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Autore Discussione: VICENZA E IL RUOLO DI CENERENTOLA (non solo in Veneto).  (Letto 2451 volte)
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« inserito:: Maggio 10, 2023, 12:49:35 pm »

VICENZA E IL RUOLO DI CENERENTOLA

Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto.

Alessandra Ortolan, capocronista, parla delle elezioni comunali che si tengono domenica e lunedì a Vicenza. Buona lettura!
I sondaggi e pure i bookmakers dicono ballottaggio. Ne sono convinti anche i protagonisti, quasi tutti almeno. Tempi supplementari (presunti), quindi, che a Vicenza non si vedono dal 2008 quando Achille Variati tornò a proporsi sindaco e la spuntò al secondo turno su Lia Sartori, in corsa dopo dieci anni di amministrazione Hüllweck (centrodestra). E quindi, fosse così, appuntamento rinviato di 15 giorni (al 29 maggio) per festeggiamenti, rimpianti, recriminazioni e per sapere se Vicenza sarà ancora guidata da Francesco Rucco e dal centrodestra o da Giacomo Possamai, il primo a scendere in campo ufficialmente in queste amministrative 2023 con il progetto (anche) di creare l’asse Vicenza-Padova-Verona dei capoluoghi retti dal centrosinistra.

Saranno loro due a giocarsela domenica e lunedì. Perché malgrado gli aspiranti sindaci siano sette, almeno un paio con la capacità di fare da elemento di disturbo, la sfida di fatto è già un duello tra Rucco e Possamai, in una sorta di replica (con opportune varianti) di quanto successo nel 2018 quando, a fronte di sei candidati alla guida di Palazzo Trissino e con i Cinque Stelle messi alla porta prima dei blocchi di partenza dall’allora vicepremier e capo politico dei pentastellati Luigi di Maio che impedì l’uso di nome e simbolo del Movimento, il confronto si giocò tutto fra Rucco e Otello Dalla Rosa, che portava avanti la bandiera del centrosinistra che aveva guidato il Comune negli ultimi  dieci anni. Finì con Rucco vincente al primo turno, eletto sindaco grazie al 50,64%di preferenze (24.271 voti - 51,02% la coalizione) che la spuntò su Dalla Rosa, fermo al 45,87% (21.985 voti  -  45,52% la coalizione).

Non mancano, comunque, in queste Comunali 2023, quelli che credono che il taglio del traguardo sarà già il 15 maggio. Non sono moltissimi, alcuni però decisamente convinti, e sono tutti a centrodestra, nell’entourage elettorale di Rucco così come tra i ministri (Salvini e Urso in particolare) che in questi giorni sono stati a Vicenza a sostenere il sindaco uscente che chiede di poter concludere il programma iniziato nei suoi primi cinque anni, inevitabilmente e a tratti tragicamente segnati dalla pandemia da Covid. A pesare saranno le preferenze alle liste che appoggiano Rucco e Possamai e in particolare a quelle dei partiti. E lo sarà ancora di più l’affluenza. Nel 2018 quasi un vicentino su due (il 45%) scelse di non votare, diversamente è andata alle Politiche che hanno richiamato alle urne il 70,09% dei vicentini, ma si sa, ogni elezione è storia a sé.

Comunque andrà domenica e lunedì, sta volgendo alla fine una campagna elettorale che a tratti si è contraddistinta per i battibecchi e gli scontri più o meno diretti, più o meno a distanza, su tutti gli attacchi e contrattacchi sul senso della parola «civismo» e su chi (tra Rucco e Possamai, ovviamente) sia davvero un candidato slegato dai partiti.

I temi sono stati, invece, quelli che si trascinano da anni e che sono entrati nei programmi di molti candidati passati, la Tav su tutti, la mobilità sostenibile e lo smog in una città che è ancora considerata tra le più inquinate d’Europa.  Il tempo per applicare i programmi amministrativi sta ormai per arrivare.

Ma Vicenza ha bisogno soprattutto di una cosa: uscire dal ruolo dell’eterna cenerentola non solo in Veneto.
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« Risposta #1 inserito:: Maggio 10, 2023, 05:53:10 pm »

Vicenza verso il voto per le amministrative: lo sfidante giovane e le due corazzate.

Newsletter Corriere del Veneto del 09 maggio 2023
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9 mag 2023, 12:12 (1 giorno fa) a me

LA PARTITA DI TREVISO
Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto. Alessio Antonini, capocronista, parla delle elezioni comunali che si tengono domenica e lunedì a Treviso. Buona lettura!
Nella storia recente è capitato anche che il Leicester vincesse la Premier League contro ogni ragionevole pronostico dei bookmaker. Ma quello era il campionato inglese del 2016 e questo invece è il più prosaico agone delle amministrative di Treviso, città da sempre leghista che ha visto un’unica, quasi casuale, parentesi di centrosinistra. È in questo scenario che con molte difficoltà è maturata la candidatura di Giorgio De Nardi, 62 anni, imprenditore di successo capace di cavalcare l’onda della digitalizzazione portando in tre decadi la sua azienda, la Aton, da una manciata di dipendenti alla bella cifra di 220 lavoratori.
De Nardi, il cui nome ha iniziato a circolare più o meno ufficiosamente a ottobre scorso,  ha incarnato fin dall’inizio la figura del candidato civico che    doveva guidare contro l’armata Conte - composta dal favoritissimo sindaco uscente, una pattuglia blindata di assessori e da diversi volti cittadini capaci di catalizzare centinaia di voti - un esercito altrettanto ampio  che andava dal centro di Renzi e Calenda  a Coalizione Civica, ispirandosi al  modello Tommasi che ha permesso al centrosinistra di espugnare Verona. I primi scricchiolii però si sono fatti sentire già a dicembre. Prima l’arrivo di Calenda che ha steso tappeti rossi «all’ottimo sindaco Conte» chiudendo la porta al civico De Nardi, poi una faida interna alla base dei democratici per niente compatti sulla scelta di un candidato non a marchio Pd. A rendere ancora più sdrucciolosa la salita una serie di errori di comunicazione che non sono passati inosservati. Dalla proposta di abbattere il vecchio stadio. Tenni che ha suscitato le ire sia del Treviso Calcio che del Benetton Rugby, a un strafalcione storico sul 7 Aprile che ha chiesto perfino una conferenza stampa riparatoria. Non solo.   

Mentre Mario Conte e Nicolò Rocco, in corsa come candidato del fu  Terzo Polo, contano su esperienze almeno decennali in consiglio comunale e sfruttano la loro minuziosa conoscenza della città per rispondere alle domande del presente su rotonde, cantieri, interventi, fondi Pnrr  e bandi in corsi,  De Nardi, complice l’inesperienza politico- amministrativa,  ha  un programma  più articolato  e orientato al futuro, ma raramente scende a terra a livello dei tombini (non a caso il suo slogan è «Treviso Vola»). Ma Treviso, piaccia o non piaccia, essendo una città che non presenta eccessivi problemi di sicurezza, criminalità o povertà estrema, sembra concentrarsi proprio sui tombini e sulle rotonde. E su quello sembra voler orientare le sue intenzioni di voto.

La conferma arriva da due sondaggi (per quel che valgono) che girano vorticosamente senza essere troppo pubblicizzati. Dal centrosinistra perché li ritiene demotivanti, dal centrodestra perché Conte in persona teme che la vulgata della vittoria già in tasca faccia impigrire parte del suo elettorato, che, non sentendo il bisogno urgente di riempire le urne, il 14 maggio starà bevendo  all’Adunata degli Alpini e il 15 sarà troppo sbronza per votare. Conte, infatti, non mira alla sola vittoria, ma - parole sue - a portare a casa il voto di 29 mila cittadini che sulla carta sono la metà degli aventi diritto, ma che in numeri relativi superano il 60% di chi andrà effettivamente alle urne. 

Sempre che non si ripeta la storia del Leicester e il risultato finale non superi ogni ragionevole pronostico dei bookmaker.

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