VOTO DI INTERESSE
Buongiorno, ecco una serie di notizie selezionate per voi dal Corriere del Veneto. Il vicedirettore Alessandro Baschieri analizza il voto di domenica. Buona lettura!
Il centrosinistra ha perso le elezioni. Di nuovo. Anche in Veneto. Nel cercare a tutti i costi un lato positivo i simpatizzanti ci fanno notare che nelle tabelle regionali il Pd è secondo dietro ai Fratelli, tre punti sotto la media nazionale ma a sorpresa uno e mezzo abbondante sopra la Liga. Di solito in questi casi si dice «ha tenuto» e al di là dei voti in pagella per l’ultima tornata elettorale, va riconosciuto che già da qualche tempo si intravede a queste latitudini un tentativo di rinnovamento nei temi e nel linguaggio. Appare chiaro che per intercettare pensieri e inclinazioni di una terra che non si accontenta di un «progetto per gli ultimi» servono programmi coraggiosi. Serve un progetto ma servono anche parole nuove per raccontarlo.
Il messaggio guida non può limitarsi al «voto etico», quello che si deve ad un gruppo di brava gente che lotta per i diritti di tutti e le fasce deboli, per chi si deve integrare e chi è stato espulso dal mercato dal lavoro. Qui non basta e forse non basta nemmeno su scala nazionale. I valori inclusivi e solidali dovrebbero essere la premessa, la condizione necessaria e non sufficiente per arrivare ad una proposta politica. Di certo non l’obiettivo unico visto che gli ultimi, per definizione, sono una minoranza e i penultimi e i terz’ultimi molti di più e meritevoli di altrettanta attenzione perché spesso lontani da qualsiasi traiettoria di sostegno e aiuti. Più in generale il centrosinistra dovrebbe avere il coraggio di cercare un nuovo voto di interesse.
Il coraggio di sdemonizzare i cambi di rotta e di ritrovare il punto di contatto con la classe operaia (ma oggi bisognerebbe dire lavoratrice) che un tempo si affidava sindacalmente e oggi sparpaglia le preferenze lungo tutto l’arco politico (stando ai flussi soprattutto a destra). Chi lavora e fatica onestamente ha il diritto che si parli di lui anche se non rientra nell’Isee, tra l’altro molto spesso ingannevole, e di immaginare un progetto di sviluppo che vada oltre il togliere a chi ha di più per dare a chi ha di meno. Un progetto politico che offra opportunità a una platea di cittadini più ampia e cambi la percezione del “partito delle bastonate”.
Tutto questo andrebbe comunicato chiaramente, cosa che la sinistra non ha ancora imparato a fare anche quando ci sono i presupposti: ad esempio ha detto poco e male che i “padri” del Reddito di cittadinanza (che esisteva sotto forma di Rei ed era equo) e del Superbonus (che era soltanto bonus edilizio ma funzionava molto meglio) erano di sinistra e i figli hanno ereditato l’idea portandola sotto nuove insegne. Oggi i Cinque Stelle sbandierano con orgoglio il Reddito, a destra considerato un vero e proprio voto di scambio, e ci hanno costruito una bella rimonta. La Lega ha sempre fatto leva su pensioni e tasse e in Veneto parla di autonomia per intercettare un interesse collettivo, temi che negli anni hanno portato consensi e voti.
In fondo anche i Fratelli, come confessato dagli imprenditori nell’ultima assemblea di Vicenza, avevano qualcosa per gli elettori, ovvero una promessa di stabilità e di ordine che in un momento come questo diventa fondamentale per i mercati. Se la categoria più draghiana e autonomista d’Italia vota il partito antidraghiano e centralista per eccellenza, un apparente paradosso, è solo ed esclusivamente per interesse.
Ebbene quale sarebbe la convenienza di un elettore veneto a votare a sinistra? È sbagliato parlare di convenienza? Quale rappresentanza e tutela è in grado di offrire il Partito Democratico agli elettori per non confinare i suoi fortini nelle città e i suoi consensi tra gli intellettuali di animo solidale? Un po’ di pragmatismo e buon senso alla Bonaccini, il presidente della Regione Emilia, spesso legato a Zaia da visioni comuni nonostante posizioni di partenza antitetiche, sicuramente porterebbe maggiore fiducia. Certamente più di una figura come Schlein che di Bonaccini è la vice in Regione e che viene data per sua prima rivale nella successione al segretario Letta.
Il pragmatismo serve al centrosinistra e gli servono gli uomini adatti per tradurlo in proposta politica, in Veneto ma forse anche nel resto del Paese. L’obiettivo dovrebbe essere intercettare un gruppo d’interesse eterogeneo in una società nuova che cambia di continuo i suoi punti di riferimento. I partiti servono anche a questo, a raggruppare le aspettative e trasformarle in progetti. Pena il rassegnarsi ad altre brillanti analisi e pareri non richiesti, tipo questo, all’indomani di un voto che troppo volte assomiglia ad un’onorevole sconfitta.
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