Arlecchino
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« inserito:: Agosto 15, 2022, 11:04:47 pm » |
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Federico Ferrari Mi iscrissi a filosofia perché volevo diventare psicoanalista. Mentre ero iscritto, fu promulgata una legge che imponeva, per esercitare, la laurea in psicologia o in medicina. Desistetti. Ma ricordo ancora la lettura avvincente di Freud e, non meno avvincente, del grande "manuale" di Musatti. Oggi, rileggendo un bel libro di scritti di Fachinelli ("Esercizi di psicanalisi", da poco pubblicato da Feltrinelli, a cura di Dario Borso - di cui, sempre in quegli anni, seguii un seminario molto formativo su Kierkegaard - e grazie alla dedizione di Giuditta Fachinelli), capisco quanto e perché Musatti fosse così magnetico.
Fachinelli utilizza questa espressione bellissima: Musatti incarnava un "modello totale di felicità". E, sempre Fachinelli, che più di qualunque altro psicanalista ha cercato di raccogliere quell'eredità, riporta una sua, di Musatti, lunga citazione tratta da "I girasoli". La trascrivo per intero perché è molto potente. "Ci sono individui per i quali le disgrazie esistono, sì, ma vengono sopportate, non per insensibilità, per aridità, o per labilità di memoria, per cui le cose sgradevoli vengano gettate dietro le spalle, ma perché hanno in se stessi una forza speciale, che alimenta ed arricchisce continuamente la vita, così che godono di cose che lasciano indifferenti altri, e dispongono di inesauribili risorse; tanto che non ci sono persecuzioni, sventure familiari, economiche, o di salute, che li possono piegare.
Felici, e contenti della propria esistenza, qualunque cosa accada. È proprio di questi individui che vorrei parlare. Danno l’impressione di essere in possesso di un segreto: che sul piano spirituale muta il carbone in oro, fa spuntare fra le nuvole il sole, rende una landa deserta un giardino fiorito, e la malvagità degli uomini una simpatica ingenuità di poveracci.
Credo che questi, nel Medioevo, li facessero santi. Santi con l’aureola, perché capaci di far scomparire il male negli altri, ma soprattutto in se stessi. Per chi ai santi crede, il problema è dunque bello e risolto. Ma il povero psicologo moderno, che ai santi non può rifarsi, come se la cava per spiegare la natura di questi individui e il segreto dunque del loro ottimismo? Che ovviamente non è un privilegio dei santi, e che personalmente neppure ritengo sia un dono della fede, di origine dunque soprannaturale, ma qualche cosa che nasce dalla intima essenza della persona.
Ci si può rappresentare la vita come qualche cosa suscettibile di impoverirsi progressivamente, fino a divenire un nulla, per cui non vale la pena di viverla; ma che può invece anche dilatarsi, dilatarsi a dismisura: tanto da non sembrare più una vita sola riguardante una singola persona (in contatto sì con il mondo e con gli altri uomini con cui convive, ma restando singola, e perciò in definitiva, se non del tutto distaccata, separata dagli altri). Per queste altre persone invece avviene una cosa diversa. E cioè un arricchirsi con la vita altrui, che trasforma la propria unicità in una pluralità di esistenze. Questo è il segreto."
da FB del 15 agosto 2022
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