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Autore Discussione: Berlusconi, 20 anni fa la discesa in campo. Con la regia di Craxi e Dell’Utri  (Letto 49571 volte)
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« Risposta #30 inserito:: Dicembre 07, 2008, 12:31:24 am »

2008-12-06 09:30

ALITALIA: BERLUSCONI, DA CAI PATRIOTTISMO MA REDDITIZIO


ROMA - Un atto di "patriottismo", ma anche un buon investimento, che avrà ricadute positive sull'occupazione. Silvio Berlusconi non lesina complimenti e ottimismo davanti ai soci della Compagnia aerea italiana (Cai), la società guidata da Roberto Colaninno nata per rilanciare Alitalia.

Nel corso della cena organizzata a villa Madama dal governo (presenti anche i ministri Claudio Scajola e Altero Matteoli) per ringraziare i partner della cordata, il premier ha pubblicamente ringraziato i presenti: "Siete dei patrioti", ha esordito il Cavaliere. Berlusconi è quindi tornato a perorare la causa del mantenimento del tricolore sulla coda degli aerei: "E' necessario avere una compagnia di bandiera perché un settore vitale per il nostro Paese è il turismo".

Ecco perché, ha aggiunto, "ho posto il problema del salvataggio di Alitalia ai miei colleghi imprenditori convinto di chiamarli a un gesto coraggioso e di amore verso l'Italia, ma anche di consentirgli l'ingresso in un settore in crescita".

Al di là della necessià di difendere gli interessi italiani,il premier ha insistito anche sulla bontà dell'investimento fatto dagli imprenditori. Un dato riconosciuto sia dal presidente di Cai, Roberto Colaninno, che dall'ad di Intesa SanPaolo, Corrado Passera. Proprio quest'ultimo ha parlato infatti, secondo quanto riferito di alcuni partecipanti alla cena, di una "forte determinazione per una operazione complessa ma anche profittevole, un buon business".

Per Berlusconi sarà proprio il settore del turismo, insieme a quello della sanità, l'unico a poter crescere in un periodo così difficile come quello attuale: "Alitalia andava assolutamente salvaguardata. Il turismo e la sanità- ha ancora sottolineato davanti ai suoi ospiti- sono dei settori che cresceranno in questa fase di crisi e non si potevano lasciare ai francesi le rotte del turismo".

Ecco perché "sono convinto che alla fine si tratterà di un buon investimento", ha quindi detto il premier ai vertici di Cai (presenti Colaninno e l'amministratore delegato Rocco Sabelli) e ai soci (fra i quali: Marco Tronchetti Provera, gli imprenditori-editori Angelucci, Corrado Passera e Enrico Salza per Intesa SanPaolo, Carlo Toto per Air One, e Salvatore Ligresti).

Anche per questa ragione, è opinione del Cavaliere che nel tempo l'investimento potrebbe addirittura aumentare (fino ad arrivare, nel corso dei cinque anni del piano industriale, a una cifra intorno ai 6 miliardi). Con effetti anche sul mercato occupazionale: "Il numero dei dipendenti assunto sono sicuro che in futuro salirà, così come l'indotto", ha tra l'altro detto. 

da ansa.it
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« Risposta #31 inserito:: Dicembre 07, 2008, 12:33:30 am »

Democratici sotto i riflettori per le inchieste giudiziarie, anche il presidente del Consiglio interviene sull'argomento.

Bobo Craxi: "Dovrebbero chiedere scusa a mio padre"

Berlusconi: "Nel Pd c'è questione morale"

Franceschini: "Non se lo può permettere"

 
ROMA - Prima lo scandalo in Abruzzo con l'arresto di Ottaviano Del Turco, ora le inchieste napoletane e fiorentine sui legami spericolati tra amministratori locali e affaristi. Nel partito democratico si accende la questione morale, che dilania il partito e lo fa finire sotto attacco dell'opposizione. E infatti, nel giorno in cui il sindaco del capoluogo toscano Leonardo Domenici si incatena per protesta davanti alla sede del gruppo l'Espresso, sul tema interviene anche Sivio Berlusconi: "La questione morale? E' innegabile che ci sia, c'è assolutamente nel Pd", manda a dire il premier in trasferta a Pescara, per sostenere il candidato Pdl alla presidenza della regione Gianni Chiodi.

E poi, sull'eventualità di una nuova Tangentopoli: "Non amo questo nome, non lo amo proprio e spero non sarà così. Certamente la sinistra italiana sbagliava quando pretendeva di avere l'esclusiva dell'etica. Non ce l'ha e non l'ha mai avuta". Infine, un commento sulla protesta di Domenici: "Cosa volete che vi dica, allora io chissà per quanto tempo mi sarei dovuto incatenare. Avrei dovuto farlo tutti i giorni".

A Berlusconi replica a stretto giro il numero due dei democratici, Dario Franceschini: ''Berlusconi che parla di questione morale al Pd? E' l'ultimo uomo al mondo che può permettersi di farlo. Provi a ripetere la stessa frase davanti allo specchio e vedrà che non ci riuscirà neppure lui per la vergogna''.

Ma non è solo il presidente del Consiglio ad affrontare l'argomento. A parlare, ad esempio, è anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini: "La questione morale esiste - afferma - ma la crisi della politica è spesso legata agli errori della politica. Non dobbiamo ripercorrere le strade del passato, evitando gli sbagli già fatti. Il riferimento, è ovviamente, a Tangentopoli. Di cui parla pure Bobo Craxi: "La questione morale che sta emergendo nel Pd attacca - sul piano politico è assai più grave di quella che colpì a suo tempo il Psi - dovrebbero chiedere scusa a mio padre".

Ma è dal centrodestra che arrivano le critiche più dure. Secondo il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, in quello che sta accadendo tra i democratici "c'è una oggettiva 'vendetta della storia' rispetto a ciò che il Pds fece nei confronti del Psi e della Dc, nel biennio '92-'94, e, successivamente, i Ds nei confronti di Berlusconi. Ci auguriamo che nel Pd prenda corpo una consapevolezza garantista, per una convergenza su un'organica riforma delle giustizia". Ancora più duro il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: "Quella del Pd è una catastrofe politica e morale. Cacciano il senatore Villari dal partito ma poi si tengono gli indagati e non vogliono accettare l'evidenza della questione morale al loro interno".

E c'è anche chi critica da sinistra. Come Fabio Mussi: "C'è una catena di episodi in mezza Italia - dichiara - che fanno sì che il Pd risulti investito dalla questione morale. Chi avesse avuto occhi per vedere l'avrebbe visto già da tempo, senza aspettare la magistratura. Sono felice di non aver aderito a quel partito".

Infine, Antonio Di Pietro: "Che ci sia una questione morale è indubbio. E soltanto chi finora si è ostinato a metterla sotto il tappeto ne ha la responsabilità".

(6 dicembre 2008)
da repubblica.it
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« Risposta #32 inserito:: Febbraio 05, 2009, 10:26:59 am »

POLITICA

Soru risponde all'offensiva del presidente del Consiglio

"Ma non siamo alla pari perché lui può dire le cose più terribili"

"Alla sua età si dovrebbe essere più saggi invece Berlusconi si comporta come Caligola"

di SEBASTIANO MESSINA

 
ROMA - Berlusconi contro Soru, Soru contro Berlusconi. E' un duello, certo, ma non è ad armi pari. Se il premier pesca a piene mani nell'audience delle sue tv per accusare l'avversario di essere "un fallito", il governatore della Sardegna gli risponde davanti a uno sparuto drappello di giornalisti. Ma anche lui ci va giù duro: "Mi fa una pena infinita, quest'uomo alle soglie della vecchiaia. Ormai mi ricorda Caligola, l'imperatore che nominò senatore il suo cavallo".

Ha sentito, presidente? Berlusconi dice che lui, al suo posto, non si sarebbe mai ripresentato...
"Ma cosa si può rispondere a un presidente del Consiglio che si è ricandidato alle elezioni dopo essere stato amnistiato, dopo aver cancellato con una legge il reato di cui era accusato, dopo essere uscito da un processo solo grazie alla prescrizione?".

Però lui l'ha bollata in tv come "un fallito": Soru, ha detto, come imprenditore ha accumulato 3,3 miliardi di perdite, ha licenziato 250 persone e ha fatto crollare il valore delle azioni della sua azienda, Tiscali. A queste accuse vorrà rispondere, o no?
"Non sono accuse, sono falsità allo stato puro. Non so da dove li abbia presi, quei dati. Premesso che io non gestisco la società da cinque anni, da quando sono stato eletto, dico solo che Tiscali non li ha mai visti, 3,3 miliardi: come potrebbe averli perduti?".

Ma i 250 licenziamenti?
"Questa storia se l'è inventata Il Giornale: abbiamo chiesto inutilmente una rettifica, domani ci rivolgeremo al Tribunale per ottenerla. Ci sono stati 70 esodi volontari incentivati, punto. Non un solo licenziamento. E senza neanche un'ora di cassa integrazione. Ma la cosa che più mi indigna è un'altra".

E cioè?
"Che per denigrare me, proprietario oggi solo del 20 per cento di Tiscali, Berlusconi sta danneggiando una società che produce ricchezza e lavoro, sta danneggiando l'80 per cento dei suoi azionisti che non c'entrano nulla e soprattutto sta danneggiando i suoi lavoratori. In un momento di crisi che riguarda tutti, compresa Mediaset che in due anni ha perso più del 60 per cento del valore, il presidente del Consiglio crea panico e fa delle affermazioni su una società quotata in borsa che sono al limite dell'aggiotaggio. Ma tanto lui è un impunito".

Nel senso che ha l'impunità?
"Guardi, l'altro giorno sono andato in Procura a denunciarlo, e ho potuto toccare con mano in che repubblica stiamo vivendo. Il presidente del Consiglio può dire di ciascuno di noi le cose più terribili, ma noi siamo assolutamente nudi e indifesi perché lui è protetto dal lodo Alfano".

Ma perché ce l'ha tanto con lei? C'è stato uno scontro, un diverbio, una lite?
"No, le nostre vite non si sono mai incrociate. Io l'ho incontrato a Palazzo Chigi, per ragioni istituzionali, nei pochi minuti che mi ha dedicato. Non c'è nulla di personale, credo. Solo bulimia di potere: vuole conquistare la Sardegna. Ora sa che sta per perdere e dunque è disposto a fare qualunque cosa per evitarlo".

Che effetto le fa, accendere la tv e vedere il presidente del Consiglio che parla male di lei?
"Guardi, all'inizio mi sono un po' arrabbiato. Adesso ho un senso di pena per quest'uomo di 73 anni, ormai alle soglie della vecchiaia. Ci si aspetta che una persona a quell'età migliori, che diventi più matura e più saggia. E magari si spera nella "grazia di Stato", che la renda più adeguata al ruolo che ricopre. Purtroppo con Berlusconi tutto questo non è successo. Nemmeno in vecchiaia, nemmeno come presidente del Consiglio, quest'uomo riesce a essere serio. Lui vuole prevaricare su tutto e su tutti. Perciò mi ricorda Caligola".

Vuol dire che Cappellacci, il suo sfidante, è il cavallo che Berlusconi vuol fare senatore?
"Non voglio dire questo. Però è evidente che la campagna elettorale la sta facendo Berlusconi. Persino sulla scheda elettorale ci sarà il simbolo "Berlusconi presidente". Il suo messaggio è chiaro: l'unico che conta sono io, gli altri non contano nulla. E' una volontà di imperio che va al di là del bene e del male. Per fortuna la storia ha risolto questioni ben più difficili di questa. Alla fine il tempo di Caligola finisce. Dopo Caligola viene Traiano, e poi Adriano. I tempi migliori di Roma sono venuti dopo i tempi peggiori. La stessa cosa capiterà all'Italia, ne sono certo. E Berlusconi, certo, passerà alla storia: ma come Caligola".

La partita della Sardegna si chiude tra dieci giorni. Il 15 febbraio sapremo chi l'avrà vinta. Se vince Cappellacci, vince anche Berlusconi. Ma se lei riesce a farsi rieleggere, c'è chi dice che Veltroni dovrà cominciare a preoccuparsi, perché lei diventerebbe un vincitore un po' troppo ingombrante. E' così?
"Se Soru vince, Veltroni sarà felice. Perché sarà una vittoria mia, del centrosinistra e del Partito democratico. E infatti Veltroni sta lavorando, insieme a tutti gli altri, perché vinca io".

(5 febbraio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #33 inserito:: Febbraio 05, 2009, 04:47:32 pm »

L'attacco del leader Idv sul suo blog: umiliati Parlamento e Costituzione

"Berlusconi sta varando un poker di porcherie alla sudamericana"

Di Pietro, nuovo appello a Napolitano

"Il premier sulle orme del nazismo"


 ROMA - Continua il pressing sul Quirinale: Antonio Di Pietro scrive una lettera aperta sul suo blog al presidente della Repubblica e denunci che il governo starebbe per realizzare, dopo la serie di 'leggi ad personam', "un nuovo poker di porcherie alla sudamericana" con "mortificazione del Parlamento", a partire da "una vera e propria occupazione della Rai" da parte di un presidente del consiglio che già domina il sistema privato.

"Signor presidente - si legge - ci sia permesso segnalarle, nella sua qualità di garante della carta costituzionale, che, a nostro avviso, il governo Berlusconi sta per porre in essere un altro strappo alla Costituzione. Con un colpo solo si accinge ad un 'poker di porcherie' degno del peggior modello argentino: la nomina dei componenti del consiglio di amministrazione della Rai, la modifica dell'organo di autogoverno della Corte dei conti, la limitazione delle intercettazioni telefoniche, la modifica dei regolamenti parlamentari".

"Occupando la Rai - denuncia Di Pietro- i cittadini non potranno più sapere quel che accade nelle segrete stanze del potere e non potranno più esercitare alcun controllo democratico. Modificando i componenti della Corte dei conti che ha il compito specifico previsto dalla costituzione di controllare i conti della pubblica amministrazione - si mette anche tale organismo sotto il controllo dell'esecutivo che, quindi, potr falsificare a proprio piacimento i bilanci dello stato senza che nessuno possa impedirglielo. Limitando indiscriminatamente le intercettazioni telefoniche si impedisce alla magistratura di fare il proprio dovere e di contrastare efficacemente la criminalità organizzata. Stravolgendo i regolamenti parlamentari si impedisce all'opposizione di esercitare i suoi diritti costituzionali e si riduce il Parlamento ad un semplice zerbino dell'esecutivo".

"Quello che sta avvenendo nel nostro paese, ad opera dell'attuale governo - denuncia di pietro- sembra ricalcare più le orme del partito nazionalsocialista tedesco degli anni '30 che quelle di una democrazia fondata sul diritto".

(5 febbraio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #34 inserito:: Febbraio 05, 2009, 04:49:00 pm »

Con 154 sì, 135 no e un astenuto approvato l'emendamento della Lega

Il testo fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno

Clandestini denunciati dai medici

Sì del Senato alla norma contestata

Nel decreto sicurezza approvati anche schedatura dei clochard e ronde padane

Il provvedimento passa ora all'esame della Camera


 ROMA - I medici potranno denunciare all'autorità giudiziarie gli immigrati clandestini. Le persone senza fissa dimora saranno schedate. La tassa per il permesso di soggiorno è fissata da 80 a 200 euro. Autorizzate inoltre le "ronde padane" ma non armate. Dopo che il governo ieri è stato battuto tre volte sulla stretta sui centri di permanenza e sui ricongiungimenti familiari, oggi il Senato è andato avanti rapidamente nelle votazioni degli ultimi dei 55 articoli e ha approvato il disegno di legge sulla sicurezza pubblica con 154 voti favorevoli, 114 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento passa ora all'esame della Camera.

Carcere e tassa permesso di soggiorno. Il Senato ha cominciato con l'emendamento della Lega che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche. L'emendamento, passato con 156 sì, 132 no, un astenuto, oltre a dare la possibilità ai medici di denunciare i clandestini che si rivolgono per cure alle strutture sanitarie pubbliche, prevede il carcere fino a quattro anni per i clandestini che rimangono sul territorio nazionale nonostante l'espulsione e fissa da 80 a 200 euro la tassa per il permesso di soggiorno.

L'appello dell'opposizione. Prima che il Senato desse il via libera alla possibilità del medico di denunciare i clandestini, l'opposizione si è appellata al "buonsenso" per non introdurre una norma che "riduce il medico a fare il delatore", costringendo i clandestini a "non farsi curare per paura". Venendo così contro ai più elementari diritti umani che vengono prima di quelli della cittadinanza. In particolare, il senatore Daniele Bosone, ha detto che questa norma "straccia il codice deontologico dei medici" e si corre "il concreto rischio di incentivare una medicina parallela che gli illegali utilizzeranno per non essere denunciati se vanno in ospedale o da un medico". Secondo Bosone, peraltro, il rischio che "clandestini con malattie che portano dal loro paese non si faranno curare" con conseguenze per la stessa sanità pubblica.

Nasce il registro dei clochard. I clochard che vivono in Italia dovranno essere iscritti in un registro nazionale che verrà istituito presso il ministero dell'Interno. L'Aula di palazzo Madama ha approvato l'articolo 44 del ddl sicurezza che prevede la schedatura dei senza fissa dimora da avviare entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge.

Sì alle "ronde padane". Il Senato ha approvato l'articolo 46 del ddl sicurezza che istituzionalizza le cosiddette "ronde padane". Nella norma si prevede, infatti, che gli enti locali saranno "legittimati ad avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio ambientale". Ma, grazie a un emendamento del Pd, primo firmatario Felice Casson, le ronde non potranno girare armate e non potranno "cooperare nello svolgimento dell'attività di presidio del territorio" così come era stato previsto invece nel testo licenziato dalla commissione Giustizia del Senato.

Ok a norma contro apologia mafia sul web. Il Senato ha approvato nel ddl sicurezza l'emendamento proposto dal capogruppo Udc Gianpiero D'Alia, riformulato e quindi accolto dal governo, che vieta l'apologia o l'incitamento via Internet o telematica in genere dell'attività della criminalità organizzata, delle associazioni eversive, nonché di incitamento alla violenza sessuale, all'odio etnico, razziale e religioso. Fenomeni come quelli dei gruppi pro-Riina apparsi su Facebook, quindi, non saranno più ammessi.

Non più carcere per i writers. Alla fine la Lega la spunta e per i writers non si prevede più il carcere. Mentre le multe si riducono a meno della metà. L'Aula del Senato ha infatti approvato alcuni emendamenti del Carroccio che eliminano dal ddl del governo la previsione del carcere per chi imbratta i muri delle città. Si stabilisce anche che chiunque venda bombolette spray a minorenni con vernici non biodegradabili venga punito con una sanzione amministrativa fino a 1.000 euro. La nuova formulazione dell'articolo 7 del ddl, dunque, prevede che sia necessaria la querela di parte solo nel caso in cui vengano imbrattati "beni mobili"; per tutti i beni immobili e per i mezzi di trasporto pubblici o privati, si procederà d'ufficio. La multa per i writers va da 300 a mille euro; ma se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, la multa sale da 1.000 a 1.500 euro (nel testo licenziato dalla commissione era fino a 3.000).

Niente tasse arretrate su beni mafia sequestrati. Nel caso in cui lo Stato confischi beni, aziende o società alla criminalità organizzata si estingueranno i crediti erariali, cioè non si dovranno più pagare le tasse arretrate. L'Aula di palazzo Madama ha infatti approvato un emendamento al ddl sicurezza presentato dai relatori Carlo Vizzini e Filippo Bertelli.

(5 febbraio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #35 inserito:: Febbraio 09, 2009, 05:12:37 pm »

IL RETROSCENA.

C'è stata una riunione ristretta con Matteoli, Brunetta, Sacconi e il premier

Gli è stato chiesto l'intervento della Regione per sospendere le procedure

Il no del governatore a Berlusconi "Io l'ho vista, Englaro ha ragione"

di PIERO COLAPRICO


UDINE - Silvio Berlusconi sa che sta camminando su un terreno minato e chi può l'avvisa.

Ieri, anche se sembra paradossale, è stato Renzo Tondo a provarci, a Mestre. C'è stata una riunione ristretta, con Altero Matteoli, uno dei colonnelli di An pronto a tradire Gianfranco Fini considerato ormai "troppo laico", i ministri ex socialisti Renato Brunetta e Maurizio Sacconi e, appunto, il premier e il governatore friulano. Erano tutti insieme all'inaugurazione del "Passante", opera quasi biblica, molto importante per il Nord Est, ma a margine hanno parlato di Eluana Englaro. A Tondo è stato chiesto di bloccare la clinica che ospita Eluana, ma, a sorpresa, Tondo ha spiegato: "Presidente, io l'ho vista dopo Natale, guarda che è messa molto male. Non sono vere le notizie che girano, ti fanno dire cose sbagliate. Al posto del padre, avrei fatto esattamente lo stesso".

Non è l'unico che, in questi giorni, ha fatto piovere su Silvio Berlusconi una versione corretta della situazione di Eluana, in stato vegetativo da diciassette anni e tre settimane, arrivata ormai al terzo giorno di zero nutrizione, sotto sedativi, ricoverata alla casa di cura "La quiete". Non sempre Berlusconi ci vuole credere: "Ma mi hanno detto che sta bene...". Eppure, avrebbe dovuto ascoltare quante volte è stato citato ieri dai fedeli davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie: "Era qua a due passi, ma perché non è venuto a vedere? Il papà l'ha invitato e lui non viene...", protestava a voce alta una signora.

Lo schema "noi stiamo con la vita, gli altri con la morte" non regge sino in fondo e per questo sul premier c'è un doppio pressing. Da un lato chi gli ricorda le ragioni degli Englaro e la realtà di Eluana, dall'altra chi spinge perché si faccia "tutto il possibile". E ieri a Tondo è stato detto da Maurizio Sacconi di tentare l'intervento della Regione per sospendere il protocollo. Stesso suggerimento da parte di Brunetta, che teme la sconfitta, che si tramuterebbe nelle limitazioni del potere di un governo sempre più deciso a sconfinare, ad allargarsi, ad esautorare sempre un po' di più il parlamento "troppo lento".

Questa esigenza è arrivata sia al presidente del Senato Renato Schifani, sia al presidente della Camera Fini. Entrambi hanno assicurato che "si potrebbe arrivare alla legge anche martedì sera". Un uno-due di potenza impressionante.

Bisogna serrare i tempi e i ranghi, quindi "Inventatevi una cosa qualsiasi per sospendere la nutrizione. Dobbiamo agire o attraverso la Procura o attraverso la Regione" è stata la mission affidata soprattutto da Maurizio Sacconi a chi poteva. Per la Procura è dunque partito il rapporto dei Nas, per la Regione ci si è affidati a Wladimir Kosic, l'assessore Regionale alla Sanità. A proposito del suo attivismo in questi giorni, circola a Udine una battuta cinematografica: "Ho visto Kosic che voi umani non potete nemmeno immaginare". Ma Kosic, anche se aveva tutte le intenzioni e anche l'intima convinzione di "non far applicare il protocollo a Eluana", è rimasto impelagato nella stessa burocrazia sanitaria, mentre i rapporti tra lui e Tondo (che l'aveva voluto, sconsigliato dal resto del pdl) si sono guastati, forse per sempre.

Alla politica romana, soprattutto a quella parte che s'è impegnata in una lotta contro il tempo, importa poco degli strascichi locali: "Dobbiamo sbrigarci a fare qualche cosa. Quando si supera una certa soglia - ha spiegato Sacconi - ridare l'alimentazione accelera la morte", si ottiene cioè l'effetto contrario riattaccando il sacco della nutrizione al sondino. Berlusconi ormai s'è impegnato in questa battaglia, ma i suoi fedelissimi sanno che gli ronza in un angolo del cervello anche un altro nome: Ferruccio Fazio.

Ai più forse dirà poco, ma è un sottosegretario, un medico oncologo di prestigio internazionale, l'uomo che ha suggerito all'ospedale San Raffaele di Milano di acquistare una macchina costosissima per la radioterapia che riduce i tempi del "bombardamento" e aumenta le possibilità di "centrare" le cellule guaste. E, sotto Natale, in una cena di medici era arrivato a sorpresa il premier, dicendo: "Ecco il mio amico Fazio, il nuovo ministro della Salute". Perché erano queste le intenzioni di Berlusconi. Da un lato s'è accorto che mettere insieme Welfare, Salute e Lavoro e affidare tutto questo a Sacconi e all'attivismo di Eugenia Roccella è stato un po' eccessivo. Dall'altro, voleva spendere le competenze del medico dal brillante curriculum nel suo governo. Invece oggi si trova senza Fazio e con Eluana e con due rami del parlamento da far correre ventre a terra.

(9 febbraio 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #36 inserito:: Marzo 02, 2009, 06:45:00 pm »

ECONOMIA     

La manifestazione degli allevatori davanti alla residenza di Silvio Berlusconi

Un altro gruppo in marcia a Gemonio sotto la casa di Umberto Bossi

Trattori in corteo ad Arcore la protesta per le quote latte

Il ministro Zaia: "Sul decreto diffuse informazioni sbagliate"

 
ARCORE (Milano) - Allevatori in marcia ad Arcore e Gemonio per protestare contro le quote latte. Dopo aver parcheggiato i loro trattori in un piazzale di fronte a un centro commerciale, circa tremila allevatori hanno organizzato un corteo per raggiungere a piedi villa San Martino, la residenza del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Un altro gruppo a bordo di una sessantina di trattori si è ritrovato nell'azienda agricola La Bergamina a Lozza e da lì si è mosso per Gemonio, sotto la casa del ministro delle Riforme, Umberto Bossi.

La manifestazione è stata organizzata per contestare il decreto del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia e per chiedere di rivedere le scelte del governo in tema quote latte.

"Ho il massimo rispetto per chi sta protestando, quello che mi dispiace è che si diffondano informazioni sbagliate e bugie sul decreto" ha detto Zaia ai microfoni di Radio Padania libera, emittente vicina al Carroccio, precisando che nel provvedimento, domani in discussione al Sanato, non è prevista "alcuna sanatoria" e che "non si tratta di un decreto per pochi".

Il ministro delle Politiche agricole ha respinto quindi le accuse di quanti hanno sostenuto che il decreto costituisca "un favore ai furbi" e una discriminazione per chi, invece, ha sempre rispettato le regole. "Non è cosi - ha spiegato Zaia - avevamo due possibilità: o far fallire le aziende o dare la possibilità di pagare a rate la multa. Sbaglia chi vede in questo una sanatoria perché chi non paga una sola rata perde una quota".

E ancora, continua il ministro: "E' stato detto che questo decreto è per pochi amici: è un'altra bugia riprovevole. La ricaduta ufficiale sarà su 17.200 aziende". In ultimo, ha ribadito l'indipendenza del prezzo del latte: "Non mi si venga a dire che un decreto ne condiziona il prezzo".

Ad Arcore il corteo è stato aperto da un trattore degli anni Cinquanta. Gli allevatori hanno sfilato con le bandiere di Confagricoltura e della Cia, la Confederazione italiana agricoltori. Su un carro, anche un asino con la scritta Luca, ovvero il nome del ministro Zaia. Secondo la Cia, al concentramento di Villasanta si sono ritrovati circa 2000 trattori provenienti dalle province di Milano, Cremona, Mantova, Brescia, Bergamo, oltre a una trentina di autobus per un totale di circa 3000 persone in corteo verso la residenza del premier.

Tre le principali richieste di modifica al decreto, promosse dai manifestanti: la rinuncia preliminare al contenzioso da parte degli allevatori beneficiati dal decreto Zaia, la distribuzione delle nuove quote latte non solo ai cosiddetti "grandi splafonatori" e la creazione di un fondo di solidarietà per gli allevatori che in questi anni si sono indebitati per l'acquisto di nuove quote dal valore di almeno 500 milioni di euro.

(2 marzo 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #37 inserito:: Marzo 07, 2009, 10:06:51 pm »

ECONOMIA     

Il presidente della Repubblica: "Non vedo segni di allentamento"

Il ministro delle Riforme: "Se non danno soldi alle aziende è inutile dar loro risorse"

Napolitano: "La crisi si aggrava"

Da Bossi attacco alle banche

Tremonti: "Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato.."

Franceschini: "Stop ai licenziamenti dei precari della Pa"
 


ROMA - "Allentamento? Direi aggravamento". Giorgio Napolitano definisce così l'attuale momento di crisi economica che sta attraversando il nostro Paese. Toni diversi da quelli usati da Silvio Berlusconi che, da tempo, continua a minimizzare gli effetti della crisi.

E sul tema fa sentire la sua voce anche Umberto Bossi. Che avverte: "Gli aiuti che il governo darà alle banche dovranno servire per sostenere le imprese. Abbiamo dato i soldi alle banche non per loro ma perchè li diano alle imprese, se non li danno allora è inutile aiutarle". Bossi aggiunge di concordare con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti su un meccanismo di monitoraggio del credito affidato alle prefetture: "Serve un sistema di controllo legato al governo" spiega.

Sulla nazionalizzazione delle banche, Bossi si dice "daccordo, se nazionalizzazione vuol dire dare o ridare quello che è stato preso prima. Avevamo le Casse di risparmio che erano grandi banche e poi sono state svuotate dalla caduta della Dc e dei socialisti, che hanno creato le Fondazioni. Il sistema produttivo era sostenuto dalle grandi Casse di risparmio ed è saltato tutto".

Nell'affondo contro il sistema bancario, Bossi si trova al fianco anche Tremonti ammonisce: "Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato, noi dobbiamo salvare le famiglie, il lavoro, le imprese. Troppe volte nelle banche si è pensato di più al bonus che al pater familias, e pensare che c'è stata una fase in cui si era detto che i bonus dovevano essere detassati ...". Parole che il ministro accompagna al richiamo dell'articolo 47 della Costituzione: "Dobbiamo tutelare il risparmio, ma anche controllare l'esercizio del credito". Poi tocca agli ammortizzatori sociali. Il ministro dell'Economia rivendica di aver erogato la giusta quantità di finanziamenti. E se non bastano? "Troveremo altri soldi".

Le parole del governo, però, non convincono l'opposizione. Con il segretario del Pd Dario Franceschini che ribadisce la necessita' di prevedere un assegno per i lavoratori precari che se licenziati non hanno accesso alla cassa integrazione e chiede al governo una moratoria dei 100 mila licenziamenti di lavoratori precari nella pubblica amministrazione. "Proponiamo al governo una moratoria di un anno - dice Franceschini-, quindi per la durata della crisi, bloccando i provvedimenti che porteranno, se non corretti, al licenziamento di 60 mila lavoratori del pubblico impiego e circa 40 mila della scuola". Una richiesta a cui si associano il segretario della Cgil Guglielmo Epifani e quello della Cisl, Raffaele Bonanni. Mentre il ministro della Difesa Ignazio La Russa taglia corto: "L'assegno? Se ci fossero i soldi li darei a tutti. Ma non ci sono".

(7 marzo 2009)
da repubblica.it
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« Risposta #38 inserito:: Marzo 07, 2009, 10:07:51 pm »

I precari e l'errore di Sacconi

di Salvo Barrano


Ore 12,00: pausa pranzo. Devo finire di scrivere questo pezzo prima che Valentin, Iulian, Costantin e Anton finiscano il panino. È la squadra di operai, tutti rumeni, che coordino sul cantiere dove lavoro. Grandi lavoratori, tutti assunti a tempo indeterminato. Buon per loro! Io no. Sono un libero professionista, come mi sono sentito ammonire ieri in tv dal ministro Sacconi. E se possiedi una partita Iva, ipso facto, lo Stato non può occuparsi di te come non lo fa con commercialisti, avvocati, medici.

Eh no, signor ministro: io questa condizione non l’ho scelta: l’ho subita. E non ho ordini o albi professionali a tutelarmi. Come me centinaia di migliaia di professionisti non riconosciuti che operano ogni giorno come parasubordinati o con partita Iva in mono committenza o semi-dipendenza. Per quelli che ogni giorno si occupano del patrimonio culturale italiano (archeologi, restauratori, storici dell’arte, archivisti, bibliotecari), ad esempio, non ci sono diritti, figuriamoci gli ammortizzatori. Versano nel fondo gestione separata, uno dei più ricchi dell’Inps, i cui proventi però servono per le pensioni dei dirigenti o per finanziare gli «scalini dei dipendenti. A sostenere la previdenza di quelli più tutelati, insomma. Alla faccia nostra. Di quegli atipici che cedono, tutti a proprio carico, un quarto del reddito e un contributo aggiuntivo per la maternità/ paternità. Ma a noi invisibili l’Inps non riconosce neanche i congedi parentali. Lo chiamano “patto generazionale”, ma devono detto “pacco”.

La verità è che la politica e il sindacato, sul tema del mercato del lavoro, hanno accumulato un ritardo culturale, tant’è che si oppongono alla riforma delle pensioni. Mantengono un approccio rigido, cristallizzato al mercato del lavoro che fu. A cominciare dalla terminologia: salario, negoziazione, precariato. Quanta gente può essere assorbita nella pubblica amministrazione e nelle imprese, per di più in tempi di crisi? Sparo: un milione di persone. E per chi rimane fuori? Parliamo di più di tre milioni di lavoratori tra i trenta e i cinquant’anni. Il precariato è nella crisi economica, nelle coscienze, nei comportamenti sociali. È il frutto di un modello di sviluppo sbagliato, costruito in decenni e franato in pochi mesi.

Non basta dire: “No al precariato”. Bisogna dire “Sì alla flessibilità” a condizione che sia sicura, regolata e soprattutto rappresentata. Dei buoni segnali si vedono. Le proposte del Pd hanno certamente il merito di porre il tema al centro del dibattito politico. Ma scontano anch’esse un retaggio, non solo terminologico. Dare un assegno di disoccupazione a chi perde il posto di lavoro comporta, una volta di più, l’esclusione di centinaia di migliaia di lavoratori che, tecnicamente, un posto di lavoro non ce l’hanno. E sono ancora più deboli.

07 marzo 2009
da unita.it
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« Risposta #39 inserito:: Marzo 12, 2009, 05:10:03 pm »

«La proposta di Berlusconi ammala la democrazia»

di Andrea Carugati


«In questo momento di crisi economica ci accorgiamo, non solo in Italia, che la democrazia è una forma di convivenza sempre a rischio. Ci siamo illusi, dopo la caduta dei totalitarismi, che fosse un regime naturale. Eppure non è così, ci sono dei momenti in cui si pensa che sia meglio affidare la soluzione dei problemi a qualcuno che dice “ci penso io”. È un rischio che riguarda da vicino l’Italia di oggi». Gustavo Zagrebelsky ha un tono di voce pacato, lontano da ogni allarmismo o invettiva. Ma la sua analisi sulla democrazia italiana è preoccupata. Anche per questo ha accettato di presiedere il comitato che ha organizzato a Torino, dal 22 al 26 aprile, la «Biennale democrazia»: 4 giorni di lezioni pubbliche a Torino su questo tema, con grandi intellettuali che si ritrovano nel nome di Norberto Bobbio.
Qual è lo scopo di questa manifestazione?
«Si è pensato a lungo che non ci fosse bisogno di una educazione alla democrazia, che avrebbe funzionato spontaneamente. Eppure l’esperienza storica dimostra che non è così. C’è un capitolo nei “Fratelli Karamazov” in cui il Grande Inquisitore espone il suo progetto di governo con una premessa: ciò che gli uomini odiano di più è la libertà, è un peso di cui spesso si vuole fare a meno per evitare le responsabilità. Le fasi di crisi economica e sociale sono sempre state favorevoli all’instaurazione di regimi autoritari. Per questo bisogna suonare un campanello di allarme».

L’Italia le appare più fragile di altre democrazie occidentali?
«Da noi manca un elemento decisivo, e cioè l’idea che la sfera pubblica sia qualcosa che tutti devono curare. In Italia ciò che è pubblico appare a disposizione di chi è più capace di saccheggiarlo. C’è una mentalità diffusa non favorevole al radicamento della democrazia. Bobbio diceva che gli italiani sono democratici più per assuefazione che per convinzione».

Questi ingredienti possono essere esplosivi?
«È difficile fare previsioni: c’è sicuramente un malessere della democrazia che è profondamente radicato e trova alimento in una società sempre più squilibrata, dal punto di vista economico ma anche delle risorse culturali. C’è una società sempre più oligarchica. E la legge elettorale, che consente ai vertici dei partiti di cooptare i parlamentari dall’alto, ha un ruolo molto negativo».

Berlusconi ha addirittura proposto che in Parlamento votino solo i capigruppo...
«È il logico compimento di un processo distorto: se i parlamentari sono solo fiduciari e “yesman” dei leader, allora a cosa serve il loro voto? Il confronto tra le opinioni di tanti ha senso solo se ognuno rappresenta qualcosa. Vedo una serie di piccoli spostamenti come questo, spesso inavvertiti, che fanno massa e contribuiscono a far ammalare la democrazia».

Può citarne qualcun’altro?
«La condizione e la qualità dei media è un altro sintomo della fatica della democrazia italiana. Quando si parla di pluralismo la gente sbuffa, come se non fosse importante. Ecco i rischi della crisi: fa passare naturalmente in secondo piano temi essenziali della democrazia perché ci sono bisogni più impellenti».

Una diversa legge elettorale potrebbe essere una buona cura per la democrazia italiana?
«È necessario ripristinare un meccanismo di selezione che consenta ai cittadini di scegliere i parlamentari, con le preferenze o con le primarie, altrimenti passa l’idea di Berlusconi del Parlamento come una massa senza valore. Anche il Pd ha le sue responsabilità: avere sostanzialmente accettato il meccanismo di nomina dei parlamentari. Questo fenomeno, insieme alla corruzione, ha fatto raggiungere alla classe politica un livello di discredito allarmante per la tenuta della democrazia. È un sentimento così diffuso che non può essere liquidato come qualunquismo».

acarugati@unita.it

12 marzo 2009
da unita.it
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« Risposta #40 inserito:: Marzo 15, 2009, 10:34:09 pm »

Crisi, Berlusconi alla Marcegaglia: «Abbiamo dato soldi verissimi»

Il premier: «Da Cisl e Uil forte sostegno a governo»

Piano Casa: venerdì in Cdm, ne parlerò con Napolitano

 
RIVA DEL GARDA (15 marzo) - «Leggo che la signora Marcegaglia chiede dei soldi veri. Voglio dire che al mondo dell'economia abbiamo dato soldi verissimi». Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha risposto alla presidente di Confidustria Emma Marcegaglia che chiede soldi veri per affrontare la crisi. 

Sostegno alle imprese. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico con il convegno di “Rete Italia” a Riva del Garda ha poi aggiunto che «siamo intervenuti a sostegno di numerosi settori industriali come l'automobile, gli elettrodomestici e i mobili e sono state misure efficaci. Abbiamo stanziato 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali perché il nostro obbiettivo è di non lasciare solo nessuno, aiuteremo tutti coloro che perdono il lavoro. Abbiamo aiutato anche le banche ma tutto ciò necessita che non diminuisca la domanda e non calino i consumi. Questo è molto importante».

«Non è stata una strigliata» spiega il premier che aggiunge: «C'è stata una forzatura sull'interpretazione della sua frase, non c'è stata alcuna critica nei confronti del governo ho sentito io il presidente di Confindustria, ha voluto farmelo sapere».

Sul piano casa Berlusconi ha detto che «il provvedimento è ormai pronto, ne parlerò con il capo dello Stato martedì o mercoledì e venerdì pensiamo di portarlo in Consiglio dei Ministri».

Banche, prefetti coordineranno osservatori. «Non sono i Prefetti che vigileranno sul credito - ha detto il premier - ma faranno i coordinatori del comitato di osservazione di cui faranno parte tutti i protagonisti del mondo del lavoro, ad iniziare da Confcommercio».

«Da Cisl e Uil forte sostegno a governo». «I sindacati - spiega il premier - stanno dando veramente un forte sostegno, responsabile e razionale all'azione del governo». E specifica: «I due principali, a parte la Cgil, stanno avendo davvero un atteggiamento di grandissima responsabilità, di cui sono molto grato».

La crisi vista da Epifani. «Vedo con piacere che Marcegaglia dice le cose che noi, inascoltati, avevamo già detto mesi fa, cioè che il picco della crisi stava per arrivare e che, visto il ritardo con cui il governo si muoveva sarebbe stato peggio del previsto». Lo dice il leader della Cgil Guglielmo Epifani in un'intervista al Corriere della Sera. «Berlusconi è un imprenditore - aggiunge - quindi è molto sensibile alle richieste di Confindustria. Solo che come capo del governo farebbe bene ad ascoltare anche il sindacato. Ci sono realtà produttive che reagiscono meglio - conclude -, ma mi preoccupa il ritardo col quale si muove il governo».

E la crisi vista dalla Uil.  Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti si dice «favorevole» alla proposta del numero uno della Cisl Raffaele Bonanni di un patto anti-evasione con i commercianti.  Angeletti inoltre, giudica realistiche le previsioni di segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani e del presidente degli industriali Emma Marcegaglia che il peggio della crisi economico-finanziaria debba ancora avvenire.

Casini: allarme Marcegaglia non va lasciato cadere.  «L'allarme lanciato dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia non va lasciato cadere» ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. «È il momento - aggiunge - di passare dagli spot e dalla propaganda ai fatti concreti recuperando maggiore incisività nell'affrontare la crisi. Da tempo diciamo che il governo deve cambiare passo e che gli annunci immaginifici non servono a rilanciare l'economia italiana».

La ricetta del leader dell'Udc. Casini suggerisce di «rafforzare il fondo di garanzia per le piccole imprese; sbloccare i crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione debitrice; rafforzare gli ammortizzatori sociali in modo più significativo; detassare gli utili reinvestiti nelle imprese, mettere in condizione i comuni di appaltare immediatamente piccole e grandi opere che rimettono in moto l'economia locale dando ossigeno a tantissime piccole e medie imprese». «Questi - conclude Casini - sono impegni non più rinviabili. Mi auguro che questo costruttivo monito di Confindustria non provochi ulteriori divisioni tra partiti di maggioranza e di opposizione. È il momento di agire assieme, perché in tempo di crisi c'è bisogno di maggiore coesione sociale e politica».
 
da ilmessaggero.it
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« Risposta #41 inserito:: Marzo 15, 2009, 10:34:55 pm »

Franceschini: «Ha ragione Confindustria, il premier nasconde la crisi»

Europee, il leader del Pd: «Berlusconi? Troppo umile

E' già al 92%...». E gli manda una cartolina

 
  ROMA (15 marzo) - Il leader del Pd dà ragione a Confindustria, servono soldi, ma il governo li ha buttati via con l'Ici e l'accordo sfumato con Air France. Dario Franceschini, oggi all'assemblea dei giovani del Pd a Rho-Pero torna sulle parole di ieri di Emma Marcegaglia. Inoltre ironizza sulle dichiarazioni del premier secondo il quale il PdL sarebbe al 43% dei consensi: «Non so perché Berlusconi sia così umile, io ho un sondaggio qua in tasca secondo il quale il suo partito è già al 51 per cento e alle Europee può arrivare al 92 per cento». E gli invia una cartolina chiedendogli di unificare il voto delle europee e del referendum.

Sulla crisi Franceschini ribatte: Emma Marcegaglia ha ragione, Franceschini si è detto d'accordo con l'appello lanciato ieri al governo dalla presidente di Confindustria. Il leader del Pd ha affermato che per varare misure adeguate di sostegno, tra cui quelle proposte nei giorni scorsi dal Pd, «erano sufficienti circa 5-6 miliardi di euro» ma il denaro «è stato buttato via dalla finestra con l'accordo sfumato con Air France e con l'Ici».

«Berlusconi nasconde la crisi». «L'Italia - ha detto Franceschini - è l'unico Paese al mondo in cui il premier si preoccupa solo di nascondere la crisi o di negarla».  «Come può reagire una persona che non ha i soldi per fare la spesa - si è chiesto Franceschini rivolgendosi ai circa 1.000 delegati under 30 eletti con le primarie dello scorso novembre - e che si sente dire consumate?».

Piano casa demagogico. «Dobbiamo contrastare senza ambiguità l'idea di devastare il paesaggio con una norma demagogica» ha detto Franceschini.  «Siamo d'accordo sulla semplificazione delle procedure - ha proseguito - ed è vero che nelle città ci sono tanti edifici brutti che potrebbero essere demoliti e ricostruiti più belli e con criteri ecosostenibili, ma non possiamo accettare una norma demagogica che consente automaticamente a tutti gli edifici un ampliamento del 20%».

Cartolina al premier. Franceschini prima di recarsi all'assemblea dei giovani del Pd ha imbucato una cartolina postale a Berlusconi. «Presidente, questa è un'emergenza! Aiuta gli italiani davvero, unifica la data del voto!» si legge. Votare in due giorni diversi per elezioni e referendum, si legge ancora nella cartolina «comporterà un costo in più di oltre 460 milioni di euro, perché buttare questi soldi dello Stato e dei cittadini?». «Il Pd - prosegue il testo - propone di utilizzarli per potenziare con uomini e mezzi le forze dell'ordine, acquistare il carburante alle volanti, riparare quelle ferme, perchè rotte, e pagare gli straordinari al personale». «Sono circa mille miliardi di vecchie lire buttate via - ha aggiunto il leader del Pd, circondato da un piccolo gruppo di sostenitori -: soldi sprecati che potrebbero essere usati per la sicurezza e per la crisi».
 
da ilmessaggero.it
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« Risposta #42 inserito:: Marzo 19, 2009, 11:12:34 pm »

IL CAVALIERE E IL PDL

«Fini? Ho offerto un ruolo lui però rifiuta»

Berlusconi: «I rapporti con Gianfranco sono splendidi, ma lui preferisce ricoprire solo il ruolo istituzionale»


ROMA — I rapporti con Fini «sono splendidi, interpreta il suo ruolo in modo impeccabile, con grande rigore e senso delle istituzioni». Davanti agli europarlamentari, riuniti a Palazzo Grazioli, Berlusconi mette a tacere le voci che lo vogliono in perenne contrasto con l'alleato. È pur vero che parla per la prima davanti a un gruppo che comprende anche i rappresentanti di An a Bruxelles, ma la scelta delle parole è significativa.

Il capo del governo prosegue dicendo che «non è vero quello che scrivono i giornali, Gianfranco è portato a interpretare il suo ruolo con grande onestà, e abbiamo sempre preso le decisioni significative insieme, sin dal 2 dicembre scorso, quando ebbi un'accoglienza migliore dagli amici di An solo perché sino a quel momento non erano stati abituati a un rapporto diretto con me». Poi aggiunge di aver anche offerto, nel nuovo partito, «un ruolo politico di maggior peso» al presidente della Camera, ma «è stato lui a rifiutare dicendo che preferisce ricoprire solo il ruolo istituzionale».

L'incontro con il gruppo europeo del futuro partito delle Libertà serve anche a fare il punto sui rapporti di forza fra i partiti italiani. Il Cavaliere snocciola con soddisfazione i risultati del suo sondaggio, che vede il Pdl al 42,1%, la Lega poco sopra il 9 per cento e il Pd al 22,5%. Numero quest'ultimo che il premier definisce «imbarazzante» per la sinistra, anche se compensato dal risultato della formazione di Di Pietro, che «ahimè è al 7,5%...». Oggi Berlusconi sarà a Bruxelles, per partecipare al Consiglio europeo. Prima del vertice il consueto pranzo con i capi di Stato e di governo che appartengono al Ppe: «Da parte di tutti c'è molto interesse per il nostro progetto». E ai vertici del Partito popolare europeo, aggiunge il premier, «presenterò una richiesta di adesione lampo».

Si parla ovviamente anche delle prossime Europee: il premier annuncia che sarà capolista in tutte le circoscrizioni, mentre per la collocazione dei ministri attuali si vedrà dopo il congresso di fondazione del partito, il prossimo 27 marzo. Tutti gli uscenti, prosegue il Cavaliere, verranno riconfermati nelle liste.

Una barzelletta chiude l'incontro: «Sarkozy — racconta Berlusconi in francese, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti all'incontro — esce dalla doccia, scivola e cade a terra. Sua moglie Carla esclama: "Mio Dio!". Il presidente francese — continua il leader del Pdl — replica: Carla, quando siamo nell'intimità basta che mi chiami mio presidente».

Marco Galluzzo

19 marzo 2009
da corriere.it
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« Risposta #43 inserito:: Marzo 20, 2009, 11:37:06 am »

Silvio, ben tornato fra noi umani
 
di Mario Ajello


Silvio, ben tornato fra noi umani. Perché è come se le pene dei semplici si siano estese, di colpo e quasi con immeritata brutalità, anche all’Unto del Signore. E devi subire i dolori e i timori della carica dei 101 (tutti tuoi sodali in Parlamento) che ti giudicano troppo spietato con gli immigrati clandestini bisognosi di cure ospedaliere (e proprio a te, Silvio: che notoriamente, sia detto senza ironia, sei un buono!).

O almeno, questi 101 che ti vogliono bene, ti vedono troppo docile con l’Umberto (Bossi) il quale sinceramente ti considera un «amico» ma ti sottopone a continue pressioni, ti lancia quotidiani ricatti, ti chiede ogni volta di più (e tu non vuoi mai deluderlo), ti fa oggetto di imposizioni che non ti meriti, perchè sei sempre stato carino - pure troppo - con lui. E allora ti lamenti, e ti sfoghi, ma senza urlare troppo perché nessuno deve offendersi sennò i problemi si moltiplicano: «La Lega non può volere tutto».

E l’Umberto s’offende («Silvio è succube di Fini») e Fini non vuole ubbidirti ma non puoi rompere con lui («Andiamo d’accordo», sei costretto a dire), forse ti fa la fronda ma speriamo di no e comunque chissà, e i bronci che ti propone un giorno si è l’altro pure non ti lasciano tranquillo, come spetterebbe a un infaticabile tessitore come te che ora lo accoglie pure nel suo nuovo partito unitario e quello invece di dire «grazie» o «sì, buana» pretende di contare qualche cosa. E Tremonti, poi. Vi volete bene ma ha un «caratteraccio» (parole tue, di ammirazione) che ti mette in difficoltà e crea permalosità e antipatie presso gli altri ministri e sei tu che devi rabbonirli: «Ora glielo dico io, a Giulio, di essere più paziente e più generoso.

Dovete capirlo, ha un cervello geniale ma ruvido e spinoso come i cactus della mia villa in Sardegna». E a proposito di case, «ne ho una appena comprata sul Lago Maggiore, ma non ci posso andare mai perchè non ho tempo». E «sono otto settimane che lavoro, senza un giorno di pausa». Ed «è una fatica tremenda la mia esistenza». Addirittura: «Il mio lavoro mi fa schifo».
Ah, quanto si stava meglio nella vita da Superman. 

da ilmessaggero.it
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« Risposta #44 inserito:: Marzo 20, 2009, 02:47:10 pm »

2009-03-20 08:33

IMMIGRAZIONE: BERLUSCONI FRENA LA LEGA, FINI APPREZZA


 di Anna Laura Bussa

ROMA - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sposa in toto la battaglia dei 'suoi' 101 deputati contro la norma sui 'medici-spie' contenuta nel ddl Sicurezza e spara a zero contro le ronde: "Non ne sentivamo davvero l'esigenza". Quindi rincara la dose: "La Lega non può volere sempre tutto". Da Bruxelles, dove si trova per il vertice del Ppe, il premier prende le distanze dal Carroccio e impone una brusca frenata alla sua politica della sicurezza sempre più mal digerita dal Pdl. Qualche volta ai nostri alleati "possiamo dire di sì - spiega Berlusconi - qualche altra volta diciamo di sì con difficoltà, mentre alcune volte diciamo di no".

Ecco, questa, fa capire il Cavaliere, è proprio una di quelle volte in cui il 'no' potrebbe arrivare. E già, perché anche in Europa la norma che impone ai medici l'obbligo di denunciare gli stranieri irregolari con il rischio di non avere più un controllo sulla situazione sanitaria del paese, piace poco. "La verità - commenta il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera Gianclaudio Bressa - è che in Europa Berlusconi si vergogna dei propri alleati e delle norme xenofobe che presentano".

E per questo prende "le distanze da Maroni". Soddisfatto per la presa di posizione del premier è il presidente della Camera Gianfranco Fini che nei giorni scorsi aveva già espresso la sua contrarietà sui 'medici-spia' a 'Porta a Porta': "Certo che ho apprezzato" dice ai giornalisti dopo aver letto le dichiarazioni di Berlusconi da Bruxelles. E il suo volto sorridente conferma il giudizio appena dato.

 "Così nasce il Pdl, non si può inseguire la Lega", esulta un articolo sul sito della Fondazione Farefuturo, presieduta da Fini. Ma la più contenta di tutti per l'altolà del Cavaliere è Alessandra Mussolini: l'ideatrice della lettera al governo per chiedere di non mettere la fiducia al ddl sicurezza. Una lettera che era stata firmata da ben 101 deputati del Pdl, più di un terzo del gruppo: un numero troppo consistente di 'dissidenti' per non essere preso in considerazione dal Cavaliere alla vigilia del congresso costituente. Umberto Bossi, visibilmente amareggiato, prova a minimizzare anche se poi si lascia scappare un "Berlusconi? Non sono così ansioso di sentirlo...".

 "Tutti i segretari - tenta di giustificare - hanno dietro il partito che spinge e anche Berlusconi si deve difendere". "Poi - aggiunge - non ha mica detto cose strane, ha detto cose equilibrate". Anche la Lega, insomma, sembra pronta alla marcia indietro visto che interrogato dai cronisti sulla possibilità che la norma dei "medici-spia" venga cambiata, Bossi risponde: "Maroni non è mica scemo, ci ragionerà su...".

E poco dopo Roberto Calderoli parla di un emendamento al quale sta lavorando, di cui parlerà con Maroni e poi lunedì alla segreteria politica della Lega. "Una soluzione c'é", dice dichiarandosi "tranquillissimo". Ma prima che Bossi intervenisse, il commento degli altri vertici del Carroccio non era stato così soft. I 101 deputati del Pdl, aveva osservato, invece, il capogruppo alla Camera Roberto Cota "sono stati strumentalizzati". Per non parlare del ministro dell'Interno Roberto Maroni che si era detto "stupito" per la lettera dei 'dissidenti' e aveva ricordato che il ddl al Senato era stato approvato "all'unanimità". "Ogni volta che si avvicina un congresso - aveva aggiunto - ci sono fermenti.

E non vorrei che ci fosse dietro una cosa del genere". Il centrosinistra intanto saluta con favore la presa di posizione di Berlusconi e l'iniziativa dei 'dissidenti' del Pdl. "E' un sussulto, anche se tardivo, di voci libere", commenta il capogruppo alla Camera del Pd Antonello Soro. "Berlusconi ha capito finalmente che il prezzo pagato alla Lega è troppo alto", taglia corto il presidente dei senatori Anna Finocchiaro. E ora non gli resta altro che "fare marcia indietro su tutto". 

da ansa.it
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