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Autore Discussione: "Il modello di sviluppo neoliberista si è dimostrato assolutamente insostenibile  (Letto 2554 volte)
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« inserito:: Dicembre 14, 2022, 06:33:41 pm »

Jack Daniel ha risposto a un commento.

Jack Daniel

"Il modello di sviluppo neoliberista si è dimostrato assolutamente insostenibile per le persone e per il pianeta.". Questa frase l'ha detta Elly Schlein ma, sinceramente, non mi interessa molto chi l'abbia pronunciata, quanto il fatto che corrisponda ad un'opinione largamente diffusa e ormai accettata quasi come dato di fatto, come argomento di per sé evidente.
Parliamone, con l'inutile premessa che personalmente non mi reputo liberista, né vetero né neo.
Innanzitutto: su questa frase si è sviluppato per l'ennesima volta un dibattito che aveva al fondo la domanda se poi l'Italia si possa definire neoliberista. Concordo con coloro che sono quanto meno scettici: un Paese come il nostro, che è il terzo al mondo per prelievo fiscale da parte dello Stato e che ha una spesa pubblica superiore al 50% del PIL non è proprio il paradigma del neoliberismo. Perché, comunque lo si voglia definire, il neoliberismo presuppone il ritiro dello Stato dall'economia. Ma se, invece, lo Stato è sempre più presente, se quasi ogni Paese occidentale ha problemi di debito pubblico, siamo ancora nel regno del neoliberismo? Ne dubito, ma passiamo oltre.
Per tagliare la testa al toro, semplifichiamoci la vita e diciamo che neoliberista è quel sistema economico che, a partire dai primi '80, è diventato il sistema tipico delle economie mondiali. Un sistema di mercato aperto, globalizzato e con libero commercio.
E quindi chiediamoci: in questi 30 o 40 anni, da quando il neoliberismo si sarebbe imposto, abbiamo constatato la sua insostenibilità per le persone e per il pianeta? Siamo stati spettatori dell'aumento di diseguaglianze e povertà?
Se un marziano guardasse al pianeta nel suo complesso, credo che rimarrebbe perplesso di fronte a questa domanda. Nel 1980 il PIL pro-capite (mondiale e a prezzi costanti, quindi senza contare l'inflazione) era di 5,9mila dollari, nel 2021 era arrivato a 11mila (https://tinyurl.com/2yrp22h7), cioè quasi raddoppiato. Le persone in povertà estrema che, nel 1990, erano il 37,8% della popolazione mondiale sono, nel 2019, l'8,4% (https://tinyurl.com/y6st7a5x ). L'aspettativa di vita era di di 62,1 anni nel 1980 ed è aumentata sino a 73,2 nel 2020 (https://tinyurl.com/yk727ubz ). E si potrebbe continuare: tutti gli indicatori dicono che la popolazione mondiale, nel complesso, sta molto meglio oggi di quanto non stesse nel 1980 o 1990. E' quindi il neoliberismo (qualunque cosa voglia dire; ripeto: qui intendo il sistema economico mondiale degli ultimi 30 o 40 anni) insostenibile per le persone? Non parrebbe.
Passiamo al pianeta, nel senso, immagino, di ambiente. Qui poco da dire: tutti gli indicatori volgono al peggio. Uno per tutti: la concentrazione di CO2, che poi ha riflessi diretti sul clima, è passata dalle 339ppm del 1980 alle 416 del 2021 (https://tinyurl.com/2nwa94j4). Quindi lo stato di salute dell'ambiente è indiscutibilmente peggiorato. Solo che, non dobbiamo dimenticare che nel 1980 eravamo 4,4 miliardi, ora siamo 8 miliardi (https://tinyurl.com/45adn43u ).
L'aumento della CO2, insomma, è abbondantemente spiegabile col fatto che in 40 anni la popolazione del pianeta è quasi raddoppiata, e che ogni singolo abitante del pianeta, ora, ha un reddito molto maggiore e, quindi, consumi molto maggiori, rispetto al 1980.
Colpa del neoliberismo (qualunque cosa voglia dire)? Può essere, ma vi rendete conto della contraddizione interna al discorso? Il neoliberismo sarebbe accusato di aver distrutto il pianeta per il fatto che ha permesso un aumento di reddito (raddoppiato) e popolazione (anch'essa raddoppiata) senza precedenti nella storia dell'umanità. Visto che ora siamo il doppio di 40 anni fa, grazie anche al benessere più diffuso, visto che ora abbiamo un reddito 2 volte maggiore, allora questa pressione si è scaricata sul pianeta. Soluzione? Torniamo ai gloriosi anni '60, quando i cinesi e gli indiani morivano di fame, abitavano in catapecchie e si muovevano in bicicletta, e la popolazione mondiale era di poco più di 3miliardi. Credibile come soluzione? Per noi forse, per i cinesi non credo proprio. Qui è pieno di gente che rimpiange gli anni '80. Andate a prospettare questo rimpianto ai cinesi o ai vietnamiti: vi comminano un TSO in capo a 10 minuti.
Quindi. Come detto non voglio entrare sulla definizione di neoliberismo, mi sono limitato a considerarlo il sistema economico egemone degli ultimi 30 o 40 anni. In questo periodo il benessere mondiale è indiscutibilmente cresciuto, la povertà è diminuita e la vita si è allungata. La popolazione mondiale, economicamente e dal punto di vita sanitario, sta meglio.
E allora? Perché qui è pieno di gente che dà per scontato che negli ultimi 30 anni si siano moltiplicate le povertà? Per il fatto che non tutti hanno usufruito in egual misura di ciò che è successo negli ultimi decenni. C'è chi ci ha guadagnato molto (i cinesi, per esempio) ma c'è chi ci ha perso. Tra questi gli occidentali, tra gli occidentali il ceto medio e, tra gli occidentali, gli italiani in particolare. E il ceto medio, e basso, italiano, è quello che forse ci ha rimesso più di tutti gli altri.
Riprendo una domanda che posi tanto tempo fa. Immaginate un lavoratore di Milano e uno di Torino. Lavoratori uguali, per età, competenza, lavoro, titoli etc: proprio identici. Trovereste giusto che il lavoratore di Milano, per il solo fatto che è milanese, guadagni più del torinese? Immagino risponderemmo tutti di no. Ora cambiamo la domanda e, al posto di Torino, mettiamo Hanoi. Trovereste giusto, a parità di tutto, che il lavoratore milanese guadagni più del vietnamita? Immagino che ci penseremmo. Immagino che in molti diamo per scontato che il vietnamita, per il fatto che è di Hanoi, guadagni un terzo o un quarto di quello che guadagniamo noi.
Quello che sta succedendo è questo: chiamatela globalizzazione, neoliberismo o come volete. Se fino a 40 anni fa l'essere europei ci poneva su un piedistallo, da quando è iniziata la globalizzazione (o neoliberismo, o come volete chiamarlo) quel piedistallo si è abbassato. Non siamo più all'epoca di Kim, quando noi europei bianchi andavamo in Asia e venivamo trattati come Sahib. Ora entriamo in concorrenza con loro che, spesso, si dimostrano più efficienti di noi. Di questo confronto, per mille ragioni di cui abbiamo parlato altre volte, noi italiani siamo, tra gli occidentali, tra i più colpiti. Per dirla in due parole: la nostra economia, sino agli anni '80, si basava molto su settori (scarpe, abbigliamento) e imprese (piccole se non minime) che quando hanno aperto i mercati sono collassate. Si racconta che una volta Craxi, appunto 30 e qualcosa anni fa, si trovasse a New York e commentasse che era vero che lì c'era arrivato con un aereo americano, ma tutti gli americani camminavano con scarpe italiane. Da allora è successo che gli aerei continuano ad essere americani, ma le scarpe non sono più italiane, sono cinesi. E' quindi un problema innanzitutto nostro, dell'economia italiana, della sua incapacità di fronteggiare il mercato aperto. Altre economie occidentali, invece, hanno retto.
Torniamo al punto di partenza. E' così evidente che il neoliberismo (qualunque cosa voglia dire: come detto intendo il sistema degli ultimi 30 o 40 anni) si sia dimostrato assolutamente insostenibile per le persone? Se ponete questa domanda ad un cinese o a un indiano (metà della popolazione mondiale) vi prendono per pazzi.
Forse è il caso di smettere di guardare il nostro ombelico: non siamo più misura del mondo. Non è detto che se una cosa va male qui, allora è ovvio che vada male per tutto il mondo. Ci sono problemi per l'ambiente? Ovvio, ma dipendono principalmente dal fatto che miliardi di persone che vivevano in miseria ora cominciano a consumare quasi (quasi) come noi. Non solo: questi miliardi di persone, che singolarmente consumano di più, sono pure raddoppiati. Rimpiangiamo il mondo nel quale noi campavamo bene e loro morivano di fame? Facciamolo, ma non mi pare un rimpianto particolarmente progressista o di sinistra.
E quindi? E quindi piantiamola con gli slogan un tanto al chilo, con le formule che non vogliono dire nulla e che riempiono la bocca. Il neoliberismo (qualunque cosa voglia dire) è diventato il prezzemolo. Ho mal di schiena? Colpa del neoliberismo. La realtà è che in questi ultimi 30 o 40 anni il reddito medio mondiale è cresciuto, la fame è diminuita, il benessere è aumentato.
Noi, però, noi italiani, abbiamo segnato il passo. Vogliamo capire cosa ci è successo, o preferiamo rifugiarci nel comodo slogan? La sinistra, quella italiana, vuole cercare di comprendere il mondo in cui vive, o preferisce continuare dar la colpa di tutto a un neoliberismo che non si capisce cosa voglia e cosa sia?

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« Risposta #1 inserito:: Dicembre 14, 2022, 06:34:48 pm »

Una opinione, non necessariamente condivisibile.

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