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Autore Discussione: L’esplosione della classe esplosiva. - DOMENICO TAMBASCO  (Letto 1469 volte)
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« inserito:: Ottobre 29, 2020, 11:52:27 pm »

DOMENICO TAMBASCO - L’esplosione della classe esplosiva

Si è accesa la miccia. La fiamma ora corre veloce verso il serbatoio stracolmo del combustibile più pericoloso: il malcontento sociale, che da anni cova sotto la cenere dei sacrifici “richiesti dall’Europa”, dei tagli allo Stato Sociale imposti da Troike di vario genere, dei memorandum distribuiti dagli “esperti” del Fondo Monetario Internazionale (che di recente ha manifestato il proprio placet a nuovi lock down).

Siamo ormai prossimi all’esplosione della classe esplosiva, preannunciata dai disordini e dalle guerriglie urbane che la scorsa notte hanno infiammato molte città italiane.

Al netto degli infiltrati e delle strumentalizzazioni, sarebbe un grave errore considerare queste manifestazioni la semplice espressione di una folle e cieca violenza, da arginare a colpi di manganello e di gas lacrimogeni.

Al contrario, una visione meno superficiale consentirebbe di comprendere che le decine di ragazzi che hanno invaso i centri metropolitani mettendo a ferro e a fuoco tutto ciò che trovavano sono soltanto la punta di un iceberg contro cui, inesorabilmente, stiamo andando a schiantarci.

Di cosa è fatto questo iceberg? È presto detto: è la stratificazione di migliaia di Neet (gli scoraggiati, ovvero coloro che non cercano più lavoro né fanno formazione), di disoccupati, di lavoratori precari, di studenti esasperati, di lavoratori poveri, di partite Iva, di commercianti e di piccoli imprenditori esausti saldati in un unitario conglomerato di protesta sociale, compattato da un decennio di permanente crisi economica e lavorativa. Sono il Quarto ed il Quinto Stato che, in una fusione sociale provvisoria, rischiano di esplodere sotto i colpi dell’ultima gravissima crisi sanitaria ed economica.

“Tu ci chiudi, tu ci paghi”: è questo lo slogan di centinaia di persone che, civilmente, manifestano sui social il proprio dissenso contro gli ultimi provvedimenti governativi, letali per numerose categorie produttive.

Se si vogliono arginare i fomentatori della violenza, se si vuole evitare di lasciare spazio agli imprenditori della paura, è necessario - oggi più che mai - fare scelte politiche rivoluzionarie, imboccare una strada che, in modo controintuitivo, rappresenta l’unica via d’uscita credibile.

Oggi, perché domani sarebbe troppo tardi, le democrazie devono farsi carico -iniziando in via provvisoria per tutta la durata dell’emergenza epidemica- di un reddito minimo erogato a tutti i cittadini in modo universale, individuale e incondizionato. Del resto, gli stessi padri costituenti nell’approvare l’art. 38 avevano previsto che “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”. Non si può negare che i lock down diffusi e prolungati impediscano ai cittadini – peraltro per giuste ragioni di salute pubblica – di procurarsi i “mezzi necessari per vivere”, a meno che non facciano parte dell’1% dei rentiers, ovvero di coloro che vivono di rendita.

Le risorse o si trovano o si creano, ce lo insegnano i salvatori delle banche della crisi dello scorso decennio.

Ora bisogna salvare le democrazie, e alla svelta, prima che torsioni autoritarie (il cui preannuncio sono le sempre più frequenti limitazioni alle libertà costituzionali fondamentali) ne spezzino la già fragile struttura.
Fate presto.

Domenico Tambasco
(27 ottobre 2020)

Scritto martedì, 27 ottobre, 2020 alle 13:36 nella categoria Domenico Tambasco. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.

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