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Autore Discussione: Gottfried Benn Mansfeld -- Antonio Collecchia L'imperdonabile Benn  (Letto 1283 volte)
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« inserito:: Ottobre 31, 2020, 08:01:42 pm »

Gottfried Benn Mansfeld 1886 Berlino 1956

Antonio Collecchia

L'imperdonabile Benn

Benché non sia uno sconosciuto, Gottfried Benn non è un nome dei più ricorrenti quando si parla di
poesia contemporanea.

Eppure si tratta di una voce senza eguali nel Novecento poetico europeo, alla pari di Brecht, Paund
che sicuramente hanno avuto più spazio e fama nella dottrina dei nostri luminari del Parnaso.
Un poeta la cui lezione non è stata ancora deguatamente compresa e assimilata nella confusione e
impoetica che ha contraddistinto gli ultimi decenni.

Benn fu in effetti un attento testimone del suo tempo: aristocratico, solitario, introverso, scienziato
ed esteta.
Fu un "collaborazionista" che non ha mai collaborato forse anche per questo suo "errore" anche se
presto compreso si è cercato di oscurarlo e mai perdonato.
La sua poesia fu definita da E.E. Kisch di "ripugnante aristocratismo" "una critica arcaica" lo
considera ancora "un profeta più folle che strambo che la società, inorridita dalla sua cruda e
aberrante poesia, ha privato delle sue prerogative di guida spirituale e di veggente".
Ma qualunque sia il giudizio che si può esprimere su Benn (e molti sono che non lo amano, né
Benn ,del resto mai ha fatto nulla per essere amato) la sua esemplarità è unica.
Oltre che poeta e autore di numerosi saggi fu un apprezzato sifilopatologo e questa sua professione
di medico traspare in molte sue liriche per la dovizia e i particolari macabro-scientifici.
La sua professione lo salvò anche dalla persecuzione nazista che in quel tempo bruciava
pubblicamente "l'arte degenerata". Nonostante fosse stato un pubblico sostenitore e avesse creduto
nel nazionalsocialismo come il futuro di un mondo nuovo, anche i suoi scritti andarono al rogo e lui
si salvò arruolandosi come ufficiale medico nell'esercito del Terzo Reich.

Nemmeno con la liberazione i suoi scritti furono ripubblicati: gli "alleati" diffidavano di Benn, lo
consideravano un ancora un "nazista". Bisognerà aspettare il 1949 per rivedere ristampate le sue
opere.

profondo ormai in miti, in leggende
dorme il giardino sul mare;
rovina saranno fra breve
mare e giardino deserti


Per Benn l'arte del futuro nasceva dal connubio tra concetto e allucinazione, i materiali emersi
dall'inconscio collettivo che dovevano sottostare all'intervento tecnico dello spirito costruttivo. Sulla
scia di Nietzsche, Benn diede voce a un pathos nichilistico e macabro, elaborando una tesi
sull'origine del mondo basata sulla "biologicizzazione" della storia.

Benn aveva visto nella rivoluzione tecnica e scientifica il presupposto fondamentale del poeta
moderno.

"La bocca... appariva tutta rosicchiata
quando venne aperto il ventre,
l'esofago era crivellato di buchi.
Si trovò infine in una pergola sotto il diaframma
un nido di giovani topi.
Una piccola sorellina era morta
gli altri vivevano di fegato e di reni
bevevano il freddo sangue ed era
passata qui una bella gioventù..."


Da morgue 1912

La sposa del negro

Giaceva sul cuscino insanguinato
la bionda nuca di una donna bianca.
Sulla sua chioma infuriava il sole
e la leccava sulle chiare cosce,
s'inginocchiava sui seni un po' scuri
non deformati da vizio e da prole.
Un negro a lei vicino : per il calcio
di un cavallo gli occhi e la fronte spappolati.
Del piede sinistro
suo sudicio due dita gl'infilava
nell'orecchio di lei piccolo e bianco.
Come una sposa ella però dormiva:
felice all'orlo del suo primo amore,
come all'inizio di molte ascensioni
del sangue caldo e giovane.
Finchè
s'immerse nella gola bianca il bisturi
ed un panno purpureo di sangue
le si gettò sulle anche.


Benn si fa araldo di una poesia "assoluta" che definisce "la poesia senza fede, la poesia senza
speranza, la poesia non diretta ad alcuno, la poesia di parole che si instaura in maniera affascinante".
"Lacerare con le parole la propria essenza, l'impulso a esprimersi, a formulare, ad abbagliare, a
scintillare sfidando ogni pericolo e senza curarsi dei risultati. La poesia equivale per lui alla
formulazione del nulla: la creazione di una piaga e la diagnosi non implica nessun rimedio.
Attraverso il vuoto e le parole che lo lambiscono, la poesia può però raggiungere una realtà
trascendente. Una realtà fatta solo di corteccia celebrale. Non dunque una poesia del reale negata e
impraticabile: ma la memoria di ciò che viene prima, prima ancora della poesia.
La poesia non va recitata, va vista nello spazio deve essere colta coll'occhio sul bianco della pagina
nel suo carattere grafico e di ideogramma. "L"Artistik' è il tentativo dell'arte, in mezzo alla generale
decadenza dei contenuti, di vivere se stessa come contenuto e di formare da questa esperienza un
nuovo stile; è il tentativo di contrapporre al generale nichilismo dei valori una nuova trascendenza:
la trascendenza del piacere creativo". Benn rivela il suo rapporto viscerale con la parola che diventa
per lui lo strumento per scardinare la realtà quotidiana". Perciò le sue liriche non potevano essere
che "spietate", tra le più spietate e terribili del ventesimo secolo . Usa un linguaggio nuovo, fatto di
vari strati linguistici, pieno zeppo di sostantivi, che procede per associazioni di idee, tutta roba di
pura creatività, elaborata da un cervello di indiscussa superiorità.
Il cervello è l'organo della produttività poetica: strofe e ritmi della poesia nell'assolutezza della
forma come dominatori del caos.

Benn fu per la poesia quello che Picasso fu per la pittura.
L'uomo senza contenuto morale e filosofico che vive solo per o principi della forma e
dell'espressione.
In fondo siamo tutti disperati, ma pochi sanno d'esserlo.
"Quanto durerà la nostra agonia? Quanto saremo capaci di gettare lo sguardo nel vuoto che genera
Orrore? Queste sono le domande dell'Espressionismo tedesco, di Benn, di Trakl.
Per quanto vogliamo essere cinici (e Benn lo è stato molto, nella vita e nell'opera) il gelo del nostro
sentimento di cinismo nei confronti della realtà non potrà mai sormontare, né tanto meno eliminare
l'orrore. Siamo così sballottati tra il gelo del cinismo e l'orrore del gelo". (Massimo Piermarini
G.Benn e il Nichilismo www.ilbolerodiravel.org)

"In ogni ora
in ogni parola
continua sanguina
la ferita della creazione"
uno scambio, una danza,
una luce di saga,
un silenzio che inebria,
di più non c'è*


(Flutto ebbro), trad. A. M. Carpi, Guanda, Parma, 1989

Bibliografia
Opere tradotte in Italiano:
Poesie, a cura di L. Traverso, Firenze 1954
Aprèslude, a cura di F. Masini, Torino 1962
Saggi, a cura di L. Zagari, Milano 1963
Aspèlude, a cura F. Masini con nuovo saggio introduttivo, Torino 1966
Doppia vita, a cura di M. Gregorio e E. Bonfatti, Milano 1967
Morgue, a cura F. Masini, Torino 1971
Poesie statiche, a cura di G.Baioni, Torino 1972
Giorni primari a cura di A.M. Carpi, Milano 1981
Frammenti e distillazioni a cura di A.M. Carpi 1986
Cervelli, a cura di M. Fancelli, Milano 1989
Flutto ebbro a cura di A. M. Carpi Milano 1989
Pietra, verso, Flauto, a cura di G. Forti Milano 1990
Lo smalto sul nulla, a cura di L. Zagari Milano 1992
Doppia vita, a cura di E. Agazzi, Parma 1994
Romanzo del fenotipo, a cura di A. Valtolina, Milano 1998
Opere in tedesco:
Über die Häufigkeit des Diabetes mellitus im Heer. Praca doktorska (Berlin 1912)
Morgue und andere Gedichte (1912)
Söhne. Neue Gedichte (1913)
Gehirne. Novellen (Leipzig 1916)
Fleisch. Gesammelte Gedichte (1917)
Die Gesammelten Schriften (1922)
Schutt (1924)
Spaltung. Neue Gedichte (1925)
Gesammelte Gedichte (1927)
Oratorium. Das Unaufhörliche (1931)
Der neue Staat und die Intellektuellen (1933)
Kunst und Macht (1934)
Ausgewählte Gedichte (1936])
Zweiundzwanzig Gedichte (1943)
Statische Gedichte (1948)
Drei alte Männer (1949)
Der Ptolemäer (1949)
Ausdruckswelt. Essays und Aphorismen (1949)
Trunkene Flut. Ausgewählte Gedichte (1949)
Roman des Phänotyp (od 1943)
Doppelleben (1950)
Fragmente. Neue Gedichte (1951)
Probleme der Lyrik (1951)
Essays (1951)
Die Stimme hinter dem Vorhang (1952)
Destillationen. Neue Gedichte (1953)
Altern als Problem für Künstler (1954)
Aprèslude (1955)
Primäre Tage. Gedichte und Fragmente aus dem Nachlaß (1958)


CITAZIONI SCELTE

Il più grande piacere per un avaro è la rinuncia a un piacere.
[L'artista] è freddo, la sua materia deve essere mantenuta fredda, egli infatti deve dare forma all'idea,
alle ebbrezze cui gli altri possono umanamente abbandonarsi [...]. È cinico e sostiene di non essere
altro, mentre gli idealisti siedono fra gli uomini di cultura e le classi produttive. (da Doppia vita)
L'essenza dell'arte è riservatezza infinita. (da Doppia vita)
La storia non progredisce in base a principi democratici: avanza per mezzo della violenza. (da
Doppia vita)
La tecnica c'è sempre stata, solo i più non hanno studiato abbatanza per saperlo. (da Problemi della
lirica)
Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la dimostrazione dell'esistenza. (da Doppia vita)
Nella City: là soltanto, s'esaltano e gemono le muse. (da Doppia vita)
Ovunque sono uomini, lì dimoreranno anche gli dei.
 La poesia si può definire l'intraducibile per eccellenza.

 Gottfried Benn
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