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darwin
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« inserito:: Ottobre 19, 2020, 11:22:02 am »

Dopo le prove di coesione degli spiriti migliori nel lockdown, dopo le saggie scelte per avviare la prima ripresa in un modo pragmatico e fattivo spesso sconosciuto in Italia, dopo aver conseguito risultati lusinghieri sia nel contrasto del virus sia sul piano economico, è fondamentale creare le fondamenta per un progetto di futuro.

I risultati ci sono stati. " Senza dubbio l'Italia dopo il trauma del lockdown ha ricominciato soprattutto nel corso della scorsa estate a rimettere in movimento i gangli del sistema produttivo. Quasi tutti gli indicatori segnalano nel terzo trimestre una ripresa robusta, che per una volta ci ha resi competitivi con i partner europei."

Il blocco ha portato lusinghieri risultati sul piano sanitario, insieme ad una notevole capacità espressa nell'affrontare l'emergenza. Ora non sarebbe tempo di blocchi come quelli visti, l'economia deve ripartire appieno.

"Per conciliare queste due esigenze, però, serve senza dubbio prudenza ma anche visione. Una prospettiva. Coraggio. E scelte. Non, appunto, attendismo. Che rapidamente rischia di evolversi in immobilismo. La nave che salpa le ancore in questo mare, rischia di arenarsi in una palude o nel gigantesco e pericolosissimo oceano dell'indistinto.

Il governo ha dunque il dovere di salvaguardare occupazione, redditi e profitti. Ma deve farlo agendo. Ed invece appare sistematicamente in ritardo. Quasi impaurito."

" il Paese ha assistito ad alcuni ritardi che potrebbero rivelarsi negativamente determinanti. Si è perso del tempo prezioso: sui trasporti, sulla scuola, sulla riorganizzazione e ampliamento delle terapie intensive. Il Mes - che se attivato qualche mese fa avrebbe consentito di inondare di 37 miliardi il nostro sistema sanitario nazionale - è stato una "non scelta". Non sono state messe sulla bilancia le convenienze o le onerosità su cui comunque si può discutere. È stato semplicemente ignorato per paura, per il timore di dover affrontare l'ostilità pregiudiziale di una parte della maggioranza.

Così come si sta accumulando un ritardo gigantesco sul Recovery Fund. Non sono in discussione i termini entro i quali dovranno essere presentati i progetti - c'è ancora tempo fino a gennaio - , ma l'assenza totale di un dibattito profondo e di una progettualità complessiva. "

Neanche il mondo delle imprese è esente dal ritardo, hanno dichiarato più e più volte che nulla doveva essere come prima, che l'epidemia avrebbe cambiato radicalmente tutto il sistema produttivo e di commercializzazione. Ad oggi abbiamo ascoltato dalle associazioni datoriali la mesta litania degli aiuti necessari, la richiesta di procedere ai licenziamenti ma non l'ineludibile invito alle parti sociali (sindacati e governo, perché no anche ai partiti che devono legiferare) di aprire un tavolo per costruire la transizione verso la nuova economia digitale. Come se volessero gestire in assoluto potere un passaggio così delicato e dagli impatti sociali pesantissimi. Non funziona così, nell'imporre l'inevitabile muro contro muro. E' necessario un nuovo patto dei produttori che si deve confrontare con gli impatti sociali, perché la partita non è solo fra imprese e sindacati ma anche su tutta la società. Nei settori di società svantaggiati (pensionati e non occupati in primis), nella costruzione di una scuola ed una università soddisfacenti, nel fare ognuno la propria parte nella ricerca non solo tecnologica in senso stretto.

Ancora taluni in politica agiscono secondo la liturgia degli slogan e non nel confronto con il reale. La politica deve fare la sua parte come visione visione del futuro, sancendo i fondamenti necessari in termini di diritti, di svolta sostenibile (malgrado la resistenza delle imprese agli investimenti), di come ripartire la raccolta dei fondi necessari ala spesa pubblica. Fra l'altro abbiamo visto in questi giorni l'importanza della spesa pubblica per la salute e le protezioni sociali.

Dobbiamo preparare i piani per l'utilizzo del Recovery Fund "l'impiego efficiente ed efficace di quei fondi può essere rivoluzionario. L'Italia potrebbe improvvisamente colmare alcuni dei suoi gap competitivi con le altre nazioni industriali del mondo occidentale.

Tutelare la nostra economia, far risalire il Pil, controllare il deficit e il debito rappresentano dunque un pre-requisito. Una conditio sine qua non. Dietro la quale non ci si può nascondere. Oltre, infatti, c'è tutto il resto. Che non può essere raggiunto se si scivola nella palude dell'attendismo. Se ci si rifugia nel rinvio ad un momento successivo ed ineludibile. Soprattutto quel resto svanisce se si confonde la propria popolarità e il destino personale con quello del Paese."

Abbiamo avuto il piano Colao, gli stati generali ma non vediamo ancora la discussione aperta e pragmatica per applicare quelle riflessioni.

Bene dice Claudio Tito nel giusto articolo su "la Repubblica" di ammonimento (e ripeto): "Se ci si rifugia nel rinvio ad un momento successivo ed ineludibile. Soprattutto quel resto svanisce se si confonde la propria popolarità e il destino personale con quello del Paese." https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2020/10/18/news/tito_conte_governo_dpcm_covid-271053451/
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Arturo Infante detto Darwin detto Mac
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« Risposta #1 inserito:: Ottobre 23, 2020, 11:19:37 am »

Troppi non sono coivolti, ancora e si fanno distrarre dalle chiacchiere, volutamente numerose e polverose, di fiati anomali e teleguidati.
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« Risposta #2 inserito:: Dicembre 23, 2020, 07:14:00 pm »

Peste, colera e vaiolo Tutte le volte che i vaccini hanno cambiato la storia | Rep

Posta in arrivo

ggiannig <ggianni41@gmail.com>
10:07 (9 ore fa)
a me

https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/12/22/news/peste_colera_e_vaiolo_tutte_le_volte_che_i_vaccini_hanno_cambiato_la_storia-279516334/
 
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