Post della sezione Notizie
Jack Daniel
Mi sono trovato ieri a scrivere un post che ha suscitato molte critiche (
https://tinyurl.com/2x28zzxt). Ma come, mi hanno obiettato, tu quindi sostieni che tutte le persone di destra sono evasori?
No, non ci penso proprio, e cerco di chiarire meglio. Prendiamo due uomini di destra alla cui memoria sono molto legato, l'uno vicino al MSI e l'altro di simpatie monarchiche, Borsellino e Ambrosoli.
Una delle ragioni per cui Borsellino, uomo di destra, era contro la mafia era il fatto che la Sicilia è in Italia, e se la Sicilia è in Italia una sola è la legge che deve vigere, quella dello Stato, appunto, e non quella della mafia.
Ambrosoli, liquidatore della Banca di Sindona, scrisse una volta un biglietto, mi pare alla moglie, nel quale diceva che era contento, dopo aver molto lavorato nel privato, di poter finalmente svolgere un servizio per lo Stato, del quale aveva, evidentemente, massima considerazione. Ne era orgoglioso.
Entrambi furono uccisi, dalla mafia Borsellino, da Sindona Ambrosoli.
Erano, come detto, uomini di destra, fedeli allo Stato del quale avevano un'idea altissima, maggiore, ahimé, di quella che forse meritasse lo stesso nostro Stato.
La nostra destra, però, quella che da 30 anni è stabilmente sopra il 40%, con oscillazioni tra il 40 e il 50%, non nacque da Borsellino e Ambrosoli.
Forza Italia fu fondata da Dell'Utri, che un po' con la mafia ha avuto a che fare, visto che l'hanno condannato ed è finito in galera. E Berlusconi era iscritto a quella medesima P2 alla quale era iscritto Sindona.
La nostra destra, quella nata 30 anni fa, non è quindi figlia di Borsellino, anzi. La nostra destra non ha portato e reso vincenti proposte di destra legalitaria alla Borsellino, ma si è data molto da fare nel cercare di capire cosa la pancia di molti italiani alla fin fine volesse. Ha capito, per esempio, che a molti italiani interessava fondamentalmente la difesa del proprio orticello personale, il particulare, e su questo ci ha fatto un programma politico. No a patrimoniali, no alle tasse, no a regole che potessero limitare il proprio orticello, anche se a vantaggio del bene comune. L'Italia è la nazione degli appartamenti lindi e delle strade sporche. Gli italiani non sono indebitati, ma vogliono indebitare lo Stato, perché lo Stato è estraneo, non li riguarda. Gli italiani sono molto comprensivi verso chi infrange regole con abusi edilizi e evasioni fiscali, magari di taglio e dimensione non enormi, perché aggirare una legge dello Stato, in fondo, non è così gran peccato. E allora si è comprensivi con gli scontrini non emessi, col contante, coi balneari, coi tavolini messi ovunque. In fondo, che male fa? Fa male allo Stato, ma chi è lo Stato? Chi lo conosce? Anzi: non lo conosco e questo vuole pure tasse da me?
Questo tipo di atteggiamento, in Italia, è diffuso dai tempi di Tiberio, ma la nostra destra, quella che prende il 40%, a dir poco, da 30 anni, ne ha fatto una base politica. Sono tutti evasori gli elettori di destra? No, certo, ma è probabile che molti (moltissimi) evasori votino destra, in attesa di un condono o di una rottamazione. E' di destra essere evasori? No, in generale no. Anzi: ci son Paesi, retti da governi di destra, nei quali l'evasione è considerata poco meno di un crimine contro l'umanità. E' qui che la destra ha assunto questi caratteri arci italiani, è qui che si è visto con simpatia un leader come Berlusconi, prima amico dei socialisti, poi, quando gli è convenuto, leader di destra. Un uomo che ha fatto degli affari suoi il suo manifesto politico, ed è per questo che è stato sostenuto per decenni con i voti. Perché era furbo, riusciva a ingabbiare le regole come diceva lui, era proprio uno di noi.
Ogni tanto qualche esponente di destra tenta di nobilitare questa difesa del particulare, e del privato interesse come sommo fine, ricorrendo magari alla solita frase di Adam Smith, secondo la quale non è alla benevolenza del fornaio che devo l'aver pane fresco a tavola, ma al suo egoistico interesse di vendere pane e ricavarci profitto. Tutto ciò che fa bene al particulare, quindi, fa bene al generale. In realtà manca un pezzo: e cioè manca il pezzo nel quale la concorrenza liberale o liberista, avviene all'interno di un sistema di regole date. Ma la nostra trentennale destra non ha stabilito un quadro di regole, una sorta di ring, entro il quale potesse avvenire la lotta concorrenziale. Sarebbe stato un discorso liberista, criticabile quanto si vuole, ma con una certa coerenza. La nostra destra, là dove le regole andavano a creare un problema col particolare, ha sempre teso ad accartocciare le regole. La regola è che tutti si debba pagare le tasse? Vero, ma poi si spera nei condoni. E ve lo immaginate un Borsellino che vari un condono che premi gli evasori a scapito dei contribuenti che hanno versato tutto? Si declama, a parole, l'efficacia del libero mercato contro l'invadenza fiscale dei "comunisti", salvo che poi non si abbia a che fare con tassisti, balneari, allevatori, televisioni. A quel punto si scoprono le meraviglie delle rendite di posizione, la negazione stessa di mercato e concorrenza. E i conti pubblici? Ve lo immaginate un Ambrosoli che teorizzi l'indebitamento pubblico a fini privati? Eppure qua è stato fatto, e spesso: l'importante è che io non sia indebitato, che m'importa dello Stato? Chi è lo Stato? La verità è che la nostra destra, contrariamente a molte destre occidentali, non è mai stata né liberista né liberale. Meno che mai lo è quella che ha vinto il 25 settembre.
Il particulare vince, quindi, è faro che illumina la notte. Perché in Italia vi sono molte critiche all'appoggio all'Ucraina, probabilmente maggiori che in altri paesi occidentali? Forse si è fan della Russia? Non è detto, ma qui il gas aumenta. A me, cosa viene di questa guerra? Un sacrificio economico? Un razionamento? E allora gli ucraini possono aver tutte le ragioni del mondo, ma qui c'è da guardare il mio interesse particolare. E si arrangino gli ucraini.
Questa mentalità, come dicevo, non è né tipicamente di destra né, soprattutto, è nata con la destra. E' una mentalità antica, molto diffusa in Italia. La nostra destra, però, ha solleticato questi sentimenti e ne ha fatto la sua base politica. Se la destra da noi prende, da 30 anni, il 40 e passa per cento, e perde (di poco) solo quando si presenta lei divisa e tutti gli altri uniti, è perché ha fatto di questi impulsi un programma politico, ben sapendo quanto questa mentalità sia radicata. Radicata, beninteso, non solo in chi vota destra: tengo famiglia è un motto nazionale. E quando casualmente si affaccia qualcuno, rigorosamente non di sinistra, come Draghi o Monti, che tenta di riportare i conti in ordine, la prima critica che gli viene mossa (da destra e spesso anche da sinistra) è di essere al servizio di potentati stanieri: la BCE, Soros, gli USA e via enunciando. Come a dire: tu non sei italiano. Vuoi risanare i conti? Come può un italiano avere interesse a risanare i conti dello Stato? E' evidente che ce lo impone qualcuno da fuori, gli italiani non lo farebbero mai.
Questa destra, ritengo, interpreta meglio il profondo sentimento di molta parte degli italiani. Questo sentimento non è affatto esclusiva degli elettori di destra, ma la destra, da 30 anni, lo pone al centro della sua azione politica, ed è per questo che, da 30 anni, è sempre maggioranza relativa nel Paese. La destra di Berlusconi, non quella di Borsellino.