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Autore Discussione: Ucraina? Un primo passo della Russia di Putin, verso la presa della parte ovest,  (Letto 6567 volte)
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« inserito:: Febbraio 27, 2022, 11:26:22 pm »

Ucraina?
Un primo passo della Russia di Putin, verso la presa della parte ovest, dello "spezzatino" Europa.

Inizio di un cammino oggi evidente e visibile, preparato da anni (dopo la caduta del muro).
Prima con il business del sottotraccia, poi con infiltrazioni destabilizzanti tramite "carriolanti" locali (pseudo politici e Movimenti Sfascisti) infine con l'uso di ogni "pretesto" per animare il ribellismo intestinale dei NO... di vario tipo e spessore.

Nello "spezzatino" Europa c'è tutto ciò che alla Russia manca, o di cui non ha abbondanza, perché non venirlo a prendere?
Regioni autonomiste ce ne sono anche in Italia.

ggiannig ciaooo

Io su Fb del 25 febbraio 2022
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« Risposta #1 inserito:: Marzo 17, 2022, 03:47:50 pm »


Mentre l'Occidente è in guerra, la Cina ultima la piattaforma con cui dominerà il mondo: ecco come funziona
La Via della Seta non è solamente una via di comunicazione ma una vera e propria piattaforma finanziaria, infrastrutturale e tecnologica che consente alla Cina di imporre il suo modello di globalizzazione alternativo a quello dell'Occidente


di Michael Pontrelli

L’America punta ancora sulla forza militare per rimanere la principale potenza del pianeta, la Cina segue la strada opposta: il dominio economico. Pechino sta attirando nella sua sfera di influenza interi continenti come l’Africa e il Sud America. Lo strumento per farlo è la Via della Seta che non è solamente una via di comunicazione ma una vera e propria piattaforma finanziaria, infrastrutturale e tecnologica attraverso cui il Dragone sta imponendo il suo modello di globalizzazione alternativo a quello dell'Occidente.
Cosa sia oggi la Via della Seta lo ha spiegato molto bene Eric Olander, fondatore di The China Africa Project nella puntata di Presa Diretta del 14 marzo.
“La Via della Seta – ha raccontato Olander – è qualcosa che esiste già e non un progetto che sarà realizzato tra 20 anni. Prendiamo due paesi che fanno parte dell’accordo, per esempio Kazakistan e Kenya, e vediamo cosa già oggi succede quando avviene uno scambio commerciale tra di loro”.
“Ipotizziamo che un acquirente del Kazakistan voglia comprare dei fiori prodotti in Kenya. Va sul sito di ecommerce cinese Alibaba, fa la ricerca del prodotto ed inserisce l’ordine di acquisto. Questo passa attraverso una infrastruttura digitale costruita dai cinesi e arriva a un satellite anch’esso cinese. Poi viene ritrasmesso in Kenya dove il produttore lo riceve su uno smartphone cinese che funziona sulla rete 4G costruita dall’azienda cinese Huawei”.
“Il pagamento viene fatto utilizzando una moneta digitale cinese, lo Yuan, senza usare il sistema interbancario SWIFT o il Dollaro. Non viene dunque utilizzato nessuno degli standard che hanno regolato il mondo finanziario internazionale negli ultimi 70 anni”.
“A questo punto l’agricoltore kenyano prepara la scatola di fiori e la spedisce. Il pacco viene tracciato lungo tutto il percorso dal sistema satellitare cinese Baidu e non più dal sistema americano GPS. Viaggia su una ferrovia costruita dai cinesi verso la costa fino alla zona franca di interscambio cinese al porto di Mombasa”.
“Qui la dogana pesa e registra il pacco utilizzando computer e scanner cinesi. La scatola di fiori viene quindi imbarcata su una nave di Cosco (compagnia di shipping cinese) che lo consegna in qualche porto asiatico gestito dai cinesi. Da lì infine viaggia su ferrovie e strade costruite dai cinesi fino al luogo di consegna. Questo succede su un pacco che non è mai stato in Cina”.
Risulta evidente che si tratta di un modello di globalizzazione completamente alternativo a quello occidentale. “Questo ovviamente – ha concluso Olander – irrita profondamente gli americani e gli europei che sono sempre stati abituati a dettare le regole del gioco a tutti”.
La Via della Seta è dunque la costruzione di un ordine economico internazionale che ha al centro soldi, infrastrutture e tecnologie cinesi. Per contrastarlo gli Stati Uniti e l’Europa hanno recentemente lanciato due programmi alternativi. Biden lo scorso giugno nel corso del G7 in Cornovaglia ha presentato il Build Back Better World e Ursula von der Leyen il piano europeo Global Gateway. Qualcuno ne ha mai sentito parlare? Le due iniziative sono state praticamente ignorate dall’opinione pubblica occidentale.
Perché si è arrivati a questo punto? Perché la Cina sta per prendersi la leadership mondiale? Non servono analisi geopolitiche molto sofisticate per poterlo capire. I fatti sono chiari a tutti. Da un lato c’è un gigante di quasi 1 miliardo e mezzo di abitanti guidato con mano ferma da un regime che non solo ha in testa un preciso piano di dominio mondiale ma pone ancora la politica al di sopra dell’economia e della finanza. Il ridimensionamento imposto da leader cinese Xi Jinping al fondatore di Alibaba, Jack Ma, è un messaggio chiaro per tutti gli altri capitalisti: esiste un limite da rispettare.
Dall’altro lato c’è invece l’Occidente dove i rapporti di forza si sono invertiti da tempo. La politica ha ceduto il passo agli interessi delle élite economiche che più che a fare industria hanno pensato a fare finanza. La globalizzazione e la conseguente delocalizzazione parlano chiaro. Stati Uniti ed Europa per ridurre i costi e gonfiare i profitti degli azionisti hanno rinunciato ad una grossa fetta della produzione che è stata delegata alla Cina
I risultati di questa scelta miope oggi sono sotto gli occhi di tutti: in Occidente milioni di persone appartenenti alla classe media si sono impoverite. Il malessere sociale è alto e alimenta la crescita delle forze populiste. L’assalto dei sostenitori di Trump al Parlamento americano è stato minimizzato ma rappresenta un fatto storico di una gravità immensa.
Per curare questo malessere sociale non serve inglobare nella Nato l’ennesimo paese (l’Ucraina) ma servirebbero riforme economiche di redistribuzione della ricchezza che tuttavia la classe politica occidentale non ha la forza e il coraggio di fare.
E l’Europa? Al declino della politica si aggiunge anche l’incapacità di creare una Unione Europea veramente unita. Prevalgono ancora gli egoismi dei singoli paesi che pensano solo ed esclusivamente agli interessi nazionali senza nessuna visione comune.
Gli Stati Uniti oggi rappresentano da soli oltre il 60% del valore finanziario mondiale. Sommando il valore finanziario dell’Europa il dato cresce ulteriormente. La conferma che le élite occidentali hanno vinto la partita del XX secolo. Ma nel secolo in corso la musica sarà diversa e a suonarla saranno i cinesi.

15 marzo 2022

Da - https://innovazione.tiscali.it/disruptive-innovation/articoli/Cina-ultima-la-piattaforma-con-cui-dominera-il-mondo/
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« Risposta #2 inserito:: Aprile 05, 2022, 05:50:02 pm »

Sigfrido Ranucci
u8m11c54 hc829orhdg  ·

LUNEDÌ 4 APRILE TORNANO LE INCHIESTE DELLA SQUADRA DI #REPORT .

COSA VEDREMO LUNEDÌ PROSSIMO?
FUGHE DI GAS di Manuele Bonaccorsi

Le telecamere di #Report hanno seguito il viaggio per l’Italia di James Turitto, della ong americana Clean Air Task Force, che con una termocamera professionale ha indagato la presenza di emissioni di metano negli impianti di produzione, trattamento e stoccaggio di idrocarburi. Turitto ha visitato 46 impianti nel nostro Paese e di questi ben 35 rilasciavano metano in atmosfera. Tra questi i siti di trattamento gestiti da Eni (Pineto, Casalborsetti) e quelli di rigassificazione (Panigaglia) e di stoccaggio (Minerbio, Fiume Treste, Cortemaggiore, Brugherio, Bordolano), controllati da Snam. Spesso a rilasciare metano erano i camini di emergenza e i serbatoi, ma a volte le emissioni provenivano da viti o tubazioni in scadente stato di manutenzione.

Report mostrerà in esclusiva le immagini riprese da Turitto. Secondo l’International energy agency, nel mondo vengono rilasciate in atmosfera 135 milioni di tonnellate di metano derivate da emissioni fuggitive del settore energetico, pari a circa 2,5 volte l’intero consumo annuo italiano. Limitarle solo di un terzo avrebbe lo stesso effetto sugli obiettivi della Cop 21 dell’elettrificazione dell’intero settore dei trasporti contribuendo a contenere l’aumento della temperatura di 0,3 gradi.

Perché allora le emissioni continuano? Perché non esiste alcuna normativa che le impedisca. Lo spreco delle emissioni appare oggi non solo ambientalmente pericoloso, ma anche economicamente incomprensibile.

#Report lunedì ore 21.20 Rai3

Da Fb copiato perché non permettevano di condividere (censura anti Report).
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