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Autore Discussione: Il Cavaliere: nessun problema, è forte a Roma, ma lo aspettiamo al Nord  (Letto 2763 volte)
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« inserito:: Giugno 22, 2007, 10:48:15 pm »

Il Cavaliere: nessun problema, è forte a Roma, ma lo aspettiamo al Nord

Berlusconi minimizza: scelta da disperati

La scelta di mettere già oggi in campo Veltroni è per la Cdl il segnale che l'Unione punta a tornare al voto nella primavera 2008

 
ROMA — Ostenta sicurezza, Silvio Berlusconi: «La discesa in campo di Veltroni? Vuol dire che sono disperati. Che sanno che il crollo è vicino e le provano tutte, tanto è vero che anche i suoi "nemici" nella coalizione lo sostengono... E comunque, per noi non cambia nulla: abbiamo il popolo dalla nostra parte, tutti i sondaggi dimostrano che non c'è nessuna possibilità per lui di colmare il distacco che esiste tra Cdl e Unione, un miracolo gli ci vorrebbe, altro che. E poi, una cosa è essere forti a Roma, altra è prendere i voti al Nord, e lì lo aspettiamo. Comunque, meglio non dargli troppo peso, non alimentiamo un circuito mediatico che conviene solo a lui».

Pensieri, riflessioni, considerazioni ad alta voce affidate ai tanti che gli hanno parlato in queste ore, e che in effetti lo hanno trovato «tranquillo», «niente affatto preoccupato», preparato all'evento perché «era una cosa che si sapeva da tempo, dov'è la novità?». E però, si capisce che nelle reazioni del leader dell'opposizione, come degli altri esponenti del centrodestra, c'è un po' di verità ma anche un tattica. Berlusconi appunto non vorrebbe dare troppo peso alla scelta dell'avversario, uno che, come dice il suo portavoce Paolo Bonaiuti «tutto rappresenta tranne il nuovo: nel '94 Berlusconi si era appena affacciato sulla scena politica, e già Veltroni si era fatto battere da D'Alema alla segreteria del Pds...», uno che «lo vogliamo vedere andare a spiegare i suoi "I care" e "Africa e Internet" alle massaie di Voghera! ».

Però, in attesa di capire cosa succederà (in An c'è anche chi pensa che alla fine Veltroni potrebbe rinunciare) anche il Cavaliere ragiona su mosse e contromosse. I tempi, innanzitutto: «La sua investitura fa ritenere che stanno pensando al voto, altrimenti non lo avrebbero messo in campo in tutta fretta. Tenerlo lì per un anno sarebbe un cuocerlo a fuoco lento, Bruciarlo. Si avvicinano le urne nella primavera del 2008». Una previsione, ma anche una speranza per un leader che sa di non poter concedere troppo tempo agli avversari, che potrebbero riprendere fiato. E nemmeno è consigliabile lasciare campo aperto a quegli alleati che, oggi a bassa voce ma domani chissà, ragionano sull'esigenza di un cambio generazionale anche a destra. E dunque si cerca la strategia per mettere mediaticamente in difficoltà Veltroni.

Umberto Bossi punta sulla romanità del possibile candidato del centrosinistra come lato debole: «La sinistra ha perso i voti soprattutto al Nord e mi aspettavo che trovassero una persona gradita al Nord. Il sindaco di Roma è il sindaco di Roma...». Il leader udc Casini è molto cauto: «Veltroni? Non cambiano le cose, noi facciamo opposizione al governo». In Forza Italia e in An invece si comincia a lavorare ai fianchi Veltroni nel suo ruolo di sindaco: «Il degrado a Roma è sotto gli occhi di tutti», protesta l'azzurro Giro, mentre Fabrizio Cicchitto e Gianni Alemanno per An avvertono che la Cdl non tollererà il doppio ruolo di sindaco e candidato: «Se scende in campo, deve lasciare il Campidoglio». E a proposito di sindaci, è uno dei nomi forti del centrodestra, Letizia Moratti, a chiamarsi fuori, almeno per ora, da un'eventuale competizione: «Veltroni candidato? Io mi occupo di Milano».

Paola Di Caro
22 giugno 2007
 
da corriere.it
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