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Autore Discussione: LE TRE "COSE" PRINCIPALI  (Letto 1282 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Aprile 06, 2023, 10:54:09 pm »

Con i tempi della giustizia, neanche troppo lenti, per la verità, la corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto per Vladimir Putin per reati contro l’umanità. Il fatto contestato specificamente è la deportazione di bambini ucraini in Russia, sulla quale è stato raccolto molto materiale, con prove indiscutibili. La Corte decide su prove e testimonianze e con tutte le garanzie legali di uno stato di diritto. Pur con tutta la sua cautela e le sue procedure ha superato di slancio la capacità di giudizio dei putinisti italiani, frequentatori abituali di talk show televisivi. La decisione della Corte chiude la partita con chi voleva mettere sullo stesso piano o anche su un generico piano di confrontabilità i crimini di Putin e ciò che è criticabile o discutibile nel governo ucraino.
La decisione della Corte non va, poi, irrisa come un’iniziativa da profeti disarmati. Con il mandato di arresto la possibilità per Putin di muoversi in altri paesi si riduce ulteriormente. In Russia è più tranquillo, certo, sempre che a consegnarlo alla giustizia non siano i suoi o qualche ex amico o qualche aspirante utilizzatore delle grandi ricchezze cui si accede dal Cremlino.

LE TRE "COSE" PRINCIPALI

Fatto #1 Giorgia Meloni riesce a prendere la scena al congresso della Cgil e a farne il luogo da cui lanciare l’agenda del governo, a cominciare dalla riforma fiscale. Due passaggi interessano anche fuori da questo schema. Uno è il riferimento a Marco Biagi, che la premier ha voluto ricordare. a due giorni dall’anniversario del suo assassinio per mano brigatista, davanti ai delegati del sindacato che definì “limaccioso” il libro bianco sul lavoro. Il secondo riferimento era dovuto, ma mantiene importanza e peso politico. Perché Meloni ha rinnovato la condanna per la violenta irruzione nella sede della Cgil. Sì, proprio l’episodio da cui nacque la polemica sul mancato riconoscimento da parte della allora leader dell’opposizione, per la matrice fascista di un attacco contro una sede sindacale

Fatto #2
Storie già sentite, ma sempre capaci di rinnovarsi. Quando una banca va a finire male c’è prima di tutto la necessità di arginare il contagio al resto del sistema finanziario e poi è bene garantire i depositanti (perché altrimenti, in mancanza di fiducia, si incepperebbe tutta la macchina dei pagamenti, dei risparmi, degli investimenti). Poi, inevitabile, arriva anche la voglia di farla pagare a chi è ritenuto responsabile del crac e parte la caccia, si comincia, e di solito si finisce, con i capi delle banche, trascurando però altre responsabilità, come quelle di alcuni grandi clienti, dei regolatori, degli osservatori del mercato. Tra i sostenitori di questa caccia non manca il presidente Joe Biden
 
Fatto #3
A cena non si può non parlare della prontezza del sindaco di Firenze Nardella, intervenuto per salvare il palazzo storico del potere fiorentino da un lanciatore di vernice interessato a sollevare l’attenzione sulle proprie tesi ambientaliste

Oggi in pillole
    La mozione contro il governo e quindi anche contro Emmanuel Macron. Il presidente, però, va avanti sulla riforma delle pensioni
    Fox trumpiana e consapevolmente scorretta, una brutta storia che avrà conseguenze anche sulle prossime elezioni americane
   
40 ore sul surf
    Tutti parlano dei sorteggi per le coppe europee, in questa straordinaria stagione internazionale delle squadre italiane (sono tante ed era inevitabile uno scontro diretto, mentre con la vittoria dell’Inter ci sarebbe la certezza di un’italiana in finale di Champions)

da il Foglio
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« Risposta #1 inserito:: Aprile 13, 2023, 11:54:53 am »

Non è antiamericanismo. Il viaggio di Macron in Cina, riletto

Posta in arrivo
Il Foglio - Di cosa parlare stasera a cena
11 aprile 2023, 18:30   a me

Le conversazioni a cena si possono anche riprendere da un punto lasciato in sospeso, anche per cambiarne il tiro e il tono. Riprendiamo un po’ la questione delle dichiarazioni un po’ cinesi e cineseggianti di Emmanuel Macron. Intanto perché il Foglio ne dava una lettura meno basata su rigide scelte di schieramento e su una visione più a lungo termine. E, in aggiunta, ne dava una lettura nel vero senso della parola, cioè andava a verificare cosa avesse davvero e interamente detto Macron. L’esito ci porta altrove rispetto al Macron improvvisamente antiamericano e filocinese. Con, al primo posto di tutta la sua riflessione, un saggio richiamo per il rafforzamento militare e politico dell’Ue. E questo non comporta necessariamente antiamericanismo o desiderio di distacco dalle strategie Nato.
E poi ha contribuito lo stesso Macron alla chiarezza su sé stesso. Prima, per la verità, era intervenuta la comunicazione dell’Eliseo, chiarendo e smussando, e affidando alle agenzie di stampa una specie di virgolettato in cui Macron spiegava di non aver mai neanche immaginato una forma di equidistanza francese ed europea tra Stati Uniti e Cina e ribadiva che gli Stati Uniti sono nostri alleati mentre la Cina è contemporaneamente un partner, un concorrente e un rivale sistemico. Durante la visita nei Paesi Bassi, rafforzato dalla chiarezza delle precisazioni emesse dall’Eliseo, Macron ha parlato nuovamente, e più comprensibilmente, di Ue, di sicurezza, di coordinamento dell’azione militare e di comunanza nella visione strategica. Tra qualche interruzione e contestazione.

LE TRE "COSE" PRINCIPALI
Fatto #1
Il Def sarà prudente e le nomine pure, prudenti ma meloniane. Qui non c’è tempo per aspettare la fine del Consiglio dei ministri e l’esito del tavolo parallelo con la scelta di presidenti e amministratori delegati nelle grandi partecipate pubbliche. Le voci dell’ultimo minuto sono le più false di tutte, ma teniamoci pronti a dare i nostri giudizi a cena sulle scelte. Nel Cdm poi ci sono anche un altro po’ di cose, tra cui il carcere per chi imbratta opere d’arte (come al solito misure penali sproporzionate e insensate)
Fatto #2
L’Ucraina smentisce il furto dei suoi piani di battaglia e, anzi, approfitta delle notizie e delle voci sulla sottrazione di documenti riservati proprio per creare attesa sulle sue mosse, buttando anche lì, chissà se vera intenzione o provocazione per fare casino, l’intenzione di far partire un’offensiva contro le forze navali russe nel mar Nero. Intanto arrivano al fronte i militari ucraini preparati in Uk e bisogna riconoscere agli inglesi e agli altri sudditi di Carlo III un inconfondibile stile nella serietà e nell’orgoglio delle cose militari. Guardate qui. E, in visita in Canada, tentano con una specie di rebus sulla fiancata dell’aereo, da guardare bene ingrandendo un po’ la foto della discesa di Denis Shmyhal dalla scaletta
Fatto #3
Roberto Giachetti parla raramente di questioni politiche correnti, ma quando lo fa dice sempre qualcosa. Può essere considerato ingenuo o troppo accorato, ma sul destino della fusione tra Azione e Italia Viva ecco che coglie un punto, citandosi e assegnando, come gli compete di diritto, il “premio giachetti” (cioè il riconoscimento alla faccia come il culo). Comunque, malgrado qualche paroletta di troppo, è probabile che il premio resti non assegnato e che il nuovo partito unico finisca per nascere. Vedrete, non date retta a queste fibrillazioni.
O meglio, ci sarebbe da preoccuparsi, per la qualità del progetto, se non ce ne fossero di fibrillazioni. Poi è chiaro che sarà solo la stoffa dei due leader a contare per riuscire davvero ad arrivare a un partito unico.
Postilla sul nome (a cena può servirvi contro l’immancabile battutista): si chiama Terzo polo non per la posizione elettorale (che sarebbe una cosa sciocca e un po’ ridicola e anche poco rispettosa degli elettori, autorizzati a cambiare idea e a decidere in modo imprevedibile per l’intero podio) ma per la posizione politica. Sì, qualcuno già ride, ma sta di fatto che in tutte le democrazie occidentali c’è una destra e una sinistra e poi c’è una posizione terza, visto che centro non si può più dire. Azione e Iv, fusi o non fusi, ambiscono all’offerta politica terza rispetto a destra e sinistra e se anche i novax o i rettiliani o, che ne so, i neogrillini (cioè tutta roba che si pone fuori dallo schieramento politico riconosciuto nelle democrazie funzionanti e che disprezza o nega l’esistenza di destra e sinistra e terzisti), dovessero superarli e portarli al quarto posto nel tabellone elettorale sempre Terzo polo sarebbero (per quello che conta)

Oggi in pillole
Sì, qui da tempo si usa il termovalorizzatore come spartitraffico tra chi ci piace e chi no nella politica romana. Criterio semplice ed efficacissimo e sempre più immune alle posizioni furbe e vaghe: si esigono, invece, sì o no alla semplice domanda sula costruzione dell’impianto. Sandro Ruotolo, neocomponente della segreteria del Pd, tenta un po’ con la vaghezza, tipo servirebbe ben altra tecnologia, e poi si butta sul no, condito pure dalla convocazione di un referendum in cui esporre Roberto Gualtieri
Chicco Testa, alfiere del termovalorizzatore, coglie il punto
Attenzione, perché la conversazione di ieri si può riprendere, e forse emendare, anche riguardo alla lingua del Dalai Lama. Chi ha conosciuto il punto di riferimento fortissimo di tutti i buddisti e specialmente di quelli tibetani sa che il personaggio è solito alle gaffe e indulge nella battutella scema (un po’ come se il principe Filippo fosse stato capo di una religione), ma non ha alcuna reale intenzione di darsi alla pedofilia
Questo è un fatto interessante

Per ora, dove serve essere capiti, ChatGPT non è usabile, poi vedremo

da - Il Foglio - Di cosa parlare stasera a cena
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