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Autore Discussione: Abbiamo apprezzato e apprezziamo il presidente Sergio Mattarella e ...  (Letto 3148 volte)
Arlecchino
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« inserito:: Novembre 12, 2021, 03:51:05 pm »

La 'lezione' del prof. Prodi sul Quirinale: "Più voti? No, meno veti"

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Arlecchino Euristico
15:48 (0 minuti fa)
a me

L'ex premier spiega perché sia quasi impossibile determinare una disciplina di partito e perché dopo non si andrà a elezioni -

https://www.agi.it/politica/news/2021-11-09/lezioneu-quirinale-del-prof-prodi-pi-voti-no-meno-veti-14497873/

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« Risposta #1 inserito:: Novembre 13, 2021, 09:04:35 pm »

Noi Italiani siamo anche la CGIL!

Con cui discutere e litigare, spesso, ma con cui fare compattezza, quando siamo in emergenza nazionale o anche locale.

ciaooo
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« Risposta #2 inserito:: Novembre 18, 2021, 07:02:36 pm »

La chiamata di Enrico Letta ai leader di partito, e le risposte che ha avuto, meritano un po’ di attenzione. Intanto perché si potrebbe equivocare. Sulla carta sembrerebbe una classica, e micidiale, verifica di governo. Solo che quelle sono cose che, con un Mario Draghi, non si fanno.
E poi le verifiche sono tipicamente momenti, magari drammatici, nella vita dei governi di coalizione. Ma questo, lo sappiamo bene, non è un governo di coalizione. E non è neanche un governo di unità nazionale. Semmai, stranezza, è un governo di divisione nazionale. E la divisione, portata in dote, è la stramba forza su cui si regge il governo Draghi e su cui, come quei treni che stanno sollevati grazie alla repulsione magnetica, viaggia veloce.
Ora, l’apparentemente ingenuo appello di Letta, con la molto banale richiesta ai capi partito di impegnarsi direttamente nella definizione della legge di bilancio, va a toccare proprio questo insolito equilibrio e tenta di trasformare il governo di divisione nazionale, appunto, in governo di unità nazionale. È una buona cosa, forse, perché la politica di bilancio, e non solo quella, non possono essere abbandonate alla fiducia nei tecnici e all’irresponsabilità attiva dei partiti. Ma è anche qualcosa di abbastanza impegnativo, se non proprio pericoloso. Intanto perché comunque persisterebbe la separazione nel centrodestra tra i partiti al governo e i FdI all’opposizione.
Ma, soprattutto, per quanto si faccia appello all’unità per contrastare una condizione eccezionale come quella pandemica, servirebbe un grumo, anche minimo, di accordo politico, e quindi di capacità di fare qualche compromesso rispetto ai programmi di bandiera. Uno sguardo alle proposte in giro fa pensare che la Lega e forse anche altri questa concessione alla politicità non siano in grado di farla, per quanto Matteo Salvini si sia subito detto disponibile alla chiamata di Letta. L’esito semi miracoloso, invece, sarebbe quello di far nascere, o almeno abbozzare, una specie di maggioranza vera e propria, quella che fatalmente arriverebbe al 2023 e che forse avrebbe anche qualcosa da dire sul prossimo presidente della Repubblica. Ma è un miracolo al quale si fa molta fatica a credere.

Da - Il Foglio <newsletter@ilfoglio.it>


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« Risposta #3 inserito:: Novembre 21, 2021, 11:27:29 pm »

Luxottica, azioni e bonus ai dipendenti e i sindacati mirano a entrare in cda

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Arlecchino Euristico
sab 20 nov, 11:55 (1 giorno fa)
a me

https://www.ilgazzettino.it/nordest/belluno/luxottica_azioni_bonus_dipendenti_sindacati_cda-6333934.html

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« Risposta #4 inserito:: Novembre 28, 2021, 12:04:01 am »

PRIMO PIANO | 26 NOVEMBRE 2021

APPELLO PER UN CAPO DELLO STATO ARBITRO IMPARZIALE DELLA VITA POLITICA
DI QUINDICI ISTITUZIONI E ASSOCIAZIONI

Abbiamo apprezzato e apprezziamo il presidente Sergio Mattarella e auspichiamo che chi gli succederà si situi nel solco dell’interpretazione dell’alto mandato da lui offerta. In un tempo contrassegnato da esuberanti fantasie in tema di riforme costituzionali, noi invece ci riconosciamo nel dettato della Carta circa natura e compiti del capo dello Stato, nonché nella modalità della sua elezione affidata al parlamento integrato con i rappresentanti delle regioni.
Ciò non ci impedisce, anzi, in certo modo, ci incoraggia ad auspicare che la discussione circa non già la concreta persona, bensì il profilo del/della presidente che a breve succederà a Mattarella non sia esclusivo appannaggio del ceto politico-parlamentare, bensì divenga oggetto di pubblico confronto.
Questo, sia perché si tratta della figura istituzionale nella quale sarebbe bene che il paese stesso si riconoscesse sia per il rilievo pratico crescente che essa ha acquisito nel tempo. Una figura niente affatto notarile.
Discuterne pubblicamente anche per non rassegnarsi a derubricare la pratica consegnandola a logiche minori o strumentali: le convenienze di parte, le ambizioni personali, i giochi di palazzo, le manovre su un’eventuale anticipazione (auspicata o paventata) delle elezioni politiche.

IL PRESIDENTE IDEALE
Quali, dunque, il suo profilo e i suoi caratteri?
In estrema sintesi, diremmo così: una persona che fedelmente corrisponda alla funzione assegnatale dalla Costituzione vigente. Non è scontato in una stagione nella quale si evocano confusi modelli gollisti e si teorizza la fungibilità tra ruoli ai vertici dello Stato, che vanno invece tenuti nitidamente distinti.
Può succedere che vi siano personalità adeguate a esercitare poteri di governo, ma anche, ovviamente in tempi diversi, compiti di garanzia, purché non si appanni la consapevolezza della sostanziale differenza tra le rispettive funzioni.
Proprio l’ancoraggio a ciò che prescrive la Costituzione – la sola Costituzione che vale, quella scritta, contro la fuorviante distinzione tra cosiddetta Costituzione formale e indefinita Costituzione materiale – suggerisce due corollari: l’inopportuna previsione di un secondo mandato al presidente in scadenza e il rifiuto di malcelate suggestioni presidenzialiste o semipresidenzialiste di fatto che, con sorprendente leggerezza, sono state apertamente prospettate persino da esponenti del governo.
Nella mens dei costituenti, che pure non hanno formalmente stabilito il divieto di un secondo mandato, la sua durata settennale, a scavalco dei cinque anni delle legislature, sottintende che la regola è quella di un solo mandato. Essa è anche la ratio dell’istituto del semestre bianco. Al riguardo, Mattarella, ribadendo una posizione più volte espressa, ha saggiamente posto fine a pressioni e attese improprie.

IL MANDATO DURA 7 ANNI
Né è ancora pensabile, come pure si è fatto, che si possa eleggere un o una presidente con scadenza di mandato preordinata o addirittura negoziata, diversa dai sette anni stabiliti dalla Costituzione. Sarebbe una impropria menomazione della sua figura e delle sue prerogative.
In ogni caso, fosse anche in presenza di circostanze straordinarie, non è buona norma fare eccezioni ritagliate sulla persona che pro tempore incarna l’istituzione, con il rischio di alterare il profilo oggettivo di quell’alto organo di garanzia che è la presidenza della Repubblica.
Non è infondata la tesi condensata in un’abusata metafora: quella di un potere presidenziale che, al modo della fisarmonica, si restringe o si dilata a seconda delle circostanze e, segnatamente, del suo rapporto con gli altri poteri dello Stato. E tuttavia esso conosce pur sempre limiti.
Del resto, lo stesso Mattarella ebbe modo di rimarcarlo, asserendo che tratto essenziale di uno Stato democratico di diritto è quello per il quale tutti i poteri sono limitati. Compreso, egli ha aggiunto, quelli in capo al Quirinale.
Di qui il profilo del/della presidente che vorremmo. Una severa, rigorosa figura di garante della Costituzione, a cominciare dal principio della separazione, dell’equilibrio e della leale collaborazione tra i poteri. Un/una presidente che si riconosca nel senso pregnante del principio secondo il quale il lavoro è il fondamento della cittadinanza politica.
Un/una presidente che assicuri la difesa del principio di legalità, nonché l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, accompagnandola, in questa travagliata fase, nel necessario e urgente processo teso alla sua rigenerazione e al suo riscatto, senza i quali potrebbe lievitare una spinta al suo asservimento.
Un/una presidente custode e interprete dell’unità e dell’integrità della nazione, che non misconosca le ragioni dell’autonomia delle comunità territoriali, ma evitando contrapposizioni e scontri fra poteri centrali e locali, che abbiamo talvolta scontato dentro il dramma della pandemia. Un/una presidente impegnato/a ad assicurare l’unità giuridica ed economica della nazione.

PARLAMENTO DEPOTENZIATO
Un/una presidente che si adoperi per correggere le derive da tempo abbondantemente in atto verso un depotenziamento delle prerogative del parlamento e che, di conseguenza, prima, per esempio, di procedere a uno dei suoi atti più qualificanti, come il conferimento dell’incarico per la formazione dei governi, dia corso a effettive consultazioni dei presidenti delle camere, nonché dei gruppi parlamentari.
Un/una presidente che si situi nel solco dello storico europeismo del nostro paese, fondatore del processo d’integrazione europea, e dunque impegnato ad assecondarne il percorso teso a coniugare sovranità nazionale e sovranità europea nel quadro di una unione sempre più stretta, in coerenza con un’interpretazione evolutiva dell’articolo 11 della Costituzione.
Un/una presidente che, a capo del Consiglio superiore della difesa, in conformità al dettato del suddetto articolo 11, garantisca il ripudio della guerra e, positivamente, l’impegno per la giustizia e la pace tra le nazioni.
In una parola un/una presidente non di parte, supremo arbitro della vita politica. Semmai politico/a con la maiuscola, inteso/a cioè come interprete e attivo/a garante dei superiori interessi del paese. Una figura che unisca il paese anziché dividerlo e che lo rappresenti al meglio presso la comunità internazionale.
Dovrebbe essere superfluo – ma non lo è – aggiungere una sorta di precondizione fondamentale che attenga alla sua concreta persona: l’integrità personale attestata da una biografia specchiata. Come si conviene a chi siamo soliti definire primo/a cittadino/a, da cui tutti possano, con orgoglio, sentirsi rappresentati e, perché no?, trarre esempio.

I FIRMATARI
Associazione Città dell’uomo, fondata da Giuseppe Lazzati (Milano)
Agire politicamente (Roma)
Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi (Torino)
Centro per la riforma dello Stato (Roma)
Centro studi Giovanni Marcora (Inveruno – Milano) 
Circolo Carlo Rosselli (Milano)                                     
Comitati Dossetti per la Costituzione         
Fondazione Achille Grandi (Roma)                           
Fondazione Lelio e Lisli Basso (Roma)                                   
Fondazione Nilde Iotti (Roma)                   
Istituto Alcide De Gasperi (Bologna)         
Istituto nazionale Ferruccio Parri (Milano)
Istituto Vittorio Bachelet (Roma)
Movimento europeo Italia (Roma)             
Rosa Bianca (Milano)
Domani.it, 22 novembre 2021

Da - http://www.libertaegiustizia.it/2021/11/26/appello-per-un-capo-dello-stato-arbitro-imparziale-della-vita-politica/
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« Risposta #5 inserito:: Dicembre 02, 2021, 07:18:56 pm »

Non servono i "padroni" (termine strumentalizzato da Sfascisti di destra e di sinistra) servono persone capaci e disponibili al bene comune, per farne una nuova Categoria di Leader Locali e Nazionali.

Serve una Democrazia Autorevole che tenga lontani dalla nostra società, i fautori del Caos e le "Bestie portatori di Odio e della Cattiveria" e i traditori della nostra serenità!

Servono, come stanno dimostrando anche in questi tempi, le donne e gli uomini delle Forze Armate, Repubblicane, Democratiche e Fedeli allo Stato Costituzionale.

ggiannig ciaooo
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