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Autore Discussione: Gianni CUPERLO. Intanto, i fatti.  (Letto 3446 volte)
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« inserito:: Giugno 11, 2021, 02:43:42 pm »

LE MENTI RAFFINATISSIME - puntata del 04/01/2021

SOCIETÀ

di Paolo Mondani, Giorgio Mottola

collaborazione Norma Ferrara, Alessia Pelagaggi e Roberto Persia
immagini Dario D’India, Alfredo Farina e Alessandro Spinnato
montaggio e grafica Giorgio Vallati


Dalla Strage di Bologna alle bombe del '92-'94

Report dedica una puntata speciale alla trattativa Stato-mafia, alle stragi del 1992 e quelle del 1993 per cui sono indagati dalla Procura di Firenze anche Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. Con testimonianze inedite e documenti esclusivi verrà ricostruito per la prima volta in televisione il ruolo ricoperto da alcuni settori delle istituzioni nelle stragi del 1992 e in quelle degli anni precedenti. Un filo nero collegherebbe infatti l'attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 alle bombe di Capaci e via D'Amelio in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Mafia, massoneria, terroristi di destra e servizi segreti deviati avrebbero contribuito per anni ad organizzare e ad alimentare una strategia stragista che puntava alla destabilizzazione della democrazia nel nostro paese. Lo raccontano a Report magistrati, collaboratori di giustizia e protagonisti dei piani eversivi. Report farà luce sul ruolo inconfessabile ricoperto dagli uomini dello Stato nella pianificazione e nell'esecuzione delle stragi. Una verità a cui probabilmente era arrivato Paolo Borsellino. Quando viene ucciso in via D'Amelio, sparisce l'agenda rossa che portava sempre con sé, dove conservava tutti gli appunti sulle indagini da lui svolte in prima persona sulla strage di Capaci. Che fine ha fatto l'agenda rossa di Paolo Borsellino? Grazie a testimonianze esclusive, Report è in grado di aggiungere un tassello importante alla ricostruzione della vicenda.


- I volti delle 5 donne che avrebbero partecipato alle stragi di via Palestro a Milano e via dei Georgofili. Gli identikit furono realizzati subito dopo l'esplosione delle bombe. Le donne raffigurate nella foto nr6 e nella nr11 (che per la prima volta rendiamo pubblica) sono state viste subito prima della strage nei pressi di via dei georgofili il 27 maggio del 1993. La donna nella nr6 è stata notata da un portiere di un palazzo mentre era a bordo di una mercedes che si è fermata davanti a due uomini che aspettavano sul marciapiede. Dalla mercedes ne è scesa la donna che si è avvicinata ai due uomini, ha bestemmiato e li ha invitati a sbrigarsi.
Quindi i due uomini hanno caricato sulla mercedes una grossa borsa da viaggio sul sedile posteriore e l'auto è ripartita seguita da un Fiorino, lo stesso modello di furgone usato poi per la strage.

Le altre tre donne bionde (foto 14-15-16) sono state invece viste nei pressi di via Palestro poco prima dell'esplosione della bomba. Una di loro è stata riconosciuta all'interno di una Fiat Uno nei pressi del museo di arte contemporanea. Qui lo stesso modello di auto è stato usato poco dopo per compiere l'attentato.

Secondo la pista investigativa le cinque donne sarebbero esponenti di quei servizi deviati che potrebbero aver avuto un ruolo centrale negli attentati del 1993.


da - https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/La-trattativa-524a3627-4535-4239-bf4d-548190747f7d.html?fbclid=IwAR1Anya5eEya41gkc7tWgxjTQNRRGVdQNmRoifE77KWLL0BjBaaNfEuBUe0


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« Risposta #1 inserito:: Giugno 17, 2021, 11:54:32 am »

Post della sezione Notizie

Gianni Cuperlo

Avevo scritto che avrei cercato di capire e ho provato a farlo.

Intanto, i fatti.

Nel mese di aprile la FedEx-Tnt di Piacenza annuncia il licenziamento di quasi tutti i dipendenti.
Stiamo parlando di un settore, la logistica, che è cresciuto in modo esponenziale nel corso degli ultimi anni anche in relazione all’impatto della Gig economy prima e della pandemia poi: il comparto muove circa il sette per cento del nostro Pil, ma a questo sviluppo non è corrisposto un incremento delle tutele e dei diritti per i lavoratori che vi sono impiegati.
Le consegne dei pacchi in Italia sono passate dai 250 milioni di pezzi del 2014 ai 625 milioni del 2019: lo spiega bene oggi Marco Patucchi su Repubblica.
Due sere fa una delegazione di lavoratori licenziati ed esasperati dalla mancanza di reddito e lavoro si è recata a Tavazzano, nel lodigiano, per protestare contro una ditta di logistica accusata di “rubare il lavoro“; l’intenzione dei manifestanti era di montare un picchetto per bloccare il passaggio delle merci e questo a tarda ora e in corrispondenza all’uscita di un Tir dai cancelli ha determinato uno scontro violento con diversi operai rimasti feriti, uno piuttosto gravemente, e il coinvolgimento diretto di decine di vigilantes dell’azienda che sembra siano stati assunti col chiaro intento di utilizzare ogni mezzo per garantirne l’operatività.
Tradotto: stiamo parlando dell’ipotesi concreta che un’impresa abbia assunto dei “picchiatori professionisti” con l’intento di regolare il conto nei confronti di possibili manifestanti.
Se così fosse è evidente che saremmo di fronte a un fatto gravissimo e rispetto al quale è necessario che la magistratura compia sino in fondo il proprio dovere evidenziando tutti gli aspetti di un episodio inquietante.
Rimane il tema di fondo: un settore, quello della logistica, dove nel corso degli anni la crescita del numero di lavoratori precari ha visto un impiego massiccio di giovani, e non solo giovani, immigrati con una difficoltà del sindacato confederale ad intercettare i bisogni di quel segmento del mercato del lavoro.
Parliamo di un comparto dove più di Cgil Cisl e Uil sono presenti e organizzati i sindacati di base Ubs e SiCobas che contestano anche le recenti acquisizioni in materia contrattuale firmate dagli altri sindacati.
Un episodio come questo, insisto gravissimo e da chiarire in ogni suo aspetto, conferma la necessità di affrontare la scadenza del blocco dei licenziamenti e la rappresentanza e tutela di nuove categorie sottopagate e molto spesso sfruttate con una cultura di governo che non può riprodurre le certezze e le condizioni del passato.
L’episodio dell’altra sera è molto più che un campanello d’allarme, anche perché non è la prima volta che nel campo della logistica, in un settore ampiamente deregolato, affiorano situazioni esplosive e drammatiche violazioni dei diritti delle persone.
Quando ragioniamo – e qui sopra lo facciamo spesso – di una agenda di governo e di una agenda sociale della sinistra, dobbiamo ragionare anche e soprattutto di questo.
Tenere accesi i riflettori su quanto avvenuto e sullo scenario dei prossimi mesi sarà un dovere che, nel mio piccolo, proverò a fare assieme a voi qui sopra.
Buona giornata e un abbraccio

PS. Grazie ancora di cuore per i bellissimi commenti al post di ieri.

Da Fb del 12 giugno 2021
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« Risposta #2 inserito:: Giugno 26, 2021, 11:15:50 pm »

Tutte le storie NON si cancellano neppure quelle delle Sinistre!
Ma soprattutto, come Italiani, dobbiamo riflettere su chi siamo oggi e perché.

Da Italiani non dobbiamo cancellare neppure la storia di una popolazione con caratteristiche tali da aver subito:
- il fascismo a causa delle spaccature di sinistra,
- la violenza terroristica di estrema sinistra e destra, pilotate da forze straniere,
- avere sostanzialmente ignorato la tragica gravità di farsi uccidere gli uomini migliori, siano essi politici come Moro, sia giudici di valore raro nel mondo come Falcone, Borsellino,
- o giornalisti d’inchiesta antimafia e anti-partitocrazia,
- oppure altri personaggi impegnati per il sociale, meno noti, ma ugualmente vittime di una opinione pubblica di carta pesta.

Una popolazione dalla cultura fragile e dal comportamento distratto, che da oltre duemila anni si fa rabbonire e sottomettere dal “Panem et circenses”.
Anticamente complice nella lotta tra tiranni per il potere in un impero, oggi da tifosi assonnati per favorire inconsciamente il dominio da feudatari, di una regione-condominio da predare.

Gianni Gavioli
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« Risposta #3 inserito:: Febbraio 05, 2022, 11:24:02 pm »

Gianni Cuperlo
 
Come sapete ci sono democrazie che funzionano benissimo con leggi elettorali diverse.
Il proporzionale con una soglia di sbarramento al 5 per cento come nel caso della Germania. Oppure un maggioritario secco spostando lo sguardo su Londra. E magari un sistema fondato su collegi uninominali a doppio turno come in Francia. Nel caso nostro abbiamo mutato legge elettorale con una certa frequenza, direi pari solo alla disinvoltura. Sino al 1994 aveva regnato un sistema proporzionale. Poi, complice il collasso della cosiddetta prima Repubblica, siamo transitati a un “quasi” maggioritario, tale era la legge elettorale che prendeva il nome dall’attuale capo dello Stato (nel caso della Camera 475 deputati erano eletti in altrettanti collegi uninominali, il restante 25 per cento in liste proporzionali bloccate). Dal 2006 e per tre volte si è votato col nobile sistema detto “porcellum” dal suo stesso estensore (il senatore Calderoli). Mentre nel 2018 la scelta è caduta su una legge scombinata, male scritta e peggio pensata, detta “rosatellum” (una prevalenza di proporzionale con una spruzzata di maggioritario). Il vero limite di queste diverse soluzioni (tolto il primigenio Mattarellum) è stato di essere il “parto di parte” concepito dalla maggioranza uscente per rendere impossibile la vittoria dello schieramento avversario. Che poi tali pensate si siano risolte nella sconfitta dei loro geniali ispiratori sta agli atti.

Oggi la discussione sulla legge elettorale ha ripreso vigore.

Non so se porterà a qualche risultato, ma direi che tutti dovrebbero tener conto di un paio di cose.
La prima: non si scrivono le regole elettorali su misura per sé, ma si dovrebbero pensare come funzionali al corretto funzionamento del sistema in un giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità.
Secondo: se non restituiamo ai cittadini il potere di scegliere il proprio rappresentante non illudiamoci di ricucire un rapporto di fiducia tra il paese reale e le sue istituzioni.
Terzo: ricostruire partiti solidi e radicati è certamente un obiettivo lodevole (anzi, fondamentale) ma pensare che esso transiti da una legge elettorale proporzionale non pare convincente. Non sono le regole elettorali da sole a definire forza e identità dei soggetti politici. Legittimo pensare che oggi all’Italia serva una legge proporzionale, ma eviterei di assegnare a quella soluzione poteri che necessariamente richiedono anche altri requisiti.
Naturalmente sulla scelta più saggia da assumere torneremo a ragionare anche qui sopra.
Buona giornata e un abbraccio

Da Fb del 2 febbraio 2022

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