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Autore Discussione: Tacito: Il discorso di Càlgaco (Agricola) IL DISCORSO DI CALGACO  (Letto 3917 volte)
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« inserito:: Luglio 15, 2021, 10:13:08 pm »

Il Monitore Democratico.
24 novembre 2020 ·

Tacito: Il discorso di Càlgaco (Agricola)
IL DISCORSO DI CALGACO
(Agricola, Capitolo XXX, par. 4/7)


TESTO
Nos terrarum ac libertatis extremos recessus ipse ac sinus famae in hunc diem defendit: nunc terminus Britanniae patet, atque omne ignotum pro magnifico est;
sed nulla iam ultra gens, nihil nisi fluctus ac saxa, et infestiores Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias.
Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, et mare scrutantur: si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit: soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt.
Auferre, trucidare, rapere, falsis nominibus imperium, atque, ubi faciunt solitudinem, pacem appellant.

TRADUZIONE E ANALISI
L’isolamento (recessus) stesso (ipse) e l’oscurità della fama (sinus famae letteralmente è: la terra della fama) hanno difeso, fino a questo giorno, noi [che siamo] agli estremi del mondo e della libertà (nos terrarum ac libertatis extremos – nel senso che i caledoni abitano gli estremi territori del mondo e sono gli ultimi a conservare la libertà), adesso si apre (patet) l’estremo limite della Britannia (terminus Brittaniae) e tutto ciò che è ignoto è ritenuto meraviglioso (omne ignotum pro magnifico est);
ma ormai [non c’è] nessun altro popolo (nulla ultra gens), nulla se non le onde (fluctus) e gli scogli (saxa), e ancora più pericolosi (infestiores – comparativo assoluto) i Romani, dei quali vanamente potresti evitare (effugias – è un « tu generico » non il riferimento ad un interlocutore reale) la superbia con la sottomissione e l’umiltà (per obsequium ac modestiam – complementi di mezzo).
Predatori del mondo (raptores orbis), dopo che ai devastatori (vastantibus – participio sostantivato) di tutto (cuncta – oggetto di vastantibus) mancarono (defuere forma arcaica per defuerunt) le terre, scrutano (scrutantur - da scrutor che deriva da scruta, “roba vecchia”, “cenci”, dall’azione del frugare rovistando, dei cenciaioli con gli stracci, diventa poi quella di scrutare, cercare con attenzione minuziosa) persino (et vale etiam) il mare; avidi, se il nemico è ricco, ambiziosi se povero, che né l’Oriente, né l’Occidente non potrebbe saziare (satiaverit); soli fra tutti (omnium – genitivo partitivo) bramano (concupiscunt – desiderano ardentemente) le ricchezze e la miseria con la stessa brama (pari adfectu – ablativo di modo).
Con falsi nomi chiamano (appellant) impero il rubare, il massacrare, il rapire (auferre, trucidare, rapere – infiniti presenti sostantivati che fungono da complemento oggetto di appellant), e, dove fanno il deserto (ubi faciunt solitudinem), lo chiamano pace.

Commento:

Tema:
Càlgaco, uno dei capi dei Calèdoni, nell’imminenza di una battaglia, pronuncia, un discorso veemente contro i Romani. Le parole di Càlgaco non rispecchiano il pensiero di Tacito, che fedele e leale funzionario dell’Impero Romano, vuole in questo modo dar voce al punto di vista dei vinti e presentare opinioni e tesi, diverse dalle sue, ma comunque degne di considerazione.
Non è la prima volta che, nella storiografia latina, si interpretano i fatti immedesimandosi nei popoli conquistati. Infatti sia Cesare nel De bello Gallico (VII, 77), che Sallustio, nel Bellum Iugurthinum (41, 1) ed anche nella lettera di Mitridate ad Arsace, avevano fatto pronunciare dure accuse contro l’espansionismo dell’impero ed avevano denunciato le brutalità commesse dai romani sulle popolazioni conquistate.

Tacito riesce a illustrare molto efficacemente le ragioni ideali che stanno alla base della ribellione di un popolo al dominio dei romani, condanna la prepotenza e la rapacità dei Romani, avidi di ricchezze, mossi dalla smania del dominio persino verso popoli poveri, li definisce raptores orbis, “predoni del mondo”. Nella sentenza finale la denuncia arriva al culmine demistificando le ragioni dei vincitori con l’affermazione che il loro “depredare, trucidare, rubare” si nasconde falsamente dietro il nome di Impero e dove dicono di voler portare la pace in realtà fanno il deserto. La lotta di coloro che si battono per la propria libertà ne esce quindi nobilitata.

Forma metrica:
Figure retoriche:
sinus famae – metafora = il sostantivo sinus significa propriamente “piega”, “sinuosità”, “insenatura”, per metafora assume il significato di “oscurità”: come una piega copre e nasconde o come un’insenatura sottrae al mare aperto un tratto della costa, così il fatto che i Caledoni risiedano in luoghi lontani ha rappresentato per loro una sorta di rifugio che li ha finora protetti.
si locuples… si pauper - antitesi
non Oriens, non Occidens – non...non.. anafora
opes… inopiam – antitesi
Verbi:
defendit (pf. ind.) da defendo, is, fendi, ensum,ere, 3 con. = difendere
patet (pres. ind.) da pateo, es, patui, ere , 2 con = essere spalancato/aprirsi
effugias (cong. pres.) da effugio, is, fugi, ere, 3 con. = evitare
vastantibus (participio pres.) da vasto, as, avi, atum,are, 3 con.= devastare
defuere (pf. ind) da desum, es, defui, esse comp.di sum = mancare
scrutantur(pres. ind.) da scrutor, aris, atus sum, ari, 1 con. dep = scrutare
satiaverit (cong. pf.) da satio, as, satiavi, atum, are, 1 con. = saziare
concupisco (pres. ind.) da concupisco, is, ivi, cupitum, ere - 3 con. = bramare
auferre (infinito presente) da aufero, fers, abstuli ,ablatum, auferre, anom. = rubare
trucidare (infinito presente) da trucido, as, avi, atum, are, 1 con.= massacrare
rapere (infinito presente) da rapio, is, rapui, ere, 3 con. = rapire
appellant (pres.ind.) da appello, as, avi, atum, are, 1 con. = chiamare
faciunt (pres.ind.) da facio, is, feci, actum, ere = fare
da - http://www.parafrasando.it/…/ta…/il-discorso-di-calgaco.html

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« Risposta #1 inserito:: Luglio 18, 2021, 12:29:39 pm »


... raptores orbis, “predoni del mondo”.


IL DISCORSO DI CALGACO vale ancora oggi!
Siamo circondati da Predoni di ogni tipo e ad ogni livello compresi, le ambizioni localiste di neo-feudatari separatisti per rapinare benefici egoistici, oppure le intenzioni dichiarate dei fautori dell'odio e delle paure diffuse per scopi propagandistici da movimenti e partiti Sfascisti, per non dimenticare sanitari obiettori di coscienza che dietro compenso non obiettano ed eseguono pratiche richieste consapevolmente giustificate dal libero arbitrio. 

L’elenco sarebbe lungo e mi astengo, ma ogni Cittadino che tiene al proprio diritto di esserlo e intende recuperare la propria dignità, sicurezza e serenità aggiungerà molte altre predazioni, anche parlandone in famiglia.

ciaooo       
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« Risposta #2 inserito:: Luglio 30, 2021, 03:43:41 pm »

La morte sociale

February 03, 2020

Se ne parla solamente quando un fatto di cronaca viene particolarmente condiviso dai media, suscita quello scalpore commentato sui social che il giorno dopo si affievolisce fino a scomparire. Non servono fatti eclatanti di violenza nei confronti di donne anziane per far affiorare un problema misconosciuto che non può lasciare indifferenti.
Colpire una fascia di età e genere particolarmente fragile come quella delle donne anziane dovrebbe invitare a molte riflessioni. Diversi studi concordano sul fatto che la violenza sugli anziani è una violenza occulta, sommersa, seppure viva nella quotidianità.

Il maltrattamento infatti si perpetra attraverso gesti di sconosciuti, ma anche di persone che si prendono cura della persona anziana (caregiver) e talvolta anche da parte di familiari.
A livello di comunità diventa sempre più urgente la necessità di includere una particolare attenzione alla persona anziana che incontriamo ogni giorno, che salutiamo appena il mattino o che non “vediamo” affatto all'entrata delle abitazioni. Io definisco un “dovere sociale” quello di scambiare qualche parola con chi vive solo, perché prevenire fatti come quelli accaduti in passato è possibile, ma solo attraverso dei buoni rapporti di vicinato che rafforzano l'identità sociale della persona e la sua qualità di vita. La tendenza, da invertire, è infatti proprio quella di aumentare il divario tra le generazioni e di conseguenza le possibilità relazionali tra giovani e anziani, relegando questi ultimi verso quella che è stata definita da Bauman “la morte sociale”.

La percezione dell'insicurezza aumenta con il crescere dell'età, fino alla fascia 60-69 anni, per poi diminuire. Questa diminuzione però, è bene saperlo, è dovuta al fatto che i più anziani e le più anziane tendono a chiudersi in casa, semplicemente escono sempre meno. E allora: vogliamo che essi siano autonomi il più a lungo possibile, ma non consideriamo abbastanza il fattore sociale che ricade fortemente sui fattori psicofisici di salute.

Siamo noi tutti chiamati ad un esercizio di attenzione e solidarietà: “l'affetto verso gli altri apre l'ingegno e rende luminose le menti” (Seneca).

Da - https://www.paolataufer.com/psicoinfo/2020/la-morte-sociale
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« Risposta #3 inserito:: Agosto 02, 2021, 10:07:12 pm »

""... Mentre in realtà, coloro che vogliono il progresso, vorrebbero invece la creazione, la produzione di beni necessari.""» -

Chi stabilisce quali sono i beni necessari?
A quale realtà e ambiente si riferisce Pasolini, beni necessari nell’Italia del nord o nel Sud, o nell’Africa?
Il progresso non è la quantità di "beni" più o meno necessari, non è il consumerismo in una società consumista, sgangherata, che ha perso i valori tradizionali e storpiato quelli moderni.
Non è tutti uguali perché tutti poveri e soggiogati dal Regime o dall’Ideologia di Partito.
Sempre interessante leggere Pasolini ma poi, subito dopo, uscire all’aperto nella realtà della società attuale con in testa la società possibile in futuro, molto più aperta e impegnata nella ricerca della serenità per tutti e del progresso senza camicie di forza.

E la chiamano UTOPIA.
ciaooo
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« Risposta #4 inserito:: Settembre 09, 2021, 05:31:15 pm »


Partendo dalla mia considerazione sulle sentenze eterne di antichi filosofi non ancora assimilate, dopo millenni, dalla moltitudine.

Una Massa di persone che, come la creta, si fa plasmare dal "vasaio" di turno, io intendo definirla come nome proprio, dandole una notazione specifica, adatta e adattata a una comunità manipolabile.
Massa che va identificata e ben distinta, nella quantità del suo peso e nella qualità della sua presenza, nella realtà di una società Nazionale ed Europea.

Per questo l’arma del referendum la si deve gestire con molta prudenza e solo dopo una adeguata profonda preparazione della Gente.
Le guasconate che bruciano opportunità non sono tutte da addebitare al Guascone di turno.

La Massa di persone con diritto di voto, socialmente sprovvedute e personalmente inconsapevoli, può arrecare grandi danni e forti sofferenze a tutta la popolazione di una Nazione o di un Continente.
ciaooo
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