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Autore Discussione: Guia Soncini - L’avvelenata  (Letto 2082 volte)
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« inserito:: Luglio 25, 2022, 11:55:03 pm »

L’avvelenata
Guia Soncini
11 Luglio 2022

L’economia del selfie

Quelli che comprano un libro contro gli autoscatti per farsi un autoscatto con l’autore
Cronaca di un “firmacopie” a un festival culturale e della decisione di mettere in atto una strategia che non piacerà all’editore (intanto, devo ricordarmi di fare una foto con Natalia Aspesi, così quando morirò lei potrà instagrammarla e nessuno dubiterà che ci conoscessimo)

Sono due amiche. Una ha il libro da farsi dedicare, e fa la parte di quella che mi sa. L’altra dice «Possiamo farci un selfie?», e lei la interrompe, «Lo sai che non le piacciono».

Siamo a un festival culturale, giacché in Italia ci sono più festival culturali che nomi di carboidrati (avete mai provato a mediare tra chi chiama quella squisitezza «gnocco fritto» e chi «crescentina»? In confronto la pace tra Russia e Ucraina è una passeggiata di salute).

Siamo a un festival culturale, io ho presentato il mio ultimo libro, e mi sono giocata alcuni classici di repertorio. Uno di essi racconta di Gianni Morandi, di quello spettacolo al Duse di Bologna, quello in cui chiedeva di non usare i cellulari fino ai bis, e quando iniziavano i bis la gente si alzava dalla platea, correva verso il palco, gli dava le spalle mentre lui cantava “Banane e lampone”, e si autoscattava con Morandi sullo sfondo: se non puoi postare la foto di te stessa allo spettacolo di Morandi per fare invidia a tua cognata, che ci sei andata a fare allo spettacolo di Morandi?

È sempre lo stesso meccanismo: è vieppiù importante che in questo istante ci sia anch’io. Qualche sera fa sono andata a un concerto con un’amica, quando siamo uscite da lì il figlio ventenne le aveva scritto chiedendole se si fosse autoscattata nel camerino del cantante. Non l’aveva fatto, non l’avevamo fatto. Il figlio ha trasecolato e s’è convinto che non ci fossimo davvero state, in quel camerino. Se vai nel camerino d’un tizio famoso e non gli fai fare un filmato personalizzato da far vedere ai familiari, ci sei stato davvero?

Di recente Natalia Aspesi mi ha detto: ma tu non hai neanche una foto con me. Quando hai 93 anni, la morte è un’eventualità cui pensi con una certa consuetudine: aveva paura che poi mi prendessero per millantatrice di familiarità, ma figurati se eravate amiche, non hai neanche uno straccio di foto assieme.

Poiché anche quando di anni ne hai 50, ma essi fanno media con la pressione a 250, alla morte pensi con una certa qual frequenza, ho pensato che sì, in effetti devo farmi una foto con Natalia, così quando muoio può instagrammarla e nessuno, neanche i ventenni, dubiterà che ci conoscessimo.

Uno dei più sottovalutati privilegi del presente è l’essere invisibili. Lo noti in special modo quando sei in giro con una persona famosa. Hai tutti gli accessi e i vantaggi dell’essere famoso – una valuta che nel presente vale quanto e più della ricchezza: se sei famoso ti tengono nei ristoranti gli stessi buoni tavoli dei ricchi, ma alla fine non paghi il conto – ma nessuno ti rivolge la parola, ti chiede foto, ti racconta quanto i figli i nonni i vicini di scrivania siano pazzi di te.

(Il più importante lascito di “Misery non deve morire” è il brivido che coglie ogni persona sana di mente quando qualcuno le dice: sono tanto tuo fan).

Qualche settimana fa ero a un evento pubblico assieme a un’amica famosa. A un certo punto arriva un tizio, la saluta, le fa delle domande sui suoi familiari, le presenta la fidanzata. Lei non aveva idea di chi fosse il tizio, mi ha detto poi, ma questo non è rilevante (non serve la fama, per non riconoscere le persone: basta essere distratti). Il dettaglio interessante è che il tizio a un certo punto le dice: sei qui da sola? Lei mi indica, sono a cinque centimetri da lei e siamo evidentemente insieme, e dice un po’ stupita: no, sono con lei. Era stupita perché è famosa, e non sa che, di fianco ai famosi, i non famosi acquisiscono il superpotere dell’invisibilità.

Il non famoso è quello cui chiedi di scattarti la foto col famoso. Un ex segretario (o qualcosa del genere) di Elisabetta II raccontava alla Bbc, durante i festeggiamenti per il Giubileo, d’una volta in cui, passeggiando in campagna, avevano incontrato dei turisti americani. Si erano fermati a fare conversazione spicciola, ed era chiaro che i turisti non l’avevano riconosciuta. E infatti a un certo punto le avevano detto: ma se ha casa qui da sessant’anni avrà incontrato la regina. E la vecchia beffarda lo aveva indicato: lui la conosce bene, lui può raccontarvi. E i turisti avevano voluto farsi la foto con lui, mica con l’ignota vegliarda.

Ma voglio sperare non abbiate già dimenticato le amiche che la foto la volevano con me, dopo essersi fatte dedicare un libro in cui spiego che alla gente non frega niente delle tue opere: ti seguono su Instagram per vedere i tuoi cappuccini, le tue vacanze, i tuoi pori dilatati, mica perché abbiano intenzione di comprarsi i tuoi libri, o almeno non per leggerli; al massimo, se sei uno YouTuber di quelli che fanno gli incontri col pubblico, per farsi la foto quando vengono a farselo dedicare; al massimo, se sei un influencer con milioni di persone al seguito, per venire da te ripostati quando fotografano la tua copertina e godere d’una scheggia d’un riflesso d’un quindicesimo di secondo di celebrità.

Dunque, queste due amiche si fanno firmare un libro che spiega che meccanismo fesso sia quello che stanno mettendo in atto, chiedono un autoscatto per confermarmi che ho capito il mondo, io faccio questa benedetta foto, esse ringraziano, salutano, si allontanano, io firmo altri libri, chiacchiero con altra gente, e poi, una mezz’ora dopo, vedo che sul tavolino di quello che in frasifattese si chiama “firmacopie” è rimasto un libro.

Ma di chi è? Ah boh. Mica sarà una copia dedicata, aprilo un po’. Era il loro. Il libro comprato da quelle così mie fan da volere l’autoscatto, ma non abbastanza mie lettrici da non dimenticare lì il tomo in cui avevano appena investito diciassette euro.

Uno dei presenti ha suggerito d’approntare una nuova strategia. Invece di buttare diciassette euro per un libro che v’affatica leggere, datemene dieci in contanti e ci facciamo solo la foto. L’editore sarà felicissimo d’apprendere che la sto prendendo in seria considerazione.

Da - https://www.linkiesta.it/2022/07/selfie-elisabetta-regina-natalia-aspesi-economia-del-se/
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