VICENZA E IL RUOLO DI CENERENTOLA
Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto.
Alessandra Ortolan, capocronista, parla delle elezioni comunali che si tengono domenica e lunedì a Vicenza. Buona lettura!
I sondaggi e pure i bookmakers dicono ballottaggio. Ne sono convinti anche i protagonisti, quasi tutti almeno. Tempi supplementari (presunti), quindi, che a Vicenza non si vedono dal 2008 quando Achille Variati tornò a proporsi sindaco e la spuntò al secondo turno su Lia Sartori, in corsa dopo dieci anni di amministrazione Hüllweck (centrodestra). E quindi, fosse così, appuntamento rinviato di 15 giorni (al 29 maggio) per festeggiamenti, rimpianti, recriminazioni e per sapere se Vicenza sarà ancora guidata da Francesco Rucco e dal centrodestra o da Giacomo Possamai, il primo a scendere in campo ufficialmente in queste amministrative 2023 con il progetto (anche) di creare l’asse Vicenza-Padova-Verona dei capoluoghi retti dal centrosinistra.
Saranno loro due a giocarsela domenica e lunedì. Perché malgrado gli aspiranti sindaci siano sette, almeno un paio con la capacità di fare da elemento di disturbo, la sfida di fatto è già un duello tra Rucco e Possamai, in una sorta di replica (con opportune varianti) di quanto successo nel 2018 quando, a fronte di sei candidati alla guida di Palazzo Trissino e con i Cinque Stelle messi alla porta prima dei blocchi di partenza dall’allora vicepremier e capo politico dei pentastellati Luigi di Maio che impedì l’uso di nome e simbolo del Movimento, il confronto si giocò tutto fra Rucco e Otello Dalla Rosa, che portava avanti la bandiera del centrosinistra che aveva guidato il Comune negli ultimi dieci anni. Finì con Rucco vincente al primo turno, eletto sindaco grazie al 50,64%di preferenze (24.271 voti - 51,02% la coalizione) che la spuntò su Dalla Rosa, fermo al 45,87% (21.985 voti - 45,52% la coalizione).
Non mancano, comunque, in queste Comunali 2023, quelli che credono che il taglio del traguardo sarà già il 15 maggio. Non sono moltissimi, alcuni però decisamente convinti, e sono tutti a centrodestra, nell’entourage elettorale di Rucco così come tra i ministri (Salvini e Urso in particolare) che in questi giorni sono stati a Vicenza a sostenere il sindaco uscente che chiede di poter concludere il programma iniziato nei suoi primi cinque anni, inevitabilmente e a tratti tragicamente segnati dalla pandemia da Covid. A pesare saranno le preferenze alle liste che appoggiano Rucco e Possamai e in particolare a quelle dei partiti. E lo sarà ancora di più l’affluenza. Nel 2018 quasi un vicentino su due (il 45%) scelse di non votare, diversamente è andata alle Politiche che hanno richiamato alle urne il 70,09% dei vicentini, ma si sa, ogni elezione è storia a sé.
Comunque andrà domenica e lunedì, sta volgendo alla fine una campagna elettorale che a tratti si è contraddistinta per i battibecchi e gli scontri più o meno diretti, più o meno a distanza, su tutti gli attacchi e contrattacchi sul senso della parola «civismo» e su chi (tra Rucco e Possamai, ovviamente) sia davvero un candidato slegato dai partiti.
I temi sono stati, invece, quelli che si trascinano da anni e che sono entrati nei programmi di molti candidati passati, la Tav su tutti, la mobilità sostenibile e lo smog in una città che è ancora considerata tra le più inquinate d’Europa. Il tempo per applicare i programmi amministrativi sta ormai per arrivare.
Ma Vicenza ha bisogno soprattutto di una cosa: uscire dal ruolo dell’eterna cenerentola non solo in Veneto.
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