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« inserito:: Gennaio 25, 2023, 06:13:15 pm »

Alessandro G.
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Organi da Bar. Dall’augurarsi i morti per il caldo sofferto a quelli per la grandine subita (ma ci si fa bastare qualsiasi medietà nuvolosa) il passo è troppo breve per essere creduto.
Eppure, trattasi di sport sociale diffuso, sono in molti quelli che si avventurano in cordata su per il sentiero stretto, in cerca di un colpevole delle proprie lagnanze globali che li esorcizzi dal vuoto incombente. Attraversare a passo di slalom i tavolini del bar della Primavera seminati a caso sul largo marciapiede equivale a visitare il museo dinamico della rampogna da asporto, a condividere una di quelle installazioni sociali di fuga da fermo che tengono compatte le inculture di quartiere.

Se stai seduto qui a ogni ora del giorno vuol dire che hai da rimestare nel torbido indistinto, in quel pastone malmostoso che ognuno porta con sé da casa e spalma sulle poche fette di reale che si concede a nutrimento, ovvero: il cazzo del tempo che fa, i cazzi di tempi che fanno, i cazzi costosi dei calciatori, i cazzi maligni degli amici intimi, i cazzi di oh quant’era fico qualcosa che tanto nessuno se ne frega una beata mazza e poi i cazzi in culo del governo su cui terminano sempre, regolate dall’unanimità, le riunioni dello Spritz al Primavera.

Intorno alla sarabanda del ciufolo stanno appostate come faine le tre slave che sovrintendono il locale, più simili a padrone Bdsm che ordinano pose che non a servizievoli professioniste del bancone, tre ragazze gelide, bionde e fighe cui basta togliere una Elle a “Bello” per apparire un po’ così, sulla via del marciapiede acqua e sapone. Si direbbero badanti di una bolla seduttiva ambigua e autoreferente in cui finiscono per boccheggiare tutti, mentre versano una quota parte di preziose risorse in sigarette e terni secchi, commentini, sospirucci, shottini e Apericene, e a seguire litri di colazioni, grappini, birre e pensierini coi fiocchetti per Svetlana, che parrebbe a occhio la meno votata all’assassinio rituale delle tre.

E comunque è difficile allontanarsi dal “cazzo” take-away, qui, per figurarsi una qualche materia scura che tenga in moto costante questo mondo periferico orbitale. Le squadre del cuore lottano alla morte sul campo per imporsi all’attenzione dei forzati del Primavera: lo Stadio Olimpico contro il culo da paura di Svetlana, il complottismo indistinto del mondo infame contro la potenza delle mafie in cui ognuno si identifica, grazie anche alla presenza saltuaria di questi due personaggi qui, due molossi che davvero tengono ‘e ppalle.

Quando arrivano i padroni veri del bar della Primavera lo vedi subito da come muovono lo spazio intorno a sé, da come occupano la simpatia generale senza dire nemmeno un verbo. Si tratta di evidenti camorristi super-tatuati che stazzano oltre il quintale l’uno, sanno come si spupazza una slava per farne uscire il meglio, costoro, potresti dire altrettanto tu, sudicio portantino della clinica Guarnieri in pausa caffè?
Così finisce che si piazzano alla cassa e ricevono gli omaggi circonvoluti di tutti, è gente che si è fatta da sé e conta per forza, per diritto animale, come il martello di un’incudine culturale vicaria e laida che, nel tramonto di qualsiasi idea di governo delle cose, sta deviando per le mone tutto il cazzo di mondo esteso.

da FB del 21 gennaio 2023
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