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Autore Discussione: Quello che accade in Iran risveglia in chi ha memoria e, soprattutto, un po' ...  (Letto 1139 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Novembre 21, 2022, 10:15:11 pm »


Jack Daniel

Quello che accade in Iran risveglia in chi ha memoria e, soprattutto, un po' di anni, una sorta di déja vu. Perché
già abbiamo visto, qualche decennio fa, riversarsi in massa giovani iraniani a contestare  il regime, e già abbiamo visto la feroce repressione da parte dei guardiani del potere. Solo che, allora, l'oggetto di contestazioni erano lo Scià e il suo regime, e a scendere in piazza erano milioni di uomini e donne, queste rigorosamente vestite di nero, che portavano gigantografie dell'Ayatollah Khomeini, all'epoca in esilio a Parigi.
Non erano solo i religiosi a scendere in piazza, a dir la verità, c'erano anche elementi laici, tra i quali i comunisti; ma quando alla fine la rivoluzione vinse, con la fuga dello Scià e il ritorno di Khomeini, i laici furono ben presto esautorati, se non esiliati o peggio, e si instaurò quella teocrazia in vigore ancora oggi. Un regime che, in tutti questi anni, non ha mai subito veri scossoni, nemmeno negli anni nei quali, a centinaia di migliaia, morirono nella guerra contro l'Iraq di Saddam, probabilmente la più inutile carneficina degli ultimi decenni.
Quella rivolta fu epocale non solo per ciò che comportò per l'Iran, ma per le ripercussioni che ebbe sul mondo intero, ripercussioni che allora ben pochi riuscirono a immaginare. Perché fu la prima volta, nell'epoca contemporanea, che la religione tornò ad essere movente e causa principale dell'azione politica. Non erano mancati, infatti, conflitti e rivolte, ma erano laiche. La guerra d'Algeria non scoppiò perché gli algerini erano musulmani e i francesi cristiani, ma perché gli algerini non volevano essere una colonia di Parigi. E così il Vietnam, e così le rivolte contro le le monarchie del medio oriente, in Egitto, in Siria. Lo stesso conflitto israelo palestinese era laico, perché laica era Golda Meir, e laico Arafat. Si combatteva per un'infinità di ragioni economiche e politiche, ma non per la religione, che rimaneva sullo sfondo.
In Iran, e in seguito, le cose cambiarono: la religione ritornò ad essere principale movente politico. Proprio in Algeria, per esempio, raggiunta l'indipendenza, la guerra scoppiò tra il governo e i fondamentalisti del FIS. O in Egitto, con i fratelli musulmani. O in Turchia, paese laicizzato da Ataturk cent'anni fa che Erdogan sta tentando, picconata dopo picconata, di far diventare un regime confessionale. Ma anche in Europa, col conflitto jugoslavo durante il quale le religioni, cattolica, ortodossa e musulmana, svolsero un ruolo fondamentale. Non ci spiegheremmo l'Isis senza le religioni, e persino nella guerra più sfacciatamente laica e di conquista a cui assistiamo, quella in Ucraina, vediamo che gli invasori russi sentono il bisogno di una qualche giustificazione di tipo religioso, quando blaterano di satanismo e Santa Madre Russia e scemenze del genere. E gli esempi potrebbero continuare a lungo.
Quello che accadde in Iran alla fine degli anni'70, quindi, plasmò in parte il mondo in cui viviamo. L'Iran segnò il risveglio delle religioni: nessuno, oggi, esclude la religione tra gli elementi che possono essere causa di guerre o rivolte.
Oggi in Iran scendono in piazza le figlie e i figli, se non le e i nipoti, di coloro che 40 e passa anni fa scendevano in piazza con le foto di Khomeini. Chiedono, da quello che possiamo capire, di poter vivere la vita che desiderano, senza che un imam o un padre o un fratello la stabilisca per loro. Vivono la teocrazia come una cappa, chiedono, a quello che leggiamo, che si stabiliscano alcuni principi base della laicità, in primis il diritto alla libertà di pensare e agire come pare loro, se ciò non arreca danno a nessuno, se non ad un dio evidentemente molto suscettibile e irritabile. Questi valori laici sono alla base delle nostre costituzioni e delle nostre leggi e tendiamo, appunto perché ci siamo nati, a darli per scontati e ovvi. Non è così, come in Iran ci stanno dimostrando e ricordando.
Ma al di là di ciò che di epocale sta avvenendo in Iran, mi chiedo se, come 40 anni fa, da lì possa arrivare un messaggio a tutto il mondo. Che proprio da lì, dove, per la prima volta dal dopoguerra, la religione divenne protagonista della politica e delle rivoluzioni, possa venir esportato l'amore per un sistema di valori, che è nuovo per quelle ragazze e quei ragazzi nati nella teocrazia, mentre per noi è vecchio e stanco, ma molto bisognoso di un buon ricostituente.

da Facebook del 20 novembre 2022
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