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Autore Discussione: Maurizio CHIERICI.  (Letto 9071 volte)
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« Risposta #15 inserito:: Marzo 24, 2009, 11:05:52 pm »

Saranno le donne a salvare l'America Latina?


di Maurizio Chierici

C'è ancora chi dice: sembra di essere in America Latina quando un politico pasticcia, un magistrato diventa scomodo o il miliardario governa con i suoi giornali e le sue Tv. Per fortuna quell'America Latina non c'è quasi più. Sparite le «democrazie formali» che piacevano a Reagan, ecco le democrazie reali con i difetti e le virtù di ogni posto del mondo. La modernità di un continente che si è liberato dalle caste coloniali (spagnole e nordamericane) coincide col successo politico delle donne.

Le prime signore presidenti erano burattini manovrate da chi non sopportava riforme concrete: insomma, gli Stati Uniti delle multinazionali. Dona Violeta Chamorro spodesta gli odiati sandinisti del Nicaragua per conto di Bush padre seduto alla Casa Bianca. Burattino d'occasione anche Mireya Moscoso, presidente di Panama. Carriera da segretaria di Arnulfo Arias, capo di stato e padre della patria. La sposa e chiude gli occhi prima del quarto mandato. Mireya ne prende il posto circondata dagli amici di Miami.

Repubblica ereditaria anche in Argentina: Isabelita Peron va alla Casa Rosada, marito morto di vecchiaia. Questa volta l'altra America non c'entra: Licio Gelli e l'Italia P2 ne accompagnano la violenza. Presenza femminile finalmente seria con Michelle Bachelet laureata in Germania Est dopo le torture nelle carceri di Pinochet: frena il Cile delle oligarchie militari con la passione di un medico socialista impegnato (senza troppa fortuna) ad accorciare le disuguaglianze sociali. Anche Cristina Kischner lima gli egoismi dei latifondi per assicurare almeno una minestra ad ogni argentino. Ci prova in sintonia con la nuova America di Hillary Clinton, vicina al mondo latino, e di Michelle Obama sempre dalla parte degli ultimi.

Da qualche giorno il più piccolo paese del continente ribadisce l'importanza delle donne in politica: El Salvador, reperto fascista della dottrina Bush figlio. Una presenza femminile fa capire come potrebbe cambiare: Vanda Pignato è la moglie di Mauricio Funes che ha battuto la destra di Arena. Bella, elegante: la moda è il suo capriccio in apparenza lontano dalla fantasia malvestita della moglie di Obama. Invece si somigliano. Vanda viene da San Paolo, Brasile, iscritta al PT di Lula. Appena il matrimonio la porta in Salvador, Lula la nomina «rappresentante politica del partito per l' America Centrale». Non è solo una moglie che sorride: da sempre lavora per un continente meno disuguale. Speranze dai mesi contati.

Perché la Bachelet lascia fra un anno, fra due Lula passa la poltrona ad una donna dal carisma sbiadito: Dilma Rousseff. Chissà se Cristina potrà resistere agli artigli degli esportatori di grano e se la sinistra radicale di Funes comincia a litigare. L'America dei generali non tornerà, ma i governi degli affari bussano alla porta. E le signore potrebbero uscire di scena. A meno che…

mchierici2@libero.it

24 marzo 2009
da unita.it
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