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Autore Discussione: GUANTANAMO: LA MALATTIA COME METODO DI ''INTERROGATORIO'' ...  (Letto 2677 volte)
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« inserito:: Gennaio 05, 2008, 12:32:53 am »

15-02-2006

UN GIORNALISTA DETENUTO A GUANTANAMO: LA MALATTIA COME METODO DI ''INTERROGATORIO'' - RSF ACCUSATA DI AVERLO ''IGNORATO''

 
I detenuti nel carcere di Guantanamo, anche quando sono affetti da gravi patologie, non vengono curati o sono assistiti con negligenza da parte del personale sanitario. Lo afferma il cineoperatore sudanese Sami Al-Hajj (nella foto), detenuto nella base Usa dal 2002, in una lettera. Inoltre,spiega, spesso si usa la sofferenza dei detenuti malati come mezzo per farli "collaborare" durante gli interrogatori a cui sono sottoposti dai militari americani - Sulla vicenda intanto Salim Lamrani, un noto studioso di vicende cubane, attacca duramente Reporters sans frontières, accusandola di aver ‘’completamente ignorato’’ il calvario da lui sopportato.


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I detenuti nel carcere di Guantanamo, anche quando sono affetti da gravi patologie non vengono curati o sono assistiti con negligenza da parte del personale sanitario. Inoltre, spesso si usa la sofferenza dei detenuti malati come mezzo per farli "collaborare" durante gli interrogatori a cui sono sottoposti dai militari americani.

Lo racconta, in una lettera al suo avvocato, Sami Al-Hajj, un cineoperatore di Al Jazira che da quattro anni è detenuto nel carcere della base Usa di Guantanamo. Questa e un’ altra lettera, che risalgono al luglio scorso, confermano le pesanti accuse contenute nel Rapporto – di cui si è saputo in questi giorni - in cui alcuni osservatori dell’ Onu denunciano il regime di violenti abusi, che a volte sconfinano nella tortura*, instaurato dal Pentagono in quel carcere.

Sami al-Hajj,somalo, è stato arrestato nel 2002 in Afghanistan, dove si trovava per conto della tv del Qatar. Dopo un'iniziale permanenza nella base americana di Bagram, in Afghanistan, al-Hajj è stato trasferito a Guantanamo, da dove ha scritto queste lettere al suo avvocato britannico Clive Stafford-Smith.

Le lettere sono state pubblicate qualche giorno fa su www.al-jazira.it.

‘’Nel corso di questi anni di detenzione – afferma il sito - ad al-Hajj non è stata rivolta alcuna accusa formale e non ha mai affrontato un processo. La sua testimonianza è un pesante atto d'accusa nei confronti delle gravi e ripetute violazioni dei diritti umani perpetrate dall'esercito americano a Guantanamo’’.


15 Luglio 2005

Caro Clive,
che i tuoi giorni siano lieti.
Permettimi di farti sapere che sono preoccupato dal mio stato di salute, che è iniziato a peggiorare di giorno in giorno.
Sai bene che i prigionieri nella baia di Guantanamo, famigerato nuovo gulag, continuano a soffrire per la fragilità dei servizi medici: in tutte le celle del carcere risuonano i gemiti e i lamenti dei malati; così, Najib, marocchino, sopporta il dolore alla mano, fratturata durante i famosi fatti della fortezza di Janghi, nel 2001.

Ma la sconvolgente scoperta a cui sono giunti gli esperti medici e farmacisti del nuovo gulag, è che l’acqua è un rimedio per tutti i mali.

L’acqua è certamente una cura per tutte le malattie, per cui quando un prigioniero si lamenta per una malattia, che si tratti di un raffreddore, di dolori alla schiena o di una forma allergica, la ricetta è pronta sulla lingua del farmacista: “bevi dell’acqua!”. A chi soffre di tonsillite: “bevi dell’acqua!”.
“Bevi dell’acqua!”, perfino il secondino è giunto al punto di dirlo, quando gli viene chiesto di trasferire un prigioniero malato per un’emergenza, si sbriga pronunciando la ricetta medica: “Bevi dell’acqua!”.


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La vicenda di Sami al-Hajj è – tra l’altro - al centro di un durissimo articolo in cui Salim Lamrani, un noto studioso della storia cubana, accusa Reporters sans frontières di aver ‘’completamente ignorato’’ il calvario da lui sopportato sostenendo che ‘’il silenzio osservato dall' organizzazione di ‘difesa della libertà della stampa’, suscita numerosi dubbi sull’ imparzialità dell'associazione diretta dal sig. Robert Ménard’’**.


RSF E IL SILENZIO SUL GIORNALISTA TORTURATO

di Salim Lamrani***
(da www.legrandsoir.info ).

Il silenzio osservato dall'organizzazione di "difesa della libertà di stampa" Reporters senza frontiere (Rsf) sul giornalista sudanese Sami Al Hajj, suscita numerosi dubbi sull’ imparzialità dell'associazione diretta da Robert Ménard. Sempre pronta a stigmatizzare, spesso in modo arbitrario, alcuni paesi nel mirino di Washington come Cuba, il Venezuela e la Cina, Rsf ha completamente ignorato il calvario sopportato da Al Hajj, che lavora per la rete televisiva del Qatar Al Jazeera.

Il 22 settembre 2001, Al Jazeera ha inviato un gruppo di giornalisti, di cui faceva parte Al Hajj, ad indagare sul conflitto in Afganistan. Dopo 18 giorni di lavoro, il gruppo si è ritirato in Pakistan. Nel dicembre 2001 Al Hajj è tornato con i suoi colleghi per seguire il conferimento del mandato al nuovo governo afgano. Ma, prima che egli potesse raggiungere la frontiera, la polizia pakistana lo ha arrestato, rilasciando gli altri membri del gruppo.

Consegnato alle autorità statunitensi di stanza in Afganistan, il Al Hajj ha vissuto un vero incubo presso la base aerea di Bagram. "Sono stati i peggiori (giorni) della mia vita", ha testimoniato. Ha raccontato di essere stato vittima di abusi sessuali e di essere stato minacciato di stupro dai soldati nordamericani. E’ stato anche pesantemente torturato seriamente per mesi. Le sevizie nei suoi confronti sono state molteplici. Era obbligato a mettersi in ginocchia per terra per ore e ore, con i cani che lo incalzavano e lo attaccavano costantemente. Il giornalista sudanese è stato anche rinchiuso a lungo in una gabbia e messo in un capannone per aerei senza riscaldamento e con un clima glaciale. Gli sono stati strappati – ha raccontato ancora – i capelli e i peli della barba e i suoi aguzzini lo hanno ripetutamente ‘’pestato’’ e, per circa 100 giorni non ha ottenuto l’ autorizzazione a lavarsi, nonostante il suo corpo fosse coperto di pustole.

Il 13 giugno 2002, Sami Al Hajj è stato spedito a Guantanamo. Durante il volo è stato tenuto incatenato e con un sacco sulla testa. Ogni volta che la stanchezza prendeva il sopravvento veniva seccamente svegliato dalle sue guardie che lo colpivano alla testa. Prima del suo primo interrogatorio, gli è stato impedito di dormire per 48 ore. "Per oltre tre anni la maggior parte di miei interrogatori avevano lo scopo di farmi dire che esisteva una relazione tra Al Jazeera ed Al Quaeda", ha raccontato al suo a avvocato.

Sul territorio cubano illegalmente occupato dagli Stati Uniti, il reporter sudanese non ha ricevuto alcuna cura medica, pur essendo stato colpito da un cancro alla gola nel 1998 e soffrendo di reumatismi. E’ stato picchiato sulla pianta dei piedi e intimidito da cani che lo minacciavano. È stato vittima di comportamenti razzisti e non è stato autorizzato a usufruire delle ore d’aria per passeggiare a causa del colore della pelle. È stato anche testimone di una profanazione del Corano nel 2003 e, con il suo co-detenuto, ha iniziato lo sciopero della fame. La reazione dell'esercito statunitense alla protesta è stata estremamente violenta: è stato picchiato e gettato dalla cima delle scale, così da ferirsi seriamente la testa. È stato in seguito isolato prima di essere trasferito verso il campo V, il più duro di tutti i centri di detenzione di Guantanamo, dove è stato classificato al livello di sicurezza 4, livello che comporta le peggiori brutalità.

Questa testimonianza, pesante per l'amministrazione Bush che rifiuta da sempre di accordare lo statuto di prigionieri di guerra ai detenuti di Guantanamo, si aggiunge a due dichiarazioni fatte da altre vittime ad Amnesty International, anch’esse molto pesanti. Tuttavia, queste vicende costituiscono soltanto la punta emersa dell'iceberg. A Guantanamo, il crimine è doppio: gli Stati Uniti infliggono le barbarie più inumane a persone sequestrate senza prove formali, ed occupano con la forza una parte del territorio della nazione sovrana di Cuba.

La collusione tra Rsf e Washington è già stata illustrata nel caso del cameraman spagnolo José Couso, assassinato dai soldati della coalizione. Nella sua relazione, l’ associazione parigina aveva escluso qualsiasi responsabilità delle forze armate statunitensi, nonostante le prove flagranti. La complicità tra Rsf e il dipartimento di Stato nordamericano erano tali che la famiglia del giornalista ha denunciato la relazione e ha chiesto a Ménard di ritirarsi dall' inchiesta. La complicità è anche ovvia nel caso di Cuba, dove Rsf trasforma agenti degli Stati Uniti in "giornalisti indipendenti", pur in presenza, in questo caso, di informazioni incontestabili.

Le autorità Usa sono soddisfatte delle relazioni tendenziose di Rsf e le utilizzano anche nella loro guerra propagandista contro Cuba. Il Sig. Michael Parmly, capo della sezione di interessi Nordamericana all’ Avana, è arrivato a sostenere che il 20 per cento dei giornalisti imprigionati nel mondo "si trova a Cuba". Reporters senza frontiere ha recentemente diffuso una classifica di 164 paesi nel campo della libertà della stampa e Cuba è stata classificata al penultimo posto, davanti alla Corea del Nord.

Contestata per la sua costante stigmatizzazione di Cuba sulla base di dati di fatto erronei e per il suo allineamento al punto di vista statunitense, Rsf ha tentato di rispondere alle accuse. Ma la mancanza di coerenza del suo comunicato ha fatto sì che le opinioni contradditorie espresse abbiano finito per rafforzare le supposizioni. In effetti, il sig. Ménard non ha fornito affatto spiegazioni convicenti sui legami incerti e le diverse riunioni della sua organizzazione con la destra estrema cubana della Florida.

Il segretario generale di Rsf è arrivato persino a dichiarare la sua ammirazione per il Franck Calzón, presidente del Center for a Free Cuba, una organizzazione estremista finanziata dal congresso degli Stati Uniti. "Fa un lavoro fantastico in favore dei democratici cubani", ha garantito parlando di lui. Successivamente, Rsf è stata costretta a riconoscere pubblicamente che riceveva un finanziamento da quello stesso Centro.

Analogamente RSF ha percepito contributi da parte del National Endowment for Democracy, organismo dipendente dal congresso ed incaricato di promuovere la politica estera statunitense. Questo finanziamento comporta un conflitto di interessi nell' ambito dell'organizzazione francese, poco pronta a denunciare le estorsioni commesse da uno di suoi mecenati, cioè il governo degli Stati uniti. Prima della pubblicazione da parte di Amnesty International delle notizie sulla vicenda del giornalista sudanese, Ménard avrebbe sempre potuto tentare di ignorare l' esistenza di Sami Al Hajj. Ma, nonostante la massa di notizie internazionali su questi nuovi casi di tortura a Guantanamo, Rsf non ha mostrato di interessarsi a questo scandalo e si è rifugiata in un mutismo rivelatore.

La censura di questo nuovo caso di grave violazione della libertà di stampa commessa dall' amministrazione Bush, non fa che confermare ancora di più l’ ambiguità del discorso di Rsf. Mentre l'organizzazione attacca in modo eccessivo Cuba anche se i casi evocati sono lungi dall’ essere convincenti, resta invece inerte di fronte al flagrante attentato all' integrità di un giornalista, imprigionato e torturato soltanto perché lavora per la catena televisiva Al Jazeera, una voce estremamente influente nel mondo arabo e poco compiacente verso Washington. La credibilità dell'organizzazione del sig. Ménard, già fortemente scossa dal suo atteggiamento parziale e dai suoi legami con il governo degli Stati uniti, è sempre più in discussione poiché tali silenzi, comparati con la ricorrenza ossessiva di alcuni argomenti contro Cuba, non possono essere il frutto della casualità.
(traduzione di Marlisa Verti)

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*Qui di seguito il servizio dell’ Ansa sul Rapporto dell’ Onu

GUANTANAMO; ONU CENSURA PENTAGONO,METODI DA TORTURA/ANSA
(di Marco Bardazzi)


(ANSA) - WASHINGTON, 13 FEBBRAIO - I metodi utilizzati dal Pentagono per gestire i detenuti di Guantanamo sono sulla soglia della tortura e talvolta si spingono oltre. La situazione del campo di prigionia sull'isola di Cuba e' tale che gli Usa dovrebbero deciderne la chiusura, trasferendo i detenuti sul suolo americano per processarli. Parola dell'Onu, che ha preparato un capo d'imputazione destinato a creare scintille tra Washington e il Palazzo di vetro.

Nel giorno in cui il presidente George W.Bush ha ricevuto alla Casa Bianca il segretario generale dell'Onu Kofi Annan - ma per parlare della crisi del Darfur - il Los Angeles Times ha anticipato i contenuti della bozza del rapporto di cinque investigatori della Commissione sui diritti umani delle Nazioni Unite, che criticano duramente le modalita' con le quali gli Usa trattano i circa 500 prigionieri che ancora si trovano nella base militare (piu' di 260 sono stati rilasciati dal 2002 a oggi). Le conclusioni di 18 mesi d'indagine sono un atto d'accusa sul quale, per ora, il Pentagono ha scelto la strada del 'no comment'.

''Abbiamo considerato con estrema cautela tutte le argomentazioni del governo americano - ha detto Manfred Nowak, uno dei cinque investigatori - e quelle che abbiamo raggiunto non sono conclusioni scritte a cuor leggero. Cio' che abbiamo concluso e' che la situazione in alcune aree viola la legge internazionale e le convenzioni sui diritti umani e la tortura''. A Washington e' stata data la possibilita' di ribattere, prima della pubblicazione ufficiale del rapporto, ma gli investigatori si aspettano che la sostanza delle conclusioni non cambiera' di molto.

La commissione non ha interrogato direttamente i prigionieri, perche' il Pentagono ha offerto agli inviati dell'Onu - che hanno rifiutato - lo stesso tipo di visita guidata a Guantanamo previsto per membri del Congresso e giornalisti, che non permette l'accesso diretto ai detenuti. L'unica istituzione internazionale alla quale e' concesso di parlare con i prigionieri e' la Croce Rossa, le cui valutazioni sono pero' coperte dal riserbo.
Le conclusioni degli investigatori dell'Onu si basano quindi su colloqui e interrogatori a ex detenuti, avvocati, familiari di prigionieri e personale del governo degli Stati Uniti. La 'guerra al terrorismo', hanno concluso i membri della commissione d'inchiesta, non permette agli Usa alcuna esenzione dalle convenzioni internazionali.

I metodi d'interrogatorio utilizzati a Guantanamo sono stati tra i temi al centro delle preoccupazioni degli ispettori. L'uso di tecniche come l'isolamento prolungato, l'esposizione ad alte temperature, la rasatura forzata rappresentano un 'trattamento inumano' e in alcuni casi, secondo il rapporto, raggiungono la soglia della tortura.

Ma ci sono circostanze nelle quali, per l'Onu, quella soglia e' stata abbondantemente sorpassata. E' il caso dell' alimentazione forzata con sondino nasale per i detenuti in sciopero della fame, che ha suscitato particolare preoccupazione da parte della commissione. Il racconto di un detenuto kuwaitiano, Fawzi Al Odah - attraverso il suo avvocato - ha fatto emergere alcuni dettagli che gia' la settimana scorsa avevano fatto rumore negli Usa. Odah ha raccontato di aver interrotto dopo cinque mesi uno sciopero della fame di protesta perche' intimidito dagli abusi fisici legati all'alimentazione forzata.

L'avvocato del kuwaitiano, Thomas Wilner, ha fatto circolare un ordine di servizio dello scorso 9 gennaio, firmato dal comandante di Guantanamo, generale Jay Hood, che ha dato disposizione di far immobilizzare su una sedia speciale i prigionieri che rifiutano il cibo e di alimentarli due volte al giorno con il sondino nasale. L'inserimento e l'estrazione del tubicino, secondo le accuse, provoca sanguinamenti e vomito e a peggiorare le cose ci sarebbe il ricorso da parte dei militari a lassativi, mescolati alle sostanze nutritive, che provocano forti defecazioni ai detenuti mentre sono ancora immobilizzati sulla sedia.
Gli abusi con il sondino, insieme ad altre forme di punizione (come la riduzione della disponibilita' di biancheria, coperte e scarpe per i detenuti) hanno spinto gran parte dei prigionieri a sospendere la protesta. Il numero dei detenuti che rifiutano il cibo sarebbe sceso nelle ultime settimane da 85 a soli quattro. (ANSA).

da www.lsdi.it
« Ultima modifica: Gennaio 05, 2008, 06:20:04 pm da Admin » Registrato
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