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Autore Discussione: Emanuele Fiano, Giusto appello di Bombardieri Per un Movimento riformista ...  (Letto 1960 volte)
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« inserito:: Settembre 13, 2022, 05:05:10 pm »

Emanuele Fiano, Giusto appello di Bombardieri

Per un Movimento riformista dei Lavoratori, ognuno nel proprio ruolo
Sempre più urgente riconnettere politica e società
 
Emanuele Fiano

Ho letto sull’Avanti! con attenzione ed interesse, l'appello di Pierpaolo Bombardieri, segretario Generale della UIL, sul rapporto, o meglio, sul non rapporto attuale, tra politica e società.
Pur manifestando alcune differenze sulle valutazioni da lui espresse, penso che a ragione lui individui il punto essenziale della rappresentanza e dei bisogni in una società sempre più frammentata e percorsa da solitudini sociali e individuali, in cui la “politica” ha troppo spesso derogato dal suo compito primario, cioè agire in nome e per conto.
A mio avviso, da uomo della sinistra riformista quale sono, ciò che serve è una rinnovata capacità di pensiero complessivo, capace cioè attraverso un sano “strabismo”, di guardare lungo e, allo stesso tempo, all’oggi, incrociando dialetticamente le due prospettive grazie ad un sistema di valori e di principi che generino azioni coerenti.
Non si tratta di rincorrere con tentativi di risposte “tattiche” la costellazione dei bisogni frammentati e particolari, ma, piuttosto, di generare un coerente quadro di azioni specifiche all'interno di una visione omogenea e complessiva, che non annulla certo differenze e specificità ma, anzi, le esalta per trovarne una sintesi, condivisibile.
E questa visione orizzontale, non può che essere dal mio punto di vista, la giustizia sociale, l'equità, la libertà e la liberazione dal bisogno, per dirla con Olof Palme, non la ricerca di una società perfetta ma una società dove ognuno possa perseguire la propria affermazione e la propria felicità, mai a discapito dell'altro, ma insieme e anche grazie all'altro.
Bombardieri, che è sindacato, fa bene a strattonare la politica, anche se essa non è tutta uguale, come questa campagna elettorale ben dimostra, ricordandole così il processo virtuoso che, dalla fine del diciannovesimo secolo, ha permesso tutto il progresso civile, sociale ed economico che conosciamo; dalla società e dal lavoro, i bisogni e le istanze organizzate dalle rappresentanze sociali, raccolte e fatte azione, dentro e fuori le istituzioni politiche, fino al raggiungimento con sistemi democratici degli obiettivi.
Un processo solo apparentemente semplice, ma invece complesso ed elaborato nella sua “linearità” cominciando dal rispetto dei ruoli e dal reciproco riconoscimento degli stessi, uniti alla profonda condivisione di valori e metodi.
Come politico io penso che a questo non si possa più derogare, che necessiti anche qui in Italia una rappresentanza politica in grado di ridare senso ed efficacia a tutto ciò. Forse c'è già molto di più di quello che si pensi, in questo senso, ma occorre però, unirlo con tenacia ed umiltà ridandogli senso e prospettiva. Non si riparte da zero, centocinquant’anni, per dirla ancora con Olof Palme, di movimento riformista dei lavoratori, sono una grande base di partenza.

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Nel suo recente appello sull'Avanti! il segretario generale della UIL ha criticato come anche in campagna elettorale i partiti non abbiano sfiorato il tema del lavoro e della sua centralità per "Costruire un Paese diverso". Una responsabilità - ha scritto - che l'organizzazione sindacale sente sua. "E d’altronde  - aggiunge - non è una casualità se il partito degli astenuti sia ormai stabilmente al primo posto nella classifica delle scelte degli elettori. Un segnale, questo, di malcontento delle persone dinanzi ad una politica evidentemente sorda.
Di più lavoro, dignitoso e sicuro, non vi è traccia. Vale lo stesso per un’idea solida di
welfare e di un fisco equo come leva di trasparenza per ridurre i divari e per portare
avanti chi rimasto più indietro. Non si avverte una strategia sul rilancio delle
infrastrutture materiali e immateriali, così come la grande sfida delle pari opportunità
imperniata sul gender gap che si vince offrendo intanto servizi adeguati e degni di un
Paese avanzato. Intanto, i più giovani si vedono costretti ad arrancare nell’impostare un progetto di vita e gli anziani fanno da welfare familiare e bancomat statale. Dov’è la politica?"
 
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