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Autore Discussione: Quando mesi fa ho cambiato in Gruppo Privato il vecchio DOMANISMO pubblico, ...  (Letto 6017 volte)
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« inserito:: Giugno 15, 2021, 05:35:27 pm »

Gianni Gavioli
Amministratore
  …

Quando mesi fa ho cambiato in Gruppo Privato il vecchio DOMANISMO pubblico, ho commesso un errore.

Argomenti come i Giovani, il Riformismo, l'Europeismo presente che si deve fortificare nel futuro, ecc. ecc. non si possono chiudere nel Privato.

Quindi archivio il vecchio Gruppo Privato e chiediamo spazio in questo mio Gruppo Pubblico, cambiando intestazione e tornando tra i Giovani e in Europa.

Del resto, io cambio spesso titolo ai miei Gruppi.
Ma le mie idee di stampo ULIVISTA restano sempre.

ciaooo
su Fb del 13 giugno 2021
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« Risposta #1 inserito:: Agosto 02, 2021, 10:05:15 pm »

Nei giorni scorsi ho rimediato e il gruppo è anche PUBBLICO.

Quello privato è destinato a spegnersi per inedia dei membri.

ciaooo
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« Risposta #2 inserito:: Agosto 12, 2021, 12:56:15 pm »

1968
PASOLINI SULLA BATTAGLIA DI VALLE GIULIA
di mal

II PCI AI GIOVANI!

di Pier Paolo Pasolini

È triste. La polemica contro
il PCI andava fatta nella prima metà
del decennio passato. Siete in ritardo, figli.
E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati...
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
delle Università) il culo. Io no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera,
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli, la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida che puzza di rancio
fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
e lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l'essere odiati fa odiare).
Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all'altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.

---

È certamente vero che quegli studenti erano borghesi (e figli di papà), ma poi nemmeno tutti: c'erano anche dei figli di poracci. Ma non era questo il loro errore: ché borghesi o figli della borghesia furono sempre, nel secolo di Marx ed Engels e nel secolo breve, nell'Ottobre o nella Resistenza, i quadri e i dirigenti delle lotte rivoluzionarie. L'errore loro era di scheletrire il marxismo ( e il leninismo, va da sé) e volere una rivoluzione come insurrezione e assalto al palazzo d'inverno, come assalto al potere delle multinazionali e così via..., senza un'analisi reale delle condizioni oggettive e soggettive, internazionali ed interne, dei rapporti di forza e delle egemonie − e quindi in una fase storica (non contingente) in cui "fare la rivoluzione" non poteva essere all'ordine del giorno. E, a causa di quell'errore, di avere come primo e principale nemico il PCI.
Ma quei poliziotti che, quella volta, venivano un po' menati e maltrattati a Valle Giulia, erano certamente dei poveracci, o se preferite poveri italiani; quei poliziotti a cui, come avevano insegnato e fatto Gramsci e Di Vittorio, bisognava parlare, spiegare che la causa della loro povertà non erano i comunisti, studenti o lavoratori, ma le classi economicamente e politicamente dominanti e i loro governi; quei poliziotti − Pasolini non avrebbe dovuto dimenticarlo − erano "la polizia" cresciuta da Scelba e dalla odiata (da lui, lui Pasolini) DC − e questo fu il capolavoro − nella convinzione che a rubar loro il pane fossero gli operai e i sindacati, e dunque come braccio violento e repressivo di ogni anelito alla giustizia sociale e alla libertà costituzionale, quella polizia era era la polizia che aveva per decenni bastonato gli operai e i braccianti che lottavano per il lavoro ed il salario, gli antifascisti che volevano si rispettasse la Costituzione Repubblicana e che i fascisti non tornassero al governo, i padri e fratelli di quegli stessi poveracci che avevano occupato le terre per conquistare la riforma agraria, i lavoratori del cinema e del teatro che avevano combattuto contro la censura; era la polizia che aveva scatenato jeep e cavalli a Genova e a Porta San Paolo, che aveva sparato a Modena e a Reggio Emilia e ad Avola e a Catania e in tutta Italia facendo decine e decine di morti; che aveva affiancato la mafia a Portella della Ginestra e che di lì a poco, decennio 69−79, avrebbe partecipato e organizzato la "strategia della tensione", le deviazioni e i depistaggi, la protezione degli stragisti e la eterodirezione dei brigatisti. E perciò, composta di poveracci sfruttati e vessati, era tuttavia − fino alla riforma sindacale e civile − e sarebbe poi ridiventata, fino all’ignominia di Genova − il braccio violento e repressivo delle classi dominanti.

di mal
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