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Autore Discussione: Berlusconi, 20 anni fa la discesa in campo. Con la regia di Craxi e Dell’Utri  (Letto 49509 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Aprile 15, 2008, 02:31:45 pm »

Berlusconi III, sui siti stranieri la politica più vecchia del mondo


Le maggiori agenzie internazionali e i principali siti dei media esteri hanno seguito, fin dai primi exit poll, i risultati delle elezioni politiche italiane. In un suo primo commento, il New York Time online, citando la Reuters scrive che «si delinea al Senato una vittoria più netta del Pdl di Silvio Berlusconi sul Pd di Walter Veltroni», rispetto ai dati inizialmente annunciati.Analoga osservazione viene fatta dal Washington Post:«Berlusconi sembra avviato al terzo mandato», scrive il britannico Times, «dopo che le prime proiezioni danno alla coalizione di centro destra da lui guidata un chiaro vantaggio al Senato, necessario a qualsiasi premier per poter governare».

«Il Pdl di Berlusconi insieme alla Lega avrebbero al Senato il 43,7 per cento rispetto al 39,1 per cento per il Pd di Walter Veltroni». Pur con dati non sempre uguali, indicazioni che confermano l'affermazione del centro destra sono date da altri media online.

Benché nel complesso gli osservatori siano ancora cauti, lo spagnolo El Mundo, per esempio, afferma che «comincia a prendere forma il Berlusconi III, nonostante l'incredibile rimonta del centro sinistra di Veltroni». «Berluscioni - scrive El Pais- si appresta a essere per la terza volta il presidente del Consiglio dei ministri italiano, sulla base delle proiezioni relative al Senato».

Il francese Le Figaro scrive del «ritorno in pista di un animale politico, che né le disfatte, né gli scandali hanno abbattuto».

Il tedesco Bild ipotizza «il ritorno al governo italiano del miliardario Berlusconi, dopo il 1994 e il 2001».

E anche l'americana Cnn e la britannica Bbc parlano di un vantaggio per il candidato premier del Pdl e altrettanto hanno indicato l'agenzia francese Afp e i quotidiani britannici Times e Daily Telegraph nelle edizioni online.

L'emittente araba Al Jazeera, nella sua edizione online in inglese, scrive con grande evidenza del «probabile ritorno di Berlusconi al governo, sulla base degli exit poll».

Nei giorni scorsi, e in particolare domenica e lunedì a seggi ancora aperti, la quasi totalità dei mezzi d'informazione stranieri avevano sottolineato che in quello che una volta era indicato, senza l'ironia di oggi, Il Bel Paese, la gente è andata alle urne in una atmosfera generale di tristezza e disillusione, che riflette lo stato d'animo di chi non crede più nella politica e vede il proprio paese nel pieno di una crisi che ne fa il "malato grave" tra le grandi nazioni.

L'International Herald Tribune aveva pubblicato un articolo della agenzia americana Ap, ripreso anche da altri media, tra cui il Los Angeles Times, riferendo di «un sentimento diffuso di declino nazionale e di paura che nessun candidato sarà in grado di rimettere l'Italia sul giusto binario».

«Gli italiani nuovamente alle urne disillusi» era stato il titolo del britannico Indipendent mentre il Daily Telegraph, aveva descritto «gli italiani al voto mentre il disastro economico incombe sul loro paese».

Secondo l'Economist «a causa della confusionaria legge elettorale attualmente in vigore» dopo il voto di oggi c'è «il pericolo del caos seguito da uno scomodo compromesso».

Il New York Times riferendo dei pronostici secondo cui Berlusconi sarà di nuovo premier, aveva parlato di "disincanto", "apatia" e "scetticismo" dell'elettorato.

Il francese Le Figaro aveva messo l'accento sui «geronti italiani che si aggrappano al potere», dicendo che «l'Italia è la nazione con la classe politica più vecchia del mondo». E a proposito di età «Die Zeit» osserva come «una vittoria di Berlusconi non sarebbe una sorpresa: da settimane i sondaggi profetizzavano un suo vantaggio di 8-9 punti. Tuttavia Veltroni, che è più giovane di quasi vent'anni e che, in quanto sindaco di Roma per lungo tempo, gode di grande favore, pensava di avere fino all'ultimo delle chance di vittoria».

Pubblicato il: 14.04.08
Modificato il: 14.04.08 alle ore 20.35

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« Risposta #16 inserito:: Aprile 15, 2008, 04:00:38 pm »

Berlusconi attacca l'Unità: «Contro di me solo accuse offensive»


La vittoria elettorale non frena le vendette del Cavaliere, che inizia dal principale nemico del leader del Pdl, L’Unità. Il giornale del Partito democratico ha sempre avuto una posizione netta nei suoi confronti e questo non va giù a Berlusconi. «Le accuse dell'Unità di questa mattina nei miei confronti – sentenzia Berlusconi - sono veramente offensive anche per il nuovo corso che io rappresento». Il Cavaliere, che da una settimana ha occupato ogni trasmissione televisiva a carattere politico e che lunedì telefonava a tutti i network tv, è intervenuto anche in diretta a “Uno Mattina”. Nel suo lungo e solito sproloquio, Berlusconi ha elargito grandi verità, e poi è esploso in un’invettiva contro il nostro giornale.

Il Cavaliere ha attaccato tutti i commenti dell'Unità di martedì mattina, sentenziando che questi sono la strada da non percorrere se si vuole aprire il dialogo. Berlusconi ha chiesto al Pd di «mantenere una coerenza sui punti del suo programma sovrapponibili a quello del Pdl». Berlusconi si è compiaciuto di se stesso e ha sbottato in un ultimatum al Partito democratico: se vuole il dialogo «dismetta certe posizioni di contrasto come quella fatta propria oggi dall'Unità».

Ad andar di traverso al Cavaliere sono probabilmente articoli come l’editoriale del direttore, Antonio Padellaro, che evidenzia verità conosciute da tutti: «Il terzo ritorno di Berlusconi a palazzo Chigi ci spaventa per una serie infinita di motivi che proveremo a sintetizzare», scrive Padellaro. «Perché il vecchio-nuovo premier sarà scortato e controllato dall’esercito leghista che farà pesare ogni giorno sul tavolo delle decisioni la ricca messe di voti rastrellata in tutto il nord-est». «Quanto resisterà il cartello elettorale del Pdl alle spallate secessioniste del Carroccio?», si domanda Padellaro. «Pensiamo non a lungo anche perché al Senato i numeri della maggioranza non sono tali da garantire al governo sonni tranquilli. E non certo per cinque lunghi anni». Solo il pensiero che qualcuno possa minare il suo “governo di cinque anni”, spaventa evidentemente Silvio Berlusconi tanto da fargli perdere le staffe davanti a milioni di italiani.

Pubblicato il: 15.04.08
Modificato il: 15.04.08 alle ore 11.56

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Berlusconi: a noi i presidenti di Camera e Senato


Silvio Berlusconi esulta - «abbiamo vinto» - leggendo i giornali il giorno dopo il voto. E annuncia che a Palazzo Madama non ha nessuna intenzione di insediare un presidente della Lega Nord. «Sarà qualcuno del Pdl», precisa. «Camera e Senato avranno due presidenti nostri», sentenzia. Nessuna apertura verso un gentlement agreement con gli alleati, figuriamoci con l'opposizione. La gestione del Parlamento è "cosa sua". È questo il fair play berlusconiano in vista delle riforme istituzionali.
E al Pd non resta che precisare: non c'era stata nessuna richiesta esplicita sulla presidenza di un ramo del Parlamento.

«Non abbiamo mai chiesto e non chiediamo la presidenza di un ramo del Parlamento: era una nostra disponibilità in caso di vittoria»: dichiara infatti l'ex ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni nel corso dello speciale elezioni de La 7 in onda martedì mattina. «In Italia esisteva una tradizione secondo la quale uno dei due rami era presieduto da un esponente dell'opposizione», ha continuato Gentiloni ricordando le presidenze di Nilde Iotti, Pietro Ingrao e Giorgio Napolitano: «Una tradizione interrotta nel 1994 da Berlusconi e poi - il che rappresenta un errore - anche dai governi successivi: mi sembrerebbe sano ritornarvi».

Quanto al Presidente della Repubblica, «va tenuto fuori da certi schemi» istituzionali, ha concluso Gentiloni; posizione appoggiata anche da Rocco Buttiglione, che ha ribadito come una volta eletto Napolitano «rappresenti tutti gli italiani, e non una sola parte».

E il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si congratula, oltre che con il ministro dell'Interno Giuliano Amato per la correttezza delle operazioni di voto e di scrutinio, anche con il vincitore delle elezioni Silvio Berlusconi. «Esprimo le mie congratulazioni alla coalizione guidata dall'onorevole Berlusconi per la netta vittoria conseguita, e il mio apprezzamento per tutte le formazioni politiche e i candidati che hanno animato un libero e ordinato confronto elettorale», si legge in una dichiarazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, diffusa dal Quirinale.


Pubblicato il: 15.04.08
Modificato il: 15.04.08 alle ore 15.21

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« Risposta #17 inserito:: Aprile 15, 2008, 04:01:30 pm »

Stampa estera, dalla Francia agli Usa: «Aiuto, torna Berlusconi!»


La stampa estera non vede di buon occhio il ritorno del Cavaliere. E non solo la stampa progressista o di sinistra (ma per Berlusconi «i corrispondenti esteri sono tutti della sinistra italiana» mentre lui è «amico di quasi tutti i leaders europei» e quando va all'estero viene «sempre riconosciuto e applaudito»).

Scrive il New York Times: Silvio Berlusconi, «il singolare miliardario che già domina la scena pubblica italiana, si è aggiudicato ieri una convincente vittoria alle elezioni parlamentari italiane». Ma con l'economia a pezzi e l'Europa sempre più lontana - argomenta il quotidiano della Grande Mela - «è difficile stabilire se gli italiani abbiano votato realmente per lui o per esprimere dissenso rispetto al precedente governo».

Quello del Wall Street Journal è forse il commento più positivo: «Il leader conservatore italiano Silvio Berlusconi è riuscito in un'altra delle sue imprese, vincendo le elezioni appena due anni dopo essere stato sconfitto. Ora bisognerà vedere se manterrà la promessa fatta 14 anni fa quando andò al governo per la prima volta: portare il paese fuori dalla prolungata crisi politica che ha succhiato vitalità all'economia e fiducia ai cittadini». Positivo, ma guardingo. E l'editoriale sulle cose italiane affidato a Matthew Kaminski pur parlando di «convincente vittoria», sostiene che rispetto al vecchio Berlusconi «nonostante le apparenze, qualcosa è cambiato: il suo programma è meno ambizioso che in passato. Il successo della sua coalizione dice molto sulla disillusione degli italiani dopo venti mesi di governo del centrosinistra»

Per il Washington Post nelle elezioni italiane Silvio Berlusconi ha vinto «cavalcando l'onda di incertezza sul futuro economico» e ha inflitto una sconfitta «inaspettatamente dura» al Partito democratico. Nella corrispondenza si cita il commento di John Harper, professore di scienze politiche alla John Hopkins University, sede italiana, sulle reazioni di imbarazzo che il ritorno di Berlusconi provocherebbe nelle altre capitali europee: «Il resto d'Europa spalancherà gli occhi, sospirerà e dirà: "Ci risiamo", ma non ci può fare nulla». 

Il francese Le Figaro ironizza sull «inossidabile cavaliere». Scrive il commentatore: «Silvio Berlusconi rimane una personalità fuori dalla norma, eccessiva e stravagante». La sconfitta alle legislative dell'aprile 2006 avrebbe potuto suonare l'ora del suo ritiro dalla politica. Invece gli ha dato il gusto della rivincita. Poi insiste nel descrivere «I geronti italiani aggrappati al potere» E l'Italia come una nazione «con classe politica più vecchia del mondo».


«L'infernale equazione italiana» è il titolo dell'editoriale di Françoise Crouïgneau su Le Echos. Tutti s'interrogano sul margine di manovra di cui disporrà il prossimo governo italiano -scrive- sul piano economico e sociale, in tempi di crisi planetaria e crescita in panne, ma pure politico. Ancora prima di trovare i mezzi finanziari per riprendere la via delle altre riforme, Silvio Berlusconi dovrà dedicarsi a quella elettorale: è la tesi del giornale economico.

Lo spagnolo El Pais ci ribattezza: "Berlusconia". È questo il titolo dell'editoriale che giudica «inspiegabile» l'ennesima vittoria elettorale «di un uomo che ha sempre confuso i suoi interessi privati e le proprie responsabilità politiche, senza pagare per nessuno degli errori commessi in passato». L'interpretazione è che la vittoria del Cavaliere sia da considerare «frutto di una grande intelligenza politica: Berlusconi ha saputo infatti confrontarsi con il rivale Walter Veltroni prima ancora che il Partito Democratico potesse crescere sufficientemente e prima ancora che il governo di Romano Prodi avesse l'opportunità di consolidare un bilancio, soprattutto economico, più facile da spiegare ai cittadini».

«Aiuto, torna Berlusconi!»: è questo il titolo d’apertura del quotidiano della gauche francese Liberation, che dedica al vincitore delle elezioni anticipate una foto che copre quasi interamente la prima pagina. «Vittorioso nelle elezioni italiane con i suoi alleati estremisti, il Cavaliere riprende le redini di un Paese in pieno marasma», si legge nel sottotitolo. Nel riportare i risultati della consultazione elettorale italiana, i corrispondenti sottolineano lo spostamento a destra della coalizione vincitrice. «Una vittoria grazie alla destra dura», s'intitola l'articolo a pagina 3 dedicato ai risultati elettorali, in cui si afferma che Silvio Berlusconi «è ostaggio» della Lega Nord, definita «un movimento xenofobo, secessionista ed “eurofobo”». Secondo il giornale francese, inoltre, «questa deriva di Berlusconi verso una destra dura rischia di accentuarsi ancora, dal momento che è stato abbandonato dalla piccola formazione cristiano-centrista dell'Udc di Pier Ferdinando Casini».

Per il britannico The Financial Times è però un quotidan economico tutt'altro che di parte. L'analisi è: «Berlusconi ha vinto con un buon margine, ma la stabilità politica in Italia resta in dubbio. Il Pdl ha perso l'appoggio del centro cattolico, e che deve la sua vittoria agli alleati di destra». «La scorsa notte Silvio Berlusconi ha ottenuto un significativo ritorno al potere con un margine relativamente decisivo», si legge sul giornale economico, che a suo tempo ebbe a definire il leader del Pdl “unfit”, cioè “non adatto” a governare, «ma se l'Italia assisterà a una nuova era di stabilità politica resta in dubbio». Berlusconi «guida una coalizione di centrodestra che ha perso la voce moderata dei cattolici centristi, i quali alle elezioni hanno corso da soli»; e dunque deve il risultato «agli alleati di destra che hanno reso possibile la sua vittoria». Ora, spiega il quotidiano londinese, al suo ritorno al potere il capo del Pdl «dovrà affrontare la crisi economica globale, che è ancora più accentuata in Italia». Inoltre, nota il corrispondente da Roma, «le dichiarazioni protezionistiche» degli alleati di Berlusconi, «sottolineate dalla loro opposizione all'acquisizione della compagnia di bandiera Alitalia da parte di Air France-Klm, indicano che la sua politica di mercato neo-liberale potrebbe lasciare il posto a un più diretto intervento del governo».

Durissimo l'inglese The Guardian: «Con la vittoria elettorale della coalizione guidata da Silvio Berlusconi, che incorpora anche il partito neo-fascista e quello separatista del Nord, l'Italia non risolve nessuno dei suoi problemi». E ancora: «Il Bel Paese rimane ostaggio infatti di un sistema politico immobile e chiuso che alimenta profonde disuguaglianze, con una maggioranza di cittadini che vota la destra fino a quando questa non fallisce, per poi dare un tiepido sostegno ad alternative di sinistra troppo deboli per agire».

«Berlusconi torna al potere grazie all'alleato “post-fascista”», titola l'edizione online di The Independent, che parla di «spiacevole ritorno». «Berlusconi ha festeggiato una trionfale rielezione, tornando alla guida del governo della settima economia mondiale», scrive il giornale britannico. Per l'Independent il centrosinistra di Walter Veltroni «ha fallito nel tentativo di unirsi per fermarlo.

Dal canto suo, la stampa tedesca riferisce con grande evidenza del successo elettorale di Silvio Berlusconi, con alcuni giornali che parlando di autentico trionfo del leader conservatore. «Berlusconi vince, Veltroni ammette la sconfitta», titola in prima pagina l'edizione online della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ). «Berlusconi - aggiunge il giornale conservatore - vuol restare alla guida del governo per cinque anni». «Venti mesi dopo la sua sconfitta elettorale, Berlusconi torna al potere in Italia assicurandosi una chiara maggioranza sia alla Camera che al Senato».

«Vittoria trionfale per Berlusconi» è il titolo in prima della Sueddeutsche Zeitung, che sottolinea come l'avversario del Cavaliere - il liberale Valter Weltroni - «ha ammesso la sconfitta». Il quotidiano tedesco pubblica un commento dal titolo «Pista del circo libera per il mago della politica». La Sueddeutsche mostra in prima una foto di Berlusconi mentre vota. Il quotidiano Die Welt da parte sua titola nell'edizione online «Silvio Berlusconi, il grande trionfatore». Per il giornale, «in Italia il blocco di centrodestra ha ottenuto una inattesa, chiara maggioranza». «Lo schieramento di centrosinistra ha ammesso la sconfitta», aggiunge la Welt che pubblica in prima una foto di Berlusconi sorridente. Per il settimanale Der Spiegel, «la vittoria di Berlusconi rivoluziona il panorama parlamentare italiano». «Non è solo una vittoria, è un trionfo», aggiunge il settimanale tedesco.

Anche l’Estremo Oriente si occupa delle elezioni italiane, sottolineando la preoccupazione del ritorno di Berlusconi. Nella sua edizione pomeridiana, l'Asahi Shimbun, il secondo quotidiano più diffuso del Giappone e che è tradizionalmente considerato di area di centrosinistra, dà ampio conto del voto che ha portato Berlusconi, appena «dopo due anni, ad avere una netta maggioranza nei due rami del Parlamento». «Ci sarà un sensibile cambiamento della linea di politica estera», continua l'Asahi, «perché Berlusconi è filo-Bush». La sua vittoria ha trovato sponda «su una delusione della classe media verso il centrosinistra di Prodi, che è rimasto in affanno».

 


Pubblicato il: 15.04.08
Modificato il: 15.04.08 alle ore 12.25

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« Risposta #18 inserito:: Aprile 15, 2008, 04:07:06 pm »

Berlusconi: «Domani vertice, in settimana la lista dei ministri».

Letta vicepresidente
 
 
«Ho già in testa chiaramente la lista dei ministri, ma devo convocare una riunione per domani e non farò i nomi per rispetto di tutti. Entro la settimana sarà nota». Sono le parole di Silvio Berlusconi, all'indomani della vittoria elettorale. Il leader del Pdl sciglie la riserva da subito solo per il fedele Gianni Letta, che sarà vicepresidente del Consiglio: «È indispensabile nel Governo, una persona rara e stimata da tutti», dice alla trasmissione Rai Radio Anch'io. Berlusconi ha anche aggiunto che il suo Governo sarà più snello dei precedenti, «tra ministri con portafoglio, senza e sottosegretari non supereremo le 60 unità, la metà dell'esecutivo attualmente in carica».

La squadra di Governo di Berlusconi, per la verità, è stata già ipotizzata, in base alle ultime indicazioni, rilanciate dall'agenzia Ansa: Roberto Maroni agli Interni, Paolo Bonaiuti ai Beni Culturali, Stefania Prestigiacomo (Sanità), Giulia Bongiorno (Giustizia), Roberto Formigoni (Industria), Giulio Tremonti (Economia), dalla leghista Rosi Mauro (Lavoro). A Mara Carfagna potrebbero andare le Pari Opportunità. Mentre ministro degli Esteri sarà Franco Frattini. «Una persona che ha già una «grande esperienza all'estero» ha detto Berlusconi in collegamento telefonico con La7. «Mi auguro che Fini possa fare il presidente della Camera e che Gianni Letta sia uno dei vicepresidenti del Consiglio». Ha poi aggiunto che i ministri della Lega «saranno due».

Vinte le elezioni, Silvio Berlusconi conferma anche il suo impegno per Napoli, assicurando che quella nella città partenopea «non sarà una trasferta - dice A Studio Aperto, il tg di Italia Uno - terremo il primo Consiglio dei ministri per un fatto simbolico a dimostrare come il governo ritenga l'emergenza rifiuti un fatto nazionale da risolvere, ma poi stabilirò una sede operativa a Napoli per tre giorni alla settimana e ne verrò via quando avrò la certezza di avere avviato concretamente la soluzione di questo problema che tanti danni fa al nostro turismo e alle esportazioni». «Napoli - sottolinea - più che una trasferta è un impegno preciso e di medio termine per il mio lavoro».

Su Alitalia è stato invece Gianfranco fini a parlare :«Non abbiamo nessun pregiudizio nei confronti di Air France. Tuttavia, se loro vanno avanti così a noi non sta bene». ha affermato il leader di An Gianfranco Fini, commentando, in collegamento con Matrix, l'andamento delle trattative su lla nostra compagnia di bandiera e contestualmente scherzando sulla grande presenza di giornalisti oltralpe all'Auditorium della scienza e della tecnica.

«Siamo sempre stati pronti a lavorare con l'opposizione per gli interessi del Paese». Silvio Berlusconi in diretta a Porta a Porta ha promesso un «atteggiamento dialogante» con il Partito Democratico. «Sono commosso per il risultato elettorale e ringrazio i cittadini» ha continuato il leader del Pdl, dichiarando di sentire «una grande responsabilità» nei confronti degli elettori e del Paese: «Saranno anni difficili, ha continuato, cinque anni decisivi per l'ammodernamento del Paese». Alla domanda se collaborerà con Pierferdinando Casini risponde: «Andremo d'accordo con chi lavorerà con noi per il bene del Paese». Durante il collegamento a Skytg24 propone di riesumare la bicamerale per le riforme, così come era stata impostata nel 1994.

Se in cima all'agenda di Governo ci sono Alitalia e il problema rifiuti in Campania, il Cavaliere promette anche di attuare la riforma della scuola e della sanità, iniziate con l'ultimo governo Berlusconi. Priorità anche alla «riforma della giustizia e alla ripresa delle grandi opere». Berlusconi ha poi promesso la riduzione della pressione fiscale: «Mai approveremo, ha dichiarato, un solo provvedimento che limiti la libertà dei cittadini e li renda vittime dell'oppressione fiscale». Durante la trasmissione Matrix su Canale 5, Berlusconi continua a commentare il voto. Dice che la legge elettorale «non era poi così cattiva», e osserva che con pochissimi partiti in Parlamento «sarà possibile fare le leggi più velocemente». Non manca una considerazione sulle passate elezioni: «C'è stata un'interruzione negativa del nostro lavoro. Io dico quello che penso: le elezioni 2006 non sono state regolari e ciò è dimostrato dalle dimensioni del voto di oggi».

Il Cavaliere annuncia poi che la prima visita da premier sarà in Israele. «Olmert mi ha invitato, sarò lietissimo di andare in Israele e dare il mio supporto all'unica democrazia mediorientale». Conclude: «Ho ricevuto telefonate da diversi Capi di Stato e di governo che che mi hanno fatto le loro congratulazioni. Con alcuni di loro ho fissato anche appuntamenti importanti per riprendere i contatti che si erano interrotti con la sinistra al governo».

 
da ilsole24ore.com
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« Risposta #19 inserito:: Aprile 15, 2008, 04:19:05 pm »

Ma per giornali e tv straniere ora le prime crisi da risolvere sono alitalia e rifiuti

Berlusconi, la vittoria fa il giro del mondo

I siti dei media del pianeta enfatizzano la figura del leader del Pdl come vero motore del successo elettorale



MILANO - La vittoria di Berlusconi alle elezioni fa il giro del mondo. Ed entra nelle prime pagine e nei servizi di apertura delle principali tv e siti internet del pianeta.

USA - «L'economia è in sofferenza un'Italia frustrata sceglie Berlusconi» titola il sito del New York Times, il più importante quotidiano del mondo.
 
Il sito di «Le Monde» dedica ampio spazio alla vittoria di Berlusconi
«Berlusconi torna al potere in Italia» gli fa eco il sito della principale tv di news satellitare, l'americana Cnn. E anche il sito del Los Angeles Times caratterizza un titolo tutto sommato didascalico «Berlusconi si aggiudica un terzo mandato in Italia»con una foto di Francesco Totti al seggio, memore dell'ultima polemica politica della campagna elettorale, con i manifesti del capitano della Roma che invitava a votare per il candidato sindaco del Pd a Roma, Francesco Rutelli.

Secco il sito del Wall Street Journal: «In Italia Berlusconi è di nuovo in vetta». Per il principale quotidiano economico del mondo però, ora la questione sul tavolo è sapere se il leader del Pdl riuscirà a mantenere la sua promessa di risollevare l'Italia.

EUROPA - Dall'altro capo dell'oceano il sito del principale quotidiano economico britannico, il «Financial Times» titola «Berlusconi avanza fino alla vittoria» e sottolinea come il successo di Pdl e Lega sia stato decisamente più ampio del previsto.
Per il britannico «The Indipendent» «Berlusconi ritorna al potere grazie ad un'alleanza post-fascista» ed enfatizza il fatto che una volta prese le redini del governo dovrà subito risolvere due gravi crisi: quella di Alitalia e quella dei rifiuti a Napoli. 
Il sito del «Los Angeles Times» sulle elezioni in Italia

Anche il sito del «Times» di Londra che titola «Silvio Berlusconi si aggiudica un terzo mandato come primo ministro italiano» specifica l'impegno del leader del Pdl a risolvere in tempi brevi le due principali macchie sull'immagine internazionale del nostro Paese.
«Italia: Silvio Berlusconi ottiene una larga vittoria alle legislative» chiosa il sito del quotidiano francese «Le Monde». Per il giornale d'oltralpe il centro della discorso post-vittoria di Berlusconi è nell'annuncio che per l'Italia ci sono davanti «mesi difficili».
Per il sito del quotidiano spagnolo «El mundo» che titola «L'Italia concede a Berlusconi il suo terzo mandato per uscire dalla crisi» gli immediati compiti che l'esecutivo di centrodestra dovrà affrontare sono quelli di risollevare l'Italia dalla crisi economica e di scrivere una nuova legge elettorale.

Marco Letizia
15 aprile 2008

da corriere.it
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« Risposta #20 inserito:: Aprile 15, 2008, 10:55:46 pm »

«Sbagliato volere la presidenza di entrambe le camere»

Veltroni: «Berlusconi ha cominciato male, faremo un "governo dell'opposizione"»

Il leader Pd: «Vittoria inequivocabile del Pdl, massiccio spostamento verso la Lega. Avvieremo dialogo con Udc»


 
ROMA - «Faremo un governo "ombra", un governo dell'opposizione». Dal quartier generale del Pd Walter Veltroni fa il punto sul risultato elettorale, dopo una riunione di confronto con i vertici del partito. E annuncia che il Pd aprirà in Parlamento un dialogo politico con l'Udc di Casini. Non solo: «Speriamo di poter avviare un confronto di opposizione anche con le forze non entrate in Parlamento e questo non solo è importante per noi, anche per la democrazia», anche se «non ci sarà assolutamente alcuna confluenza con la Sinistra Arcobaleno, sarebbe irrispettoso e sbagliato». Inoltre, è intenzione del Pd «vigilare e verificare» l'applicazione e la realizzazione delle proposte e delle promesse fatte da Silvio Berlusconi nel corso della campagna elettorale con un "governo dell'opposizione", ispirato ai 'governi ombra' in uso in altre democrazie occidentali e con un numero di ministri coincidente con quelli che andrà formando il Pdl. Con la Sinistra ci sarà un «rapporto, non patto formale di consultazione. Lo "shadow cabinet" sarà fatto esclusivamente dal Pd». Un partito «coeso, unitario» - spiega Veltroni - bollando come «balle» le voci di divisioni all'interno tra ex Ds ed ex Margherita.

SINISTRA - In ogni caso «è un errore e un limite» dovuti all'attuale legge elettorale il fatto che la Sinistra Arcobaleno non abbia «garantito il diritto di tribuna in Parlamento». L'assenza della Sinistra sarà, ha aggiunto Veltroni, «un danno alla democrazia italiana». Resta però il giudizio negativo sul comportamento dell'ala radicale della sinistra nel governo appena trascorso: «Ha pagato un prezzo elevato per sua responsabilità perché ha minato la compattezza del governo Prodi. Una cosa che l'elettorato ha assolutamente dichiarato di non gradire». Veltroni dice di non senitrsi il «killer della sinistra radicale» e ancora una volta difende la scelta di aver corso da soli.

LA LEGA - Veltroni ammette ancora una volta la netta vittoria della coalizione avversaria, ma sottolinea il forte spostamento del baricentro a favore della Lega. D'altra parte per il Pd - spiega Veltroni - era una sfida difficile e il risultato ottenuto è comunque importante. Un risultato in cui ha pesato il guidizio non positivo nei confronti del governo Prodi. «Le altre forze che sostenevano il governo hanno perso 2,6 milioni di voti. Solo noi e Italia dei Valori abbiamo guadagnato voti. Questo dimostra che c'è stata una obiettiva e registrata difficoltà nel rapporto tra la maggioranza di governo e il Paese». «Il dato elettorale è inequivocabile, con una forte affermazione del Pdl» dice il leader del Pd, parlando di un «massiccio spostamento» di voti verso la Lega, con il Pdl che ha perso 804 mila voti rispetto al 2006. Una situazione che - secondo Veltroni - minerà la tenuta del governo: «Non so quanto durerà. La mia è una valutazione. Penso che sia difficile che arrivi a fine legislatura, a causa del forte peso della Lega».

BERLUSCONI - Poi l'attacco al diretto avversario: «Sono rimasto negativamente colpito dalle dichiarazioni del vincitore delle elezioni, Silvio Berlusconi. L'annuncio di non dare all'opposizione la presidenza di una Camera, un certo tono nei confronti delle altre forze politiche, non solo il Pd, una certa idea di autosufficienza, non fanno vedere un buon inizio». E sulle prospettive future: «Penso che il fatto che non ci sia più un Parlamento con decine di gruppi parlamentari sia un fatto positivo» dice il segretario del Pd: un cambiamento «frutto dell'iniziativa che abbiamo assunto e che ha cambiato completamente la geografia politica del paese». Dal canto suo il Pd «parte da qui per una nuova stagione di espansione elettorale, per andare più avanti e più nel profondo della società italiana. Abbiamo preso da +6 a +10% nella grandi città, dobbiamo penetrare in profondità nella società italiana». Un solo rimpianto: «Quello che non abbiamo avuto è stato il tempo, se ne avessimo avuto di più avremmo fatto di più».


15 aprile 2008

da corriere.it
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« Risposta #21 inserito:: Aprile 16, 2008, 11:46:46 am »

2008-04-16 09:45

BERLUSCONI, ENTRO L'ANNO PDL DA ALLEANZA A PARTITO
 
di Milena Di Mauro


ROMA- Silvio Berlusconi mettera' a punto gia' ''in settimana'' un governo nuovo ed ''entro l'anno'' dara' vita a un nuovo partito, il Pdl.
Con sole quattro ore di sonno sulle spalle, nel giorno successivo alla vittoria, il Cavaliere assicura di aver gia' messo in piedi ''senza problemi'' e con ''decisione veloce'' la squadra per palazzo Chigi: ''Snella, con 4 donne e 60 persone di consolidata esperienza nella cosa
pubblica ed immediatamente operative''.

   Un vertice di maggioranza  potrebbe portare alla formazione definitiva, che Berlusconi ha ridiscusso
con Umberto Bossi al telefono e con Gianfranco Fini in un vertice di un paio d'ore a Palazzo Grazioli, durante il quale si
e' deciso anche di andare ''a tappe accelerate ed entro l'anno'' al congresso di nascita del Popolo della Liberta'. A Palazzo
Grazioli  arrivera' anche la 'new entry' Raffaele Lombardo, fermamente intenzionato a chiedere un posto da
ministro.   

   Altre decisioni: Gianfranco Fini sara' presidente della Camera (e gia' avrebbe confidato ai suoi quale sara' il
suo primo atto istituzionale, anche se il leader di An ieri non avrebbe troppo gradito l'annuncio fatto dal Cavaliere e non
concordato preventivamente). Renato Schifani dovrebbe essere invece presidente del Senato (ma per lo scranno piu' alto di
Palazzo Madama ancora gira il nome di Roberto Formigoni, ed in subordine quello del leghista Roberto Castelli).

  Claudio Scajola sara' a capo degli oltre 272 deputati del Pdl a Montecitorio, mentre Maurizio Gasparri guidera' i senatori.
Inoltre, sembra deciso che - fino ai congressi che in autunno porteranno allo scioglimento di Fi e An e quindi alla Assemblea Costituente del
Popolo della Liberta' - le sorti del nuovo partito saranno in mano ad un 'direttorio', composto dai capigruppo, per arrivare
piu' gradualmente ad una guida politica 'forte', al momento non matura. Oggi Berlusconi e Fini hanno comunque concordato di
accelerare sul partito unico, con il congresso fondativo entro fine 2008.

  Quanto alla squadra di governo, il Cavaliere vuole che la lista di ministri sia nero su bianco entro mercoledi' sera, per
potersi poi dedicare ai doveri di ospitalita' verso Vladimir Putin, ospite da giovedi' a Villa Certosa in Sardegna. La
formazione e' ormai quasi chiusa: i due vicepremier saranno Gianni Letta e Umberto Bossi (con delega alle Riforme che
potrebbe pero' anche passare di mano ed andare a Roberto Calderoli). Agli Esteri andra' Franco Frattini e all'Interno
Roberto Maroni.

  Alleanza Nazionale - che oggi ha riunito l'ufficio politico per una soddisfatta analisi del voto - avra' la Difesa con
Ignazio La Russa e le Infrastrutture con Altero Matteoli, mentre a Gianni Alemanno (se dovesse uscire sconfitto dalla corsa al
Campidoglio) andrebbe il Lavoro. Al partito di Fini andra' certamente anche un quarto ministro senza portafoglio, in 'quota
rosa'. Si fanno i nomi di Giulia Bongiorno, Giorgia Meloni e Adriana Poli Bortone. Al riguardo, da registrare le forti
resistenze espresse dai colonnelli di via della Scrofa quando Gianni Letta ha provato a caldeggiare la carica di Guardasigilli
per la Bongiorno.

  ''Non e' matura politicamente - si e' detto - potrebbe sollevare tecnicismi e andare in urto con Berlusconi in un settore troppo delicato''. Al ministero della Giustizia vorrebbe andare l'ex presidente del Senato Marcello Pera, ma e' assai probabile che via Arenula andra' un altro esponente di Fi. Alla Lega dovrebbe toccare uno degli altri posti riservati da Berlusconi nel suo quarto governo alle donne. Rosi Mauro
potrebbe avere le Attivita' Produttive, mentre l'azzurra Stefania Prestigiacomo e' in predicato per l'Istruzione e Mara Carfagna per Pari Opportunita' o Famiglia. La casella dell'Economia e' riservata a Giulio Tremonti, mentre ai Beni Culturali il testa e testa e' tra Paolo Bonaiuti e Sandro Bondi. L'ex portavoce di Berlusconi potrebbe in alternativa andare ai Rapporti con il Parlamento, che altrimenti andrebbero ad Elio Vito.


SEPARAZIONE CARRIERE IMPRESCINDIBILE'

 ''La separazione delle carriere e' un obiettivo imprescindibile: essendo stato inquisito tantissime volte e sempre assolto non posso che dare un giudizio positivo dei giudici, non la stessa cosa dei Pm''. Lo afferma Silvio Berlusconi nella conferenza stampa all'Auditorium.

LEGA NON HA MAI COMANDATO IN 5 ANNI GOVERNO'
 ''Ho sentito dire qualcuno che la Lega comandera', la Lega non ha mai comandato in 5 anni di
governo''. Lo ha detto Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa.
   Il leader del Pdl ha aggiunto che il Carroccio ''e' sempre stato molto ragionevole al tavolo delle decisioni'' ed ha
parlato di ''aspetto fraterno'' fra lui e Bossi.

NOMINE: BERLUSCONI, RICONFERMATA GRAN PARTE MANAGER
 ''Credo che al momento del nostro insediamento il governo si esprimera' per riconfermare in massima parte i dirigenti''. Cosi' Silvio Berlusconi, leader del Pdl, nel corso di una conferenza stampa a proposito delle cariche in scadenza dei vertici di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna.   E Berlusconi ha tra l'altro ricordato che ''c'e' qualcuno di questi manager che vuole lasciare''.


BERLUSCONI, IN SETTIMANA LA LISTA DEI MINISTRI

"In settimana" ci sarà la lista dei ministri del nuovo governo: lo assicura Silvio Berlusconi a 'Radio Anch'io' spiegando che "non ci sono problemi" e che "domani ci sarà una riunione con gli alleati".

"Entro questa settimana sceglierò la squadra di governo con gli alleati della coalizione", ha ribadito poi Silvio Berlusconi in diretta telefonica a Unomattina. Si tratterà, ha spiegato, "di un totale di 60 unità tra ministri, viceministri e sottosegretari: la squadra sarà numericamente la metà del governo in carica". Il leader del Pdl ha spiegato che punterà "su persone immediatamente operative che hanno già lavorato per il governo di centrodestra per 5 anni". "Questo criterio garantirà - ha proseguito Berlusconi - una pronta formazione della squadra ed elevate capacità delle persone chiamate ad incarichi di responsabilita".

Gianni Letta "è indispensabile nel governo": afferma Berlusconi rispondendo a chi gli chiede se Letta sarà vicepremier nel suo governo. "Si tratta - spiega - di una persona eccezionale, stimata da tutti perché rispetta tutti. E' una fortuna per tutti averlo con noi".

Berlusconi conferma che sarà a Napoli "tre giorni a settimana" e che nel capoluogo campano terrà il primo Consiglio dei ministri del suo governo. "Ho già trovato una sede operativa - dice a 'Radio Anch'io' - ci resterò per tre giorni alla settimana e verrò via solo quando avrò la certezza di avere avviato il problema dei rifiuti verso la soluzione definitiva".


INFLAZIONE: BERLUSCONI, VEDREMO COME INTERVENIRE
"Vedremo quali saranno le possibilità di intervento" rispetto all'aumento dei prezzi. Lo afferma Silvio Berlusconi a 'Radio Anch'iò commentando a caldo i dati sull'inflazione. "Rispetto all'aumento dei prezzi - sostiene - scontiamo sua l'operato del precedente governo sia la crisi internazionale con l'aumento delle materie prime e dei prodotti alimentari. Abbiamo già in mente qualcosa, anzi un progetto preciso che metteremo in atto subito per contenere i prezzi, a partire dalle catene alimentari, con la collaborazione della rete dei consorzi di commercio". Berlusconi conferma inoltre che al primo Consiglio dei Ministri sarà abolità l'Ici sulla prima casa.


SERVE NUOVA ARCHITETTURA ISTITUZIONALE
"Dobbiamo modificare la nostra architettura istituzionale". Ha ribadito Silvio Berlusconi. Il leader del Pdl ha ricordato in sintesi i punti sui quali bisogna agire: più poteri al premier, una sola camera legislativa, dimezzamento dei parlamentari e anche dei consiglieri regionali e comunali; eliminazione delle province. Silvio Berlusconi si è detto pronto ad impegnarsi in questa opera: "Sono diverso dal Berlusconi 2001. Ora conosco bene la macchina dello stato".


VELTRONI, COSTITUIREMO UN GOVERNO DELL'OPPOSIZIONE

ROMA - ''Costituiremo un governo dell'opposizione, un governo ombra che avra' un numero di ministri coincidente con quelli che andra' formando il Pdl''. Lo annuncia in conferenza stampa Walter Veltroni sostenendo che questo ''fa parte dello sforzo di europeizzazione della dialettica fra maggioranza e opposizione''.


''Partiamo da qui per una nuova stagione di espansione elettorale per andare piu' avanti e piu' nel profondo della societa' italiana'', ha aggiunto analizzando il voto alle elezioni politiche. ''Vedendo i dati del Senato - ha affermato Veltroni- abbiamo preso da +6 a +10% nella grandi citta', dobbiamo penetrare in profondita' nella societa' italiana''.

Secondo Veltroni, nella sconfitta di tutte le forze dell'ex Centrosinistra ''ha pesato il giudizio verso il Governo''. In ogni caso, ha sottolineato, ''il dato elettorale e' inequivocabile, con una forte affermazione del Pdl'', sottolineando il ''massiccio spostamento'' di voti della coalizione vincente verso la Lega con il Pdl che ha perso 804 mila voti rispetto al 2006. Infine ha definito un ''errore e un limite'' dovuti alla legge elettorale il fatto che la Sinistra Arcobaleno non abbia ''garantito il diritto di tribuna in Parlamento''.


VELTRONI, DA BERLUSCONI NON UN BUON INIZIO

ROMA- ''Sono rimasto molto negativamente colpito dalle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, affermazioni che non fanno vedere un buon
inizio''. Lo afferma il leader del Pd Walter Veltroni che critica ''un certo tono verso le altre forze politiche e annunci che rivelano una certa idea di autosufficienza''. ''C'e' anche all'orizzonte - afferma Veltroni- la nomina di un commissario europeo e vorrei sapere se vale la logica dello spoil system che non valse quando tocco' a noi nominare il commissario europeo''. Veltroni vede ''un avvio non ispirato allo spirito che ieri sera abbiamo rilanciato cioe' di dialogo e che anche oggi ribadiamo perche' e' necessario affrontare da subito in parlamento il tema delle riforme per la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo, e la riforma della legge elettorale''.


BUSH A BERLUSCONI, PRONTI A LAVORARE INSIEME
WASHINGTON - Il presidente americano George W.Bush ha chiamato Silvio Berlusconi per congrutalarsi per la vittoria alle elezioni, e gli ha fatto sapere di essere ''pronto a lavorare di nuovo con lui''. Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino.

La portavoce presidenziale Dana Perino ha detto oggi, nel briefing del mattino per i giornalisti della Casa Bianca, che il presidente
Bush'si e' congratulato con Silvio Berlusconi per la sua vittoria nelle elezioni italiane''. ''Il presidente Bushe' pronto a lavorare di nuovo con lui'', ha aggiunto la portavoce, marcando la parola 'again' (di nuovo). E' questa la prima dichiarazione della Casa Bianca sul risultato elettorale italiano. Il Dipartimento di Stato si era invece gia' espresso ieri sottolineando il rapporto di ''grande amicizia'' tra Italia e Stati Uniti.


 VINCONO PDL E LEGA, CROLLA SINISTRA ARCOBALENO

 Berlusconi ha vinto, anche grazie al grande successo della Lega al Nord. Alla Camera, Pdl, Lega e Mpa ottengono insieme il 46,7% (con la Lega oltre l'8%) contro il 37,6% di Pd e Italia dei valori. Al Senato, dove si temeva il pareggio, Berlusconi dovrebbe avere circa 30 seggi di maggioranza (mancano poche sezioni, ma i definitivi non ci sono ancora).

   Tra i 'piccoli' entra in Parlamento solo l'Udc di Casini, con il 5,6%. Tutti gli altri restano lontanissimi dal quorum (4% alla Camera, 8 al Senato). La Sinistra arcobaleno di Bertinotti supera di poco il 3%, la Destra di Santanchè e Storace è sotto il 2,5, i socialisti di Boselli sotto l'1. Bertinotti e Boselli hanno annunciato la loro uscita di scena. Il Pd fallisce anche il 'premio di consolazione' di partito di maggioranza relativa, sperato dopo i primi exit-poll (ancora una volta lontanissimi dal risultato finale). Il partito di Veltroni si ferma infatti al 33,2 mentre il Pdl è al 37,3. Buono il risultato dell'Italia dei valori di Di Pietro (4,4%). L'impressione è che il Pd sia riuscito a pescare voti più nel serbatoio della sinistra radicale che in quello del centro. Quando i risultati sono apparsi netti, Veltroni ha chiamato Berlusconi per dargli atto della sua vittoria. Oltre alla sinistra e alla destra radicale dei vari Bertinotti, Pecoraro Scanio e Storace, resta fuori dal Parlamento anche Ciriaco De Mita, candidato al Senato per l'Udc in Campania.

 ''Sono commosso per il risultato elettorale'', ha detto Berlusconi, che ha annunciato di voler governare per cinque anni e parlato di bicamerale per le riforme. Per la formazione del governo, il leader del Pdl ha detto che nella squadra di dodici ministri ci saranno ''almeno quattro donne''. Due dei ministri, ha precisato, saranno della Lega; Gianni Letta dovrebbe essere uno dei due vicepresidenti del consiglio. Per Fini, Berlusconi pensa alla presidenza della Camera, mentre il ministro degli Esteri sarà Franco Frattini. Il primo Consiglio dei ministri - ha dichiarato Berlusconi - sarà a Napoli per dimostrare come il governo ritenga l'emergenza rifiuti un fatto nazionale. Umberto Bossi rilancia subito il federalismo fiscale. In Sicilia si profila la netta vittoria di Raffaele Lombardo. Per gli altri risultati delle amministrative (il più atteso è quello del Comune di Roma) bisogna aspettare le 15, quando riprenderanno gli scrutini.

 
da ansa.it
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« Risposta #22 inserito:: Aprile 16, 2008, 06:11:25 pm »

Votato in tutta Italia e in tutte le classi sociali

Il Pdl come la Dc: forte in tutt’Italia

Ora il berlusconismo entra nella terza fase


Se al seggio numero 803 di Quarto Oggiaro, periferia storica di Milano, il Popolo della Libertà sfiora il 37 per cento, che è più o meno quanto si registra in via Spiga o a Brera, se tra il centro storico e le altre zone del capoluogo lombardo non si avvertono differenze sostanziali e gli stessi numeri si ripetono qua e là in Emilia come in Puglia, allora significa che non è tanto questione di singoli exploit tipo Campania. Quella cosa in apparenza sfuggente che si chiama «berlusconismo» si consolida e si fa omogenea in tutto il Paese, dalla madrepatria meneghina al Sud, fino a evocare ciò che sembrava inevocabile: «La riflessione vera è che qui c’è un partito davvero nazionale che in tutti gli strati sociali prende gli stessi voti della Dc», considera soddisfatto Maurizio Lupi, responsabile del coordinamento territoriale di Forza Italia. «A Milano città siamo sul 38 per cento, nella rossa Emilia arriviamo al 40 in provincia di Parma, un punto meno del Pd, e in una realtà innovativa come la Puglia raggiungiamo, senza la Lega, punte del 47. Là ho incontrato imprenditori, agricoltori... ».

Il radicamento
Domenico Mennitti, oggi sindaco di Brindisi, fu il primo coordinatore di Forza Italia nel 1994. «All’epoca nel partito c’era inevitabilmente un po’ di improvvisazione. La classe dirigente ce la dovevamo inventare di giorno in giorno, contattando avvocati o altri liberi professionisti che fino ad allora di politica non si erano mai occupati». Adesso non è più così: «No, la classe politica non viene più inventata ma reperita sul territorio, contattando chi ha già una certa esperienza ». Torna lo stesso riferimento: «È un radicamento che ricorda un po’ la vecchia Dc e dà i suoi risultati, specie fuori dai grandi centri». Vedi Mesagne, paesone di 30 mila abitanti proprio in provincia di Brindisi. Forse Mennitti esagera un po’ quando la paragona alla Bologna di Guazzaloca o a Terni strappata alla sinistra con Ciaurro: «Ma lì Pdl e Pd sono alla pari. Una volta i comunisti sfioravano il 70 per cento. Senza questo radicamento non sarebbe stato possibile».

Il leader
Ma c’è ben di più. C’è, ancora una volta, l’effetto Berlusconi: «Il radicamento riguarda più la Lega, che lavora per così dire sotto la linea, nei mercati, le fabbriche», considera Stefano Draghi, docente di metodologia delle Scienze Sociali e «mago dei numeri» del Pd. «Il Pdl lavora sopra la linea, nei media, nelle tv, in quel tipo di "cultura" popolare che non è Emilio Fede ma sono i rotocalchi, le trasmissioni». Le classi sociali saltano: «I Falck e i Pirelli non ci sono più e in una popolazione culturalmente fragile, con forte sproporzione tra benessere economico e livello di istruzione, vent’anni di quel messaggio non potevano non lasciare traccia dappertutto». Il professorMarzio Barbagli, della facoltà di Statistica a Bologna, considera che «le classi, nella politica italiana, contavano poco anche negli anni Sessanta. Semmai Berlusconi è riuscito ad interpretare la situazione meglio degli altri e ha saputo rischiare liberandosi dell’Udc ». Resta l’analisi di Giuseppe De Rita, presidente del Censis: «Viviamo in una società molto individuale e l’individualismo si riconosce in una persona. Berlusconi è l’unico personaggio capace di unificare milioni di individualisti, schegge e ritagli di uomini. Ha un vantaggio: è durato. Ha avuto processi, articoli, l’Economist che lo sfotte un giorno sì e l’altro no, è risorto un paio di volte dalle ceneri. E questa è una cosa che in Italia farebbe votare pu re i santi e i morti: siamo un Paese che ha paura della sconfitta e per questo non può che ammirarlo». Quanto al ruolo decisivo del leader, «Berlusconi — osserva Emilio Fede—sapeva che c’era un grande numero di indecisi e ha preferito evitare gli spot con George Clooney a favore della politica del predellino: una campagna fatta nelle piazze, come nel giorno in cui ha annunciato la nascita del nuovo partito, a parlare di Malpensa e di tasse. Le cose che stanno a cuore agli italiani». Nelle Regioni che venivano date in bilico, in effetti, il Pdl ha guadagnato punti: così è successo nel Lazio, in Sardegna, in Abruzzo, e anche in Liguria dove pure il Pd resta il primo partito.

Le Regioni rosse
La campagna elettorale di Berlusconi è stata meno scoppiettante che in passato, non solo perché sapeva di essere in vantaggio. «Ha volutamente smesso i panni dell’anticomunista — sostiene Gianni Baget Bozzo — anche per puntare a quegli elettori di centro tentati dal Partito democratico. E questo atteggiamento ha funzionato anche nelle Regioni in cui la sinistra è storicamente più forte». Il Popolo della libertà, in effetti, avanza in tutte le Regioni rosse: considerando il Senato guadagna terreno in Emilia Romagna, in Umbria, nelle Marche, in Liguria. Fino al risultato storico della Toscana: su 56 seggi a disposizione tra Camera e Senato ne conquista 23, quasi la metà. Un record.

L’efficienza
Denis Verdini, uomo dei numeri per Forza Italia, un quadro già se l’è fatto. Il confronto è tra le percentuali raggiunte dal Pdl e la somma di quanto avevano ottenuto Forza Italia ed An nel 2006, quando a vincere per un soffio fu Romano Prodi. Nelle grandi Regioni del Nord, in realtà, il Pdl è in leggera flessione rispetto al patrimonio elettorale dei due partiti d’origine: scende in Piemonte, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Ma i voti persi restano in famiglia, queste sono le Regioni del boom della Lega. Invece dalla Liguria in giù, dove il potere locale è tutto in mano al centrosinistra, il Pdl conquista voti rispetto a due anni fa. Anzi, più si scende a Sud, più marcato è l’aumento: «È il segnale—spiega Verdini— che Berlusconi non è più visto come il nemico dei comunisti ma come il nemico delle amministrazioni locali inefficienti. Ed è proprio su questo che ha giocato la sua campagna elettorale. Basta vedere quello che è successo in Campania ». In Campania, in effetti, il Pdl fa un salto enorme rispetto a due anni fa: al Senato passa dal 40 al 48,7 per cento, circa 200 mila voti in più. Ma è in Calabria — altra Regione dove la giunta ha passato più di un guaio — che il salto in avanti fa davvero impressione: dal 31,7 al 42,1, più di 10 punti.

Lorenzo Salvia Gian Guido Vecchi
16 aprile 2008

da corriere.it
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« Risposta #23 inserito:: Aprile 21, 2008, 01:58:06 am »

POLITICA

L'incontro ad Arcore sulla formazione della squadra di governo

Calderoli: "Esecutivo che nasce dal programma, non con la spartizione di poltrone"

Governo, accordo Berlusconi-Lega

"Riforme a Bossi, Interni a Maroni"

Si vanno definendo anche le altre attribuzioni di ministeri

Frattini agli Esteri, alla Giustizia Giulia Bongiorno o Alfredo Mantovano

 
ROMA - "E' andata come doveva andare. Io alle Riforme, Maroni all'Interno e Calderoli vicepremier". Umberto Bossi in segno di vittoria leva al cielo lo stesso pugno che alzò all'arrivo dei risultati del voto. Non nasconde la soddisfazione mentre sintetizza l'esito dell'incontro ad Arcore con Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Sandro Bondi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Lui bissa con le Riforme, Calderoli porta a casa la vicepresidenza del Consiglio. Luca Zaia, già vicepresidente leghista del Veneto, va alle Politiche agricole.

Il clima è cambiato ("sereno", dice Calderoli ai cronisti) e stavolta il Senatur non torna "in Insubria", come disse indignato al termine del vertice di maggioranza della scorsa settimana. "E' una squadra di governo - precisa Calderoli - che nasce sulla base di un programma, non sulla spartizione di poltrone. Le persone giuste al posto giusto indipendentemente dalla provenienza". Intanto da Arcore escono anche, a grandi linee, le attribuzioni degli altri incarichi.

Bossi soddisfatto. "Se le cose sono così, sono soddisfatto. Io vado alle Riforme". Proprio il possibile bis di Bossi al dicastero era stato motivo di tensione fra il leader del Carroccio e Berlusconi una settimana prima delle elezioni. All'epoca, il Cavaliere aveva smentito l'ipotesi di un'eventuale riconferma dell'alleato perché "le sue condizioni di salute sono quelle che sono". Il Senatur aveva replicato "sto benissimo, e fare il ministro è il mio ultimo pensiero", smussando quanto affermato il giorno prima, quando aveva detto di avere, a proposito di riforme, "molte buone idee che sarebbe bene realizzare". "Riforme, sicurezza, difesa dell'agricoltura - spiega adesso, al termine del vertice - sono i punti su cui la gente ci ha detto i voti e noi dobbiamo dare risposte".

Calderoli e il "peso" della Lega. La Lega "pesa rispetto a quello che ha chiesto, ovvero federalismo, riforme e sicurezza, una priorità sentita da tutti i cittadini". Così Calderoli risponde a chi gli chiede quanta parte avrà il Carroccio nel nuovo esecutivo. Berlusconi, aggiunge, è disponibile a dare risposte a tutti questi temi prioritari". Quanto ai tempi per la formazione del nuovo governo, "sono quelli dettati dal passato governo, cioè il 29 aprile per l'insediamento delle Camere".

Il resto della squadra. Da Arcore esce anche, a grandi linee, il quadro degli altri incarichi istituzionali. E se all'indomani del voto Raffaele Lombardo aveva assicurato che "ci sarà un ministro siciliano", almeno per ora nessun esponente del Mpa compare fra i papabili. Agli Esteri, come più volte anticipato da Berlusconi, andrebbe Franco Frattini, mentre l'altro vicepremier oltre a Calderoli sarebbe Gianni Letta. Alla Giustizia la partita si gioca fra Alfredo Mantovano e Giulia Bongiorno, mentre a Ignazio La Russa andrebbe la Difesa. Giulio Tremonti all'Economia ("è obbligato", aveva detto il Cavaliere), Claudio Scajola alle Attività produttive. Gianni Alemanno, in attesa del risultato del ballottaggio per il Campidoglio, è in lizza per il Welfare-Salute. A Michela Vittoria Brambilla spetterebbe l'Ambiente, ad Altero Matteoli le Infrastrutture e i trasporti. Sandro Bondi diventerebbe ministro dell'Istruzione, università e ricerca, e Paolo Bonaiuti dei Beni Culturali.

Ministri senza portafoglio. Quanto ai ministeri senza portafoglio, oltre a Bossi alle Riforme, si fanno i nomi di Stefania Prestigiacomo alle Pari opportunità, di Elio Vito ai Rapporti con il Parlamento, di Lucio Stanca all'Innovazione tecnologica, di Adriana Poli Bortone alle Politiche comunitarie e di Mariastella Gelmini agli Affari regionali.

Il nodo Pirellone. Il vertice di Arcore non è quello decisivo ma solo la vigilia di un altro incontro, lunedì, che vedrà al centro la questione della Regione Lombardia. Con la Lega che sponsorizza con forza l'approdo a Roma dell'attuale presidente, Roberto Formigoni, magari alla presidenza del Senato. In questo modo, potrebbe conquistare il Pirellone nelle elezioni che, nel caso in cui Formigoni dovesse lasciare la Regione, si terrebbero ad ottobre. La Lega ha già indicato nell'ex ministro Roberto Castelli il proprio candidato alla successione.

(20 aprile 2008)

da repubblica.it
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« Risposta #24 inserito:: Giugno 29, 2008, 11:53:59 am »

Sotto pressione- «L'unico senza tempo libero, non ne posso più»

Berlusconi: vorrei tanto godermi barche e case come fa la mia famiglia

Ma a Gheddafi: qual è il segreto per restare leader a lungo?

Con il leader libico scherza sui figli legittimi e illegittimi: «In questo campo non posso batterti...»


ROMA — «Voglio vedere Tokyo, non sono mai stato in Giappone, si parte prima per il G8!». Mentre i giudici e le intercettazioni lo restituiscono al suo passato Berlusconi si concede pensieri esotici. Servono a esorcizzare il presente, smaltire rabbia e delusione: «E pensare che ho barche sulle quali non ha quasi mai messo piede, case che ho visto una volta sola, una famiglia che si gode la vita. Sono l'unico costretto a non avere tempo libero». Forse non fin in fondo, ma il Cavaliere ci aveva creduto. Era felice di un rapporto inedito con il Colle, costruttivo. Aveva la speranza che il dialogo con il Pd fosse l'inizio di una stagione nuova. Persino nelle piccole abitudini: «Non parlo più con i giornalisti, almeno per strada». Poi, più velocemente di quanto credesse, nel suo specchio è tornato l'imputato. Quell'immagine che risveglia dal sogno di un percorso in discesa, dalla speranza di poter agevolmente compiere una transizione, anche personale. Sentirsi amato, per il premier come per ogni politico, è un bisogno. Sotto la tenda di Gheddafi, due giorni fa, ne ha tradito la voglia. Semplificando.

Dimenticando deficit di democrazia, come anche dinanzi a Mubarak. Eppure cercando qualcosa che ancora gli sfugge: «Ma come si fa a restare leader per tanto tempo, avete un segreto?». Ovvio che una risposta sincera non sarebbe esportabile, ma è la domanda che descrive lo stato d'animo. Così come la gara immaginaria, ancora con il Colonnello libico, sulla prolificità. L'autore del libretto Verde ha qualche decina di figli legittimi; non meno, sembra, illegittimi. Berlusconi ha sorriso e riconosciuto la superiorità: «In questo campo non posso batterti... ». Come se invece volesse, perché l'esempio è metafora di un potere che si dispiega senza ostacoli, che non ha impedimenti. Il Cavaliere credeva di non dover fare più gare: con gli alleati, come con i giudici. Anche perché chi si sacrifica per il Paese, cosa di cui è convinto, «dovrebbe essere ringraziato, non ancora perseguitato».

E invece nessuna riconoscenza: «Dal Pd nessuna solidarietà per la pubblicazione delle intercettazioni ». E la delusione ingenera sentimenti altalenanti, pensieri ricorrenti e non inediti, come quello, tutto ideale, della fuga. Lo ha detto ai commercianti, durante lo sfogo dell'altro giorno: «Potrei godermi i soldi che ho meritatamente guadagnato...». Lo dice agli amici: «Non ne posso più». Le cronache di questi giorni hanno offerto un'immagine non molto distante da quella privata. A Bruxelles come a Roma il capo del governo ha parlato senza rete, sfogandosi. Nella capitale belga concludendo con un «lo avete voluto voi...», diretto ai cronisti. A Roma, alla Confesercenti, replicando ai fischi con un «mi avete invitato voi...». In entrambi i casi parla chi si sente scomodato, che avrebbe «molto di meglio da fare» che governare in queste condizioni, dovendo preparare udienze, difendersi dalle nuove accuse, preoccuparsi delle conseguenze di una possibile condanna. E nel «meglio da fare», oltre al governare rispondendo solo al mandato degli elettori, c'è anche un'alternativa: per esempio tornare a sognare i Tropici, le vele del Perini di 50 metri che ha acquistato da Murdoch e che finora non si è goduto come avrebbe potuto. Nel frattempo, proprio in questi giorni, la figlia Marina è alle Bermuda, la moglie Veronica è anch'essa in vacanza, il figlio Piersilvio è a Portofino.

A chi lo andava a trovare, ad Antigua, a gennaio, il Cavaliere offriva un incubo personale: «Ma si rende conto che devo tornare a Roma, a Palazzo Grazioli, dove non c'è mai luce ». Quattro giorni fa, nel suo studio di Palazzo Grazioli, Berlusconi, letteralmente, urlava. Così forte che chi stava dall'altra parte della linea, a Palazzo Chigi, si è spaventato. E anche preoccupato: «Mai sentito prima così». Motivo? Una dichiarazione di Veltroni rimasta senza replica, per troppo tempo. Forse come il tempo che al Cavaliere sembra sfuggire: sia per godersi la vita come potrebbe, sia per governare un Paese «che purtroppo non ha, non ancora, alternative al sottoscritto ». Anche, sembra, per i più piccoli dettagli: ieri pomeriggio, mini-tour alla Maddalena, si prepara il prossimo G8: «Mi raccomando, a terra mettete granito, pietra sarda, non parquet».

Marco Galluzzo
29 giugno 2008

da corriere.it
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« Risposta #25 inserito:: Luglio 25, 2008, 11:17:33 pm »

Berlusconi, via alle tre riforme

«Facciamo una politica di sinistra»

Il premier: «In autunno federalismo fiscale, giustizia e legge elettorale per le Europee».

Il Pd: «Solite bugie»

 
 
ROMA - Il dialogo con il Pd? «Era solo cortina fumogena» dell'opposizione, che ha invece dimostrato «sudditanza» nei confronti delle procure. Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri, non risparmia una stoccata al Partito democratico. Ma quello che gli preme, sottolinea più volte, è il fatto che il governo a suo avviso «sta mantenendo tutte le promesse fatte con gli elettori». «E lo stiamo facendo - aggiunge il premier - senza alcun supporto da parte dell'opposizione. Anzi, quel dialogo che era stato annunciato con tanta retorica, si è dimostrato per quello che è: una cortina fumogena. L'opposizione ha dimostrato sudditanza nei confronti delle procure».

RIFORME - «Noi stiamo cercando di dare soluzioni corrette alle molte questioni irrisolte che abbiamo ereditato - prosegue Berlusconi - e sono felice che ci stiamo riuscendo. Dall'8 maggio al 18 luglio abbiamo varato 41 provvedimenti: 16 ddl, 10 dl, 15 decreti legislativi. E il Parlamento ne ha approvati 15. E dei provvedimenti vorrei sottolineare più la qualità che il numero». Il presidente del Consiglio delina anche l'agenda dei lavori dopo l'estate: «In autunno le tre grandi riforme, federalismo fiscale, giustizia e legge elettorale per le Europee, andranno avanti in parallelo».

POLITICA DI SINISTRA- «Noi vogliamo una economia sociale di mercato - dice Berlusconi - Una democrazia non può permettersi cittadini in condizioni di miseria. Con il libro sul welfare approfondiamo i bisogni delle famiglie più deboli. È una politica decisamente di sinistra. Questo Governo che è di centro, liberale, con cattolici e riformisti, intende procedere con una politica che la sinistra promette solo a parole».

TAGLIA-LEGGI - Berlusconi annuncia, tra le altre cose, gli obiettivi del governo sulla semplificazione normativa: «Diminuiranno le spese per lo Stato. Contiamo di tagliare da qui al 2012 circa 75 miliardi di euro». «Entro la fine dell'anno - spiega - dovrebbe essere abrogato il 37% delle leggi, su un totale di circa 21.700, ritenute inattuali o obsolete».

ALITALIAE RIFIUTI - Capitolo Alitalia. Il premier assicura che ci sta lavorando. «Oggi pomeriggio ho una riunione con Tremonti ed altri. Abbiamo i capitali necessari». E c'è anche lo slogan: «Amo l'Italia, volo Alitalia». Sull'emergenza rifiuti: «In Campania siamo usciti dalla fase acuta dell'immondizia nelle strade - sottolinea Berlusconi - Lancerò una campagna per rendere Napoli la città più ordinata e pulita d'Italia. A Singapore chi buttava la carta per terra veniva fustigato con sette frustate, mi dispiace ma non posso arrivare a tanto... Qualcosa però faremo».

PD - Tra le prime reazioni alle parole di Berlusconi c'è quella di Anna Finocchiaro. «Ma quale politica di sinistra e dialogo! - esclama il presidente dei senatori del Pd - Il lodo Alfano e l'aumento delle tasse, ecco la politica di Berlusconi. Non so più se sia stupefacente o stucchevole ascoltare le conferenze stampa del Presidente del Consiglio. Anche oggi - dice la Finocchiaro - ha inanellato una serie di bugie, di frasi di propaganda e di attacchi che davvero non sono più sopportabili per gli italiani». «Siamo ormai al catalogo di mozartiana memoria dei luoghi comuni berlusconiani: le procure politicizzate, la sinistra suddita dei giudici, le promesse mantenute, i risparmi megagalattici del governo, le favole su Alitalia. L' ennesimo elenco delle solite bugie».

IDV - Per il capogruppo dell'Idv alla Camera, Massimo Donadi, «Berlusconi continua a mistificare la realtà. Di quali obiettivi raggiunti parla? A calare non sono le tasse, ma i soldi per la sanità, la scuola, la sicurezza dei cittadini. Il tutto mentre si tagliano gli stipendi della pubblica amministrazione». «Berlusconi - prosegue Donadi - sta continuando a perseguire i suoi interessi in fatto di giustizia mentre la crisi economica e sociale del Paese è sempre più preoccupante. Servirebbe maggiore responsabilità da parte del governo: meno slogan e proclami, tra l'altro falsi, e più fatti».


25 luglio 2008

da corriere.it
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« Risposta #26 inserito:: Settembre 24, 2008, 12:32:44 pm »

Il saggio di Pierre Musso: «Non sono solo macchiette, ma fenomeni sociali»

Silvio-Nicolas, è l'era dello Stato impresa

Una nuova visione della società dietro al successo di Berlusconi e Sarkozy.

Due leader ossesionati dal nuovo



ROMA - Hanno la stessa idea dello Stato-impresa che ha cambiato il modo di fare politica. Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy sono alla guida dei rispettivi governi, ma sono accomunati soprattutto da quesll'aspetto che Pierre Musso, nel suo nuovo saggio in uscita in Italia il 25 settembre per Ponte alle Grazie, chiama «Sarkoberlusconismo».

LO STATO LIBERALE - Il neologismo che dà il titolo al libro di Musso, docente di Scienza dell'informazione e della comunicazione all'Università Rennes II e alla Sorbona di Parigi, non è un gioco di parole ma segna il passaggio dallo Stato provvidenza allo Stato liberale. Insomma per Musso «un nuovo spettro si aggira per l'Europa» e non va considerato con superficialità perchè è nato un nuovo modo di conquistare il potere e di guidare un Paese che ha visto l'avvento di Sarkozy in Francia e Berlusconi tornare di nuovo presidenza del Consiglio in Italia.


VISIONE COMUNE - Il premier italiano e quello francese, come spiega l'autore, sono entrambi nel Partito popolare europeo, sono atlantisti, liberisti e con il mito dell'«American way of life». Ma c'è di più. Hanno la stessa visione della riforma dello Stato: per entrambi il valore dell'impresa e del lavoro sono diventati la chiave di volta dell'intero edificio politico, con riferimenti frequenti all'etica e alla religione cattolica, al sacrificio e alla sofferenza al servizio del paese. Inoltre, fanno una critica della politica all'interno della politica e dello Stato all'interno dello Stato. Certo, Musso non nega che siano diverse le personalità, le istituzioni e le realtà dei Paesi ma, una cosa è certa, i due esponenti «esaltano il culto del lavoro» e si considerano entrambi uomini della «rottura». Il berlusconismo non è quindi quella macchietta a cui spesso è stato ridotto ma un fenomeno ampio e complesso, che si sta diffondendo in Europa e che va analizzato con maggior profondità.

OSSESSIONE PER IL NUOVO - Uscito in Francia lo scorso aprile il saggio di Musso, che con lucidità spiega anche le ragioni che hanno portato alla vittoria di Berlusconi e del suo gemello d'Oltralpe, ha fatto molto discutere. In quell'occasione Musso aveva proprio spiegato all'Ansa che la vittoria dei due premier era il successo di un «nuovo modello politico» che si vuole «neo» ad ogni costo. Da qui «l'ossessione di cancellare le tracce della vecchiaia in Berlusconi e quelle di immobilismo in Sarkozy»


23 settembre 2008

da corriere.it
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« Risposta #27 inserito:: Ottobre 27, 2008, 06:47:24 pm »

Mpa: prove d'intesa col Pd. Bondi: Casini si candidi sindaco di Bologna per il Pdl


ROMA (26 ottobre) - Se, da un lato, c'è un sottosegretario meridionale che non si fida del federalismo targato Lega Nord, dall'altro il presidente della Regione Sicilia con i lumbard ha costruito un'alleanza ben più durevole di un'intesa elettorale. A Messina, dove si è conclusa la Festa del Movimento per l'autonomia, il suo leader Raffaele Lombardo, che è anche governatore della Sicilia, stringe un patto con Roberto Calderoli, spianando la strada alla riforma federalista, con la benedizione esplicita del presidente del Senato, Renato Schifani, siciliano anche lui. Il tutto con buona pace del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè, che ieri aveva provato a rompere l'idillio tra le due formazioni autonomiste e che oggi si è sentito rispondere dal ministro per la Semplificazione normativa con due stizzite parole: «Miccichè chi?». Un botta e risposta a distanza, a cui ha fatto da spettatore, oltre agli uomini dell'Mpa, anche l'ex presidente della Camera Luciano Violante, invitato a Messina con altri esponenti del Pd. Il rapporto tra Lombardo e il Partito democratico, infatti, è l'altra novità di questa convention del Mpa, dove il partito di Lombardo, nato solo tre anni fa, ha da portare avanti il progetto dei progetti, e cioè il ponte sullo Stretto.

Oggi l'abbraccio tra Calderoli e Lombardo non è sembrato di quelli spontanei, ma nei contenuti i due mostrano una sostanziale intesa, se si esclude la contrapposizione sulla legge elettorale per le europee e il non lusinghiero giudizio che il governatore siciliano dedica al sindaco di Milano, Letizia Moratti: «Stia zitta - dice nella sua relazione finale, quando l'ospite del Nord era già andato via - la sua famiglia ha portato a Siracusa una raffineria, utilizzando, forse, i soldi della Casmez, e ora parla male dei catanesi». La vicenda è quella legata ai 140 milioni che il Cipe ha concesso a Catania, mal digerita da Roberto Formigoni e dalla Moratti, «che ha avuto 1,4 miliardi - aggiunge Lombardo - per l'Expo 2015, soldi tolti al Sud».

Sulla legge elettorale per le europee, poi, la «solitudine» del leader meridionale è totale nel centrodestra, visto che Calderoli gli toglie subito ogni illusione: «Quando si fa parte di una coalizione bisogna accettare debiti e crediti». Ma Lombardo è convinto che la legge non si farà, basta che l'Udc non cambi idea e che il Pd sostenga «le nostre posizioni». Chiamato in causa sull'argomento, Violante non ha esitazioni: «Il voto di preferenza è indispensabile per dare rappresentatività alla democrazia». La platea lo applaude, quanto basta a far dire a qualcuno che con il Pd si può fare strada insieme, soprattutto dopo il gran rifiuto di Forza Italia, che ieri si è manifestato con la pesante assenza del Guardasigilli Angelino Alfano, irritato, secondo i bene informati, dall'adesione di un ex, Francesco Musotto, all'Mpa. Un passaggio inaugurato con un attacco frontale alla giunta comunale di Palermo, guidata da Diego Cammarata (Fi). «Palermo - aveva detto Musotto - ha sette volte i debiti di Catania, ma nessuno ne parla». Dichiarazioni «eccessive - dice Lombardo, che riporta alle parole del sanguigno Musotto la nascita della frattura - ed eccessive le reazioni da parte degli alleati». E a proposito di eccessi, anche l'ultimo (in ordine di programma) degli invitati di Forza Italia, il senatore Carlo Vizzini, oggi ha dato forfait. Come ieri aveva già fatto Angelino Alfano, ex coordinatore siciliano degli azzurri, ora Guardasigilli.

Bondi: Casini si candidi a Bologna come sindaco del centrodestra. Pier Ferdinando Casini candidato sindaco di Bologna per «tutto il centrodestra». La proposta viene dal ministro della Cultura, Sandro Bondi, il quale sostiene che per vincere a Bologna dopo Sergio Cofferati «il cosiddetto centrodestra» debba schierare «un leader nazionale», come accade per i sindaci di Milano, Venezia, Roma, Torino, Napoli. «Bologna non può fare eccezione, soprattutto dopo Cofferati - osserva Bondi - Se fossi nei panni del mio amico Pier Ferdinando Casini sceglierei di candidarmi a sindaco di Bologna, la sua città. Così Casini diventerebbe il candidato di tutto il centrodestra, ottenendo il risultato di superare la frattura consumata con il Pdl prime delle elezioni politiche di aprile. Sono convinto che una scelta di questo genere potrebbe rafforzare la leadership di Casini, con un successo ottenuto sul campo, restituendogli un ruolo politico reale, non quello derivante dalle capriole dialettiche che il leader dell'Udc è costretto a recitare sul palcoscenico romano fra la sponda di una sinistra in crisi e la difficoltà di riallacciare un rapporto con il Pdl. Non pretendo che Casini segua i miei consigli. Spero solo che ci pensi».

da ilmessaggero.it
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« Risposta #28 inserito:: Ottobre 29, 2008, 11:00:33 pm »

Legge truffa: i nuvoloni del Cavaliere

Pietro Spataro


Suffragio universale e diretto. Sono quattro paroline, chiare come l'acqua, che compaiono nella Costituzione, articolo 56. Vogliono dire: votano tutti i cittadini e scelgono chi eleggere. L’esercizio di questo diritto non è stato consentito, come si sa, alle ultime elezioni causa sbarramenti incrociati e preferenze negate. Ma quella che ad aprile sembrava un'eccezione si sta profilando come una regola. La legge elettorale per le europee preparata da Berlusconi e approdata in Parlamento in questi giorni ricalca infatti quello schema: pesante sbarramento al 5% e niente voto di preferenza. L'effetto è evidente: sancire l'esclusione dalla rappresentanza parlamentare di una fetta notevole della società italiana. Idee, passioni, uomini e donne: via, tagliati. A sinistra come a destra. Per di più in un voto, come quello europeo, che per sua natura dovrebbe garantire il pluralismo visto che non si tratta di scegliere né un governo né un premier. Ma non basta. Quella legge infatti impedisce al cittadino di indicare sulla scheda il suo deputato riconsegnando ai partiti il potere di decidere gli eletti e quindi di difendere la casta. E' sopportabile questo nuovo strappo democratico? Si può consentire a una destra arrembante di negare il libero esercizio di un diritto dopo aver ridotto il Parlamento a un votificio e aver quasi annullato le prerogative dell'opposizione?

Il Presidente Napolitano ieri ha usato poche frasi inequivocabili: cercare un ampio consenso in Parlamento quando si modificano le regole, garantire l'effettivo intervento del cittadino-elettore nella scelta dei rappresentanti, evitare di comprimere il pluralismo politico. Più chiaro di così. Ma la destra da un orecchio non ci sente bene. E le reazioni sono state piccate se non sprezzanti, com'è nello stile degli uomini di "casa Arcore".

Che cosa fare per impedire quello che D'Alema definisce un "atteggiamento antidemocratico"? C'è un solo modo: una dura e intransigente battaglia di opposizione in Parlamento e nelle piazze. Di tutte le opposizioni: di quelle rappresentate nelle Camere ma anche di quelle alle quali è stata sbattuta in faccia la porta delle istituzioni.

Walter Veltroni, dopo il successo popolare raccolto al Circo Massimo, ha la forza per poter lanciare e guidare una "alleanza per la democrazia" che rimetta insieme i pezzi sparsi dell'opposizione e risparmi all'Italia la ferita di una nuova legge truffa. Chissà che qualcuno nella maggioranza non si senta (i primi segnali già ci sono) di disubbidire agli ordini del capo. E che magari non ricominci un accenno di bella stagione per il centrosinistra e finalmente appaia qualche nuvolone sulla testa dell'inquilino di Palazzo Chigi.

Pubblicato il: 29.10.08
Modificato il: 29.10.08 alle ore 18.51   
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« Risposta #29 inserito:: Novembre 11, 2008, 04:35:36 pm »

IN RETE

«Berlusconi? Non parla a mio nome»

Un sito raccoglie le foto degli italiani «indignati» per la battuta del premier su Obama: «Chiediamo scusa»

 
MILANO - Massimo da Verona e Francesco da New York hanno deciso di metterci la faccia. Così come Gerardo da Milano e Samuele da San Sebastian, Alessandro da Como e Marina da Roma. Sono solo alcuni degli italiani che hanno scelto di «chiedere scusa» agli americani, e non solo a loro, per la recente battuta di Berlusconi su Obama («è bello, giovane e abbronzato...»). Una frase che ha provocato polemiche politiche e che è rimbalzata anche oltreoceano (causando pure un battibecco tra il nostro premier e un reporter Usa).

NON IN MIO NOME - E così, tra le molte risposte spuntate qua e là in Rete negli ultimi giorni, è nato notspeakinginmyname.com, un sito che raccoglie le foto degli italiani «indignati» contro il presidente del Consiglio. Ciascuno si è fatto fotografare reggendo tra le mani un semplice foglio di carta con la scritta «I'm italian and prime minister Silvio Berlusconi is not speaking in my name» e poi ha spedito l'immagine in Rete, con tanto di firma.

Un'immaginee del sito "Sorry everybody"
SCUSE - «Questo sito - si legge sulla pagina che raccoglie le prime foto arrivate - è un raduno spontaneo di italiani che provano imbarazzo e indignazione per il fatto di essere rappresentati da Berlusconi e dal suo governo. Se non sei italiano e ti senti insultato dal nostro premier, ti preghiamo di accettare le nostre scuse». L'idea ricorda parecchio quella lanciata, quattro anni fa, da alcuni elettori americani: il sito si chiamava "Sorry Everybody" e, in quel caso, ci si scusava per la rielezione di George W. Bush.

SU FACEBOOK - Notspeakinginmyname.com non è, ovviamente, l'unica iniziativa del genere nata in Rete dopo la battuta di Berlusconi. Manco a dirlo, su Facebook è stato fondato quasi in tempo reale il gruppo "Siamo tutti... abbronzati! Contro le diversità e nella speranza che prima o poi ci sia un Obama anche in Italia". Gli iscritti, per adesso, sono quasi 800.


G. Ant.
10 novembre 2008

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