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Autore Discussione: LA SINISTRA ESSENZIALE - IDEALI e VALORI, Progetti non IDEOLOGIE  (Letto 12658 volte)
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« inserito:: Gennaio 24, 2021, 07:37:21 pm »

Ieri e Oggi

Socialismo – Comunismo.

Domani               SINISTRA ESSENZIALE

Se la scissione di Livorno fu una dannazione e lo fu, anche alla luce delle tragedie che gli Italiani e l'Italia hanno sofferto e oggi stanno vivendo, non soltanto a causa della Pandemia, è tempo ormai scaduto il perdurare nelle flagellazioni masochiste delle sinistre.

Io e pochi altri proporremo non la raccolta dei cocci del passato o la revisione impossibile della loro lettura, ma un modo di immaginare il Futuro Progettato con Ideali e precise Regole Democratiche, degne dei vecchi valori, indipendentemente dai Socialismi e Comunismi del passato.

IDEALI e VALORI, non IDEOLOGIE con LA NASCITA DELLA SINISTRA ESSENZIALE

Italia 24 GENNAIO 2021
« Ultima modifica: Gennaio 24, 2021, 09:08:06 pm da Admin » Registrato

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« Risposta #1 inserito:: Gennaio 24, 2021, 09:11:29 pm »

Rai 3 presenta "La dannazione della sinistra-Cronache di una scissione"

Un docu-film di Ezio Mauro a cento anni dalla fondazione del PCI

In occasione del centesimo anniversario del Congresso del Partito Socialista di Livorno, durante il quale la minoranza comunista fondò il PCI, arriva in prima serata su Rai3 alle 21.45, sabato 23 gennaio, il film documentario di Ezio Mauro “La dannazione della sinistra - Cronache di una scissione”, il racconto di uno dei momenti decisivi nella storia del Paese e della sinistra italiana e le sue conseguenze nella politica e nella società contemporanea.

Il 21 gennaio 1921 a Livorno accade un evento epocale: durante il Congresso che si tiene nel teatro Goldoni, il Partito Socialista Italiano si divide e perde la sua componente comunista. Gli scissionisti decidono di muoversi verso un altro teatro della città, il San Marco, per fondare il Partito Comunista Italiano. A cento anni da quella storica scissione, Ezio Mauro (che sulla vicenda ha appena pubblicato un libro) compie un viaggio per l’Italia raccontando il male atavico della sinistra, una dannazione che si sprigiona in quell’anno e che ancora oggi fa sentire i suoi effetti sulla politica italiana: l’impossibilità per la sinistra, mentre promuove la solidarietà e la fraternità come suoi ideali programmatici, di rimanere unita al proprio interno, generando un paradosso oggi ancora attuale.

La narrazione si snoda attraverso le interviste di Ezio Mauro a testimoni illustri che hanno caratterizzato la storia della sinistra fino al 1991, l’anno in cui il PCI cambia nome.

Tra le voci chiamate a ripercorrere la storia della scissione socialista, assieme alle vicende e le contraddizioni del più grande partito comunista dell’Europa occidentale, Achille Occhetto, Massimo D’Alema, Fausto Bertinotti, Luciana Castellina, Nichi Vendola, Claudio Martelli, Pier Luigi Bersani, Ugo Intini, Ugo Sposetti, ed ancora, nella sua ultima intervista Emanuele Macaluso, il regista Paolo Virzì, Raffaella Giordani (nipote di Giulio Giordani, consigliere bolognese ucciso nella Strage di Palazzo D’Accursio del 21 novembre 1920), la cantautrice e ricercatrice etnomusicale Giovanna Marini, lo storico della sinistra David Bidussa, lo studioso livornese Mario Tredici.

Il racconto si arricchisce di immagini e filmati d’epoca, tra cui il prezioso documentario originale del 1921 “Uomini e voci del Congresso Socialista di Livorno” recentemente restaurato dalla Cineteca di Bologna, e visite ai luoghi simbolo delle vicende, dal teatro Goldoni di Livorno alla storica sede del PCI in via delle Botteghe Oscure a Roma, dal Cinema Sivori di Genova a Palazzo D’Accursio a Bologna, fino alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, ed ancora importanti istituzioni come la Fondazione Nevol Querci, la Fondazione Gramsci onlus di Roma e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano.

 “La dannazione della sinistra – Cronache di una scissione” è un film documentario di Ezio Mauro prodotto da Simona Ercolani per Stand by Me. Regia di Cristian di Mattia.
 
https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2021/01/Rai-3-presenta-La-dannazione-della-sinistra-Cronache-di-una-scissione-984c778e-a60b-4ea5-9000-6b6172a6566e-ssi.html
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« Risposta #2 inserito:: Febbraio 07, 2021, 12:19:54 pm »

Io da  -  Consesso dei Cittadini che Contano e Intendono Partecipare.

Dare a Draghi poco tempo è il veleno leghista già minacciato da Salvini.

I Cittadini che hanno apprezzato, prima di tutto il Presidente Mattarella e il frutto della Sua scelta, possono fare di meglio che aspettare un improbabile Partito di Draghi, impegnarsi nella società.  

Una personalità come Draghi è un Bene Nazionale da proteggere non rinchiudere in Partito.

Ma oggi e per molto tempo ancora lasciamolo lavorare!
Mattarella ce lo ha dato, … guai e la galera a chi l'ostacola.

ggiannig

« Ultima modifica: Febbraio 07, 2021, 02:06:35 pm da Admin » Registrato

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« Risposta #3 inserito:: Febbraio 14, 2021, 03:27:49 pm »


Quando la massa dei “commentatori-da-mal-di-pancia” si sarà resa conto e avrà capito l'enorme salto di livello qualitativo che Draghi e i suoi tecnici, hanno portato al Governo che nasce oggi, speriamo di vedere ridotto al minimo lo stupidario delle gesta "malpanciste" nello stanzone Facebook.

I politici necessariamente presenti saranno obbligati ad adeguarsi al nuovo livello qualitativo e questo dovrebbe giovare a tutti noi.

Dato che la partitocrazia (sorellastra dei partiti), ha già caricato l’orologio su quando scaricare l’intruso Draghi, per allontanarlo dai loro sporchi interessi (vedi governo Monti strizzato e buttato al macero) sarà conveniente per tutti gli Italiani appoggiare il più possibile il Governo Draghi e le sue imprese costruttive e ricostruttive.

ciaooo

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« Risposta #4 inserito:: Febbraio 17, 2021, 09:17:26 pm »

La riforma del fisco di Draghi spiegata dall'esperto

Posta in arrivo

Arlecchino Euristico
19:24 (1 ora fa)
a me

Intervista a Nicola Rossi, economista e professore ordinario di Economia politica all'Università Tor Vergata di Roma, ex consigliere economico della Presidenza del Consiglio e del Tesoro ed ex parlamentare -

https://www.agi.it/economia/news/2021-02-17/riforma-fisco-draghi-spiegata-esperto-11445058/

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« Risposta #5 inserito:: Marzo 22, 2021, 11:51:52 pm »

Contro Draghi e Letta le corporazioni agitate dalla Partitocrazia o dalle vecchie Ideologie.

Sino a quando si scrive di "parte e ... altra parte", come accade da cento anni, non ne verremo mai fuori!

Facile giudicare in modo critico l'azione di compromesso indispensabile oggi, in situazione d’emergenza, dopo avere impedito, da sempre, l'unione delle "parti" minimali di frazioni della Sinistra.

Il Pd di oggi non si può permettere né di trastullarsi, stravaccato in salotti profumati, né di dar retta a malefici spifferi ideologici alimentati da appassionati di continui “conflitti anti”.

ciaooo
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« Risposta #6 inserito:: Marzo 22, 2021, 11:54:51 pm »

La sinistra non vuole i condoni, ... mi pare.

Non hanno fatto molto per eliminare le evasioni ma non vogliono i condoni.

Draghi-Salomone ha accontentato la sinistra (i condoni fanno schifo) e ha ridimensionato la Lega di Salvini (sempre a caccia di consensi tra gli evasori).

0 a 0 palla al centro.

Cosa si vuole di più in un mese di Governo Qualificato?

Il nostro problema, dopo mesi di schifezze sovraniste e populiste, è capire la differenza tra quei governi e questa fortuna che grazie al Presidente Napolitano c'è capitata.     

ciaooo
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« Risposta #7 inserito:: Aprile 09, 2021, 12:57:15 pm »

A proposito di "Unire i Riformisti"

Una riflessione dopo il dibattito - maratona online promosso da Linkiesta
Liberaldemocratici e riformismo socialista.
Non sono sinonimi, è utile chiarire identità e scopi

Pubblichiamo qui sotto con piacere l’intervento di Elio Vito, storico capogruppo di Forza Italia alla Camera e la risposta di Marco Bentivogli, storico leader del sindacato a proposito dell’iniziativa “Unire i riformisti”, animata da varie personalità, associazioni e circoli, segnatamente da Base di Bentivogli, +Europa, ex-PD, esponenti di Italia Viva e Azione. Anche noi dell’Avanti! e di Mondoperaio siamo stati invitati a partecipare alla relativa maratona on line organizzata da LInkiesta.
Ne è poi seguito un “incontro da remoto” (la tecnologia annichila anche gli ossimori) tra Bonino, Calenda, Gori, Scalfarotto e lo stesso Bentivogli.
Contribuiamo al seguito del dibattito avviato con le due lettere giunte all'Avanti! e con un commento di Claudio Martelli.

"L'APPELLO DI BENTIVOGLI VA ESTESO ANCHE A FORZA ITALIA"

Di Elio Vito
 “Il recente appello di Marco Bentivogli ad ‘Unire i Riformisti’ è rivolto al centrosinistra, per proporre una identità culturale e politica non massimalista, ormai superata dalla storia, ma ancora in parte presente ed influente nella sinistra italiana.
Eppure l’Appello di Bentivogli può ben interessare anche Forza Italia (e non dico solo suoi singoli esponenti, in una prospettiva scissionista e di abbandono, utile a guadagnare posizioni interne e simpatie esterne, che a me francamente non interessa).
Il tema, o meglio ancora la domanda, riguarda piuttosto la natura ed il futuro di Forza Italia, questo originale Movimento politico nato dalla formidabile intuizione del suo leader, un imprenditore di successo che ha saputo trasformare e modernizzare come pochi il costume, la società, la televisione, lo sport, la politica del nostro Paese.
Di natura ed indole liberale, soprattutto in campo economico e sociale, caratterizzatasi sui temi garantisti della giustizia e dei diritti civili (tema che ora rischia un po’ di sbiadirsi), Forza Italia si è saggiamente collocata in Europa nel Partito Popolare, rispettando la sua matrice cattolica.
Ma Forza Italia, e gli Amici dell’Avanti lo sanno bene, ha al suo interno, sin dalla nascita, istanze e personalità, oltre che liberali e cattoliche, anche socialiste, socialdemocratiche, radicali che hanno contribuito a rendere più vario il partito e più vasto il suo elettorato. Tali ultime istanze e personalità, per quanto ancora presenti, paiono, soprattutto per loro responsabilità, essere ora ai margini della identità e della politica di Forza Italia, come se avessero esaurito una spinta propulsiva che invece oggi è ancora più necessaria.
E non voglio qui dilungarmi sulle ragioni per le quali i partiti alleati (ma collocati in ben altre famiglie europee od in cerca di migliore collocazione), dopo essere stati portati al governo da Forza Italia l’hanno adesso superata elettoralmente.
Allora, in conclusione, anche per non abusare della ospitalità, credo che l’Appello di Bentivogli, debba trovare in qualche modo anche l’interlocuzione di Forza Italia, da sempre autentica forza riformatrice.
E forse il primo risultato comune di questa interlocuzione, necessario in questo momento storico, può essere, per tutti i riformisti ed i riformatori, l’abbandono di ogni ambiguità (anche se a volte ben celata) sulla salda e definitiva collocazione europeista ed atlantica dell’Italia.”
Deputato di Forza Italia

"PER L' UNITA' DEI  RIFORMISTI NON CI SONO VETI ED ESCLUSIONI"
Di Marco Bentivogli

Caro Elio Vito,
non sono tra coloro che considerano superate le distinzioni destra e sinistra. Non posso negare che ultimamente queste categorie, non inutili, della politica, siano diventati occasioni interessate di collocazione. Ho avuto modo di scrivere quanto la sinistra abbia devoluto valori, stili e orizzonti a semplici evocazioni sufficienti per auto-riconoscersi nel clan in geometrie utili solo alla ricerca del potere per il potere senza alcuna progettualità.
Condivido che dentro Forza Italia ci siano istanze e personalità non riducibili al berlusconismo che però a mio avviso, non da solo, ha contribuito alla consegna del paese ai populisti di destra e di sinistra.
“Unire i riformisti” è nato proprio, a differenza di altri appelli, senza partire dai veti all’adesione. Ma come giustamente Vito ricordava ci devono essere dei valori comuni che, proprio per uscire da ogni ambiguità, vanno abitati e non solo evocati nei cenacoli. Le culture socialiste, cattolico democratiche, radicali e liberali sono radici importanti del riformismo italiano ed europeo. Le alleanze, che in politica non sono un accessorio, hanno generato alberi storti. Essere europeisti, atlantisti, per la società aperta e solidale mette dall’altra parte ogni populismo gastro-mediatico, che ha il giustizialismo, l’individualismo, l’assistenzialismo e lo statalismo. Potrai non trascurare che alcune tv per inseguire la mitica “audience” invece di favorire la consapevolezza della complessità, banalizzano tutto quello che accade per intercettare persone urlanti e produrre il consenso emotivo dei vari impresari della paura. In una politica fatta da troppe comparse che vivono di applausi di un pubblico virtuale, serve discontinuità. Nel mentre questo paese attende ancora le riforme vere che nella mia esperienza non si faranno se non costruiamo ceto politico dotato di coraggio, pensieri lunghi e iniziativa popolare: questo per me sono i riformisti. Per questo bisognerebbe resettare e riconfigurare la politica italiana, prima che sia troppo tardi.
---
"IL SECOLO DELLA SOCIALDEMOCRAZIA"
Un commento alle due lettere

 Il riformismo socialista è stato un "riformismo dal basso" che ha portato i lavoratori ad essere protagonisti della democrazia e a farsi Stato. 
L'incontro col riformismo cattolico e col "riformismo dall'alto" dei liberali
La questione delle alleanze si pone dopo la scelta delle idee guida



Di Claudio Martelli
Se dovessi dire di cosa abbiamo discusso nella maratona online sarei in difficoltà e di sicuro non per colpa degli intervenuti. Scontata la scelta dell’avversario – contrastare il bipopulismo Lega/5Stelle (copyright del direttore de Linkiesta, Christian Rocca) – tutto il resto è rimasto avvolto nella più vaga indeterminatezza come se dichiararsi riformisti fornisse ad un tempo una carta di identità, un programma e un passepartout.
In particolare nella maratona del 21 marzo, molti hanno trattato il ‘riformismo’, il ‘liberalismo’, la ‘liberaldemocrazia’ come sinonimi, ignari o dimentichi che il riformismo nella storia italiana è un pensiero e un movimento politico e culturale inequivocabilmente socialista che nasce e si afferma in opposizione al socialismo rivoluzionario. A questo “riformismo dal basso” che creò tutto ciò che ancora dura e vale della cosiddetta sinistra e cioè l’associazione, il mutuo sostegno, le cooperative, il sindacato, il partito dei lavoratori, il suffragio universale, si deve l’impresa titanica di aver educato il proletariato, fino ad allora o vittima piegata o ribelle agitato, a farsi autore e protagonista di democrazia, a farsi Stato. Se è vero che al riformismo dal basso dei socialisti corrispose all’inizio del ‘900 il” riformismo dall’alto” del governo del liberale Giolitti non va dimenticato che un altro, diverso e autonomo riformismo dal basso fu quello animato dalle correnti più avanzate del cattolicesimo e dalla dottrina sociale della Chiesa, in particolare dall’originale lezione di don Luigi Sturzo. Anche a loro Giolitti tese la mano.
Eppure solo quarant’anni dopo il riformismo socialista e quello cattolico si incontrarono fornendo la loro esperienza alle migliori stagioni del primo centro sinistra. Coniugando la spinta sindacale con l’azione di governo socialisti e democristiani produssero una ineguagliata mole di riforme: dalla scuola media dell’obbligo alla liberalizzazione degli accessi universitari, allo statuto dei lavoratori, al sistema sanitario pubblico, al decentramento regionale. A tutte questa riforme i liberali italiani si opposero vivacemente, talvolta contestandole con veemenza sicché definire riformisti quei liberali equivarrebbe a ingiuriarli tradendo la loro memoria. Viceversa le stesse riforme vennero promosse e sostenute anche dal PRI di Ugo La Malfa non dimenticato autore di quella programmazione economica che gli procurò l’avversione e il dileggio della Confindustria e del partito liberale. Spettano invece all’iniziativa congiunta dei socialisti, dei liberali e dei radicali – questa volta assenti i repubblicani - le grandi riforme dei diritti civili – divorzio, interruzione legale della gravidanza, diritto di famiglia – e nel 1987 il tentativo di rifondare l’amministrazione della giustizia a partire dalla responsabilità civile dei magistrati - tentativo vittorioso nel referendum popolare ma evirato in Parlamento.
Se allargassimo lo sguardo all’Europa lo scenario di fondo non muterebbe.
Le maggiori riforme, la stessa edificazione dello Stato Sociale, la più grande opera di edificazione del XX° secolo - “il secolo socialdemocratico” secondo il liberale Dahrendorf – sono frutto dell’azione del socialismo riformista spesso in alleanza coi liberali progressisti sempre in guerra coi liberali conservatori.
Viceversa, un riformismo puramente ed esclusivamente liberale o non è mai esistito oppure ha connotato non un movimento progressista ma un movimento conservatore, reazionario, restauratore dei principi e degli animal spirits del capitalismo: tali furono le politiche di Margaret Thatcher e di Ronald Reagan.
Non voglio credere che a quell’esempio si ispirino coloro che hanno aderito all’invito di unire i riformisti, eppure il trasformismo cronico della nostra società politica ci ha già fatto assistere attoniti ai contorcimenti di chi dopo essere stato comunista nei suoi primi quarant’anni oggi sposa senza riserve il più sfrenato liberismo rivelandosi così coerente solo nella pretesa di aver sempre ragione. Di sicuro questo non è il caso di Emma Bonino ispiratrice pochi anni orsono della Rosa nel pugno con i socialisti e di Carlo Calenda il cui partito si richiama esplicitamente al Partito d’Azione erede del Partito Repubblicano e del socialismo liberale di Carlo Rosselli.
Un profilo riformista Matteo Renzi lo rivendicò al PD di cui era leader e al governo che presiedeva. In quella stessa fase Renzi guidò il PD all’approdo nel Partito Socialista Europeo approdo che sino a quel momento sia Prodi, sia Rutelli, sia Veltroni avevano respinto. In tutta sincerità quello di Renzi più che un riformismo coerente a me è parso un sorta di “cambismo”, un cambiare comunque e a ogni costo senza un chiaro indirizzo, mescolando cose buone come il Jobs Act con altre che buone non erano come gli 80 euro e la congerie di bonus.
Ora, il nuovo segretario del PD, Enrico Letta, ha definito il nuovo PD come un partito “progressista nei valori, riformista nel metodo, radicale nei comportamenti”. La definizione è piaciuta a Christian Rocca che si è spinto sino a sognare il ritorno nel PD di Bersani, di Renzi e di Calenda salvo poi risentirsi quando Letta ha confermato “l’affascinante avventura” dell’alleanza con i 5 Stelle. Attribuire alle altrui intenzioni i nostri desideri è quasi sempre fonte di delusioni.
Per noi dell’Avanti! la questione delle alleanze si pone in modo diverso. Si pone dopo e non prima della scelta di idee guida, contenuti, obiettivi e programmi. E’ solo arando questo terreno, discutendo cosa fare che si possono unire i riformisti.
Per questo il contributo che offriamo alla discussione tra tutti i riformisti attivi e volenterosi, ovunque si collochino, dal PD a Forza Italia ai Verdi è quello di incalzare il governo Draghi nel tragitto riformatore che di sicuro non sarà completato nei dieci mesi che ci separano dall’elezione del Presidente della Repubblica. Ancor più impegnato sarà il nostro contributo a definire una riforma della Costituzione resa improcrastinabile dal taglio dei parlamentari, a una legge elettorale che garantisca la rappresentanza e la governabilità, a una legge di riforma dei partiti secondo statuti democratici in attuazione della Costituzione. Una convergente azione parlamentare e una campagna di opinione condivisa contribuirebbero concretamente a rigenerare la democrazia repubblicana e sarebbero il miglior viatico a unire i riformisti.
 
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Via Formentini 10, Milano, MI, 20121
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(ex reg. n.617mdel 26/11/1994)
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Direttore responsabile: Stefano Carluccio
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« Risposta #8 inserito:: Giugno 06, 2021, 11:14:04 am »

Nel Pd è confronto sull'agenda Draghi. Letta: "Avanti con la nostra identità"

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Arlecchino Euristico
sab 5 giu, 12:44 (22 ore fa)
a me

Nei dem una parte del partito vorrebbe una maggiore caratterizzazione dem sull'agenda del presidente del Consiglio -

https://www.agi.it/politica/news/2021-06-05/pd-governo-draghi-agenda-12806641/

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« Risposta #9 inserito:: Giugno 08, 2021, 11:41:04 pm »

Ci sono politici cui vogliamo bene, sono capaci in fondo, sono persone oneste certamente, ma ogni tanto prendono un "topicco" (inciampo).

Ora nelle condizioni in cui hanno portato il PD (non a causa di Letta) sostenere, confrontandosi con l'agenda di Draghi, di portare avanti la loro identità è più di un desiderio.

Ma quale identità, senza un Programma reso noto al "popolo" e con l'identità frastagliata tra decine di "oppressori" del Segretario?

Con l'Agenda di Draghi il Pd deve solo disegnarsi un certo numero di pagine e aiutare Draghi contro i potentati che vogliono liquidarlo subito dopo "il Ratto, non delle Sabine, ma dei denari Europei".

ciaooo
« Ultima modifica: Novembre 25, 2021, 12:05:35 am da Admin » Registrato
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