LA-U dell'OLIVO
Aprile 18, 2024, 11:25:02 pm *
Benvenuto! Accedi o registrati.

Accesso con nome utente, password e durata della sessione
Notizie:
 
   Home   Guida Ricerca Agenda Accedi Registrati  
Pagine: [1]
  Stampa  
Autore Discussione: L'America della finanza si prepara per il dopo Trump  (Letto 1322 volte)
Admin
Administrator
Hero Member
*****
Scollegato Scollegato

Messaggi: 30.368



Mostra profilo WWW
« inserito:: Ottobre 15, 2020, 05:39:17 pm »

Outlook | L'America della finanza si prepara per il dopo Trump

Outlook <rep@repubblica.it> Annulla iscrizione
mer 14 ott, 20:04 (21 ore fa)
a me


14 ottobre 2020

I mercati finanziari stanno già disegnando un’America post-Trump. Premesso che gli investitori possono sbagliare le loro previsioni, e le hanno sbagliate altre volte, in questa fase scommettono su una vittoria di Joe Biden e perfino su una “ondata blu” che porti i democratici a conquistare la maggioranza nei due rami del Congresso, Camera e Senato, dando loro il potere di decidere la politica economica. I portafogli degli investitori si aggiustano in funzione di questo: quali titoli saranno beneficiati e quali penalizzati da scelte come l’aumento della pressione fiscale sulle imprese, un ritorno a regole più stringenti per la finanza, la lotta al cambiamento climatico.


Un paniere di 30 azioni premiate dalla vittoria democratica, elaborato da Strategas Research, ha già superato del 38% la performance del contrapposto “paniere repubblicano”, dove sono rappresentate le aziende beneficiate dall’eventuale riconferma di Trump. Nel paniere Biden ci sono ovviamente aziende dell’energia solare, utility elettriche, Tesla; anche produttori di beni di largo consumo e di quelle materie prime e semilavorati che vedrebbero aumentare l’export in caso di disgelo con la Cina. Tra i settori penalizzati da Biden: energia fossile, farmaceutico, colossi digitali a rischio di misure antitrust come Alphabet-Google e Facebook. 


L'offerta delle newsletter di Repubblica è cresciuta. Scopri tutte le nuove newsletter dedicate agli abbonati: dalla politica all'economia digitale, dalla scuola al tennis. Sono incluse nel tuo abbonamento.
 

STATI UNITI
Le prospettive di una rapida e massiccia vaccinazione contro il coronavirus hanno subito due battute di arresto dall’inizio di questa settimana. Due case farmaceutiche, Eli Lilly e Johnson & Johnson, hanno ciascuna dovuto bloccare i test sui rispettivi vaccini dopo che dei pazienti-cavia si sono ammalati. Intanto 36 dei 50 Stati Usa vedono risalire i contagi; il Midwest è particolarmente colpito.
 

La sanità è al centro dell’attenzione anche nelle audizioni al Senato per la conferma della giudice Amy Coney Barrett alla Corte suprema. I senatori democratici la tempestano di domande su questo: quando il tribunale costituzionale si pronuncerà sulla riforma sanitaria detta Obamacare, lei è intenzionata a bocciarla? La Barrett, come si usa in questi casi, mantiene il riserbo. Però la tattica democratica può servire in campagna elettorale. Nelle legislative di

mid-term del 2018 l’avanzata della sinistra fu propiziata dal martellamento di questo messaggio: i repubblicani vogliono abolire Obamacare e milioni di americani rischiano di perdere l’assistenza medica.

 
Goldman Sachs ha quasi raddoppiato i suoi profitti nel terzo trimestre. A Wall Street c’è chi scoppia di salute anche nel mezzo di una pandemia. 
 

ASIA
La Cina si conferma locomotiva mondiale e traina anche gli altri grazie alle sue importazioni. Il Fondo monetario ha appena dovuto rivedere le sue stime sul danno globale della pandemia. La decrescita sarà un po’ più contenuta, alla fine di quest’anno il Pil mondiale sarà calato del 4,4% anziché del 5,2% , e il minor danno sarà quasi tutto merito della Cina che dovrebbe chiudere l’anno con una crescita dell’1,9% (contro il 6% dell’anno scorso) per poi accelerare all’8% nel 2021. Le importazioni della Cina dal resto del mondo sono aumentate del 13%. Beneficiano soprattutto i produttori stranieri di metalli ferrosi, derrate agricole, semiconduttori.

 
In Cina ora si riprende anche il mercato dell’auto. Le vendite di vetture erano in calo già prima della pandemia. Ma la ritrovata fiducia dei consumatori, e le campagne di sconti sui veicoli elettrici, hanno impresso un segno più alle vendite del terzo trimestre. Nel periodo che va dal primo luglio al 30 settembre le vendite sono aumentate del 7,9%. Supera la media General Motors le cui vendite sono salite del 12%.
 

Fra i tanti miracoli asiatici si segnala il Vietnam, con una crescita del 3% trainata dalle esportazioni. Una performance non banale in un periodo di contrazione del commercio mondiale. Il Vietnam riesce a sfruttare al meglio la sua posizione: da una parte è legato all’economia cinese; dall’altra sfugge alle sanzioni e dazi degli Stati Uniti e perciò attira investimenti di multinazionali che spostano attività dalla Cina stessa.
 

Da tenere d’occhio, per il futuro della Belt and Road Initiative cinese, la dura trattativa che oppone lo Zambia ai suoi creditori cinesi. E’ uno dei paesi africani che sta cercando di ristrutturare i debiti contratti per gli investimenti in infrastrutture delle Nuove Vie della Seta.  Lo Zambia è il secondo maggiore produttore africano di rame. Un terzo del suo debito estero è detenuto dai cinesi.


L’India ci riprova, a semplificare la sua burocrazia per rilanciare la crescita. Tra le novità annunciate dal governo di Narendra Modi c’è una liberalizzazione a vantaggio dei contadini: non saranno più tenuti a vendere certi raccolti nei mercati generali gestiti dallo Stato e dominati dagli intermediari. Su un altro fronte c’è la liberalizzazione del mercato del lavoro che introduce più flessibilità nei licenziamenti.

 
EUROPA
 
Per la prima volta in un decennio, decresce la popolazione tedesca. E’ il risultato di una frenata nei flussi migratori. La Germania quest’anno ha perso 40.000 abitanti, su un totale di 83 milioni. E’ un mini-spopolamento ma è il primo dal 2010. Finora la dinamica demografica era positiva per effetto degli ingressi di stranieri. Nel primo semestre di quest’anno gli arrivi di immigrati sono crollati del 29%. Vi ha contribuito sia la chiusura delle frontiere sia la frenata dell’economia.
 

CONCLUSIONE
È dalla seconda guerra mondiale che non si verificava un simile calo nel consumo di energia: meno 5% a livello globale. L’Agenzia internazionale dell’energia nel suo ultimo rapporto osserva che la pandemia sta accelerando l’abbandono dei carburanti fossili. L’Aie prevede che da qui al 2030 l’80% della crescita nell’elettricità verrà fornito da fonti rinnovabili.

 
Ricevi questa e-mail perché hai prestato a GEDI Digital S.r.l.,

Società controllata del Gruppo GEDI S.p.a.,


Registrato

Admin
Pagine: [1]
  Stampa  
 
Vai a:  

Powered by MySQL Powered by PHP Powered by SMF 1.1.21 | SMF © 2015, Simple Machines XHTML 1.0 valido! CSS valido!