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Autore Discussione: Piergiorgio ODIFREDDI.  (Letto 82021 volte)
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« Risposta #75 inserito:: Febbraio 10, 2012, 11:11:59 am »

9
feb
2012

Piergiorgio ODIFREDDI

100.000 nuovi prof di mate!


Barack Obama, tra le tante misure anticrisi e prosviluppo della sua amministrazione, ne ha proposta una veramente singolare, almeno dal nostro punto di osservazione: “Voglio centomila nuovi professori di matematica nelle nostre scuole, saranno loro a rendere l’America più competitiva”. Perché, ha aggiunto: “Più scienza nel futuro dei giovani è la chiave per avere una marcia in più, e aumentare le chance di successo sul mercato del lavoro”.

Che le cose stiano così, non c’era bisogno che lo dicesse il presidente degli Stati Uniti. Bastava ricordare che il mondo occidentale, e ormai l’intero mondo globalizzato, si basa sulla tecnologia. Che la tecnologia si basa sulla scienza. E che la scienza si basa sulla matematica. Dunque, se si vuole potenziare il mondo occidentale, bisogna potenziare a cascata la tecnologia, e dunque la scienza, e dunque la matematica.

Obama ha infatti precisato che la sua proposta di incremento del numero di professori, dalle elementari alle superiori, non si limita a quelli di matematica, ma coinvolge tutte le scienze: fisica, chimica, biologia e informatica. E ha fatto seguire alle parole i finanziamenti, assegnando 80 milioni di dollari al Ministero dell’Istruzione per i corsi di formazione di questi nuovi insegnanti, ai quali si affiancheranno 22 milioni di finanziamenti privati.

Come se non bastasse, Obama ha affermato che non basta reclutare nuovi insegnanti: “Bisogna saperli trattenere a scuola, con gli incentivi giusti”. Dunque, altri 300 milioni di dollari andranno a “migliorare i sistemi di remunerazione, incentivo e promozione professionale del corpo insegnante”. Cioè, in particolare, ad aumentare gli stipendi.

Inutile dire che ci sembra di sentire notizie che provengono non da questa Terra, ma dalla Luna o da Marte. Perché siamo reduci da un triennio di distruzione della scuola pubblica da parte del governo Berlusconi e del ministro Gelmini, che si sono distinti per i tagli dei finanziamenti, l’umiliazione dei professori e lo svilimento delle scienze: persino al liceo scientifico, dove tra gli indirizzi offerti continuano ridicolmente a sopravvivere quelli con il latino.

Questa settimana Monti è a Washington, ma sono pronto a scommettere che le parole di Obama non le sentirà. Che, se le sentirà, non le capirà. E che, se le capirà, non le ricorderà. D’altronde, non è stato proprio lui a elogiareil disastro combinato dalla Gelmini?
A dichiarare che il suo governo avrebbe continuato, nella scuola, lo scempio del precedente? E a dire al Papa che continuerà a favorire le scuole dove si insegnano le favole e gli anacronismi, invece delle scienzee della matematica?

Dunque, per una volta, viva Obama! E, come sempre, abbasso Monti!

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/02/09/100-000-nuovi-prof-di-mate/
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« Risposta #76 inserito:: Febbraio 13, 2012, 11:40:40 am »

13
feb
2012

Piergiorgio ODIFREDDI

La Grecia brucia

La Grecia è arrivata alla resa dei conti. Il Parlamento si accinge a capitolare di fronte al plotone d’esecuzione costituito dalla cosiddetta troika, formata dall’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale. La società civile sta protestando violentemente di fronte al Parlamento. Il primo ministro Papademos, alter ego del nostro Monti, ha dichiarato che “il vandalismo e la distruzione non hanno un posto nella democrazia”: le stesse parole usate ieri, in maniera preventiva, dal nostro presidente Napolitano.

Naturalmente, i mandanti (im)morali della troika, e gli esecutori materiali del governo greco, presentano le misure che stanno per essere adottate come “inevitabili e necessarie”: le stesse parole che abbiamo sentito anche noi, fino alla nausea, dal colpo di mano del 9 novembre 2011 a oggi. E queste misure (udite, udite!) consistono in: “Una radicale riforma del mercato del lavoro, con una profonda liberalizzazione. Una diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito, e un taglio delle pensioni. Una drastica economia di spesa in settori pubblici, come gli ospedali e le autonomie locali. E la vendita dei gioielli di famiglia, come le quote pubbliche in petrolio, gas, acqua e lotteria”.

Queste misure non si chiamano “austerità”, o “sacrifici”, ma distruzione dello stato sociale e svendita del pubblico al privato.
Esse sono dello stesso tenore, vanno nella stessa direzione, e sono ispirate dalla stessa insana ideologia, delle “riforme” che il nostro governo sta cercando di far passare anche da noi. E che, per ora, il nostro popolo ex-sovrano ha mostrato di accettare con maggior spirito di sopportazione, e minor spirito di sopravvivenza, di quello greco.

Nel suo editoriale di ieri su Repubblica, parlando delle conseguenze del possibile default della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda, Scalfari ha scritto che “il fallimento di due o tre paesi dell’Eurozona avrebbe ripercussioni molto serie sul sistema bancario internazionale, obbligando gli Stati nazionali a nazionalizzare totalmente o parzialmente una parte notevole dei rispettivi sistemi bancari”. Ma, più che una minaccia, questa dovrebbe essere percepita come una speranza!

Perché ormai è chiaro che le banche hanno una buona parte di responsabilità nella crisi mondiale, avendola fomentata con una manovra di strozzinaggio in due tempi: dapprima, finanziando e comprando una larga parte dei debiti sovrani degli stati, e poi, minacciando di chiederne la restituzione. Gli uomini delle banche al governo, in Grecia come in Italia, ci spiegano che dobbiamo piegarci al ricatto, pagando il riscatto della svendita dello Stato. I dimostranti di Atene dimostrano, appunto, che si può dire no agli strozzini, anche quando ti puntano la pistola alla tempia, e sono pronti a premere il grilletto

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/02/13/la-grecia-brucia/
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« Risposta #77 inserito:: Febbraio 17, 2012, 05:02:49 pm »

15
feb
2012

La famiglia cristiana è nuda

 Piergiorgio ODIFREDDI


Ieri sera Celentano ha lanciato alcune bombe dal palco dell’Ariston, dove si tiene l’anacronistico Festival di Sanremo. Una delle sue bombe è stata la dichiarazione che Avvenire e Famiglia cristiana dovrebbero chiudere, perchè usurpano il messaggio evangelico e il nome di Gesù. Sono, cioè, espressioni di una Chiesa mondana, invece che spirituale. O, se si preferisce, fanno politica, invece che religione.

Naturalmente, i farisei si stracciano le vesti, non appena qualcuno enuncia una verità al loro proposito. O, almeno, così fanno nei Vangeli. E sembra anche in rete, viste le reazioni sdegnate delle testate incriminate, e dei loro portavoce ufficiali e ufficiosi. Primo fra tutti quel (finto?) tonto del direttore di Rai1, Mario Mazza, che prima concede al cantante lo spazio per poter dire qualunque cosa gli passi in mente, pagandolo pure 350.000 euro a puntata, e poi si stupisce che lui lo faccia.

Ora, i monologhi del cantante sono naturalmente un esempio di banalità travestite da profondità. Ma che le banalità siano appunto banali, non implica che siano necessariamente false. E che la Chiesa rappresentata da Avvenire e Famiglia cristiana sia un’organizzazione molto mondana, e molto poco spirituale, non ci voleva Celentano a scoprirlo, e non è stato scoperto ieri sera!

La Chiesa ama naturalmente interpretare la Grande Meretrice dell’Apocalisse come la Roma imperiale, all’insegna del motto: “i cattivi sono sempre gli altri”. Ma nel corso dei secoli sono stati molti a pensare che fosse invece molto più realistico applicare la cruda metafora alla Chiesa stessa. Basta leggere la Divina Commedia di Dante, o il Trattato sull’Apocalisse di Newton. O ricordare il motivo dello scisma protestante.

Soprattutto, basta orecchiare le inchieste giornalistiche di questi ultimi anni, per rimanere allibiti dalla girandola di scandali che infangano la Chiesa, qui e ora: la pedofilia ecclesiastica, gli intrallazzi dello Ior, i gentiluomini di Sua Santità, le lotte di potere e le malversazioni economiche rivelate dai Vatileaks … Ce n’è per tutti i gusti, e Avvenire e Famiglia cristiana hanno il loro bel daffare a cercare di arginare, smentire e distorcere le rivelazioni, appunto.

Ora, è ovvio che le esternazioni passeggere di Celentano non rischiano certo di far chiudere i due giornali: ci mancherebbe! Ma un po’ di dignità e di senso delle proporzioni non guasterebbero, da parte di chi si ispira al Vangelo, e dovrebbe dunque sapere che è troppo facile, oltre che troppo comodo, guardare la pagliuzza nell’occhio di un cantante, invece delle travi nel proprio.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/02/15/la-famiglia-cristiana-e-nuda/
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« Risposta #78 inserito:: Febbraio 25, 2012, 04:29:34 pm »

24
feb
2012

Piegiorgio ODIFREDDI

L’ultima ora della religione

E’ uscito l’ultimo rapporto della Conferenza Episcopale Italiana sull’insegnamento della religione nelle scuole. Obtorto collo, per usare la lingua morta che tanto piace ai morti viventi, i vescovi hanno dovuto ammettere una serie di fatti per loro spiacevoli.

Primo. Nei vent’anni trascorsi dal 1993, anno della prima rilevazione, a oggi, per la prima volta la percentuale di studenti che rifiutano l’insegnamento clericale è salito sopra il 10 per cento, per un totale di circa 800.000 studenti. E la tendenza costante è appunto quella di un aumento regolare.

Secondo. I rifiuti sono massimi dove gli studenti possono scegliere per sé, invece di subire le pressioni delle famiglie, e arrivano al 16 per cento nelle superiori. Ma alle scuole materne, dove si può immaginare che i genitori siano più giovani della media, la percentuale è salita dell’1 per cento in un solo anno, dal 7,5 all’8,5 per cento.

Terzo. Le percentuali di rifiuto sono direttamente proporzionali al livello di sviluppo e di cultura del paese. In particolare, sfiorano il 27 per cento al Nord, scendono al 19 per cento al Centro, e crollano a un misero 2,5 per cento al Sud.

Quarto. Nelle superiori, i rifiuti dipendono fortemente dal tipo di scuola. Nei licei artistici sono leggermente superiori al 21 per cento, e nelle scuole professionali e tecniche di poco inferiori. Ad abbassare la media nazionale sono dunque le scuole umanistiche, come i licei classico e scientifico.

Quinto. A fronte della specifica contrazione della frequenza all’ora di religione, e della generale contrazione delle risorse umane ed economiche per la scuola, gli insegnanti di religione sono l’unica categoria a essere aumentata, di ben il 2 per cento in un solo anno, passando dai 12.894 di due anni fa, ai 13.166 dello scorso anno.

Sesto. La propaganda clericale è ormai affidata in massima parte ai fiancheggiatori esterni, e gli insegnanti non-preti (che vengono eufemisticamente, benché letteralmente, definiti “laici”) sono ormai l’88 per cento del totale.

Le conclusioni sono talmente ovvie, che non varrebbe nemmeno la pena di enunciarle. Ma poiché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, forse è utile ripeterle: l’insegnamento religioso fa maggior presa nelle zone più sottosviluppate e meno acculturate del paese, fra le famiglie con genitori più vecchi, nelle scuole più umanistiche e meno scientifiche, e tra gli studenti che non possono scegliere da sé. A buon intenditor, poche parole.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/02/24/lultima-ora-della-religione/
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« Risposta #79 inserito:: Marzo 01, 2012, 10:48:30 am »

27
feb
2012

Monti e Passera, santi subito!


Fin dal primo post sulle aspettative del governo Monti, avevo fatto notare che un governo di bigotti non poteva che essere asservito agli interessi della Chiesa. Puntualmente, la troppo facile profezia si è avverata.

Lasciamo pure perdere i salamelecchi reciproci, che in questi mesi il presidente del Consiglio e i suoi ministri hanno fatto e ricevuto dal Papa e dai suoi cardinali. Lasciamo perdere la corsa all’aeroporto del neo-non-eletto premier, fresco di soli due giorni di governo, per salutare ufficiosamente il Papa in partenza per uno dei suoi soliti viaggi di andata e (purtroppo) ritorno. Lasciamo perdere la visita ufficiale in Vaticano, per prendere ordini a due soli mesi dall’insediamento. Lasciamo perdere il resto della solfa, che potrebbe continuare per pagine.

Ma non possiamo, né dobbiamo, lasciar perdere la scandalosa farsa dell’Imu alla Chiesa. Com’è noto, all’atto della presentazione del decreto Salva Italia il presidente del Consiglio, e il suo degno ministro Passera, avevano entrambi risposto alle domande dei giornalisti al proposito, dicendo testualmente che “non avevano ancora pensato alla questione”. Sempre in chiesa entrambi, ma troppo impegnati a parlare con Dio, come De Gasperi, per potersi accorgere dei preti, come Andreotti.

Per fortuna, molti pensavano, ci sono l’Unione Europea e la sua procedura di infrazione per illeciti aiuti di Stato, aperta nel 2010 e ancora in corso. Finalmente, molti credevano, il Vangelo sarà vendicato e la Chiesa dovrà accettare, sia pur di malavoglia, di dare a Cesare ciò che è di Cesare. E quando Monti ha parlato al Parlamento Europeo, e annunciato che intendeva ripristinare la legalità violata da Mussolini e da tutti i suoi successori, per un momento persino io ci ho creduto.

Che ingenuo, a fidarmi anche solo per un momento di un bigotto! Dapprima abbiamo assistito a un balletto di dichiarazioni farisaiche, in cui Bertone e Bagnasco da un lato, e Monti e Passera dall’altro, dicevano che era giusto che la Chiesa pagasse il giusto. E poi abbiamo capito che il giusto, come lo intendevano appunto i novelli Farisei, sarebbe “non pagare le tasse quando si dichiara di non fare profitti”: ovviamente, non per i milioni di lavoratori onesti, che alla fine del mese accumulano effettivamente solo debiti, ma per le attività commerciali e a pagamento di una delle multinazionali più ricche del mondo!

La magra soddisfazione di questa farsa, è poter dire che l’avevamo prevista. La triste realtà, è che la Chiesa ci ha messi nel sacco un’altra volta. Anzi, due. Perchè ormai abbiamo capito che la legge sarà formulata in modo da bloccare la procedura di infrazione europea, e da permettere alla Chiesa di continuare a fare ciò che ha sempre fatto: rubare ai poveri che pagano le tasse, perché così lo stesso Monti ha definito l’evasione fiscale, per dare ai ricchi che non le pagano. Il tutto, ovviamente, nel nome di Dio e nel nome di Gesù Cristo. Amen, purtroppo, almeno per noi.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/02/27/monti-e-passera-santi-subito/
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« Risposta #80 inserito:: Marzo 08, 2012, 04:48:05 pm »

6
mar
2012


Pirati veri e presunti

Piergiorgio ODIFREDDI


Qualcuno ricorderà uno scandaloso episodio di alcuni anni fa. Il 3 febbraio 1998 un aereo militare dei marines, partito dalla base di Aviano, recise i cavi della funivia del Cermis, in Val di Fiemme, provocando la morte di 20 persone.

Gli americani, da bravi coloni del mondo, cercarono dapprima di negare l’accaduto, arrivando a insinuare che la funivia era caduta per conto suo. La popolazione insorse, di fronte all’arroganza della superpotenza. La richiesta di processare in Italia i quattro responsabili della strage fu negata, in base alla Convenzione di Londra sullo statuto dei militari della Nato.

Il processo farsa contro il pilota Ashby e il navigatore Schweitzer si svolse di fronte a un tribunale militare della Carolina del Nord nel marzo 1999, e si concluse con un’assoluzione. Nel maggio 1999 i due furono riprocessati per un reato minore (la distruzione dei nastri di volo), degradati e rimossi dal servizio. Il pilota fu condannato a sei mesi, ma ne scontò solo quattro.

Il Senato degli Stati Uniti stabilì nel febbraio 1999 un risarcimento danni di 40 milioni di dollari per i famigliari delle vittime e la riparazione dei danni, ma il Congresso non ratificò il provvedimento, che decadde. Il risarcimento fu poi pagato nel dicembre 1999 dal governo italiano, e rimborsato al 75% dal governo degli Stati Uniti.

Il comportamento dell’esercito, del parlamento e del governo degli Stati Uniti dimostrò che al mondo esistono stati prepotenti e arroganti, che rivendicano l’impunità per le azioni criminali perpetrate dai propri militari all’estero, soprattutto quando compiute ai danni dei cittadini di stati che essi considerano come vassalli o subordinati.

L’episodio dei due marò italiani, accusati dell’omicidio di due indiani in una sedicente azione “antipirateria” nelle acque dell’Oceano Indiano, ha inquietanti analogie con l’episodio del Cermis. Vi si ritrovano la stessa arroganza da parte dei militari e del governo italiano, nei confronti dei cittadini e dello stato indiano, che gli americani avevano dimostrato nel confronto dei nostri.

Il ministro degli Esteri italiano ha definito la situazione “inaccettabile”. Ha ragione, ma nel senso contrario a quello che lui intende. I tribunali e la popolazione indiana si stanno infatti comportando, nei confronti dei nostri militari, esattamente come si erano comportati i tribunali italiani e la popolazione italiana nei confronti dei militari americani.

In entrambi i casi, può darsi che la legislazione internazionale permetta di trovare scappatoie formali per sottrarre gli accusati a un giusto processo, facendoli evadere dal luogo del crimine e sottoponendoli a un giudizio addomesticato a casa loro. Ma la giustizia universale e sostanziale reclamerebbe che i militari stranieri non stessero anzitutto a casa d’altri. E che quando vi combinano gli inevitabili guai che prima o poi succedono quando vi stanno, ne pagassero almeno le conseguenze, invece di pretendere un’impunità mascherata da immunità.

DA - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/03/06/pirati-veri-e-presunti/
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« Risposta #81 inserito:: Marzo 24, 2012, 03:25:38 pm »

23
mar
2012

Quel coccodrillo del Papa

Piergiorgio ODIFREDDI

Il Papa è partito per il Messico e Cuba, per una missione di fondamentale importanza: riportare “a casa” un cucciolo di coccodrillo di una specie in via di estinzione, sequestrato dal Corpo Forestale dello Stato a un privato che lo teneva illegalmente in casa, affidato alle cure del Bioparco di Roma, e infine donato al Papa a causa della sua nota passione per gli animali, dai gatti domestici agli orsi bruni dello stemma.

Vista la solennità dell’occasione, il presidente del Consiglio si è di nuovo precipitato all’aeroporto, per salutare il bianco vegliardo al suo ventitreesimo viaggio “all’estero”: come se, per chi vive e regna nello stato indipendente della Città del Vaticano, anche l’Italia non fosse, e non dovesse essere, “estero”.

Ma tant’è. Evidentemente il Papa in Italia si sente a casa sua, e le sottomesse autorità dello Stato fanno a gara per confortarlo in questo suo sentimento. Ad esempio, fornendogli un aereo dell’Alitalia per il suo viaggio di andata, mentre il viaggio di ritorno viene in genere offerto dall’ultimo paese visitato. In genere, appunto, ma non sempre, perché a volte l’aereo dell’Alitalia, dopo aver portato il passeggero e la sua corte a destinazione, attende l’intera compagnia e la riporta indietro, al patrio “estero meno estero”.

Ora, il presidente del Consiglio ha fatto, delle vuote azioni dimostrative, una caratteristica del suo governo: forse per distogliere populisticamente l’attenzione dalle piene misure dei suoi provvedimenti antipopolari (nel senso, letterale, di “contro il popolo”). Una di queste azioni dimostrative è la proibizione di usare aerei e voli di stato per i ministri che non siano in missione ministeriale, e per i loro amici e parenti in qualunque occasione.

La coerenza non vorrebbe dunque che si cominciasse anche a far dimostrativamente pagare al Papa i costi dei suoi numerosi viaggi all’estero-estero? E, per buona misura, anche quelli all’estero-meno-estero, cioè in Italia? Anche perché, così non facendo, si assimilerebbe il Papa in sedicente “missione apostolica” a un nostro funzionario di Stato in missione ministeriale. Per non dire, più realisticamente, al nostro capo di Stato in missione diplomatica.

Naturalmente, si tratterebbe solo di gocce d’acqua nell’oceano dei finanziamenti al Vaticano e alla Chiesa, che questo governo si è ben guardato dall’intaccare, dopo averli fintamente e timidamente messi in discussione. Ma si tratterebbe almeno di un contentino offerto a coloro che si vedono depredati addirittura del diritto al lavoro e della sua tutela, negli stessi giorni in cui il cagnolino Monti saluta scodinzolante il Papa che parte per i Caraibi con il suo coccodrillino.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/03/23/quel-coccodrillo-del-papa/
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« Risposta #82 inserito:: Aprile 05, 2012, 10:37:08 am »

31
mar
2012

La danza della pioggia

Piergiorgio ODIFREDDI

Il cardinale di Firenze, sua eminenza Giuseppe Betori, ha lanciato un appello a “pregare per il dono della pioggia”. Il sindaco di Trebaseleghe, l’insegnante di religione Lorenzo Zanon, gli ha fatto eco, ricordando che “le preghiere per la pioggia sono sempre esistite”. Anche se, a dire il vero, una volta i selvaggi le chiamavano più semplicemente “danze”.

I secoli e i millenni passano, ma la tribalità e i selvaggi rimangono. Vallo a spiegare, a quei buontemponi che credono ancora in Eolo e Giove, timidamente mascherati da Dio Padre, che il vento e la pioggia sono fenomeni regolati dalle leggi della fisica, e non dai capricci delle divinità, dell’Olimpo o del Sinai che siano.

Vallo a spiegare, a quei sempliciotti che non leggono altro che libri di duemila anni fa, che nel 1963 Edward Lorenz ha trovato un semplice modello matematico del tempo atmosferico, regolato da tre piccole equazioni differenziali ordinarie, che esibisce un comportamento caotico. E che in quelle equazioni non c’è nessun posto per gli dèi o per Dio, come d’altronde non c’è in nessun’altra equazione della fisica, della chimica o della biologia.

Vallo a spiegare, a quelle caricature di credenti, che se anche ci fosse un Dio onnisciente e onnipotente, per definizione saprebbe cosa deve fare, e sarebbe in grado di farlo. Dunque, se decidesse di non far piovere per un po’, così dovrebbe essere, per il bene supremo dell’universo, o almeno della Terra. E le preghiere di far piovere, non potrebbe che interpretarle come un ridicolo e patetico tentativo di insegnare ai gatti ad arrampicarsi.

Signor cardinale, signor sindaco, signori danzatori, forse è ora che apriate gli occhi alla realtà. E anche a qualche libro, che vi aggiorni su quello che è successo al mondo, dai tempi a cui vi siete fermati. Eolo e Giove nel frattempo sono andati in pensione, ed è inutile che vi affanniate a invocarli. Più utile sarebbe invece, gli uni per gli altri, che in pensione ci andaste pure voi.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/03/31/la-danza-della-pioggia/
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« Risposta #83 inserito:: Aprile 06, 2012, 04:36:05 pm »

5
apr
2012

Fine di un troglodita

Pierfiorgio ODIFREDDI

Finalmente esce di scena, travolto dagli scandali, uno dei tribuni del popolo più rozzi e imbarazzanti che abbia mai avuto il nostro paese, che pure ci ha fatto ripetutamente vergognare per la levatura personale, morale e politica della sua classe dirigente.

Umberto Bossi ha incarnato per venticinque anni l’anima più rudimentale, ignorante e becera dell’italiano medio. E la Lega Nord ha rappresentato gli interessi più provinciali, conservatori e qualunquisti di una piccola (anzi, piccolissima) borghesia, degnamente rappresentata dal suo indegno leader.

Quello che molti indicavano come un “politico finissimo” era ed è, in realtà, soltanto una persona sgradevole e volgare, i cui unici argomenti dialettici non andavano oltre il dito medio continuamente alzato verso l’interlocutore, e il vaffanculo continuamente biascicato come un mantra.

Il cosidetto “programma politico” della Lega, d’altronde, era all’altezza di questa bassezza, e si limitava al protezionismo nei confronti dei piccoli commercianti e dei piccoli coltivatori e allevatori diretti, condito da anacronistici proclami per la secessione e l’indipendenza di una fantomatica Padania.

Le patetiche cerimonie a Pontida, e le ridicole simbologie solari o guerriere, rimarranno nella storia del kitsch, a perenne ricordo delle camicie verdi: versione di fine secolo delle camicie nere o brune della prima metà del Novecento, e ad esse accomunate dall’ottuso odio razziale e xenofobo.

Che un movimento e un leader di tal fatta abbiano potuto raccogliere i consensi di una parte consistente della popolazione del Nord Italia, era ed è un’ironica smentita della sua supposta superiorità nei confronti di “Roma ladrona” e del “Sud retrogrado”, oltre che una testimonianza significativa del suo imbarbarimento.

Come se non gli fossero bastati luogotenenti quali Borghezio, Calderoli o Castelli, negli ultimi tempi Bossi aveva lanciato e imposto in politica il proprio figlio degenere. E’ un degno contrappasso, il fatto che proprio le malefatte del rampollo abbiano contribuito alla caduta del genitore. E, speriamo, anche del suo movimento.

Padre e figlio possono ringraziare la fortuna che li ha fatti nascere in Italia, e non in Iraq o in Libia, anche se entrambi hanno contribuito a far regredire il nostro paese al livello di quelli. Non li vedremo dunque trascinati nella polvere, e giustiziati sommariamente: ci acconteremo, o accontenteremmo, di vederli sparire con ignominia dalla politica e dalle nostre vite. Anche se le grida di “tieni duro” da parte dei loro sostenitori ci fanno temere parecchio al riguardo.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/04/05/fine-di-un-troglodita/
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« Risposta #84 inserito:: Aprile 23, 2012, 11:39:04 pm »

23
apr
2012

Chi ha paura dello spread?

Piergiorgio ODIFREDDI

La notizia economica del giorno è, o sarebbe, che le elezioni politiche francesi e la crisi di governo olandese, oltre a provocare una caduta delle borse, hanno causato un aumento dello spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi.

Ora, non bisogna essere dei geni per capire che in questa pseudodeduzione di un supposto effetto italo-tedesco da una causa franco-olandese c’è qualcosa di molto sospetto. Anzi, un vero e proprio errore logico, chiamato dagli scolastici post hoc, ergo propter hoc: “dopo, dunque a causa di”.

Si tratta, naturalmente, di un errore comunissimo e diffusissimo. E’ lo stesso compiuto da coloro che si prendono un raffreddore o un cancro, pregano il loro taumaturgo di fiducia perchè interceda presso il dio dei raffreddori o dei cancri, guariscono, e finiscono per credere nell’efficacia delle loro giaculatorie, invece che nel funzionamento del sistema immunitario. O delle medicine, che spesso affiancano “per maggior sicurezza” alla terapia vodoo.

Un errore contrario, molto meno comune e diffuso, consiste nel credere che non ci sia mai un legame tra le cause e gli effetti. Anzi, che la causalità non sia altro che una superstiziosa elevazione del post hoc, ergo propter hoc a principio, come sosteneva appunto lo scettico David Hume nel Trattato sulla natura umana.

Nel caso delle fluttuazioni dello spread in particolare, e della borsa in generale, la teoria economica classica ritiene che esse siano appunto effetti deterministici provocati da cause oggettive, attraverso la mediazione soggettiva degli operatori economici. E a volte può anche essere utile far finta di crederci: ad esempio, quando si riesce in tal modo a mettere finalmente fuori gioco Berlusconi, grazie al supposto legame fra le sue “politiche” e il superamento del livello di guardia dello spread.

Questo non significa, però, che ci si debba credere veramente. E, meno che mai, che si debba guardare alla borsa come a un termometro in grado di indicare una supposta febbre del mercato, e basare sui suoi responsi una terapia di risanamento da una supposta malattia dell’economia. Terapia che, nel caso nostro, sarebbero le misure economiche del governo Monti, “suggerite” dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale.

In realtà, sono ormai passati 150 anni da quando Jules Regnault intuì, nel Calcolo del rischio e filosofia della borsa, che i mercati si muovono in maniera casuale, allo stesso modo degli ubriachi (o, se si preferisce, dei pollini in sospensione nell’acqua). Ed è passato più di un secolo, da quando Louis Bachelier iniziò a studiare in maniera matematica La teoria della speculazione.

Per immunizzarsi dai post hoc, ergo propter hoc del sedicente determinismo finanziario, un ottimo vaccino è il libro di Benoit Mandelbrot e Richard Hudson su Il disordine dei mercati (Einaudi, 2005). Ma i pigri possono meditare su un semplice fatto: che se si investe 100, e la borsa prima perde il 10%, e poi guadagna il 10%, ci si ritrova con 99. E se si investe 100, e la borsa prima guadagna il 10%, e poi perde il 10%, ci si ritrova di nuovo con 99. “Strano gioco, l’unico modo per vincere è non giocare”, direbbe il computer di War games. E avrebbe ragione.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/04/23/chi-ha-paura-dello-spread/
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« Risposta #85 inserito:: Maggio 06, 2012, 04:55:14 pm »

4
mag
2012


Scherzi da prete

  Piergiorgio ODIFREDDI

Sfoglio “Repubblica” di oggi, e non posso non notare l’ironia della sorte, se tale veramente è stata, che ha accoppiato in due paginate consecutive due notizie contrapposte sulla Chiesa.

La prima è una pubblicità a pagamento, relativa alle “Destinazioni dell’8xMille alla Chiesa. Cattolica”. Per il 2011, si è trattato di 1064 milioni di euro, così utilizzati: 235 milioni per “la carità in Italia e nel terzo mondo”, 468 per “le opere di culto e pastorale per la popolazione”, e 361 per “il sostentamento dei sacerdoti”.

Ora, l’8 per 1000 è stato introdotto nel 1986 in sostituzione della vecchia congrua, che pagava appunto lo stipendio ai sacerdoti. Poiché solo un terzo dell’imposta viene utilizzata a quel fine, la logica vorrebbe che l’eccedenza venisse trattenuta dallo Stato.

O, se si preferisce, l’illogica della revisione del Concordato, firmata da quel farabutto di Craxi, ha praticamente triplicato l’onere del tributo, a carico dei cittadini italiani e a favore della Chiesa.

La quale utilizza quasi metà del ricevuto per faccende molto prosaiche, come la “nuova edilizia di culto”: cioè la costruzione di nuove chiese (in un paese in cui, com’è noto, esse scarseggiano drammaticamente), ovviamente esentate dall’Imu. O per imprecisate “iniziative di rilevo nazionale”: probabilmente sfilate in costumi medievali, o gite in varie e variopinte Disneylandie della creduloneria.

La seconda notizia è la condanna per pedofilia a 9 anni e mezzo di don Seppia, parroco di Genova. Uno dei sacerdoti sostentati con i 361 milioni dell’8 per 1000, ma non l’unico pedofilo. Anzi, uno dei tanti in Italia e nel mondo, benché nel mondo se ne parli molto più che in Italia.

Il Papa ha pianto, soprattutto all’estero, molte lacrime di coccodrillo per le sue “pecorelle smarrite”. Anche se il rapporto ufficiale sui casi dell’Irlanda, ad esempio, ha mostrato che non si tratta affatto di casi singoli, ma di un vero e proprio “comportamento endemico” del clero.

Le lacrime sono liberatorie, ovviamente. Ma non sarebbe anche “degno e giusto, equo e salutare” restituire i fondi utilizzati per l’allevamento e il pascolo di questi lupi, pastoralmente travestiti da pecore nere?

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« Risposta #86 inserito:: Maggio 08, 2012, 04:47:18 pm »

8
mag
2012

L’Europa s’è desta

Piergiorgio ODIFREDDI

La parola “Europa” viene usata in almeno due significati. Il primo, intensivo, indica l’Unione Europea e i suoi organi: in particolare, l’inetto Parlamento Europeo e la famigerata Banca Centrale Europea, guidata da(i) Draghi. Il secondo significato, estensivo, si riferisce invece alla totalità degli europei: cioè, degli abitanti dei paesi della comunità.

Mai, come in questo weekend, si è potuta notare la contrapposizione fra i due significati di questa stessa parola. Le elezioni in Francia, Grecia e Italia hanno infatti mostrato palesemente che gli organi centrali dell’Unione Europea, e le politiche che essi pretendono di imporre, in coalizione con l’altrettanto famigerato Fondo Monetario Internazionale, non sono democraticamente accettate dalle popolazione, ma dittatorialmente imposte ai e dai governi nazionali.

In Grecia, l’analogo del governo Monti è stato ingloriosamente bocciato per aver accettato il ricatto economico degli strozzini di Bruxelles e dei due “uomini” forti dell’Unione: la Merkel e Sarkozy. Quest’ultimo, non ha neppure ricevuto la riconferma dai propri concittadini: a dimostrazione che i due leader, più che agire a favore dei tedeschi e dei francesi, parlano in nome e per conto dei mercati, delle borse e delle banche mondiali. Ma gli elettori se ne accorgono, per fortuna.

In Italia le amministrative hanno provocato la dissoluzione del Popolo della Libertà economica, e della Lega nordista. Il Partito Democratico non ha avuto un tracollo, ma invece di essere grato alla sorte, ha già annunciato per bocca del suo “leader” Bersani un più convinto e deciso sostegno al governo. Sostegno esteso, per buona misura, anche al nuovo presidente francese, che è stato eletto con un programma opposto a quello di Monti.

Evidentemente, il “ma anche” del Vicerè di De Roberto e Faenza, continua a essere la parola d’ordine anche del vicerè di Veltroni. E, nel frattempo, la giusta ribellione dell’elettorato viene dirottata sul Movimento 5 Stelle di Grillo: vedremo se esso riuscirà a passare il guado che separa il comico del suo ispiratore, dal tragico della congiuntura attuale. E a evitare il rischio di occupare semplicemente gli spazi del populismo qualunquista lasciati liberi dalla Lega.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/05/08/leuropa-se-desta/
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« Risposta #87 inserito:: Luglio 05, 2012, 11:54:11 am »


2
lug
2012

La guerra dei poveri

Piergiorgio Odifreddi
 
Io non le ho viste, essendo “lontano dal suolo natio”. Ma sembra che questa sera le piazze italiane fossero invase dalla gente.
Per assistere all’epico sbarco in diretta dell’uomo su un altro pianeta? Per osservare una bella eclisse di luna o una cometa? Macché!
Per guardare una sciocca partita di calcio…

Siamo nel bel mezzo di una crisi economica di proporzioni epocali, e la gente si appassiona alle gesta (o meglio, ai gesti) calcistici di giocatori superpagati e milionari, capitanati da uno scommettitore di frodo. Come se le sorti dell’Italia dipendessero dai piedi di una dozzina di cittadini di “serie A” (si fa per dire), invece che dal cervello e dai gomiti di tutti noi.

Lo stesso presidente della Repubblica, evidentemente nel pallone pure lui, è sceso in campo. Dapprima visitando negli spogliatoi questi eroi in mutande dei “tempi moderni”: quelli di Chaplin, naturalmente, non i nostri… E poi scrivendo all’allenatore una lettera piena di espressioni di vuota retorica, quasi a delegare alla squadra il compito di rappresentarci all’estero, che invece la Costituzione assegna a lui.

Ora, sarà forse un caso, ma le due nazionali che si contendevano il titolo europeo erano quelle di due paesi che sono in bilico sui confini dell’Europa. Forse una finale Spagna-Grecia sarebbe stata più simbolica di questa guerra dei poveri, ma anche una finale Spagna-Italia non è male, dal punto di vista dell’ironia della sorte.

Godiamo pure di aver conteso alla Spagna l’onore del titolo europeo di calcio, nello stesso momento in cui le contendiamo il disonore del primato dello spread o del default. Così va il mondo, coi ricchi che non arrivano in finale agli europei ma dettano legge sui mercati, e i poveri che ballano sui Titanic delle loro nazioni che affondano.

da - http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/07/02/824/
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« Risposta #88 inserito:: Luglio 11, 2012, 10:01:09 am »


9
lug
2012

La particella dell’ateo

 Piergiorgio ODIFREDDI

Nel suo best-seller “Dal Big Bang ai buchi neri”, Steven Hawking ha enunciato la seguente legge del divulgatore: “Una formula in un libro dimezza il numero di lettori, e una citazione del nome di Dio li raddoppia”. Un possibile equilibrio si raggiunge dunque accompagnando ogni formula con una giaculatoria.

Ma i divulgatori in genere preferiscono puntare a un guadagno netto, limitandosi a nominare il nome di Dio. I più sprovveduti lo fanno sulla base di un sillogismo fallace: poiché dai tempi di Cardano si sa che una entità immaginaria (la radice di -1) ha molto a che fare con la scienza, allora ci si illude che qualunque altra entità immaginaria (in particolare, Dio) ne abbia.

Certamente non era uno sprovveduto il premio Nobel per la fisica Leon Lederman, che una ventina di anni fa intitolò un suo libro sul Modello Standard “La particella-Dio (The God particle)”. Ma, per ironia della sorte, solo perché l’editore non gli permise di intitolarlo più sensatamente “La particella-Dio-Dannato (The Goddamn particle)”.

Altrettanto certamente, sono degli sprovveduti i teologi professionisti o dilettanti (ammesso che ci sia differenza), che hanno inondato i media di commenti ipereccitati e ipoinformati sull’anello (finora) mancante del Modello Standard. Stimolati, naturalmente, non da questo suo importante ruolo, ma dal suo inconsistente nomignolo.

In realtà, il bosone previsto da Higgs (il quale, per la cronaca, è ateo) è la più naturale spiegazione del meccanismo di acquisizione della massa. E la vera sorpresa sarebbe stata NON trovarlo: non certo osservarlo esattamente al livello di energia previsto dalla teoria, e ora raggiunto dai moderni acceleratori.

Inutile dire che il bosone di Higgs non ha niente a che fare con Dio, Benedetto o Dannato che sia. Così come non ce l’hanno le gocce d’acqua, la cui esistenza spiega perfettamente l’arcobaleno: un altro dei fenomeni che, come l’acquisizione della massa, la credulità popolare attribuiva a Dio, e che invece appartengono (come tutto il resto) solo alla Natura.

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« Risposta #89 inserito:: Luglio 13, 2012, 06:31:06 pm »


13
lug
2012

Un’esperienza quasi “mistica”

Piergiorgio ODIFREDDI

Succede raramente di trovarsi in luoghi e in condizioni che quasi ci sopraffanno, per una loro combinazione. O almeno, succede raramente alle persone “normali”, perché i cosiddetti “mistici” sembra vi si trovino per professione: forse perché, avendo una soglia di sopraffazione bassa, la superano facilmente.  Io ho superato la mia qualche giorno fa, durante un viaggio nei parchi naturali degli Stati Uniti sud-occidentali, nei cosiddetti Four Corners.

Se ci sono luoghi adatti a sopraffare, quelli sono ottimi candidati. La dimensione delle Sequoia giganti, la depressione della Valle della Morte, l’immensità del Grand Canyon, lo squarcio del Cratere Meteoritico, la mutazione chimica della Foresta Pietrificata, l’architettura indiana della Mesa Verde, la delicatezza degli Archi di pietra, l’ambiente fiabesco di Bryce Canyon… Tutto cospira a creare un sentimento di rispetto e ammirazione per la varietà della Natura.

Per la sopraffazione, però, sono anche necessarie condizioni particolari. Come quella di trovarsi da solo, senza un corpo vivo attorno, sopra la confluenza del Rio Verde e del Colorado, a Canyonlands. E di poter osservare nel silenzio umano più assoluto la quasi immobilità dei due maestosi fiumi che procedono pigramente, dapprima appaiati, l’uno verde e l’altro marrone, e poi fusi gradualmente in una sola entità di un unico colore.

Essi si dipanano nei canyon da loro stessi scavati per eoni, con meandri a forma di ferro di cavallo. Ma c’è voluto il genio di Charles Lyell, due secoli fa, per capire che questi paesaggi, come tutti gli altri sulla Terra, non erano le opere del catalogo di
qualche artista supremo, bensì il risultato dell’evoluzione geologica prodotta da minime variazioni sommate in tempi massimi.

L’incommensurabilità tra le dimensioni spaziali e le vite temporali di quei canyon e quei fiumi, e quelle dell’unico uomo che ne osservava in quel momento la confluenza, li separava. La gratuita e limitata esistenza di quelli e di questo, li accomunava. E per un attimo, solo per un attimo prima di riprendersi,  l’uomo è stato sopraffatto dai canyon e dai fiumi.

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