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Autore Discussione: Buongiorno, ecco, come ogni lunedì mattina, la newsletter di Affari&Finanza  (Letto 4770 volte)
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« inserito:: Agosto 02, 2022, 11:35:38 am »

Affari&Finanza - La Repubblica
Affari & Finanza - I punti cardinali dell'economia
1° agosto 2022

Buongiorno,
ecco, come ogni lunedì mattina, la newsletter di Affari&Finanza.

Grazie per l'attenzione con cui ci seguite. Se avete ricevuto la newsletter da amici o colleghi, se non siete ancora iscritti e volete entrare a far parte della nostra comunità, potete cliccare nel riquadro Affari&Finanza nella pagina delle newsletter di Repubblica (è gratuita).
Grazie, buona lettura e buona settimana.

 L'AGO DELLA BUSSOLA
Perché non possiamo fare a meno degli immigrati

È cominciata la campagna elettorale e - guarda che sorpresa - la destra populista è tornata a battere la grancassa del contrasto all'immigrazione. Matteo Salvini - il principale candidato per il Viminale se il suo schieramento vincerà le elezioni e se Giorgia Meloni farà valere l'accordo siglato nei giorni scorsi con gli alleati e chiederà per sé Palazzo Chigi - ha già annunciato che sarà a Lampedusa nei prossimi giorni e ha già detto senza mezzi termini che torneranno i famigerati decreti sicurezza. Questa è la ragione per cui abbiamo scelto il tema dell'immigrazione per la copertina di Affari&Finanza di questa settimana. Nel suo servizio, intitolato "Perché non possiamo fare a meno degli immigrati" (lo si può leggere a questo link), Eugenio Occorsio gira al largo dalla propaganda elettorale e, mettendo in fila statistiche e previsioni, spiega perché l'ingresso di un maggior numero di stranieri sul territorio italiano è addirittura vitale per soddisfare la domanda del mercato del lavoro, sostenere lo sviluppo del nostro sistema economico e, di conseguenza, dare ossigeno al bilancio dello Stato, già gravato dall'enorme - e crescente - spesa per il servizio del debito pubblico.

All'inverno demografico, come lo chiamano i sociologi, è impossibile sfuggire. In Italia gli over 65 passeranno da 14 a 19 milioni entro il 2050 e nello stesso lasso di tempo perderemo 8 milioni di lavoratori tra i 20 e i 64 anni. Se vogliamo stringere l'obiettivo e guardare al 2030 (mancano solo otto anni), all'inizio del prossimo decennio l'Italia avrà 2 milioni di persone in meno in età da lavoro. Ciò ipotizzando il proseguimento delle tendenze attuali sul fronte delle nascite e del saldo migratorio (il grafico qui sopra mostra che la forbice tra il numero degli stranieri che entrano in Italia e degli italiani che emigrano all'estero si sta sempre più stringendo). Il Pnrr prevede per la verità massicci investimenti per il sostegno alle nascite ma, anche se andasse tutto bene, gli effetti si vedrebbero tra non meno di vent'anni.
Dunque, non c'è tempo da perdere. L'invecchiamento della popolazione e la progressiva sottrazione di braccia giovani e forti e cervelli freschi alla forza lavoro producono infatti effetti economici disastrosi. Meno Pil, meno consumi, meno sviluppo, meno incassi fiscali, più spesa per le pensioni e la sanità. Il declino del Paese, già in corso da anni, non può che accentuarsi. L'unica strada possibile è combinare i provvedimenti che favoriscono la ripresa delle nascite con il rafforzamento dei flussi d'ingresso, accompagnati con una ristrutturazione del mercato del lavoro che aiuti la regolarizzazione e l'occupazione dei migranti.

 …
"Un pregiudizio diffuso - ha detto il direttore per il Lavoro e gli Affari sociali dell'Ocse, Stefano Scarpetta, ad A&F - è che i migranti ci costino chissà quanto. E invece, in tutti i Paesi industrializzati, gli immigrati pagano in tasse e contributi più di quanto lo Stato spende in pensioni, salute e istruzione". Certo, spiega Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia delle migrazioni alla Statale di Milano, "bisogna scegliere le persone più adatte e investire in formazione e tutoraggio: se un immigrato trova un lavoro ma non ha una casa, che ne sarà di lui?".

da - Affari & Finanza

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