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Autore Discussione: Una “categoria umana” a rischio di estinzione di Giorgio Genta  (Letto 5958 volte)
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« inserito:: Giugno 11, 2021, 12:35:56 pm »

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Una “categoria umana” a rischio di estinzione
di Giorgio Genta

Sono le persone con “disabilità gravissima” o, in altre parole, quelle che “necessitano di supporti assistenziali di particolare intensità”, che esistono, ma che tra poco rischieranno di non esistere più, se non si provvederà urgentemente, con umanità e con giustizia, alla loro sopravvivenza e a quella delle loro stremate famiglie
Uomo che guarda il cielo notturno e la luna, seduto su uno scoglio Mi è capitata sotto le mani – anzi mi è tornata sotto agli occhi sullo schermo del mio vecchio computer – la frase di una giornalista (Nadia Covacci), ahimè con disabilità, che in risposta a un mio articoletto pubblicato su queste pagine, mesi addietro, in «24Emilia», scrisse che «i gravissimi non esistono» [il testo venne ripreso anche dal nostro giornale, per gentile concessione, con il titolo “Non ci sono disabilità gravi più gravi di altre”, N.d.R.].
La polemica che ne seguì, testimoniata anche dai vari articoli qui a fianco citati – fu utile per una corretta a fuoco delle tematiche delle persone con “disabilità gravissima” che, come ora a tutti è noto, vengono chiamate anche – in modo più politically correct – “persone con disabilità che necessitano di supporti assistenziali di particolare intensità”. E di qualità, aggiungiamo noi.
Infatti, così come le virtù e i vizi umani, anche la disabilità ha le sue gradazioni: essere in carrozzina, ma poter usare le mani, parlare e udire e godere di una certa autonomia personale e magari riuscire anche a lavorare, non è infatti uguale ad avere una totale anartria*, respirare tramite una tracheostomia, usare magari un concentratore di ossigeno o un respiratore, essere nutriti attraverso una stomia gastrica ed essere totalmente privi di ogni autonomia.
Un altro ben più illustre “giornalista con disabilità” (Franco Bomprezzi), durante un suo ricovero in ospedale, sperimentò personalmente la differenza di intensità dei vari gradi di disabilità e ne scrisse con la consueta abilità e competenza [ci si riferisce al testo da noi pubblicato con il tiolo “In quella brulicante officina della salute”, N.d.R.].
Oggi nessuna polemica, perché in tempi difficili bisogna essere maggiormente uniti, anziché far guerre su un “peggiorativo”. Ricordiamo semplicemente a tutte le persone – senza, con poca o con tanta disabilità – che le persone con “disabilità gravissima” esistono davvero, ma che tra poco non esisteranno più, se non si provvederà urgentemente, con umanità e con giustizia, alla loro sopravvivenza e a quella delle loro stremate famiglie.

*Perdita totale della capacità di articolare la parola già programmata mentalmente, con conseguente impossibilità di esprimersi con il linguaggio, pur rimanendo integre le capacità di scrivere, di leggere e di comprendere.

4 Ottobre 2012
Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre 2012 18:28
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Da - https://www.superando.it/2012/10/04/una-categoria-umana-a-rischio-di-estinzione/
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« Risposta #1 inserito:: Giugno 11, 2021, 02:37:28 pm »

Categorìa

Categorìa s. f. [dal gr. κατηγορία «imputazione, predicato, attributo», der. di κατηγορέω «accusare, affermare, asserire»; lat. tardo categorĭa]. –

1. In generale, il predicato di una proposizione, l’attributo di un soggetto. a. Nella filosofia antica, determinazione della realtà e forma attraverso la quale tale realtà viene pensata; così, nel Sofista di Platone, categorie o «generi sommi» sono le cinque determinazioni di essere, movimento, quiete, identità, alterità; in Aristotele, ciascuno dei concetti generali sotto cui si può comprendere ogni realtà (categorie dell’essere, in quanto esprimono la molteplicità dei significati dell’«essere») e che la successiva tradizione scolastica fissò nel numero di dieci (sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, situazione, stato, fare, subire). b. Nella filosofia moderna e contemporanea, e segnatamente nel pensiero kantiano, ciascuno dei concetti fondamentali del pensiero puro, cioè delle forme a priori della nostra conoscenza, che rappresentano le funzioni attive del pensiero, ordinatrici della realtà fenomenica: furono da Kant fissate nel numero di dodici e suddivise, tre a tre, nelle classi di quantità, qualità, relazione, modalità (unità, molteplicità, totalità; realtà, negazione, limitazione; sostanza, causalità, azione reciproca; possibilità, esistenza, necessità). Successivamente, il termine ha acquisito, nella speculazione filosofica, ulteriori accezioni e determinazioni. c. In logica, c. sintattica, classe di segni di un dato linguaggio che possono essere scambiati tra loro, in una data espressione sintatticamente corretta di quel linguaggio, mantenendone la correttezza formale, pur potendone alterare il valore di verità: è il caso della classe dei nomi proprî, che possono sostituirsi in un enunciato («Carlo studia», «Pietro studia») il quale può, perciò, diventare falso senza perdere significato. d. In matematica, concetto che unifica e generalizza, attraverso processi di astrazione, situazioni che si presentano in diverse discipline (algebra, topologia, teoria degli insiemi, ecc.).

2. Partizione nella quale si comprendono individui o cose di una medesima natura o di un medesimo genere: appartenere a una c.; rientrare in una determinata c.; distinguere in categorie; una c. di fenomeni; la distinzione implica spesso anche una classificazione: alberghi, ristoranti, ecc., di 1a, di 2a categoria. Nell’uso corrente, anche classe sociale, o più genericamente gruppo di persone che hanno qualcosa in comune: le c. meno abbienti; appartieni anche tu alla c. dei fortunati. Con accezioni più particolari:
a. L’insieme di coloro (c. professionale o sindacale) che, nei settori produttivi, esercitano la medesima attività produttiva o come datori di lavoro o come lavoratori.
b. Nella marina militare italiana, ciascuna delle grandi ripartizioni del personale in relazione alla sua specialità (aiutanti, armaioli, cannonieri, carpentieri, elettricisti, fochisti, ecc.).
c. Nella marina mercantile, ciascuno dei tre rami della gente di mare (personale di stato maggiore e di bassa forza; addetti ai servizî complementari di bordo; addetti al traffico locale e alla pesca costiera).
d. Suddivisione e classificazione di atleti praticanti uno stesso sport, che hanno in comune determinati requisiti personali (di peso, di età, ecc.) o del mezzo impiegato, e che disputano competizioni entro l’ambito della propria categoria: prima, seconda, terza c.; c. allievi, c. dilettanti.

3. Nella sistematica zoologica e botanica, unità tassonomica (detta anche, con termine d’uso internazionale, taxon) costituita da un gruppo di animali o di piante con determinati caratteri comuni e denominata secondo le regole del Codice internazionale di nomenclatura.

Da – treccani.it
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