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Autore Discussione: ARCIPELAGO UCRAINA FINLANDIA Russia Ucraina e Occidente l’inevitabile dialogo.  (Letto 636 volte)
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« inserito:: Settembre 15, 2022, 11:43:57 pm »

ARCIPELAGO UCRAINA | FINLANDIA
Russia, Ucraina e Occidente, l’inevitabile dialogo
La Finlandia, storicamente, è un ponte tra Russia e Europa. Dall'invasione dell’Ucraina questo confine, un tempo fatto di dialogo, si è trasformato in una barriera. “Se i russi vengono tagliati fuori e lasciati all’influenza di Putin, c’è il rischio che in Russia possa verificarsi quello accadde nella Repubblica di Weimar dopo la Prima guerra mondiale”, sostiene la scrittrice finlandese Rosa Liksom.

Pubblicato il 1° settembre 2022 alle 11:48
Rosa Liksom
Traduzione di Davide Musso
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Sono nata e cresciuta nella regione occidentale della Lapponia finlandese. Vivere vicino al confine con la Svezia mi ha permesso di entrare in contatto con una cultura progressista e di aprire i miei orizzonti. Da adolescente attraversavo il ponte verso la più ricca Svezia per comprare vestiti alla moda, dischi pop e riviste di moda americane. Il mio interesse per i nostri vicini a est è emerso in modo del tutto inaspettato negli anni Settanta. Avevo quindici anni quando sono andata per la prima volta a Murmansk, una città russa non lontana dal mar Glaciale Artico. Ero entusiasta della città, della lingua e della gente: mi sembravano stranieri e famigliari allo stesso tempo.

Leggi anche: In Estonia, la guerra in Ucraina riapre le ferite del passato sovietico
Negli anni Ottanta ho studiato a Mosca e ho viaggiato in diverse parti dell’Unione sovietica e, successivamente, in Russia. Ho scritto tre libri ambientati in quel paese. Seguire ciò che succede in quelle regioni fa parte della mia vita fin dagli anni Settanta. Gli ultimi anni del mandato di Leonid Brezhnev in qualità di segretario generale del Partito comunista sovietico (Pcus) sono stati un periodo desolante.

A Mosca la carenza di cibo era così grave che la gente faceva letteralmente a botte per l’ultimo pollo al supermercato. Il breve mandato di Michail Gorbačëv (segretario generale del Pcus dal 1985 al 1991) portò molti miei amici in Unione Sovietica a credere nel futuro. Durante la glasnost (trasparenza) e la perestrojka (ristrutturazione), furono aperti gli archivi storici e i sopravvissuti ai gulag hanno potuto far sentire la loro voce. Finalmente si poteva parlare delle catastrofi ambientali, del terrorismo di stato, della corruzione e delle distorsioni economiche che vigevano durante il regime totalitario sovietico. Per tutta la sua vita, Gorbačëv ha sottolineato l'importanza del dialogo. In un'intervista rilasciata alla vigilia del suo 90° compleanno, ha dichiarato che senza un dialogo autentico tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello russo Vladimir Putin, ci troveremo presto nel bel mezzo di una guerra nucleare.

Nel 1988 ho ricevuto, insieme ad altri colleghi della Mosca underground, un invito a partecipare come artista a una mostra sull’arte della “nuova era”, allestita in un enorme capannone industriale in periferia di Mosca e intitolata "Ermitage della gioventù" (in riferimento all’omonimo museo di San Pietroburgo).

Le persone facevano ore di fila per entrare a vedere le opere. Le installazioni sulla vita degli artisti moscoviti in epoca sovietica e le opere espressioniste, così cariche di energia mi hanno aperto gli occhi: la mia concezione dell’arte sovietica è cambiata completamente. Molti degli artisti che parteciparono alla mostra oggi sono considerati dei punti di riferimento nel mondo dell’arte occidentale.

L’era Eltsin
Dopo l’ascesa al potere di Boris Eltsin (presidente della Federazione russa dal 1991 al 1999), le cose sono cominciate a cambiare. Alcuni dei miei conoscenti russi sono diventati miliardari, altri si sono ritrovati in condizioni di estrema povertà. Le strade di Mosca si sono trasformate in bazar dove potevi comprare uranio, commissionare un omicidio, acquistare ciabatte malandate o una pozione per trasformare i rospi in principi. Generazioni di scrittori e artisti con un atteggiamento critico nei confronti del passato sovietico presero le redini della vita culturale di quegli anni. Sbocciò una molteplicità di culture artistiche.

Quando Eltsin si è fatto da parte, poco prima dell’inizio del nuovo millennio, ha scelto a sorpresa come suo successore Vladimir Putin, allora pressoché sconosciuto direttore dell’Fsb, il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa. Alcuni dei miei conoscenti speravano che, come presidente, Putin sarebbe stato un leader in grado di porre fine al caos e al saccheggio economico che avevano prevalso in Russia, e di portare ordine nella società. Altri erano terrorizzati all’idea che Putin potesse introdurre i metodi dei servizi di sicurezza statali nella gestione del governo.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale il governo finlandese, a prescindere da chi fosse il presidente o dalla composizione del parlamento, non ha mai avuto l’abitudine di commentare in modo esplicito la situazione politica russa. Le buone relazioni con tutti i nostri vicini sono state la premessa fondamentale della politica estera della Finlandia, che in tale ambito ha posto l’accento sulla cooperazione economica, senza voler appesantire con dispute sui diritti umani.

La storia della Finlandia come vicina della Russia è lunga e variegata e il paese ha imparato molte cose da questa esperienza. A volte siamo finiti ai ferri corti, altre abbiamo camminato mano nella mano, sia sotto pressione sia di nostra spontanea volontà.

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