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Autore Discussione: Il prodotto di nicchia (intendo nella produzione editoriale) richiede un punto..  (Letto 942 volte)
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« inserito:: Agosto 05, 2022, 11:43:17 pm »

Gianni Gavioli
 
Il prodotto di nicchia (intendo nella produzione editoriale) richiede un punto di Contatto con la Cultura capace di riservare lo spazio, sia fisico, sia intellettuale, adatto alla diffusione di Cultura attraverso il libro di nicchia.

Non tutte le librerie sono nella condizione di cogliere l’opportunità di “vendere” Editori di nicchia. Difficile stabilire la quantità di lettori adatti al libro di nicchia che frequentano la singola libreria.

L’unico modo di appurarlo è realizzare una collaborazione tra editore e libreria che "insieme" divengano elementi attivi nel “proporre”, questa produzione particolare, con iniziative mirate.
Fondamentale che la libreria sia condotta da titolari che abbiano “voglia” e capacità di affrontare e risolvere al meglio l’argomento!
ciaooo

da Fb del 3 agosto 2022
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 05, 2022, 11:46:48 pm »

Gabri Gavioli Pietro Melchioro

Simona Ambrosio
IL BAULETTO DI OLIVIERI

A me piace mangiare e piace anche bere. Per anni ho cercato di apparire inappetente e astemia, per motivazioni profonde, ma lo scalino è minimo e con facilità lo scavalco, facendomi travolgere da quegli infinitesimi sapori che placano le papille gustative, e sì, senza alcun dubbio, danno un piacere all'animo.
Sono andata in Veneto per due motivi: volevo trascorrere del tempo con Gabri per guardarci negli occhi e raccontarci "storie" come tanti anni fa, e perché il padre di mia mia nonna, Ada Baldisserotto, secondo i racconti familiari era venuto dal Veneto a Napoli per aprire una fabbrica di ghiaccio - la mia attrazione per il Veneto sarà dovuta a questa ascendenza.
Ho capito che mi piace viaggiare in treno, “Italo” ti regala la prima classe e cinque ore passano veloci, ma allo stesso tempo hai la sensazione di percorrere lo spazio della distanza. Gabri non è veneta ma è di sicuro una linguista non solo per il suo amore per le lettere (ha una casa editrice specializzata per lo più sulla storia e sul passato) ma perché riesce, come me del resto, ad acchiappare le cadenze come se non aspettasse altro. I dialetti italiani investono la mia persona totalmente con il loro fascino. Quindi Gabri, milanese di nascita, ha quel parlare veneto che fa salire la frase di un tono verso il finale, le vocali strane e la dolcezza innata. L'accento veneto l'ho conosciuto con il cinema che sempre ci regala sorprese, con Alberto Sordi e anche con Fabrizio Bentivoglio.
Una vallata del nord est, fabbriche con grandi scritte e il silenzio, un fermo immagine continuo. In quest'aria ferma pare ci sia pericolo, le case isolate sono preda di ladri e pare che lo stipendio pro capite sia altissimo. PI, l' ex marito di Gabri, cena con noi e sembra avere come unico scopo farmi assaggiare le delizie dei luoghi ma soprattutto farmi bere come una vera degustatrice i vari vini pregiati della zona, bianchi fermi o rossi soavi. Di chi si occupa di vino mi stupisce sempre la possibilità di trovare aggettivi incredibili che effettivamente descrivono i sapori. Fermo, dolce e gentile è il bianco che mi ha venduto la signora Anna dell'enoteca Palladio di Arzignano.
Il caldo inesorabile di fine luglio mi fa gonfiare le gambe come due sopresse vicentine. Per un'istante la mia mente è travolta dalla tragedia, due salami del genere saranno dovuti a qualche tremendo problema del sistema delle mie arterie inferiori ma i piedi tirati su in aria e poi in acqua fredda, hanno ricostituito la mia circolazione. E così le mie due accompagnatrici quindicenni non hanno dovuto riportare la salma in patria, ma sono potute andare a Gardaland mentre io ho provato l'ebrezza di sentirmi in Mittel Europa, con le gambe salumi che prendevano il fresco nel lago di Garda e io ancora una volta ero assorta nelle lingue dei miei colleghi di spiaggia. Recoaro ha preceduto la montagna. Se dovessi girare un film ambientato negli anni 60, andrei a Recoaro, bianca la scritta dell'acqua brillante su fondo bluette. Recoaro è un piccolo centro termale a ridosso della roccia con scritte e insegne originali degli anni 60, su romantici alberghi o sul vecchio cinema. Così, guardando gli enormi tetti di ardesia che sembrano cappelli su mansioni disabitate, diventano più leggere le curve che ci portano in montagna. Dopo il cammino tra bosco e nuvole ci ospita una malga con la solita ombra di bianco (questa volta mi sembra un po' più allegro e meno fermo) e l'Asiago con erbette del posto da intingere in miele di castagno, oltre alla inevitabile soppressa. Alle due accompagnatrici si è associata EL, la figlia di Gabri e PI. La bellezza di questi tempi è che tre quindicenni cresciute in posti diversi, Veneto e Campania per l'appunto, possono essere simili se non quasi uguali.
"Mamma ma questa famiglia è uguale alla nostra." Ė incredibile ma è vero. Sarà perché io e Gabri abbiamo il fuoco profondo negli occhi, quando discutiamo del raccontare e forse perché entrambe facciamo voci strane e divertenti, che spostano l'attenzione su una modalità "seria", quando dobbiamo far valere il nostro essere madri. EL e Carla oltre ad avere le stesse unghie hanno entrambe il piercing al naso: EL ha il nostril (sulla narice) e Carla il septum, un anello che trafora la cartilagine tra le due narici. Sedute alla malga, Carla mi mostra una foto. "Mamma ecco il selfie con le mie colleghe con il septum."
In primo piano il nasino di Carla, sullo sfondo una signora mucca con l'anello al naso che la contraddistingue.
L'ultima sera nel caldo della valle, PI mi accoglie ancora una volta con i suoi meravigliosi vini, ma questa volta c'è anche un dolce. Una confezione elegante: carta trasparente e grandi lettere nere su cartone bianco. È il bauletto della ditta Olivieri. È un forno antico, mi spiega, realizzano uno dei migliori panettoni del mondo, vincitore di numerosi premi. Il caldo che annebbia non mi fa desiderare il panettone e gentilmente mi dichiaro piena, ma l'amaro Vaca Mora, condito con acqua tonica e ghiaccio, mi sconvolge i succhi gastrici e devo mettere in corpo proprio qualcosa che assomigli al pane. Mi taglio una fetta del bauletto al mandarino che gentilmente PI ci ha portato dal forno Olivieri.
Un sapore sublime, non troppo dolce, contrastato dal mandarino candito. Fetta dopo fetta quasi lo finisco, triste di non poterlo mangiare a colazione il giorno successivo. E così si alleviano gli odori delle concerie e mi perdo in questa valle che ha visto nascere la storia di amore tra Giulietta e Romeo, che fa annusare ovunque l'impronta dell'architettura cinquecentesca di Palladio, che ha visto fuggire i miei avi per venire a Napoli e che, soprattutto, ha consolidato l'intenzione mia e di Gabri di continuare a raccontare storie. E questa volta abbiamo scelto di farlo insieme, con le nostre cadenze che si mischiano, un occhio l'una sull'altra, anche se da lontano.

da Fb 2 agosto 2022
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