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Autore Discussione: La ribellione individualista è inutile, è importante costruire.  (Letto 6936 volte)
darwin
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« inserito:: Ottobre 26, 2020, 03:59:40 pm »

Lettura molto interessante, quella di questo editoriale di Ezio Mauro, piena di spunti.

https://rep.repubblica.it/pwa/editoriale/2020/10/25/news/coronavirus_dpcm_governo_lockdown_proteste_napoli_il_virus_della_ribellione-271849894/

Però non mi sento d'accordo, perché questa strada per l'inferno non è stata lastricata da buone intenzioni ma da precise intenzioni.

Si è reso omaggio ad un rampante individualismo che necessariamente ha portato ad acuire l'ingiustizia sociale, con chi sopravvive di piccoli lavoretti al nero, dei venditori ambulanti (magari non in regola), degli ultimi schiavi creati nel mondo moderno: i rider.

Altro che benessere per tutti, il sogno ricchezza per tutti prodotto dalle televisioni di chi difendeva la sua ricchezza personale.


Su questa strada per l'inferno non ci ha portati di certo questo governo ma è su questa strada che è arrivata la pandemia.

Però è inutile recriminare sul passato, serve costruire un futuro migliore, con pragmatismo e verità.

Le ambizioni dei singoli sono importanti, e permettono di raggiungere traguardi impensabili, solo quando sono inserite in una rete di condivisione collettiva, anche dei benefici. Quando si sanno unire le capacità dando merito a chi meglio sa offrire capacità e conoscenze per creare. Non l'appiattimento, né la volontà predatoria di pochi, che porta a conflitti ed immobilismo.

Leggendo l'articolo, puntuale su questo, si potrebbe pensare che le Regioni, la loro autonomia, siano il maggiore ostacolo a risulti positivi necessari, perché ognuna sembra tirare dalla propria parte come unica realtà sociale. Come se i cittadini lombardi, ad esempio, siano una realtà compatta sociale che vuole soluzioni diverse da quelle del resto d'Italia per un interesse collettivo.
Purtroppo non è così, ma, se volete, peggio.

L'interesse in campo non è quello generale di una regione, bensì quella del partito che governa quella regione, degli interessi che quel partito rappresenta, spesso maggioritari in una regione. Però non capiamo come si trovino a contrastarsi interessi differenti quando in ballo c'è la salute dei cittadini, ad esempio.

Il problema è che l'attuale assetto delle regioni è molto lontano da quel compito proposto di rendere più vicini i cittadini alla partecipazione della cosa pubblica, di renderli più partecipi alle scelte per l'interesse della propria comunità.
Si è semplicemente riprodotto un modello di stato centralistico, riportando anche sul territorio la distanza dei cittadini alle istituzioni politiche rappresentative.

Ci si schiera partigianamente da tifosi e non da soggetti attivi sociali, non si ascoltano le ragioni, i problemi, le soluzioni con spirito ragionevole, si suona la trombetta allo stadio e si è felici.

Ora è da chiedersi cosa deve fare il governo per rafforzarsi e tirare il Paese fuori dai problemi e dai pericoli anti democratici.

La constatazione, che siamo sulla famosa strada che porta all'inferno, ci deve far capire che non è nelle soluzioni di un DPCM, di un provvedimento economico che troviamo la strada che ci porti lontano dall'inferno.

Le soluzioni vere devono guardare lontano, costruire un nuovo "mondo" per questo Paese che è imprescindibile dalle possibilità offerte dalla Unione Europea.

Il recovery fund è la parte sostanziale per costruire la soluzione, ma ancora mi chiedo perché rinunziare al MES che darebbe una mano immediata alla soluzione dei problemi. A proposito non ho sentito ancora nessuna riflessione sul numero chiuso a medicina, che oggi sembra solo un riparo agli interessi corporativi. I medici stessi lo hanno caldeggiato in modo corporativo ed ora scoprono di esser pochi a fronteggiare i problemi, provando il rischio sulla propria pelle.

Per fronteggiare il rischio dell'esplosione scomposta di rabbia, il primo impegno per le forze politiche che sostengono il governo devono chiamare a raccolta i cittadini. Non con le conferenze stampa di Conte o le comunicazioni in Parlamento dei ministri.

Devono dimostrarsi coese verso la realizzazioni dei progetti del Recovery Fund, offrire al Paese la giusta speranza per il futuro che quei progetti possono dare.

Le piccole scaramucce di posizione sono il cerino nella paglia della possibile protesta.

Ci attendevamo un Paese nuovo dopo il lockdown, lo dicevamo tutti: "Nulla sarà come prima".
Sembriamo averlo dimenticato.
« Ultima modifica: Ottobre 26, 2020, 04:39:16 pm da darwin » Registrato

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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 29, 2020, 07:18:06 pm »

“Perché ho chiuso alle 18. Nessuno ora soffi sul fuoco”

Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
mar 27 ott, 09:07 (2 giorni fa)
a me

“Perché ho chiuso alle 18. Nessuno  ora soffi sul fuoco”

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/27/perche-ho-chiuso-alle-18-nessuno-ora-soffi-sul-fuoco/5980963/
 
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« Risposta #2 inserito:: Febbraio 16, 2021, 06:46:57 pm »

Un buon consiglio rendere evidenti le differenze, ma anche un bel modo di fare chiarezza nella zona “enterica” dei partiti.

Per noi Cittadini e Popolazione l’importante che i partiti non disturbino il lavoro del governo di “Draghi e i suoi Tecnici” che lavoreranno per tutti gli Italiani.

Mentre è sempre più evidente a favore di chi si “stropicciano” le evoluzioni circensi dei Partiti.

ciaooo
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