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Autore Discussione: Responsabilità individuale e futuro.  (Letto 4642 volte)
darwin
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« inserito:: Ottobre 20, 2020, 10:33:39 am »

Quando ci accorgiamo del futuro?

Come disse Beethoven la 4 note iniziali, forse le più famose di tutta la musica, sono “il destino che bussa alla porta”.

Ci interroghiamo e spesso siamo terrorizzati dal non sapere cosa ci attende annunciato da quelle 4 note.

Nell'ignoranza siamo inclini ad accettare qualsiasi superstizione per allontanare il terrore di un futuro che potrebbe essere nefasto, essendo solo annunciato ma non esplicato.

Non sono sempre uguali quelle 4 note, possono riguardare un solo individuo che non conosce cosa gli accadrà domani, cosa riuscirà a fare domani e, sopratutto, gli è ignoto quanti domani potrà vivere. Si sente sperso di fronte all'ignoto, potrà subire una grave o lieve malattia, potrà ricevere una favolosa vincita, potrà raggiungere la felicità per un amore corrisposto, perché qualcuno di sinceramente caro ha raggiunto una meta, perché lui stesso ha raggiunto un importante risultato. La paura dell'ignoto potrà fargli dimenticare che ciò che avviene dopo dipende dal suo operato.

Quelle 4 note possono anche riguardare molti, se non tutti, gli individui del mondo intorno. Possono rappresentare la prosperità del suo mondo, le ristrettezze a cui può andare incontro il suo mondo, il dover subire una catastrofe (incendi, terremoti, epidemie) o l'aver la certezza di poter evitare, riparare il possibile pericolo.

L'esperienza ci porta a comprendere, imparare, l'importanza della condivisione del futuro, il condividere la costruzione del futuro porta alla costruzione della più formidabile arma contro i pericoli della vita, la condivisione della conoscenza, in una parola la cultura.

Quando più l'uomo si riconosce come parte della collettività, tanto più si sentirà forte e fiducioso del futuro. Lo fa istintivamente, lo ha sempre fatto. Nella storia ci si è riuniti nella condivisione di una liturgia religiosa, quando vediamo il futuro come ignoto e comandato da forze soverchianti, nella condivisione delle conoscenze, quando la capacità di indagare e ragionare sul futuro porta ad avere coscienza che il futuro dipende da noi e vediamo la nostra capacità a dissolvere le nebbie per trovare la giusta strada.

E' indicativo che il romantico, quasi titanico, Beethoven termina in modo ottimistico questa sinfonia, nella convinzione che l'umanità possa sconfiggere ciò che è contrario al suo bene.

Non è chiusura nell'individualismo spirituale tout court, Beethoven vorrebbe intitolare l'Eroica a Napoleone, Leopardi è celebre anche per i suoi studi naturalistici.

E' un nuovo equilibrio fra individualità e collettività. E' ritrovare la responsabilità di ognuno nella costruzione di un futuro benevolo per tutti.

E' quello che dovremmo ritrovare oggi nell'affrontare la sfida che un minuscolo virus ci impone.

https://youtu.be/-x4X95m_n0o
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« Risposta #1 inserito:: Novembre 02, 2020, 01:12:07 pm »

Chiudere i vecchi, la nostra via virale al darwinismo etico - Il Fatto Quotidiano

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31 ott 2020, 07:50 (2 giorni fa)
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