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Autore Discussione: Turchia, la grande onda che sta travolgendo il Mediterraneo (e forse il mondo)  (Letto 1116 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Agosto 19, 2022, 08:44:18 pm »

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Turchia, la grande onda che sta travolgendo il Mediterraneo (e forse il mondo)

di Salvatore Santangelo -

Onde. Solo gli scogli le possono fermare. Ma quando la combinazione tra acqua e vento la rende inusualmente alte e potenti, facendo assumere loro la forma di tsunami, allora non c'è scoglio che tenga. Sarà distruzione. Non esiste barriera in grado di resistere all'urto di uno tsunami. E non esiste barriera, oggi, che sia in grado di contenere quell'onda lunga e inarrestabile rispondente al nome di Turchia, una potenza rinata sotto l'astro di Recep Tayyip Erdogan. La Turchia erdoganiana, proprio come uno tsunami, ha travolto l'Europa post-storica e delle miopie liberali. E ha vinto ogni volta: strumentalizzando ingegnosamente la questione dei rifugiati e dei profughi, che le è valsa diversi miliardi di euro a fondo perduto e varie altre concessioni, e riducendo i margini di manovra delle tradizionali potenze euromediterranee, ossia Roma e Parigi, tra Balcani e Africa. Più di recente, nel corso della guerra in Ucraina, Erdogan, ha portato a segno altri colpi: il proseguimento del doppio gioco – armi agli ucraini, affari coi russi – e la trasformazione della Turchia nella sede delle prime e uniche trattative di pace e dialogo tra i due belligeranti. Risultati ancor più sorprendenti se si pensa che la Turchia, almeno in linea teorica, sarebbe costretta all'acquiescenza verso l'agenda estera degli Stati Uniti in quanto imbrigliata nell'Alleanza Atlantica.

Erdogan, principe machiavellico e statista incompreso, dai più – qui in Occidente – sottovalutato e/o deriso, verrà sicuramente ricordato come uno dei più abili politici di questa parte di secolo. Come colui che ha riportato la Turchia nell'alveo delle grandi potenze, permettendole di trattare a tu per tu con attori del calibro di Stati Uniti e Russia, e che le ha fatto riscoprire un'antica vocazione: quella per il mare. Rendendola un'onda. Come afferma l'analista Sabrina Sergi: “Dopo la nascita della Repubblica di Turchia nel 1923, eccetto per la parentesi di Cipro, la politica estera turca ha tenuto un basso profilo. L’ascesa dell’AKP, specialmente dopo il 2011, ha invertito la rotta. Il Paese ha assunto un carattere internazionalmente proattivo, non solo diplomaticamente, ma anche dal punto di vista militare: basti pensare alle operazioni nel nord della Siria, al contributo nel conflitto del Nagorno-Karabakh, alla presenza militare in Libia e nel Mediterraneo Orientale e alla vendita di droni Bayraktar all’Ucraina.”

Alla comprensione del mistero Turchia e del fenomeno Erdogan è dedicato un libro più che mai attuale, anche alla luce degli avvenimenti in Ucraina, del giovane e talentuoso giornalista Lorenzo Vita, firma del Giornale e di InsideOver: L'onda turca. Il risveglio di Ankara nel Mediterraneo allargato (Historica Edizioni, 2021). Una lettura che è sì coinvolgente, scorrevole, ma che è anche originale, approfondita e propone, ciò è fondamentale, una ricostruzione della Turchia di tipo non occidentalo-centrico. E perché è fondamentale questa caratteristica è abbastanza chiaro: si fatica a capire la Turchia e la sua prole – Erdogan non è il primo e non sarà l'ultimo statista-sultano guidato da ambizioni neo-imperiali – a causa del peccato originale dell'occidentalo-centrismo. Una chiave di lettura che non permette di analizzare lucidamente e obiettivamente i problemi e le questioni di tutto ciò che Occidente non è. E la Turchia, a scanso di equivoci, è stata ammessa nel ristretto ed esclusivo club occidentale soprattutto per questioni di geostrategia – questo il motivo della sua appartenenza alla NATO.

Abbandonare l'occidentalo-centrismo è, pertanto, la prima tappa verso la comprensione della Turchia. E Vita, con questo libro, è riuscito in entrambe le cose: spazzare via l'occidentalo-centrismo che ancora continua ad annacquare le (tante) analisi sulla Turchia e creare qualcosa che serva concretamente il dibattito accademico e politologico. Una lettura consigliata, perché attuale, ben strutturata, ricca di spunti originali e che promette di restare, in quanto scritta non come un instant book, ma come un'opera per la posterità. Eloquente, ma non banale, il succo di tutto: Erdogan è la Turchia, ma la Turchia non è Erdogan. Perché, come spiega Vita in uno dei passaggi più importanti del libro, “L’esigenza di ergersi a potenza leader del Medio Oriente o comunque di ritornare a pensare in grande la propria esistenza rimane un punto fondamentale dell’agenda di chiunque incarni la leadership del Paese e questo prescinde da qualsiasi dottrina strategica o geopolitica che in un determinato momento prende il sopravvento nelle stanze dei palazzi di Ankara”.

da - https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/turchia-la-grande-onda-che-sta-travolgendo-il-mediterraneo-e-forse-il-mondo/ar-AA10NnoP?rc=1&ocid=winp1taskbar&cvid=3f160ee759994d7c83a84f95caff25fa
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« Risposta #1 inserito:: Settembre 16, 2022, 11:27:28 pm »

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Erdogan alla conquista dei Balcani
Viaggio di tre giorni del presidente turco in Bosnia, poi in Serbia e infine in Croazia. La regione è da sempre considerata la porta di Ankara verso l'Unione Europea, proprio per la posizione geografica e per i rapporti storicamente buoni
di Giuseppe Didonna

RECEP TAYYIP ERDOGAN TURCHIA BOSNIA-ERZEGOVINA CROAZIA SERBIA
aggiornato alle 15:27
06 settembre 2022

Erdogan conquista Balcani
© Serhat Cagdas / ANADOLU AGENCY / Anadolu Agency via AFP
- Recep Tayyip Erdogan con il presidente bosniaco Sefik Dzaferovic e Zeljko Komsic
AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan inizia oggi un viaggio di tre giorni nei Balcani che lo porterà in visita ufficiale prima in Bosnia, poi in Serbia e infine in Croazia. La regione è da sempre considerata la porta della Turchia verso l'Unione Europea, proprio per la posizione geografica e per i rapporti storicamente buoni.

Non a caso il leader turco, che dai primi anni della propria ascesa al potere ha sempre dedicato uno sguardo particolarmente attento ai Balcani, facendo spesso leva sull'eredità lasciata sul lato est dell'Adriatico dall'impero ottomano, ha ribadito l'impegno della Turchia per la stabilità e lo sviluppo della regione.
Secondo Erdogan, il sostegno turco rimane importante per  un processo di integrazione dei Paeis balcanici all'interno del sistema di Difesa Euroatlantico. Una prospettiva che però potrebbe riguardare Bosnia e Croazia, non la Serbia, storicamente vicina alla Russia, che da Ankara attende piuttosto i droni TB2 Bayraktar, la cui fama ha raggiunto il culmine con la guerra in Ucraina.
Un legame che in Bosnia, ma non solo, passa anche per la comune fede islamica. Un fattore che ha sempre tenuto unite Bosnia e Turchia, ma che riguarda anche la Croazia, dove Erdogan prenderà parte all'inaugurazione di un centro culturale islamico nella città di Sisak.
La prima tappa del viaggio di Erdogan è Sarajevo. "Cercheremo una soluzione alla crisi politica in Bosnia durante la visita. La Turchia deve essere per la Bosnia portatrice di pace, tranquillità, sviluppo ed equità in una regione dove la tensione può salire in ogni momento. Siamo determinati a fare tutto quanto in nostro potere per la stabilità dell'area", ha detto Erdogan in partenza.
Dalla visita del presidente turco la Bosnia si attende "un impatto che porti calma ed equilibrio" in un momento di incertezza politica. Lo ha dichiarato Sefik Dzaferovic, capo della Presidenza bosniaca, che ha sottolineato l'importanza della stabilità e delle relazioni economiche con Ankara.
"La Bosnia vuole incrementare la cooperazione con la Turchia, Erdogan lo sa e la sua visita ha un fine costruttivo per il mantenimento di pace e stabilità non solo in Bosnia ma nell'intera regione. Per la Turchia la Bosnia e i Balcani sono importanti", ha detto Dzaferovic alla vigilia della visita.

Circostanze confermate dalla presidenza turca con un comunicato di oggi: "Abbiamo in programma una serie di incontri in cui saranno passate in rassegna tutte le relazioni bilaterali, poste le basi per incrementare il livello d cooperazione in diversi ambiti, saranno discussi investimenti, progetti e infrastrutture, con particolare attenzione a quelle opere che possono garantire lo sviluppo dei Balcani, facendone aumentare l'importanza in ambito internazionale".
Nel programma del presidente turco e della delegazione ci sono incontri politici di alto livello, ma anche riunioni di carattere strettamente economico.
Business forum sono infatti stati programmati sia a Sarajevo che a Belgrado che a Zagabria. Un'occasione che il DEİK, l'ente statale turco per le relazioni economiche all'estero, non ha intenzione di lasciarsi sfuggire. Da un lato il mercato del Balcani si è mostrato storicamente aperto alla Turchia, per diventare con gli anni sempre più attraente per gli investitori turchi grazie alla forza lavoro qualificata e incentivi finanziari e un regime fiscale agevolato.
Dall'altro la crisi economica che attanaglia la Turchia, che impone al governo Erdogan di non tralasciare alcuna possibilità per dare forza all'export turco nella speranza di abbassare l'inflazione e stabilizzare la lira turca in vista delle elezioni del 2023.
Un tour di tre giorni per ribadire la "particolare importanza" che il presidente turco ha sempre dedicato ai Balcani, la cui stabilità è definita da Erdogan "vitale per la Turchia". Questo viaggio conferma quanto i Balcani siano importanti politicamente, geograficamente ed economicamente per Ankara, che torna a far valere fattori storici e culturali per consolidare i rapporti in un momento in cui la tensione con l'altro inquilino dei Balcanş, la Grecia, è tornata altissima.
Una situazione di tensione cui Erdogan ha dedicato un accenno prima di partire per la Bosnia, ricordando che la Grecia "non è al livello della Turchia, né economicamente, né politicamente, né militarmente".

da - https://www.agi.it/estero/news/2022-09-06/erdogan-conquista-balcani-17974298/
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