicuri e protetti nella relazione. Essa può scaturire dal desiderio di mantenere l’esclusività e l’attenzione del proprio partner, evitando potenziali minacce o tradimenti.

Paura dell’abbandono e dell’insicurezza
La gelosia può essere alimentata dalla paura profonda di perdere il proprio partner. Questa paura può derivare da esperienze passate di abbandono o tradimento, insicurezze personali o un senso di inadeguatezza. La gelosia può diventare un modo per cercare di controllare e mantenere la relazione come misura protettiva.

Fattori culturali e sociali
Le influenze culturali e sociali possono giocare un ruolo importante nell’accentuare o mitigare la gelosia. In alcune culture o contesti sociali, la gelosia può essere considerata una dimostrazione di amore o una forma di protezione della propria dignità. Al contrario, in altre culture, la gelosia eccessiva può essere considerata come un comportamento dannoso per la relazione.

Conflitti di valore e aspettative
La gelosia può scaturire da differenze di valore e aspettative nella relazione. Ad esempio, se una persona attribuisce grande importanza all’esclusività e all’attenzione del partner, potrebbe reagire con gelosia quando percepisce che tali aspettative non sono soddisfatte. Differenze di valori riguardo alla monogamia, all’amicizia con persone di sesso opposto o ad altre questioni relazionali possono influenzare la manifestazione della gelosia.

Mancanza di fiducia
La gelosia può sorgere da una mancanza di fiducia nel proprio partner o nella relazione stessa. Eventi passati, come il tradimento o il comportamento sleale, possono minare la fiducia e generare sentimenti di gelosia anche in situazioni in cui non è giustificata. La mancanza di comunicazione aperta e onesta può anche alimentare la mancanza di fiducia e la gelosia.

Autostima e insicurezze personali
L’autostima e le insicurezze personali possono giocare un ruolo significativo nella manifestazione della gelosia. Una persona con una bassa autostima o insicurezze profonde può essere più incline a sperimentare sentimenti di gelosia, temendo di non essere abbastanza attraente o interessante per il proprio partner.

Frasi tipiche delle persone gelose
Ecco alcune frasi tipiche che potrebbero essere pronunciate da un partner geloso
“Perché parli sempre con quella persona? Non ti basta la mia compagnia?”
“Non mi piace come guardi gli altri. Rimani concentrato su di me.”
“Mi hai detto che saresti uscito solo con gli amici, perché c’era anche quella ragazza?”
“Non voglio che tu abbia amici di sesso opposto. Possono essere una tentazione per te.”
“Mi stai nascondendo qualcosa? Non posso fidarmi completamente di te.”
“Quando non sei con me, penso sempre a cosa potresti fare alle spalle.”
“Ho visto che hai messaggi sul telefono. Con chi stavi chattando?”
“Non posso sopportare l’idea che tu possa interessarti a qualcun altro.”
“Mi sento minacciato/a quando incontri persone nuove. Ho paura che ti piacciano più di me.”
“Perché guardi sempre le foto delle tue ex sui social media? Non hai dimenticato il passato?”
“Non mi piace che tu vada a feste senza di me. Chissà cosa potrebbe succedere là fuori.”
“Mi rende geloso/a quando vedi qualcuno del sesso opposto e ridi alle sue battute.”
“Vorrei che fossi più attento/a a come ti vesti quando esci. Non voglio che attiri l’attenzione di altre persone.”
“Sei troppo amichevole con le persone. Non riesco a capire se sei solo gentile o se c’è qualcos’altro.”
“Hai una storia così complicata con il tuo ex. Non riesco a fidarmi completamente di te.”
“Mi sento insicuro/a quando ti trovi in ambienti in cui ci sono molte persone attraenti.”
“Non riesco a sopportare l’idea che tu possa incontrare qualcuno di migliore di me.”
“Sei troppo segreto/a riguardo ai tuoi piani. Cosa succede quando non sono con te?”
“Hai il diritto di parlare con chi vuoi, ma preferirei che evitassi certe persone.”
“Mi sento geloso/a quando ricevi complimenti da altre persone. Voglio essere l’unico/a a farti sentire speciale.”

È importante notare che queste frasi non rappresentano un comportamento sano o desiderabile nella gestione della gelosia. La gelosia eccessiva può mettere a dura prova una relazione e può essere utile cercare modi più costruttivi per affrontare le proprie insicurezze e paure.

Affrontare la gelosia del partner: consigli per una relazione sana
Da sempre sulla gelosia convergono opinioni molto diverse. Quel che è certo è che esiste e si fa sentire. Avere a che far con una persona gelosa può poter essere un problema, soprattutto se questa arriva a fare delle continue scenate di gelosia, a volte immotivate. Cosa si può fare dunque per gestire una persona gelosa?

Comunicazione aperta
La comunicazione è fondamentale per affrontare la gelosia in una relazione. Entrambi i partner dovrebbero sentirsi a proprio agio nel discutere apertamente dei propri sentimenti, preoccupazioni e insicurezze. Creare uno spazio sicuro per esprimere le proprie emozioni può aiutare a comprendere meglio le ragioni alla base della gelosia e trovare soluzioni insieme.

Trasparenza e sincerità
La trasparenza è essenziale in una relazione sana. I partner devono essere aperti e sinceri riguardo alle proprie azioni, amicizie e interazioni con altre persone. Se c’è una ragione legittima dietro un comportamento che potrebbe suscitare gelosia, è importante spiegare ciò al partner in modo che non ci siano segreti o malintesi.

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Costruire fiducia
La gelosia può spesso essere alimentata da una mancanza di fiducia. Entrambi i partner devono impegnarsi per costruire e mantenere la fiducia reciproca. Questo può comportare l’adempimento delle promesse, l’essere affidabili e il dimostrare coerentemente che si è degni di fiducia. Inoltre, è importante ricordare che la fiducia si costruisce nel tempo e richiede sforzi continui da entrambe le parti.

Limiti sani
È importante stabilire limiti sani nella relazione. Questi limiti possono riguardare la privacy, le amicizie di sesso opposto o le attività sociali. Entrambi i partner devono discutere e concordare su questi limiti in modo da evitare situazioni che potrebbero innescare la gelosia. Tuttavia, è fondamentale che i limiti siano ragionevoli e non limitino la libertà individuale.

Affrontare le insicurezze
Spesso la gelosia è alimentata da insicurezze personali. I partner possono aiutarsi reciprocamente ad affrontare queste insicurezze, sostenendosi l’un l’altro e rafforzando l’autostima. Questo può includere elogi sinceri, rassicurazioni e la valorizzazione delle qualità positive dell’altro. Lavorare insieme per superare le insicurezze può contribuire a ridurre la gelosia e promuovere una maggiore fiducia nella relazione.

Coinvolgere un professionista
Se la gelosia persiste nonostante gli sforzi congiunti, potrebbe essere utile coinvolgere un terapeuta o un consulente di coppia. Un professionista può fornire un supporto neutrale e aiutare entrambi i partner a esplorare le radici profonde della gelosia, offrendo strategie pratiche per superarla.

La fiducia, la trasparenza e il supporto reciproco sono fondamentali per affrontare la gelosia in modo sano e costruttivo!
Ogni relazione è unica e richiede un lavoro costante per mantenere un ambiente di fiducia e amore reciproco. Perché l’amore non ha delle regole, ma si fonda sul rispetto, l’accettazione e la stima. I principi sono quelli che i partner decidono di stabilire nel rapporto di coppia, le regole del gioco decise che siano condivise da entrambi.

Se la persona gelosa riesce a manipolarci mentalmente, possiamo anche subire queste imposizioni e pensarle come interessamento, premura e amore! Un rapporto vissuto in questo modo non può essere basato sull’amore, che per definizione ha per scopo la reciproca e serena realizzazione. La libertà di vivere la propria vita anche come singolo, oltre che come parte di una coppia, viene completamente violata. L’amore non è mai sottomissione, al contrario è libertà…ricordalo sempre.

“Riscrivi le pagine della tua vita”
Ti piacerebbe leggere un libro che parli di te, delle Tue emozioni, dei Tuoi pensieri, dei Tuoi sogni, ma anche delle tue paure, dei problemi, delle difficoltà che vivi? Un libro che ti aiuti a trovare le risposte che cerchi, che ti faccia le domande giuste, che ti faccia riflettere e che ti ispiri? Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio libro. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» In ogni pagina ti spiego come acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia. Perché come scrivo nell’introduzione sì, si nasce due volte: la prima è lasciata al caso ed è quando vieni al mondo, la seconda si sceglie, ed è quando impari a volerti bene. Se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te. Lo trovi nella tua libreria di fiducia a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoadvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
Se ti piace quello che scrivo, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor
Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*

Content Revolution
Le attenzioni che hai ricevuto nell’infanzia determinano il tuo successo in età adulta

Ciò che sto per scriverti cambierà radicalmente il modo in cui ti vedi e anche il modo a cui tu pensi al tuo organismo. Il tuo corpo non è qualcosa di statico e qualcosa in continua evoluzione e ha un legame strettissimo con la tua mente e i tuoi comportamenti. Per avallare tali affermazioni, vedremo insieme i risultati di alcune importanti ricerche. Ma proseguiamo per gradi.
Nel definire chi siamo, cosa vogliamo e cosa siamo disposti ad affrontare per ottenerlo, il nostro passato, la nostra infanzia, gioca un ruolo predominante. Non si tratta di una mera questione funzionale (come ho imparato a comportarti per ottenere ciò che voglio), si tratta anche di una questione strutturale (come si sono modellati i miei network neuronali e, di conseguenza, il mio equilibrio neuro-endocrino). Ogni organismo vivente è una storia a sé, ogni corpo ha le sue speciali peculiarità perché si è dovuto adattare a un ambiente di sviluppo unico. Ecco perché, anche se all’apparenza noi umani siamo tutti uguali, ognuno è profondamente diverso dall’altro.

Gli esperimenti sugli animali: i topini di Levine
La gran parte delle ricerche sull’uomo iniziano con osservazioni su esemplari animali: i topi. Seymour Levine, neuroscienziato che a partire dagli anni ’50 ha dedicato l’intera sua vita alla ricerca presso la Stanford University, ha collezionato oltre quattrocento pubblicazioni scientifiche. Molte delle quali possono mostrarci la rilevanza dell’impatto che hanno le emozioni sul nostro corpo, soprattutto quando le viviamo durante l’infanzia.
Senza soffermarmi troppo sulla lunga serie di evidenze che ha raccolto, mi soffermerò sulle osservazioni che ha fatto su una colonia di topolini. Se ci rifletti, nel regno animale, non esiste un’immagine più naturale di una madre che si prende cura del suo cucciolo. Questo fenomeno, così spontaneo, è ancora oggi un importante oggetto di studi per gli scienziati di tutto il mondo.
I topi, anche se non godono di buona fama, proprio come noi umani sono mammiferi e alla nascita ricevono cure genitoriali. Proprio come un cucciolo di uomo, quando un topo viene al mondo, la mamma s’impegna nell’accudirlo. Lo allatta, lo toeletta (gli lecca frequentemente il pelo per tenerlo pulito) e lo tiene vicino (la vicinanza fisica serve per garantirgli protezione e calore). Un topolino quando viene al mondo non sa nulla su quali sono i rischi dell’ambiente in cui nasce, è spaventato e ha bisogno di rassicurazioni, esattamente come un cucciolo di uomo!
Le osservazioni di Levine furono semplici. Notò che le colonie di topini che trascorrevano più tempo con la madre, che ricevevano più toelettature e vicinanza fisica, mostravano uno sviluppo fisico migliore. In particolare, mostravano una ridotta reattività neuroendocrina (più alta tolleranza allo stress!).
Cosa significa tutto questo? Che le sensazioni di sicurezza e di protezione sviluppate nel legame materno, possono forgiare un corpo più resistente allo stress e alle malattie. È la fisiologia a risentire di quelle cure. I gesti di cura genitoriali hanno un impatto sul nostro organismo e ci rendono più resilienti “da dentro”.
La progenie di topini cresciuta con “madri premurose” aveva delle prove fisiologiche tangibili delle attenzioni materne ricevute. Le sensazioni di protezione e sicurezza che aveva ricevuto nei primi periodi di vita si erano trasformate in qualcosa di strutturale, che era ormai entrato a far parte del corpo! Un’esperienza emotiva può tradursi in una condizione fisica.

Le osservazioni sull’uomo
Nel cervello dell’uomo, così come in quello dei roditori, c’è una centralina che ci rende più o meno resistenti alle avversità della vita. Qualcuno definirebbe questa caratteristica resilienza. Come adesso potrai immaginare, la resilienza è qualcosa di fisico, qualcosa di corporeo, perché essa prevede un buon funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Si tratta di tre componenti che vengono definite, popolarmente, “la centralina dello stress”. Quando ci sentiamo esposti a minacce (paura dell’abbandono, del rifiuto, ansia, pressioni lavorative, scadenze economiche…) o ingiustizie, l’asse ipotalamo-ipofisi-surrente si attiva e agisce tramite rilascio di adrenalina e noradrenalina da un lato e cortisolo dall’altro.

Questo sistema ha ricadute importanti sull’intero organismo, ne segnaliamo solo gli effetti diretti:
bilancio elettrolitico
bilancio idrico
termoregolazione
metabolismo
digestione
respirazione
pressione sanguigna
risposta immunitaria
umore
Un’alterata regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene è frequentemente coinvolta nell’insorgenza di patologie organiche e psichiatriche. Indipendentemente dai meccanismi biologici sottostanti, appare evidente come un sistema in grado di modificare funzioni vitali così importanti come i processi digestivi, le risposte immunitarie e il tono dell’umore, abbia bisogno di un controllo efficiente; se questo è compromesso, si potranno avere patologie gravi come disturbi dell’alimentazione, patologie immuni e autoimmuni, disturbi funzionali a carico del sistema gastro-intestinale (come il colon irritabile) e altri seri disturbi quali ansia e depressione.
È opportuno ricordare che lo stress non è solo quello del lavoro o delle bollette da pagare. «Stress» è un termine estremamente generico. Il nostro organismo lo sperimenta anche quando ci sentiamo in colpa, sopraffatti, angosciati, frustrati, tristi… La qualità delle emozioni che sperimentiamo conta tantissimo.

Cosa c’entra tutto questo con le attenzioni che riceviamo da bambini?
Come ci dimostrano le osservazioni sui topi da laboratorio, la stabilità e il funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, è sensibile alle esperienze precoci. Se durante la nostra infanzia ci siamo sentiti al sicuro e protetti, allora questo sistema biologico si sarà sviluppato in modo sano. Al contrario, se abbiamo sperimentato cure discontinue, assenze genitoriali, scarsa vicinanza fisica o addirittura se i nostri genitori sono stati fonti di sensazioni minacciose quali paura e angoscia, la nostra centralina dello stress diventerà molto sensibile. Ciò significa che, da adulti, tenderemo a sentirci più spesso sopraffatti, a scoraggiarci facilmente dinanzi alle avversità. Vedremo le imprese che ci aspettano nel mondo come più grandi di noi.
Un esempio banale? Se per chi tollera bene lo stress una vacanza è solo una vacanza, per chi ha un’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ipersensibile le stesse fasi di prenotazione e uscita dalla zona di comfort possono diventare motivo di preoccupazione. Un esempio più pratico che ci coinvolge tutti nel quotidiano risponde alla domanda: quanto siete in grado di tollerare le circostanze avverse? Un’ordinazione al ristorante che non arriva, una commessa al supermercato lentissima, la coda del traffico urbano, l’impiegato della posta inefficiente…? Queste esperienze vi fanno giusto crucciare la fronte, o vi fanno andare su tutte le furie? Si tratta di semplici “sollecitazioni” alle quali tutti noi siamo esposti, solo che qualcuno interiormente le subisce parecchio, mentre su altri, scivolano via come piccole gocce d’acqua su un impermeabile.

Se per esempi così banali c’è una netta differenza, prova a pensare poi a chi tenta di costruire una carriera e deve fronteggiare le grandi avversità della vita. La verità è che il corpo che ci accompagna fin dalla nascita è l’involucro delle nostre emozioni, quelle stesse emozioni forgiano i nostri “sistemi organici” fino a creare un dialogo bidirezionale tra ciò che sentiamo e ciò che siamo. Se è vero che molto è già stato scritto nel nostro passato, è altrettanto vero che oggi, da adulti, possiamo regalarci quelle esperienze di sicurezza e quelle attenzioni che da bambini -più o meno involontariamente- i nostri genitori ci hanno negato.

Possiamo essere, per noi stessi, dei genitori migliori di quelli che abbiamo avuto. Possiamo imparare ad autoaccudirci e autorassicurarci anche durante gli eventi di vita più avversi. Come premesso, quelli che ho riportato in questo articolo sono solo l’ABC. Purtroppo, c’è chi deve fare i conti con infinite resistenze, senso della solitudine, malattie fisiche oltre che affezioni emotive. Sta a noi imparare a prenderci cura di noi stessi, sta a noi imparare a tenderci una mano calma, sicura e stabile. Le emozioni che ci costruiamo oggi -anche se con fatica- possono ancora “ricablare” i nostri sistemi e renderci persone…. resilienti. Pronte a tutto per raggiungere i nostri obiettivi e non farci schiacciare dai drammi vissuti nel passato.

Libri consigliati: autoanalisi e self-help
Se ti è piaciuto questo articolo, sappi che è tratto dal primo paragrafo del capitolo VII del libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». Il libro di Psicologia e self-help più venduto. Si tratta di un manuale di auto-analisi alla portata di tutti, che può aiutarti a capire profondamente te stesso, cosa ti è mancato nel passato e come porre rimedio nel presente. Si trova in qualsiasi libreria d’Italia o su questa pagina Amazon. È stato il primo libro di Psicoadvisor nonché bestseller del 2022, a breve saremo in libreria con un nuovo titolo: «d’amore ci si ammala e d’Amore si guarisce», un’avventura alla scoperta di ogni parte di sé, della propria vita psicoaffettiva e sentimentale. Conoscersi profondamente e comprendere le complessità del nostro sistema mente-corpo è un lusso che tutti dovrebbero concedersi!

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
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Come l’infanzia sta influenzando la tua vita di coppia
Negli USA si sta parlando tanto di Childhood Emotional Neglect (CEN), un fenomeno che in italiano potremmo tradurre come trascuratezza emotiva nell’infanzia. A un occhio poco esperto, il nome “trascuratezze emotiva nell’infanzia” può dire poco e nulla, ma in realtà nasconde una serie di dinamiche che hanno interessato tutte le generazioni passate e che interessa anche la nuova progenie.

Childhood Emotional Neglect
La trascuratezza emotiva è legata all’incapacità del genitore di rispondere adeguatamente ai bisogni emotivi dei figli. Uno dei compiti fondamentali dei genitori risiede nell’educazione, oggi è sempre più importante parlare di educazione emotiva. Il primo passo per impartire una sana educazione emotiva ai propri figli sta nel convalidare le emozioni che sperimentano quotidianamente e far sì che possano incanalarle nel modo più appropriato. All’educazione che si trasmette con gesti e con parole, si aggiunge quella che il bambino assorbe quasi per osmosi, dove il genitore diventa il modello emotivo del figlio.
Se i genitori non sono in grado di riconoscere i bisogni dei bambini oppure, quando le emozioni si presentano e i genitori le minimizzano con frasi come “non c’è nessun motivo per piangere” o “non è successo niente” o ancora peggio “se non smetti di piangere subito la mamma ti lascia qui al supermercato” staranno dicendo al bambino che la sua reazione, del tutto normale e comprensibile, è inadeguata. Il bambino ha una tendenza a generalizzare: se ciò che provano è inadeguato, loro stessi iniziano a sentirsi inadeguati e sbagliati, è così che nascono insicurezze, fragilità, bassa autostima, sensi di colpa e rabbia ancestrale (quella che da adulti possiamo definire rabbia patologica o con spiccata aggressività).

A differenza dei maltrattamenti, dell’abbandono o dell’abuso, dove i segnali sono evidenti fin da subito, la trascuratezza emotiva non dà sintomi così eclatanti, almeno non fin da subito. La trascuratezza emotiva nell’infanzia crea il terreno fertile per una lunga serie di disturbi e disagi quali: bassa autostima, depressione, vergogna, inadeguatezza, aggressività, incapacità di instaurare legami duraturi e stabili, ammutinamento emotivo, anaffettività, stili di attaccamento disfunzionali e disturbi di personalità.

Disturbi di personalità
La trascuratezza emotiva, portata all’estremo, può essere la causa di disturbi di personalità come il disturbo narcisistico di personalità, disturbo borderline di personalità, disturbo dipendente di personalità...

Come l’infanzia che hai vissuto sta influenzando la tua vita di coppia
Le attuali conoscenze in ambito psicologico, supportate da una vasta letteratura, rivelano l’esistenza di una significativa vulnerabilità psicologica associata alla “negligenza emotiva”. I bambini che crescono privi di una sana educazione emotiva non imparano a valutare, comprendere o usare le proprie emozioni in modo funzionale. Questo “deficit emotivo” si fa sentire in molti ambiti della vita ma ancora di più in ambito sentimentale e nei rapporti intimi. Le conseguenze più comuni dalla Childhood Emotional Neglect, che puoi riscontrare nel rapporto di coppia, sono:

Incapacità di accedere alle tue emozioni o di esprimerle in modo funzionale e coerente con i tuoi reali bisogni.
Difficoltà a regolare le emozioni,
Difficoltà a comprendere realmente i tuoi bisogni.
Difficoltà a prendere decisioni.
Difficoltà a instaurare un legame stabile e duraturo.
La trascuratezza emotiva che hai sperimentato durante l’infanzia ti segue come una nuvola invisibile che limita le tue possibilità di essere felice e godere a pieno della ricchezza offerta dalla vita e dalle relazioni sentimentali. Le conseguenze appena elencate interferiscono tangibilmente sulla vita di coppia innescando una serie di sintomi, tutti con un impatto negativo sulla relazione.
La trascuratezza emotiva sperimentata nell’infanzia rende i legami sentimentali più confusi di quanto dovrebbero essere.
Per gestire con successo qualsiasi tipo di relazione, è necessaria una buona dose di intelligenza emotiva. L’intelligenza emotiva include la capacità di sapere cosa si prova in un dato momento e perché, da qui, riuscire a confrontarsi con l’altra persona in modo coerente.

Se durante l’infanzia non hai ricevuto una giusta alfabetizzazione delle emozioni, probabilmente molti scontri/incontri/confronti con il partner potrebbe generare in te e nel tuo partner confusione. Potrebbe esserci anche un’incoerenza tra:

Le richieste che fai al partner o ciò che riferisci al tuo partner come tua volontà.
I tuoi reali bisogni (la tua reale volontà)
Le tue aspettative circa gli eventi e i comportamenti dello stesso partner.
In questo moto, la relazione finisce per diventare un vero puzzle sia per te (che spesso finisci per sentirti incompresa/o), sia per il tuo partner che spesso finisce per sentirsi confuso. E’ difficile affrontare con chiarezza un problema quando non si può toccare con mano ne’ tanto meno comprenderlo.

La trascuratezza emotiva ti fa allontanare dall’altra persona e rende il rapporto meno profondo.
Nel rapporto di coppia ti senti spesso sprovvisto/a di quegli strumenti atti a gestire i conflitti e qui si configurano due scenari differenti. Da un lato c’è chi i conflitti li innesca e tende a esasperare il partner e dall’altro, invece, c’è chi vuole evitare a priori i conflitti. Entrambi gli atteggiamenti inevitabilmente porteranno a un’allontanamento dal partner. Anche qui, in entrambi i casi, dovresti lavorare sulla tua intelligenza emotiva.
Ricorda che dare e ricevere supporto emotivo crea calore, unisce e rende i legami più profondi. Se tendi a ignorare problemi, emozioni e sentimenti discordanti, ti ritroverai con un rapporto superficiale che non sarà in grado di darti le gratificazioni che meriti.

Ti senti disorientato e spesso non sai cosa è giusto.
Tutti i sentimenti e le emozioni, positive o negative che siano, possono essere stimolanti. Se con l’alimentazione mettiamo in moto il nostro corpo, sono le emozioni e sentimenti a fornirci il carburante per affrontare la vita. Le emozioni ci motivano, ci guidano e ci muovono.
Un mancato accesso alle emozioni non solo rende difficile la gestione di ogni conflitto e la messa a fuoco dei propri reali bisogni, ma finisce per mettere anche in dubbio quello che dovrebbe essere l’ABC di una relazione sana, paritetica e matura. Cosa significa? Che spesso puoi avere dubbi su cosa può essere giusto e cosa sbagliato, sia per te che per il tuo partner.

Finisci per avere relazioni non completamente gratificanti
Se non conosci i tuoi reali bisogni, come puoi farti a sentirti profondamente appagata/o? Chi ha una dipendenza affettiva si appaga attraverso l’altro, chi, al contrario, ha sviluppato una certa anaffettività, ripiega inevitabilmente sul lavoro e l’affermazione professionale. Cosa fare?

Un messaggio chiaro che spero ti sia arrivato con questo mio articolo è: “le emozioni sono importanti e non vanno tenute nell’ombra “. Finché rimani inconsapevole, le tue emozioni possono influenzare silenziosamente la tua vita e possono farlo in modo disfunzionale. Fortunatamente, è vero anche il contrario: “se fai luce su ciò che ti porti dentro, puoi iniziare a dare alla tua vita di coppia -e alla tua vita in generale- la rotta che desideri”. Quando ascolti le tue emozioni stai onorando chi sei davvero, ti stai rispettando e stai aprendo le porte a una vita più gratificante. Non tutte le emozioni sono “giuste” ma sono tutte “reali” e quindi vanno accettate e gestite. Qualsiasi emozione è segno della tua umanità e della tua forza.
Inizia a prestare maggiore attenzione ai tuoi sentimenti e anche alle emozioni di chi ti sta accanto. Per farlo, puoi avvalerti dell’aiuto di uno psicoterapeuta che potrà aiutarti ad accrescere la tua capacità introspettiva e la tua capacità di creare legami davvero gratificanti.

Una lettura per accrescere la propria consapevolezza
Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere. Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio manuale di psicologia. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». In ogni pagina ti spiego come acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia. Il libro lo trovi nella tua libreria di fiducia o su Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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Come tuo padre ha condizionato la tua vita sentimentale

A un certo punto, mentre crescevamo, abbiamo sentito tutti parlare del famoso Complesso di Edipo, un concetto coniato dal filosofo Sigmund Freud per spiegare la maturazione del bambino attraverso l’identificazione col genitore del proprio sesso e il desiderio nei confronti del genitore del sesso opposto.



Il papà è determinante nelle scelte di coppia
Senza addentrarsi troppo nella teoria freudiana, le relazioni con i genitori influiscono sulla nostra vita adulta. Ed è un dato analizzato e provato da diverse teorie psicologiche. Sebbene il rapporto con entrambi i genitori sia egualmente fondamentale per la crescita e lo sviluppo, il legame che noi donne abbiamo con nostro padre è di sicuro determinante per la nostra vita di coppia.

Papà carismatico? Partner carismatico.
Papà introverso? Partner introverso.

Anche se a ogni teoria corrisponde l’eccezione, molti psicologi sostengono che il rapporto con il padre condiziona la vita amorosa. La psicoterapeuta Shirani M. Pathak, specializzata in relazioni al <em”>Relationships Center of Silicon Valley, ha spiegato questo concetto sul magazine online Hello Giggles.

“Come esseri umani tendiamo a imparare e fare nostri molti degli atteggiamenti che adottano i nostri genitori”, racconta la Pathak, “Avere una madre e un padre che dopo 30 anni stanno ancora insieme, oppure dei genitori divorziati, o ancora, che stanno insieme ma hanno da sempre un rapporto molto litigioso, ha in ogni caso un effetto su come noi, in età adulta, viviamo le relazioni con i partner”.

Senza accorgercene, ci ritroviamo a replicare quelli che sono i comportamenti che abbiamo visto tra i nostri genitori: il loro modo di interagire, di comunicare, l’idea dell’amore, del matrimonio, della famiglia. Le portiamo tutte dentro di noi, e anche se inconsciamente, le facciamo rivivere nella nostra storia personale con i compagni che ci scegliamo. Se abbiamo un padre particolarmente “problematico”, sensibile e riflessivo, tenderemo a scegliere dei partner altrettanto “problematici”, sensibili e riflessivi. In pratica, usciamo con una versione più giovane (e più bella) di nostro padre? “Sì”, risponde la dottoressa Pathak, “anche se ci sono le eccezioni, la maggior parte di noi sceglie dei partner che somigliano caratterialmente al tipo di padre che abbiamo avuto, anche se non lo vediamo consciamente o a volte non lo vogliamo ammettere “.

Queste caratteristiche simili possono manifestarsi in modi sottilmente diversi: non necessariamente ogni singolo aspetto caratteriale di nostro padre rivive nel nostro fidanzato. Possiamo avere un papà molto aperto e socievole, e un ragazzo o marito più timido.

“Non è tutto perfettamente replicato secondo uno schema preciso”, spiega la psicologa. Ma guardando un po’ più a fondo potremo notare che se abbiamo un rapporto difficile, burrascoso e altalenante con nostro padre, il modo di vivere la coppia sarà altrettanto complicato, litigioso, intenso.



L’impatto della storia familiare sulla scelta del partner
Succede inoltre che, se nella nostra storia familiare c’è una separazione o un divorzio, la nostra visione dell’amore e della famiglia prenderà una piega diversa rispetto a coloro che sono cresciuti con due genitori sposati. Non significa che il futuro ci riservi le stesse situazioni vissute dai genitori, anzi, però può accadere che quelle situazioni ci continuino a spaventare e condizionare nel vivere la nostra vita adulta. Allo stesso tempo, se abbiamo dei genitori molto uniti, può accadere che nella nostra vita siamo particolarmente disturbati all’idea di stare da soli.

Anche quando diventiamo persone adulte, la nostra infanzia vive dentro di noi e si manifesta inevitabilmente attraverso atteggiamenti inconsci che abbiamo assimilato da piccoli. Quando scegliamo un partner è come se facessimo un rimpiazzo del nostro genitore di sesso opposto, anche se questo non è affatto un atto consapevole. Abbiamo avuto un padre poco presente? Forse i nostri partner futuri saranno uomini in carriera, che mettono il lavoro al primo posto. E lo stesso facciamo nel modo di vivere le relazioni con i partner. Abbiamo dei genitori separati? Forse non crediamo troppo nell’amore eterno”, dice la dottoressa in psicologia.

Anche lo psicoterapeuta inglese John Bowlby aveva analizzato i rapporti figlio-genitore e aveva stilato la teoria dell’attaccamento, secondo cui, appunto l’attaccamento genitoriale che abbiamo nell’infanzia si manifesta quando ci relazioniamo con i partner della nostra vita, condizionandoci nella scelta e nei comportamenti.
Insomma, pare proprio che in psicologia e filosofia, due materie che attingono l’una dall’altra, questo sia un tema che continua a ricorrere nel tempo. Ci sarà un motivo?

Che ci piaccia o no, il fenomeno della scelta del partner condizionata dal tipo di genitori che abbiamo sembra accadere nella vita di (quasi) tutte noi – e tutti noi, uomini compresi nel rapporto con le madri. Il consiglio che da la psicologa Shirani Pathak è quello di:

“non temere di provare il percorso terapeutico. Indagare dentro se stessi è un duro lavoro che spesso è difficile da fare avendo uno sguardo coinvolto in prima persona. E anche senza ricorrere a degli incontri con uno psicologo, fa bene soffermarsi ad approfondire e analizzare il rapporto con i propri genitori, cercando di capire cosa ci è rimasto e ci fa stare male e perché. L’atteggiamento giusto è quello di cercare di non mantenersi legati per sempre a quell’idea di rapporto, ma piuttosto farcene una che sia solo e unicamente nostra”.

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Articolo a cura di Sara Noseda

L'articolo Come tuo padre ha condizionato la tua vita sentimentale proviene da Psicoadvisor.

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