IL MEDICO E LA PENSIONE IMPOSSIBILE
Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per te dal Corriere del Veneto. Mauro Giordano, vice caposervizio web, parla della sanità veneta e delle recenti inchieste giornalistiche che ne stanno evidenziando alcune criticità. Buona lettura!
«Sono il medico del comune di Trevenzuolo ormai da 36 anni e pochi mesi. Da maggio io potevo andare in pensione. Come si fa ad andare in pensione lasciando, di fatto, tutto il paese senza medico? Non me la sono sentita». In un articolo di Laura Tedesco pubblicato sul Corriere di Verona, il dottor Osvaldo Zoccatelli ex sindaco di Trevenzuolo, paese veronese di 2.700 abitanti, ha spiegato di non trovare alcun collega disposto a prendere il suo posto in modo da lasciarlo andare meritatamente in pensione: «Trovare un sostituto? Cosa credete che io non ci abbia provato? Ma sapete quante telefonate ho fatto a colleghi? Ti do tutto, ti lascio l’ambulatorio già arredato, ti passo tutti i pazienti — ha rivelato Zoccatelli—. Alla fine però io non ho trovato nessuno».
Il caso-limite di Trevenzuolo e la «pensione-miraggio» dell’ex primo cittadino-medico Zoccatelli sono l’emblema di una «sanità veronese in affanno»: colpa dei «troppi tagli» da cui è stato colpito negli ultimi anni il sistema scaligero, come ha denunciato l’indagine realizzata dall’inviata di Report Claudia di Pasquale, andata in onda il 5 dicembre.
In provincia di Verona il Pnrr prevede la realizzazione di 19 case di comunità: dentro dovrebbero andarci i medici di base ma in terra scaligera, ha evidenziato la trasmissione d’inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci, «sono ormai una specie in via di estinzione». La dottoressa Mara Cabriolu conta addirittura 1.956 pazienti (distribuiti tra i 3 ambulatori di Sommacampagna, Caselle, Custoza) e a RaiTre dichiara: «Purtroppo, il Pnrr ha stanziato soldi per i muri».
Alle telecamere di Report ha parlato anche Manuela Lanzarin, assessora alla Sanità della Regione Veneto, a cui l’inviata di RaiTre ha evidenziato che «nel Veronese erano previsti dei punti di primo intervento che non sono stati mai attivati o che comunque sono stati chiusi. Penso a Bovolone ma anche a Isola della Scala». Per Lanzarin «c’è una difficoltà oggi che non neghiamo e non nascondiamo, per essere chiari e corretti, rispetto alla carenza di personale nei confronti dell’emergenza/urgenza».
da coriereveneto.it
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