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Autore Discussione: In Italia siamo in una DEMOCRATURA.  (Letto 14988 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Gennaio 19, 2022, 07:20:48 pm »

La democrazia senza un pezzo
•   13 gennaio 2022

Naturalmente è opportuno e utile che oggi Francesco Costa abbia spiegato – nel podcast Morning – alcune dinamiche legate all’elezione del presidente della Repubblica, e che abbia voluto smontare l’idea che il criterio della scelta sia la “qualità” del candidato rispetto al ruolo: qualità che da un lato è un criterio in gran parte soggettivo, e che dall’altro viene richiesta in una quota piuttosto accessibile (l’unico candidato finora, e per niente debole, è Silvio Berlusconi: per dire).

I grandi elettori, ha spiegato Costa, votano il Presidente della Repubblica in base a una serie di criteri che sono di interesse personale – legittimo – o di interesse del loro partito, e legati alle implicazioni e ricadute per se stessi e per il proprio partito di quell’elezione: è in questo senso che vanno ipotizzate e capite le scelte, e come dice Costa sarebbe ingenuo non averlo presente.
È un’ingenuità che molti di noi non hanno, anche se a volte per amor dell’argomento trascuriamo di considerarlo, e proponiamo X che “sarebbe un ottimo presidente della Repubblica”, prima che qualcuno ci ricordi che “non lo voteranno mai”.

Però distinguerei tra assenza di ingenuità e rassegnazione: questo stato di cose, ovvero, non è un buon funzionamento della democrazia, e lo ricorderei. Non è una straordinaria ed encomiabile applicazione della Costituzione cosiddetta “più bella del mondo” e di un sistema di rappresentanza che sosteniamo quotidianamente di voler difendere. Un pezzo importante dei meccanismi di eventuale funzionamento della democrazia è fatto dalle persone: le persone che eleggono e le persone che vengono elette. E al corretto promemoria di Costa sugli interessi in gioco – dei grandi elettori e dei loro partiti – aggiungo il chiarimento di quello che dovrebbe essere il principale: ovvero quello del paese.

Inciso. Perdonatemi la tromboneria dell’espressione “interesse del paese”, chiamatelo “bene comune” o “comunità”; ma non voglio dire “i cittadini”, “la gente”, che sono termini di ruffianeria populista che trasmettono l’idea di tanti interessi singolari, di nuovo. Quello per cui vengono eletti i “grandi elettori” non sono gli interessi miei, tuoi, della mia vicina di casa e così via fino a fare sessanta milioni di interessi: sono gli interessi complessivi e lungimiranti di una comunità e di un paese, che dovranno esistere ancora quando saremo morti. Fine dell’inciso.

Insomma, non è una democrazia nobile né ben funzionante quella in cui i rappresentanti non fanno l’interesse di ciò che rappresentano, e in cui i cittadini – qui sì, ciascuno di noi – hanno eletto rappresentanti che non lo fanno.

Usciamo da giorni di celebrazione e rispetto per l’impegno devoto all’Europa e al ruolo di David Sassoli, e dobbiamo vivere come normale un parlamento di persone e leader politici che scelgono il presidente della Repubblica senza pensare a cosa sia meglio per i prossimi sette anni dell’Italia? Dobbiamo, sì, non siamo ingenui: ma non va bene, nemmeno nel cinico e stupido 2022.

Eleggere una brava persona col senso del ruolo e della responsabilità e l’intelligenza politica necessaria, apprezzata o tollerata da una estesa quota del paese, non sarebbe un impegno così sbagliato, a essere ingenui.
Criteri in parte soggettivi, ma in gran parte no (vedi Berlusconi, solo per tornare sull’unico esempio).

Nel 2023 andrebbe fatto uno sforzo di rieducazione di candidati ed elettori, sulle loro responsabilità nel funzionamento della democrazia. A essere non ingenui, ma neanche rassegnati.

Da - https://www.wittgenstein.it/2022/01/13/la-democrazia-senza-un-pezzo/
« Ultima modifica: Febbraio 19, 2022, 01:12:16 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 22, 2022, 07:12:07 pm »

Già da anni i più attenti tra noi leggevano su testate, non "schizzate" o non "portatrici del Caos", che in Italia siamo in una DEMOCRATURA.

Quindi nel democratico braccio di ferro tra partiti dediti alla partitocrazia, sta vincendo la cattiva politica.

Dato che seguitando a criticare la partitocrazia non si risolve nulla, dato che senza partiti non si può stare, occorre andare a conoscere di quanto è migliorata o peggiorata la consapevolezza negli elettori italiani.

Rinviare le elezioni serve solo a rafforzare la cattiva politica, con il forte rischio del trumpismo galoppante sul cavallo del populismo sovranista, anche in Europa.
Ergo subito dopo l’elezione del Presidente della Repubblica o il sacrificio patriottico dell’attuale, almeno per un anno, in ogni caso subito elezioni politiche!
Dopo la mano d’opera diversamente qualificata, dopo la gioventù che studia o lavora, adesso ci scappano anche i pensionati, alla Ricerca di una meritata serenità (e c’è già in Italia chi si propone di rubargli la pensione).

Con il ritorno di Trump in Usa, il nostro paese grazie ad infiltrati già all’opera sarà a rischio d’essere “colonizzato” da poteri forti, di colpo resisi visibilissimi e non più sottotraccia, come oggi.   

Sotto la protezione della “Buona Stella Italia", forse, ci possiamo ancora salvare.   

 - ggiannig ciaooo
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« Risposta #2 inserito:: Gennaio 22, 2022, 07:23:08 pm »

ARLECCHINO Euristico.
Pubblicato da Gianni Gavioli   · taA6apiod1es47ts3ch29do  ·

Saremo o meglio sarete (io non ci sarò, son Vecchio) sotto una DEMOCRATURA (dittatura populista) che dopo aver depredato i risparmi delle famiglie (tra tasse, multe, specchietti per le allodole e furti vari) vi porterà ad una nuova guerra civile (ma non più di Resistenza ma di Disperazione).

Se si troveranno 200000 volontari-partigiani, di vario colore ma democratici (meglio se non infestati da ideologie di sorta) e una Popolazione finalmente attiva.
Ma sempre guerra sarà, quella che uccide ma non cambierà.

Molto meglio tentare ciò che ancora oggi si potrebbe cambiare in meglio.
Se Mattarella e Draghi resteranno ai loro posti attuali!

ciaooo

-------------------------

Gianni Cuperlo
ta46apio61 m47ti3ch29dn  ·
Oggi una riflessione (di nuovo un po' lunga) uscita su "Domani". Continuare ad alzare lo sguardo sul resto del mondo mi pare un dovere da non ignorare.
Buona domenica e un abbraccio
"Questo articolo è arrivato alla redazione del giornale quattro giorni fa. Era la reazione spontanea a una notizia che in poche ore aveva fatto il giro della rete, una di quelle notizie, corredata da alcune immagini particolarmente dolorose, destinata a scuotere l’albero e far cadere i frutti maturi dell’indignazione e della vergogna.
Poi, la giusta cautela di chi il giornale confeziona giorno per giorno ha suggerito di fermarsi un istante, e non perché i motivi dell’indignarsi o del vergognarsi non fossero più che giustificati, ma perché come dovrebbe sempre fare un buon giornalismo era giusto verificare la veridicità della notizia, le fonti che l’avevano accreditata e rilanciata sulle agenzie internazionali, e così si è scelto di fare. Per altro senza giungere – al momento in cui ne torno a scrivere – a una convinzione definitiva.
In altre parole la storia che qui di seguito leggerete con molte probabilità è accaduta così come ci è giunta riferita, ma vi sono anche possibilità che le cose non si si siano svolte precisamente a quel modo. Il che pone a ciascuno di noi una domanda, anzi due.
La prima è se sia in ogni modo un dovere parlarne, non ignorarla, fosse pure si trattasse di un racconto esasperato. Legata a questo interrogativo la seconda domanda: non è forse e comunque verosimile ciò che abbiamo letto, visto, o voluto leggere e voluto vedere? Perché se anche fosse corretta la seconda affermazione, tornare a riflettere sulla tragedia umanitaria in corso a Kabul, e non solo, dopo la fuga estiva di un Occidente arresosi, non sarebbe un peccato, meno che mai un errore. Allora, ricapitoliamo i fatti, con una sola premessa o antecedente.
L’immagine di Alan Kurdi è del 3 settembre di sette anni fa. Scosse il mondo e produsse la svolta tedesca sull’accoglienza di un milione di profughi siriani. Non so dire se quella di pochi giorni fa, il corpo di una madre steso e assiderato sulla neve coi piedi fasciati da due sacchetti di plastica, produrrà un impatto simile. La cronaca, quella peggiore nella sua brutalità, ci ha restituito parte della storia. Lei, coi due figli, come tanti altri era fuggita dall’Afghanistan dei talebani e percorso la tratta che traversando l’Iran approda in Turchia. Sarebbero rimasti intrappolati da una bufera e per aiutare i due bambini a sopravvivere la madre avrebbe loro avvolto le mani con le calze che le “proteggevano” i piedi. È morta così, praticamente scalza nella neve.
I bambini li hanno salvati, sembra stiano meglio, la gente di un villaggio vicino ha dato loro dei biberon di latte, li hanno riscaldati e medicato i geloni alle mani, adesso sarebbero affidati a soldati iraniani di stanza al confine.
Sei mesi fa, poco meno, l’Occidente ha svelato la sua impotenza e consumato il fallimento di una spedizione prolungata per gli ultimi vent’anni. A metà agosto i talebani si sono reinsediati a Kabul col loro bagaglio di “normalità”, la stessa che da mesi sta spingendo migliaia di donne e uomini del paese a cercare una via disperata di salvezza lontano da lì.
La realtà, e la morte di una giovane madre ne porta per intero il carico, è che da alcuni decenni l’Occidente non ha più avuto una visione, una strategia politica sul nuovo ordine (o disordine) globale. A volte per cinismo, a volte semplicemente per una incapacità anche solo a comprendere la natura dei suoi interlocutori-avversari.
Come si è scritto a ridosso dell’estate la democrazia in Afghanistan ha dichiarato bancarotta e quale impatto un fatto storico così enorme potrà ancora avere sul sentire di milioni di persone sottoposte al ricatto di regimi oppressivi è un interrogativo aperto. Se il paragone non irrita, ma pure questo è stato detto, Kabul come il virus della pandemia era un dramma annunciato che la politica non ha saputo prevenire assistendo così al disastro umanitario che ne è seguito.
Il punto è che la notizia in questione, quel corpo “protetto” da un paio di sacchetti di plastica, altro non fa che metterci dinanzi al cambio di scenario: noi – noi europei, noi occidentali – rivendichiamo a gran voce i nostri principi (libertà, diritti umani, parità dei generi, quel tanto di uguaglianza che i mercati tollerano), ma in questo tempo complicato viene drammaticamente meno la certezza che possano divenire principi universali, capaci di condizionare altri popoli, continenti, contesti.
Questo vale di fronte all’ultima tragedia e non solo. Vale nella sfera sociale se è vero che contiamo il sei per cento della popolazione mondiale, ma oltre il cinquanta per cento delle risorse destinate al welfare le spendiamo noi eppure ciò non impedisce che alle nostre porte si accalchino migliaia di corpi in fuga da miseria, oppressione, violenze. Corpi che non sappiamo ascoltare e che non vogliamo vedere. Ragionando dei confini dell’Europa viene spesso evocata una formula: l’Europa finirebbe dove terminano i valori della sua civiltà. Ci si può accostare un vecchio slogan della fine degli anni sessanta, recitava “sei quel che fai, non quel che dici”.
Forse oggi dovremmo riconoscere che attorno alla formula e allo slogan una certa concezione del nostro “mondo morale” rischia di naufragare, un’idea stretta tra una retorica sazia dei propri valori e la doppia verità disposta a sacrificarli nella logica della convenienza, che si tratti di erogare suon di miliardi alla dittatura turca perché si tenga in casa i fuggiaschi siriani e non ce li faccia arrivare dentro casa, o firmare accordi con la Guardia costiera libica come fosse la marina britannica, o ancora tenere aperto a Lesbo il peggiore concentramento di “vite sospese” in attesa che i “nostri valori” si ricordino della loro esistenza.
Sarà doloroso rammentarlo, ma non farlo è peggio: dopo l’11 settembre Stati Uniti e Occidente hanno cercato un riordino del mondo sulla base dei presupposti etici e culturali di questa parte, con il ritiro e la fuga da Kabul quei valori sono stati abbandonati sul campo, esattamente come le armi passate in possesso dei talebani. Assieme alle armi sono stati abbandonati quegli afghani che a noi – noi europei, noi occidentali, noi americani – avevano creduto, ma è lì che si è manifestata la nostra infedeltà politica e morale, nella scelta di difendere i nostri principi quando lo riteniamo conveniente salvo disfarcene nei passaggi più difficili o drammatici.
La tragedia raccontata di questo avvio dell’anno una volta di più ci mette davanti questi interrogativi e lo fa con la durezza di uno schiaffo in pieno viso. Ci ricorda come da Kabul non è uscita sconfitta solo la potenza militare americana, ma la democrazia nella sua veste di coalizione internazionale, e però quell’esito, per quanto tragico, conferma perché la democrazia debba sempre rifiutare la logica militare distaccata dalla politica, da una strategia in grado di tenere uniti principi, azioni, coerenze.
E allora le immagini che in questi mesi, settimane e giorni, sono rimbalzate dal confine tra Bielorussia e Polonia sino a quello tra Iran e Turchia ripropongono il capitolo in assoluto più urgente e a lungo rimosso: come si difendono per primi i diritti e le libertà delle donne e di chi non ha mezzi né modi di proteggersi da solo? Ma soprattutto possiamo accettare che quel traguardo di civiltà rimanga confinato solamente a un pezzo di mondo?
E ancora, con un’America che abdica al ruolo che aveva assolto per tutta la seconda metà del Novecento può esistere oggi una modalità, una forza, un ordine, in grado di colmare quel vuoto? Se assumiamo la democrazia come il primo dei valori da preservare (per inciso, siamo a un anno esatto dall’assalto a Capitol Hill e le parole del presidente Biden dovrebbero suonare come qualcosa più che un campanello d’allarme) allora la via dovrebbe essere rinegoziare il patto occidentale con l’America e costruire un ruolo per l’Europa nelle grandi crisi del mondo.
Bisogna farlo anche pensando a ciò che l’Europa ha generato, l’Occidente stesso potremmo dire: le città, la sfera del diritto, l’universo delle libertà, siamo un gigante di storia, cultura, architettura giuridica e istituzionale.
Tutto vero, ma è altrettanto vero che la parabola di troppi drammi umani senza giustizia dovrebbe interrogarci su un punto, se ha un senso e una morale colmare il vuoto di adesso in termini di ruolo, peso politico e iniziativa: perché esattamente questa contraddizione tra le radici di ciò che siamo stati e l’impotenza di ora diventa il cuore del dopo e in fondo anche del destino di ciò che saremo."

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« Risposta #3 inserito:: Gennaio 24, 2022, 11:31:27 am »

I concetti Uguaglianza e Democrazia devono essere REVISIONATI!

L’UGUAGLIANZA TRA CITTADINI DEVE ESSERCI SOLTANO PER I Diritti e i Doveri di OGNUNO DI NOI!

Il resto è competizione civile tra valori diversi.

°Il Fisco non è uguale per tutti,
perché gli evasori sfuggono e i dipendenti e i pensionati NO?
Perché alle pensioni minime o sociali non vengono riconosciuti i rimborsi sui farmaci e le visite private, che sempre più spesso dovranno pagare di tasca propria?
Perché al Fisco farraginoso e non raramente compromesso, viene permesso di “incastrare” persone semplici e non ben rappresentate, a differenza di altre realtà o enti facoltosi che sfuggono tra i meandri della burocrazia, sostenuti da esperti in Elusione Fiscale?

°Il diritto alla Salute non è uguale per tutti:
Perché la Pandemia ha ucciso più in certe Regioni e, per tutta Italia, più che in altre Nazioni!
Perché la Salute non deve dipendere ed essere condizionata in negativo dalla PARTITOCRAZIA.
Perché la nostra salute deve essere garantita e risanata sin che si può, da Professionisti Sanitari d’ogni loro livello, con ben definiti canoni di comportamento e obiettivi da raggiungere chiaramente espressi senza falsità di analisi o di resoconto.

°La Democrazia Incompleta non può riuscire ad essere uguale per tutti.

°Le Religioni non sono uguali per tutti. Ci sono quelle da conoscere, rispettare e quelle da combattere nella loro parte più estremista, settaria e fanatica.

I Diritti e i Doveri di OGNUNO DI NOI! Il resto è competizione civile tra valori diversi.
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« Risposta #4 inserito:: Gennaio 28, 2022, 09:19:04 pm »

Il Parlamento se arriverà ad essere finalmente di alta DIGNITA', operativa e morale, non avrà bisogno di definirsi sovrano.

Lo sarà di fatto e la dignità se la vedrà riconosciuta dalla stima crescente del popolo.

Oggi non ne è degno della stima popolare.

Perché è il popolo che oggi il parlamento strumentalizza a proprio comodo e non considera affatto.

ciaooo
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« Risposta #5 inserito:: Gennaio 30, 2022, 09:54:49 pm »

Oggi l'informazione, oltre che distorta e manipolata, è anche IMPEDITA!

Leggere diverse testate è diventato un lusso per redditi d'alto livello!
Pagare un solo abbonamento non ci garantisce una sana informazione, soltanto il confronto tra diverse testate aiuterebbe, ma costa troppo!

Gli editori devono decidere tra abbonamenti senza pubblicità e la "pastura per greggi", a caro prezzo.
Lo Stato deve proteggerci dalla retroversione culturale in atto!

Noi dobbiamo avere accesso a più testate sul web, e agire con libera scelta su cosa leggere!
I costi della nostra informazione culturale e cognitiva deve esserci rimborsato!
Il costo di ogni abbonamento di buon valore culturale e informativo deve esserci scalato dalle tasse almeno nella misura del 70%.

ciaooo

    oggi io su Fb 30 gennaio 2022
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« Risposta #6 inserito:: Febbraio 19, 2022, 01:06:31 pm »

Democrazia a rischio!

Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
10:38 (2 ore fa)
a me

https://www.micromega.net/referendum-intervista-gaetano-azzariti/
 
« Ultima modifica: Febbraio 19, 2022, 01:11:24 pm da Arlecchino » Registrato
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« Risposta #7 inserito:: Aprile 03, 2022, 11:46:03 pm »


dal Gruppo  ggiannig. FATTI, PERSONE, loro MISURA e SPESSORE.

Gianni Gavioli  · 0ch0ha19p1Adolfn78f76fieesso  ·

La fiducia va' chiesta a coloro che meritano di esprimerla!
Non ai ProPutin che minacciano il governo per conto terzi.

Putin ci considera nemici, coloro che gli sono complici sono nostri nemici.

Basta con l'ipocrisia che è l'altra epidemia in Italia, portata da coloro che da vent'anni ci ingannano e tradiscono.

ciaooo
da Fb 28 marzo 2022
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« Risposta #8 inserito:: Aprile 03, 2022, 11:49:18 pm »

Natascia A. L'Italia neutrale???
Natascia mi confermi che il tuo post non è stato manomesso?

Lo chiedo perché io ne ho trovato alcuni dei miei, diversi da come me li ricordavo.
Tanto è vero che da tempo, di quelli importanti (per me) ne faccio copia per il mio archivio personale.


Noi qui, siamo sotto un Regime castrone, per sopportarlo occorre conoscerlo.
Con l'infiltrazione accentuata da vent'anni, la nostra neutralità ci renderebbe un boccone ancora più gustoso per gli Imperi d'Oriente.

Noi siamo per l'Occidente, ma critici dei suoi errori!!
Errori che dobbiamo contribuire ad eliminare per essere graditi al mondo come portatori di pace!

ciaooo
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« Risposta #9 inserito:: Giugno 08, 2022, 05:31:00 pm »

Gianni Gavioli
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Mia dichiarazione e presa di psizione in facebook.

Gianni Gavioli
Non voglio rincorrere la libertà di pensiero in casa d'altri!
Ho rispettato e rispetto le regole del web e del partecipare civile e democratico.

Se sono impedite, violate, manipolate dal Sistema retto da l'ALGORITMO Facebook,  mi asterrò dallo scrivere mie opinioni in Fb.

Del resto, sono abbastanza abile nel cavalcare, sopra i titoli delle news da fonti serie, per SINTETIZZARE ed esprimermi sul tema trattato.

Sono solo INFORMAZIONI.

Io sarò più presente ed esplicito su:
http://forum.laudellulivo.org/index.php

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Ps: non abbandono il mio ruolo nei miei Gruppi Tematici e le mie Pagine Fb, che restano proprietà culturale e intellettuale, mia e dei Membri dei Gruppi.
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« Risposta #10 inserito:: Giugno 09, 2022, 02:37:18 pm »

Gentili Utenti in FB.

Nel mio immaginare di far rivivere (come nei nostri forum ulivisti) la partecipazione nei miei Gruppi Tematici aperti in Facebook, speravo di unire intorno a questi tavoli virtuali, un minimo di persone interessate a confrontarsi costruttivamente.
La cosa non è mai avvenuta e la situazione algoritmo-dipendente strumentalizzata per il domino degli Utenti, non l’ha certamente favorito.

Ovviamente una Idea diventata in qualche modo la Realtà di un Fallimento (anche per Fb) non la si cancella con un colpo di spugna, per rispetto verso i Membri che l’hanno partecipata, iscrivendosi e leggendo.

Per cui, nei Gruppi Tematici contrassegnati in copertina con un fiore ho già scritto che non parteciperò con miei contributi personali (non più per protesta, ma per presa d’atto e di coscienza sulla realtà Meta Facebook).
Per gli altri Gruppi ancora visibili con una copertina significativa e non di saluto (il fiore) rallenterò all’essenziale la mia partecipazione non curandomi delle censure praticate, né delle visualizzazioni mentitrici, da compatire.

Quindi dei Gruppi Tematici non si cancella nulla e nulla si fa cancellare dal Sistema, la loro esistenza in Vita dipenderà dai pensieri scritti che i Membri lasceranno in essi, sino ad arrivare all’oblio voluto, da chi pratica lo SCARTO tra gli Utenti e lo spreco di Opportunità in cui stanno annegando!

Arlecchino Euristico, o come deciderò di aggettivarlo in futuro, essendo il mio nickname, quindi l’altro me stesso, resterà attivo a modo suo e mio!
Hahahaha


Gianni Gavioli (ggiannig)
Italia – 9 giugno 2022.

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« Risposta #11 inserito:: Giugno 15, 2022, 04:55:43 pm »

Gianni Gavioli ha condiviso un link.
Amministratore
Esperto del gruppo
  · Stsderonpolc15 0248l65i9m16ucht11cmf3chi03  ·

Nel NOM e nei POLI che lo compongono, le NAZIONI avranno vitalità, concentrazione nella progettazione e conseguente capacità di realizzazione, potenziate.
Non saranno sminuite o condizionate dall'appartenenza al proprio Polo di influenza.
Anzi, liberate da mansioni in cui la dimensione dei compiti e delle azioni da svolgere li demandano al Polo stesso, potranno e dovranno impegnarsi adeguatamente alla valorizzazione dei propri localismi, intesi come valori da potenziare e diffondere.
Stabilire in chiarezza, su cosa si deve intendere per localismi da conservare e altri da sviluppare, sarà da risolvere sin dall'inizio dell'intesa.
Per l'Italia, data la molteplicità dei valori da mantenere e altri da recuperare sviluppandoli, la profondità e serietà di progetto richiederà un impegno creativo, molto oneroso e importante.
ggiannig

Domanesimo
Ho posto in copertina un fiore, anche in questo Gruppo Tematico, ma non intendo astenermi dal partecipare.
Più che altro è un preavviso per me, di non ACCETTARE confronti, con elementi anche di valore ma dalla presunzione miope straripante.
È già difficile parlare di UTOPIE con persone normali, farlo con coloro che sono in malafede o totalmente anchilosati nell’approfondimento è tempo perso.
Il NOM è un Progetto e un Auspicio, richiederà continue review, per ridurre al minimo rischi di distorsione o deviazione dagli obiettivi.
Impossibile discuterne, oggi, con chi non immagina di cosa parliamo.
ggiannig ciaooo
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