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Autore Discussione: Lo straniero che arriva nel nostro paese ha tre modi per ottenere la protezione  (Letto 628 volte)
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« inserito:: Aprile 28, 2023, 11:01:18 pm »

Post della sezione Notizie
Gianni Cuperlo

Ci risiamo.
Il governo (entità di per sé astratta, diciamo le donne e gli uomini che lo compongono) ha archiviato la tragedia di poche settimane fa e riscoperto le convenienze della propaganda sulla pelle dei disperati.
Al Senato che discute il decreto Cutro ha proposto un emendamento che sopprime la protezione speciale.
Cos’è e perché lo fanno?
Lo straniero che arriva nel nostro paese ha tre modi per ottenere la protezione: la richiesta di asilo politico (quando vi siano rischi di persecuzione personale nel paese di origine) – la protezione sussidiaria (nel caso di possibili conseguenze gravi da un eventuale rimpatrio) – la protezione speciale (quando non ricorra un pericolo persecutorio né di danno grave, ma esistano comunque motivi seri per non rimpatriare il soggetto).
Non parliamo di numeri incompatibili con una corretta gestione del fenomeno.
Nel 2022 a beneficiare della protezione speciale sono state 10.865 persone. Come spiega bene Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera, un numero superiore a quelli che hanno ottenuto asilo politico (6.161) e la protezione sussidiaria (6.770), ma – insisto – una cifra che non dovrebbe allarmare un paese di oltre 60 milioni di abitanti.
Ora, togliere la protezione speciale significa che aumenteranno l’illegalità e la clandestinità, cioè sarà l’ennesima norma-vessillo sbandierata per convincere (chi poi?) del pugno di ferro che questa destra è in grado di esibire.
Siamo al recupero delle peggiori norme dei decreti Salvini in una coazione a ripetere che non trova ragione razionale alcuna, ma solo un carico di disumanità.
Era solo di pochi giorni fa la cattiva coscienza di proclamare lo stato di emergenza dopo mesi di politiche irresponsabili.
E di alcune settimane prima la gravità dell’uso politico della Guardia Costiera mentre servirebbe una strategia di gestione dei flussi e integrazione, fosse solo per la necessità di tenere in piedi un sistema di welfare sempre più barcollante.
Su quest’ultimo punto (ne hanno scritto Mattia Feltri giorni addietro e stamane Massimo Giannini) esiste un grafico che descrive l’impatto dell’immigrazione sul nostro debito pubblico nei prossimi 40 anni.
In sintesi, se la situazione rimanesse com’è ora l’incremento del debito pubblico sul Pil sarebbe di una decina di punti.
Se l’immigrazione dovesse diminuire di un terzo il rapporto debito-Pil salirebbe dal 144 al 200 per cento.
Infine, se l’immigrazione aumentasse di un terzo quel rapporto scenderebbe dal 144 al 130 per cento.
L’aspetto paradossale, se vogliamo giudicarlo tale, è che questo grafico è allegato al Def, il documento che programma la strategia di politica economica del governo.
Tradotto: conoscono benissimo il problema, ma nel segno della più cinica forma di speculazione lo cavalcano all’incontrario.
A coronamento del tutto, meno di un mese fa si è svolto il cosiddetto click day (la richiesta di manodopera aggiuntiva da parte di imprese e datori di lavoro).
Alle dieci del mattino erano state registrate 238.000 domande quando la disponibilità era di 82.705 lavoratori extracomunitari!
Coldiretti parla di 100.000 persone da assumere solo per l’agricoltura, Federalberghi di 200.000 per il turismo, e poi ci sono le costruzioni, la manifattura.

Com’era quella espressione latina?
Quos vult Iupiter perdere, dementat prius.
Buona domenica (se potete) e un abbraccio

da FB del 16 aprile 2023
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