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Autore Discussione: Lila RIA -- Un'oretta fa ero a Milano.  (Letto 4537 volte)
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« inserito:: Ottobre 08, 2021, 03:23:32 pm »

Lila Ria

Un'oretta fa ero a Milano. In corso Lodi mio padre si è lamentato per la pavimentazione "se fossi un disabile a Milano, con ste strade qua, ne direi quattro al sindaco"* e io ho pensato a...
Mio padre che quando ero piccola mi esortava/iscriveva a ogni tipo di sport. Mio padre che cronometrava i giochi della gioventù e poi, a casa, mi diceva "perché tu hai fatto i cerchi camminando anziché saltare?" "Perché ero troppo lenta, papà" "E allora?" "Allora la maestra mi ha detto di farli così" "Quella non si doveva permettere". Mio padre che in quinta elementare mi ha iscritta alla staffetta, e io che ero lentissima a correre, io che non avevo il coraggio di dirgli "papà non me la sento. Papà gli altri ridono, quando tocca a me. Papà la staffetta la fanno quelli veloci". Mio padre che mi rimproverava la lentezza nel fare tre piani di scale con lo zaino di scuola. Mio padre che diceva "ti porto qua due bei cagnoni, di quelli grossi, poi vediamo se ti fai superare da tua sorella che ha un anno meno di te".

Mio padre che non ha mai mollato.
Mio padre che mi sgridava perché non studiavo storia e geografia.
Mio padre che non c'era mai.
Mio padre che mi tirava su dal divano nel week end, quando mi addormentavo in sala, da bambina. Mio padre che ci metteva tutte e quattro nei nostri letti.
Mio padre che mi dava una cicca, quando mi accompagnava all'asilo.
Mio padre che si arrabbiava quando non volevo il latte bianco, perché era finito il nesquick.
Mio padre che l'altra sera ha detto "io non ci sono mai stato, per nessuna di voi, al vostro primo giorno di scuola. Avevo il lavoro. Avevo sempre troppo lavoro. Ho sbagliato".
Mio padre che usciva la mattina presto e rientrava verso le nove.
Mio padre che, nei giorni liberi, ci faceva il cavallone e ridevamo.
Mio padre che ha portato me e Arianna a un incontro di boxe che cronometrava, mia mamma che ha chiesto a nostra zia di portarci fuori, perché eravamo troppo piccole.
Mio padre che ci svegliava con le carezze, mia madre tirando su la tapparella di botto e gridando.
Mio padre che quando ha saputo di me è diventato piccolo.
Mio padre che mi ha vista perdere pezzi, ma non mi ha mai più sgridata.
Mio padre che a settant'anni mi dà una mano ad alzarmi. Mio padre che mi porta alle mostre in carrozzina. Mio padre che mi accompagna dal fisioterapista. Mio padre che guida al mio posto, quando ho gli attacchi di panico.
Mio padre che, tante volte mi chiedo, chissà che vita tranquilla avrebbe se io non avessi_
Mio padre che mi ha verniciato i muri dei colori che ho voluto io.
Mio padre che canta, e non ha mai cantato.
Mio padre che, a volte, balla (saltella) e mostra un lato inedito, che non ho mai conosciuto.
Mio padre che ha scoperto da poco lo spritz e lo ha voluto alla sua festa di compleanno.
Mio padre che ha fatto la festa che avrei voluto fare io, un anno fa.
Mio padre che quando ti abbraccia ti spezza la schiena.
Mio padre che è adorato dai nipoti.
Mio padre che non si è mai ubriacato; mio padre che non si è mai fatto una canna, perché aveva paura.
Mio padre che con noi parla poco. Mio padre che, con gli altri, parla tantissimo.
Mio padre che non racconta niente.
Mio padre che legge tantissimo; che cucina la pasta col pesce; che, da piccola, mi faceva le gauffres.
Mio padre che, a volte, fa gli occhi stupiti come i bambini.
Mio padre che non lascia uscire le emozioni.
Mio padre con cui mi scontro, ogni giorno, un sacco.
Mio padre di cui non sono mai stata una figlia innamorata.
Mio padre, senza il quale non potrei fare nulla, che meriterebbe solo che io gli sia grata.

[Oggi a Milano c'era l'inaugurazione di una mostra, di una persona a cui voglio bene, e volevo fargli una sorpresa. A noi (mio papà, mia mamma e io) si sono aggiunti i Patin.
Fede è arrivata poi: dopo un'ora che cercavo un posto all'aperto in cui mangiare]
*come se a cassano splendessimo.

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« Risposta #1 inserito:: Novembre 20, 2021, 06:13:03 pm »

Arturo Infante

Riflessioni di un vecchio Darwin.


"«Nella sua struttura di ricognizione onirica di un passato inconoscibile e di rapporto fantastorico sulla Roma imperiale al tramonto, come guardata attraverso l'oblò di un'astronave, il Satyricon non nasconde le sue ambizioni di essere un film sull'oggi. L'itinerario picaresco e becero dei due vitelloni antichi (purtroppo né personaggi veri né simboli) lascia il posto a un'ansia esistenziale e religiosa, all'interrogazione sul significato del nostro passaggio terreno. Su questo versante – al di là della straordinaria ricchezza figurativa, funerea e notturna dell'insieme – i momenti più felici sono l'episodio della villa dei suicidi e l'addio alla vita del poeta Eumolpo»
(Morando Morandini)

Il critico cinematografico Davide Rinaldi così spiega l'intimo significato del film ponendo un parallelo con La dolce vita:
«Come ne La dolce vita, il Fellini Satyricon mette i riflettori sulle abiezioni umane, i sogni, le babilonie, la negatività del protagonista, ma mentre il primo film si muoveva nell'ambito della civiltà contemporanea (riconoscibile per tutti) il secondo indaga l'inconscio collettivo, e per questo rappresenta un percorso e un'opera più ostica, a tratti noiosa, non di certo rassicurante. Gli spettatori assistono al film come se questo fosse fatto di sabbie mobili: ogni elemento contiene dei buchi neri in cui perdersi e per cui perdere continuamente il filo del discorso. La grandezza del Fellini Satyricon consiste ancora una volta nella sua inutilità, nel suo essere svincolato dai problemi dell'oggi e del domani, ma di rivolgersi direttamente nell'interiorità dell'umanità, al di là di confini spaziali, temporali, sociali.»"

https://it.wikipedia.org/wiki/Fellini_Satyricon


Sembra proprio che ci siano delle pregiudiziali negative nel comportamento dell'umanità, visto il non preoccuparsi del dispendio di risorse naturali dovuto a consumi eccessivi.
"Più sei ricco più consumi più inquini: non servivano studi approfonditi e denunce allarmate per saperlo, niente è più intuitivo dello stretto rapporto tra consumi e inquinamento. Tutto era già riassunto nel concetto (circolante da tempo) "quando asiatici e africani consumeranno come gli occidentali, il collasso ambientale sarà dietro la porta".
Ma ora che gli studi approfonditi ci sono, diventa più difficile ignorare che una delle virtù necessarie alla sopravvivenza della specie sarà, anzi è già, la sobrietà. Sobrietà che non significa miseria, penuria, mortificazione......
........
Per altro la storia culturale dell'umanità, fino da Roma antica (ben prima che gli uomini sospettassero un nesso tra le proprie attività e gli equilibri ambientali) abbonda di satire e di rampogne sugli eccessi dei ricchi; se Trimalcione, personaggio di fantasia ma ispirato alla realtà sociale del tardo Impero, divenne l'emblema della decadenza è perché l'orgia, l'abbuffata, la crapula hanno, della decadenza, il profumo mortifero." https://www.repubblica.it/.../una_tassa_su.../...
Ora quel "profumo mortifero" si arricchisce di droga dello stupro, di usare l'altro essere umano come una portata ad una cena elegante.
Stavolta l'evoluzione naturale potrebbe premiare i più sobri e lasciare a morir d'inedia i più crapuloni, colpire popolazioni che lasciano campo libero agli arrivisti aggressivi e consumatori compulsivi per mostrare la propria "grandezza".
"Ottanta milioni di persone producono il 16% delle emissioni globali. Non sono governi né aziende, non devono seguire accordi internazionali. Secondo Oxfam, l'impronta di carbonio dell'1% più ricco è 30 volte maggiore di quella necessaria per rimanere entro quota +1,5 °C.....

....

Il loro impatto ambientale infatti sta contribuendo direttamente all'alterazione del clima e rallentando l'obbiettivo di raggiungere i limiti per contenere il riscaldamento globale. Non essendo governi e neppure grandi aziende, non devono seguire accordi internazionali e sembrano sfuggire a ogni politica di contenimento. Una piccola élite che sembra avere un permesso speciale di inquinare. Secondo un nuovo studio commissionato da Oxfam ed eseguito dallo Stockholm Environment Institute e dall'Institute for European Environmental Policy, l'impronta di carbonio della parte più ricca della popolazione mondiale, che rappresenta solo l'1%, sta diventando 30 volte maggiore di quella che sarebbe necessaria per rimanere entro l'1,5 gradi di rialzo di temperatura. Ed è un fenomeno in continua crescita: nonostante sia stata programmata una diminuzione delle emissioni totali dal 2015, quelle dei super ricchi continuano a crescere, in particolare dagli anni Novanta in poi. 
Nello studio, il gruppo dell'1% risulta composto da tutti quelli che hanno un reddito maggiore di 150 mila euro, il 10% ha invece un guadagno superiore ai 50 mila euro. Per rimanere entro i limiti di Parigi ogni persona sulla Terra dovrebbe emettere 2,3 tonnellate di CO2 per anno entro il 2030. La media è ora pari al doppio, 4 tonnellate. L'1% arriva a 70 tonnellate, mentre erano 56 nel 1990. il 10 per cento a 20 tonnellate, la fascia successiva, di medio reddito, a 9......

.....

Per effettuare un'analisi più completa sono stati considerati non solo i consumi ma anche gli investimenti di capitale. Le scelte su quali attività finanziare sono molto significative. Contribuiscono infatti al 70% delle emissioni. Sono dunque ancora più dannose dei consumi diretto.
Va considerato anche che i più ricchi effettuano una forte influenza nell'immaginario, creando dei modelli che poi vengono copiati da molti e che esercitano una pressione nelle decisioni politiche.
Appare evidente, da questi dati, il concetto di ingiustizia climatica di cui parlano molti movimenti ambientalisti, primo tra tutti Fridays for future….

.....

Il modo giusto per intervenire, dicono i ricercatori, non è tassare i capitali, ma intervenire sui beni di lusso ad alta intensità di carbonio, come le mega ville, i suv o il turismo spaziale e sugli investimenti come le azioni nelle industrie del petrolio o i resort super accessoriati o altre attività che danneggiano l'ambiente.
I governi, che stanno adottando dei provvedimenti, dovrebbero porre attenzione sulle disuguaglianze del carbonio, intervenendo a spese dei più facoltosi è per aiutare i più poveri.
E' il momento di introdurre nuove tasse che spingano a cambiare comportamento e che permettano allo stesso tempo di aiutare chi sta pagando il prezzo più alto della crisi climatica perché è sottoposto ad eventi estremi che lo costringono a migrare, perché subisce una perdita di lavoro, perché la terra non produce più raccolti." https://www.repubblica.it/.../non_possiamo_piu.../...

Questo lo studio originario di Oxfam.

https://www.oxfam.org/.../carbon-emissions-richest-1-set...

Buon Giorno
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