Tacito: Il discorso di Càlgaco (Agricola)
IL DISCORSO DI CALGACO
(Agricola, Capitolo XXX, par. 4/7) Tacito
TESTO
Nos terrarum ac libertatis extremos recessus ipse ac sinus famae in hunc diem defendit: nunc terminus Britanniae patet, atque omne ignotum pro magnifico est;
sed nulla iam ultra gens, nihil nisi fluctus ac saxa, et infestiores Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias.
Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, et mare scrutantur: si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit: soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt.
Auferre, trucidare, rapere, falsis nominibus imperium, atque, ubi faciunt solitudinem, pacem appellant.
TRADUZIONE E ANALISI
L’isolamento (recessus) stesso (ipse) e l’oscurità della fama (sinus famae letteralmente è: la terra della fama) hanno difeso, fino a questo giorno, noi [che siamo] agli estremi del mondo e della libertà (nos terrarum ac libertatis extremos – nel senso che i caledoni abitano gli estremi territori del mondo e sono gli ultimi a conservare la libertà), adesso si apre (patet) l’estremo limite della Britannia (terminus Brittaniae) e tutto ciò che è ignoto è ritenuto meraviglioso (omne ignotum pro magnifico est);
ma ormai [non c’è] nessun altro popolo (nulla ultra gens), nulla se non le onde (fluctus) e gli scogli (saxa), e ancora più pericolosi (infestiores – comparativo assoluto) i Romani, dei quali vanamente potresti evitare (effugias – è un « tu generico » non il riferimento ad un interlocutore reale) la superbia con la sottomissione e l’umiltà (per obsequium ac modestiam – complementi di mezzo).
Predatori del mondo (raptores orbis), dopo che ai devastatori (vastantibus – participio sostantivato) di tutto (cuncta – oggetto di vastantibus) mancarono (defuere forma arcaica per defuerunt) le terre, scrutano (scrutantur - da scrutor che deriva da scruta, “roba vecchia”, “cenci”, dall’azione del frugare rovistando, dei cenciaioli con gli stracci, diventa poi quella di scrutare, cercare con attenzione minuziosa) persino (et vale etiam) il mare; avidi, se il nemico è ricco, ambiziosi se povero, che né l’Oriente, né l’Occidente non potrebbe saziare (satiaverit); soli fra tutti (omnium – genitivo partitivo) bramano (concupiscunt – desiderano ardentemente) le ricchezze e la miseria con la stessa brama (pari adfectu – ablativo di modo).
Con falsi nomi chiamano (appellant) impero il rubare, il massacrare, il rapire (auferre, trucidare, rapere – infiniti presenti sostantivati che fungono da complemento oggetto di appellant), e, dove fanno il deserto (ubi faciunt solitudinem), lo chiamano pace.
Commento:
Tema:
Càlgaco, uno dei capi dei Calèdoni, nell’imminenza di una battaglia, pronuncia, un discorso veemente contro i Romani. Le parole di Càlgaco non rispecchiano il pensiero di Tacito, che fedele e leale funzionario dell’impero romano, vuole in questo modo dar voce al punto di vista dei vinti e presentare opinioni e tesi, diverse dalle sue, ma comunque degne di considerazione.
Non è la prima volta che, nella storiografia latina, si interpretano i fatti immedesimandosi nei popoli conquistati. Infatti sia Cesare nel De bello Gallico (VII, 77), che Sallustio, nel Bellum Iugurthinum (41, 1) ed anche nella lettera di Mitridate ad Arsace, avevano fatto pronunciare dure accuse contro l’espansionismo dell’impero ed avevano denunciato le brutalità commesse dai romani sulle popolazioni conquistate.
Tacito riesce a illustrare molto efficacemente le ragioni ideali che stanno alla base della ribellione di un popolo al dominio dei romani, condanna la prepotenza e la rapacità dei Romani, avidi di ricchezze, mossi dalla smania del dominio persino verso popoli poveri, li definisce raptores orbis, “predoni del mondo”. Nella sentenza finale la denuncia arriva al culmine demistificando le ragioni dei vincitori con l’affermazione che il loro “depredare, trucidare, rubare” si nasconde falsamente dietro il nome di Impero e dove dicono di voler portare la pace in realtà fanno il deserto. La lotta di coloro che si battono per la propria libertà ne esce quindi nobilitata.Forma metrica:
Figure retoriche:
sinus famae – metafora = il sostantivo sinus significa propriamente “piega”, “sinuosità”, “insenatura”, per metafora assume il significato di “oscurità”: come una piega copre e nasconde o come un’insenatura sottrae al mare aperto un tratto della costa, così il fatto che i Caledoni risiedano in luoghi lontani ha rappresentato per loro una sorta di rifugio che li ha finora protetti.
si locuples… si pauper - antitesi
non Oriens, non Occidens – non...non.. anafora
opes… inopiam – antitesi
Verbi:
defendit (pf. ind.) da defendo, is, fendi, ensum,ere, 3 con. = difendere
patet (pres. ind.) da pateo, es, patui, ere , 2 con = essere spalancato/aprirsi
effugias (cong. pres.) da effugio, is, fugi, ere, 3 con. = evitare
vastantibus (participio pres.) da vasto, as, avi, atum,are, 3 con.= devastare
defuere (pf. ind) da desum, es, defui, esse comp.di sum = mancare
scrutantur(pres. ind.) da scrutor, aris, atus sum, ari, 1 con. dep = scrutare
satiaverit (cong. pf.) da satio, as, satiavi, atum, are, 1 con. = saziare
concupisco (pres. ind.) da concupisco, is, ivi, cupitum, ere - 3 con. = bramare
auferre (infinito presente) da aufero, fers, abstuli ,ablatum, auferre, anom. = rubare
trucidare (infinito presente) da trucido, as, avi, atum, are, 1 con.= massacrare
rapere (infinito presente) da rapio, is, rapui, ere, 3 con. = rapire
appellant (pres.ind.) da appello, as, avi, atum, are, 1 con. = chiamare
faciunt (pres.ind.) da facio, is, feci, actum, ere = fare
da - http://www.parafrasando.it/latino/versione/tacito/il-discorso-di-calgaco.html